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martedì 8 giugno 2010

Qui non molla nessuno...


L’Associazione Giùlemanidallajuve comunica di aver sollecitato, con missiva datata 3 giugno 2010, Uefa, Fifa, Coni e Figc - ciascuno per le sue competenze - ad attivarsi al fine di determinare la sproporzione della pena inflitta alla società Juventus FC Spa. A seguito di tutte le novità scaturite dai vari procedimenti di Giustizia Ordinaria, la Figc viene inoltre esortata, mediante provvedimento in autotutela, alla revocazione dei provvedimenti sportivi dell’estate 2006 con conseguente riammissione al titolo di campione d’Italia 2004/2005 e 2005/2006 per la società Juventus.
Il Procuratore Federale, Dott. Stefano Palazzi, viene infine diffidato, anche ai sensi e per gli effetti di cui all’art. 328 co. 2° C.P., ad intraprendere tutte le opportune e doverose iniziative al fine di verificare le discutibili posizioni riconducibili ad altri club di calcio. In mancanza, l’Associazione Giùlemanidallajuve adirà le competenti autorità giudiziarie ed amministrative.
(Fonte: GiùLeManiDallaJuve )

martedì 13 aprile 2010

Moratti ha un regalino per te...



Novità della serata (fonte: Corriere dello Sport):
MILANO, 13 aprile - Un «regalino» da parte del presidente dell'Inter, Massimo Moratti, per l'ex designatore arbitrale Paolo Bergamo, probabilmente in virtù del periodo natalizio. È la prima di altre tre telefonate trascritte dai difensori di Luciano Moggi di cui è stata chiesta proprio oggi l'acquisizione da parte del Tribunale di Napoli dove si sta celebrando l'udienza del processo a Calciopoli. L'intercettazione è del 23 dicembre 2004 e Bergamo chiama l'ex dirigente nerazzurro Giacinto Facchetti.

Facchetti: "Se tu chiami Moratti...son stato là anche ieri da lui ...abbiamo parlato".
Bergamo: "Io non ho più il suo numero, se tu me lo dai... infatti ricordi...ne avevamo parlato".
Facchetti: "Sì dai perchè voleva...se passi di qui un giorno...".
Bergamo: "Ma dov'è è a Forte?"
Facchetti: "In ufficio, no no a Milano se ti capita di venire giù perchè aveva là un regalino da darti".
Bergamo: "Volevo sentirlo anche così anzi avevo piacere anche di incontrarlo, di incontrarvi, insomma per fare così qualche riflessione insieme".
Facchetti: "E va bene".
Bergamo: "È una situazione che vorrei proprio anch'io aiutarvi a raddrizzare...perchè insomma la squadra non merita la posizione che ha...".
Facchetti: "Sono stati dodici pareggi incredibili...".

Torniamo alla cronaca di oggi.
L'avvocato Paolo Trofino, che aveva citato la telefonata in aula, dice: "Mi è dispiaciuto che il figlio di Facchetti abbia pensato che avessi intenzione di offendere la memoria del padre, che è cosa lontana mille miglia dalle mie intenzioni, come ho dimostrato sin dall'inizio. Per quanto riguarda la telefonata, Moggi è stato accusato per quattro anni di parlare delle griglie con Bergamo. Ho voluto dimostrare che anche il presidente dell'Inter lo faceva. Se dalla trascrizione futura, disposta dal Tribunale, si vedrà che quella frase è pronunciata da un altro interlocutore, per noi si tratterà di un particolare ininfluente"

Attaccarsi a questo dubbio, da parte dell'accusa (e degli accusatori), servirà soltanto agli avvocati difensori di Moggi ad attirare ancora di più l’attenzione dei media sul processo di Napoli. Quello ignorato (volutamente) sino ad oggi, e che avrà il suo nuovo “culmine” nella giornata di martedì prossimo. Quando le udienze riprenderanno.
Non guardiamoci i piedi: il bello deve ancora arrivare.
E lasciamo che chi ha creato (e continuato a gestire, nel corso degli anni) questa campagna di disinformazione, madre di Calciopoli, si sfoghi ben bene. Perchè poi dovranno rispondere anche loro di alcune inesattezze…
Intanto rinfreschiamoci la memoria con un'intercettazione dove si parla (anche) di tessere...

Dal blog di Christian Rocca
Calciopoli oggi
13 Aprile 2010 - Blog Oggi al processo napoletano sono successe, tra le altre, quattro cose:

1) ll giudice Teresa Casoria ha detto al pm Narducci: «Le telefonate mi sembrano rilevanti»

2) Pare ci fossero contatti tra i designatori e quasi tutta la serie A (alla prossima udienza le telefonate). A dimostrazione della bufala dell’associazione a delinquere moggiana

3) Il tenente colonnello Auricchio, l’uomo che ha condotto le indagini di calciopoli, svela che Facchetti e Bergamo andavano anche a cena insieme e certo non per il piacere di prendersi un te.

4) E’ stata letta un’intercettazione tra Facchetti, quello "dolce e severo" che secondo Moratti non sapeva nemmeno che cosa fossero i gettoni telefonici, e Bergamo. In questa intercettazione i due parlano di griglie (accusa massima fatta a Moggi) e Facchetti chiede di mettere in griglia Collina ("Metti a Collina", da farci un rap come "Metti a Cassano".
Questa sola telefonata, ma ce ne sono altre, è violazione dell’articolo 1 del codice sportivo, per cui è stata condannata la Juventus. Io continuo a pensare che queste telefonate, quelle di Moggi e di Facchetti e di Moratti, fossero violazioni dell’articolo 1, l’articolo sulla lealtà sportiva, non illeciti sportivi (qualche dubbio, invece, su una particolare telefonata di Facchetti e su quasi tutte quelle del milanista Meani).
Ma la Juve è stata retrocessa, perché sono state considerate illeciti sportivi, con un’interpretazione giurisprudenziale alquanto fantasiosa. Ora delle due l’una: o restituite alla Juventus scudetti, onore e gli chiedete anche scusa, ringraziando che gli addormentati di Torino non facciano richiesta danni oppure mandate in B anche gli indossatori di scudetti altrui dopo avergli tolto lo scudetto falso (vinto in segreteria, come dice Mourinho) e quei tre o quattro vinti nei campionati aziendali falsificati dall’eliminazione dei concorrenti.




Ps: non erano "irrilevanti" le intercettazioni, cara "Gazzetta dello sport"

lunedì 12 aprile 2010

Il giorno della verità

Finalmente ci siamo. Per l’occasione ho deciso di inserire un articolo stupendo scritto da Emilio Cambiaghi, che già da qualche giorno sta girando in rete.
Domani parteciperò attivamente anche allo spazio commenti, non limitandomi a rispondere a chi scriverà prima del sottoscritto. Nella speranza che da Napoli giungano le notizie che tutti attendiamo.


Ora basta. Chi scrive ha sempre cercato di argomentare ogni più piccola questione, ogni minima sfaccettatura riguardo a quanto accaduto dal 2006 ad oggi. Ma adesso è arrivata l’ora di posare i calamai e di dare battaglia. Una battaglia di consapevolezza, cui faccia seguito una ferrea presa di posizione. Le nuove intercettazioni che stanno nuovamente scuotendo il mondo del calcio hanno aperto una voragine nelle coscienze di coloro che hanno voluto far passare una vergognosa menzogna per indiscutibile verità. Le penne reazionarie si sono già mosse per dare una nuova inquadratura alla situazione e stanno cercando di far passare l'idea della revoca dello scudetto all'Inter come eventualità sufficiente per rimettere tutto a posto. Continuano a dire che esisteva un Sistema Moggi, che “quello che ha fatto la Juve è sotto gli occhi di tutti”, che “ci sono stati fatti gravissimi che hanno portato ad una giusta condanna”. No, le cose non stanno così e non accettiamo nemmeno la logica del tutti innocenti o tutti colpevoli.
I colpevoli ci sono, ma sono altri.

Non esiste nessuna intercettazione di Luciano Moggi con un arbitro, non esiste nessuna richiesta di favori da parte di questi a chicchessia, non esiste – e fatevene una ragione – nulla di nulla. Luciano Moggi è stato intercettato, pedinato, umiliato e fatto a pezzi in ogni modo possibile e la prova massima della sua colpevolezza è risultata essere una discussione sulle griglie con il designatore Bergamo. Consuetudine che, apprendiamo ora, era ben gradita a tutti e praticata da certuni con una malizia sconosciuta persino a chi è stato per anni additato come causa suprema di ogni male del pallone.
E non vi era neanche un sistema diffuso, il cosiddetto illecito strutturato. No signori, anche questa è una favola, un raccontino della buonanotte. E a svegliare i sognatori non siamo stati noi, partigiani dell’opinione, ma i testimoni del processo penale che si sta svolgendo a Napoli.
Come può essere credibile un’indagine indirizzata a senso unico, condotta con fretta e superficialità, incentrata sui riassunti della Gazzetta dello Sport, con inquirenti che non si sono neppure degnati di guardare le partite, di verificare se le loro accuse potevano essere dimostrate, che non hanno voluto investigare (“L’Inter non ci interessa” cfr. deposizione di Rosario Coppola), che hanno sbandierato ai quattro venti che “piaccia o non piaccia” non esistevano altre telefonate all’infuori di quelle dei dirigenti già sotto accusa?
Niente di tutto questo può essere credibile.

E smettiamola con le solite accuse, più volte smentite, persino dalle stesse sentenze sportive.
Le ammonizioni pilotate non esistono, è una fantasia costruita nella testa di Leonardo Meani nei suoi colloqui telefonici con i guardalinee Copelli e Puglisi, e immediatamente presa per buona: nell’anno oggetto di indagine la Juventus ne ha totalizzate 17, a livello delle altre grandi (le stesse dell’Inter), e ben sotto il primo posto dell’Atalanta. Dieci di queste sono, per giunta, arrivate da arbitri considerati estranei alla cosiddetta Cupola. In un’intercettazione il giornalista Tony Damascelli informa Luciano Moggi delle sanzioni comminate a Nastase, Petruzzi e Gamberini (quest’ultimo nemmeno in diffida) in Fiorentina-Bologna, ma Moggi, stupito, dimostra di non conoscere nemmeno chi fossero i diffidati della gara in questione. Mai, da nessuna parte, si sente o si legge Luciano Moggi chiedere esplicitamente di comminare sanzioni fraudolente. Ed è una leggenda anche la telefonata, imputata a Giraudo, nella quale si ascolta “Se l’arbitro è sveglio ci dimezza l’Udinese”. La conversazione infatti è successiva di un’ora all’incontro Udinese-Brescia dove fu, in maniera assolutamente corretta, espulso il friulano Jankulovski.
E chiariamolo una volta per tutte, i sorteggi erano regolari. Ogni sorteggio si svolgeva in presenza di un notaio e l’estrazione della pallina con il nome dell’arbitro era affidata ad un giornalista ogni volta diverso, che estraeva dopo che Pairetto aveva aperto la pallina contenente la partita da assegnare.
Questa circostanza è stata più volte spiegata, persino dall’Unione Stampa Sportiva (comunicato del 15 maggio 2006) e dalle sentenze sportive, che non prendono in considerazione questo ridicolo capo d’accusa per motivare la condanna. Persino Mazzei, in una delle nuove telefonate, cerca di convincere Facchetti che non c’è nulla da fare, anche se si vuole - come l’ex presidente interista desidererebbe - manipolarlo.
Moggi conosceva prima i nomi degli arbitri e dei guardalinee? Bugia. Bugia enorme. Veniva avvisato solo dopo l’avvenuta designazione, anche se in anticipo rispetto alle comunicazioni ufficiali agli organi di stampa. Ma c’era chi veniva a conoscenza delle stesse ben prima del DG juventino. Leonardo Meani, ad esempio, come dimostrano gli sms portati dalla difesa al processo di Napoli. E lo stesso Facchetti, che veniva informato, addirittura un giorno prima, su chi fossero i guardalinee di Inter-Juventus. Non di una partita qualsiasi…
E finiamola con la storia di Paparesta chiuso nello spogliatoio. La vicenda è stata innumerevoli volte chiarita dall’arbitro stesso e archiviata dalla Procura di Reggio Calabria.
Moggi poteva decidere le sorti degli arbitri? Altra gigantesca menzogna.
Moggi minaccia di far sospendere Paparesta che, invece, arbitra regolarmente già dalla giornata successiva. Anzi, è vero il contrario. Questo dichiara Pairetto di fronte al giudice Casoria: “Chi ha danneggiato la Juve e' tornato subito ad arbitrare, chi l'ha favorita viene sospeso per due mesi e mezzo”. Come nel caso di Racalbuto, dopo Roma-Juventus.
Moggi controllava De Santis?
Ridicolo. Nell’anno indagato è l’arbitro con cui la Juve ha ottenuto la media punti più bassa (1,4). Così il compianto Giorgio Tosatti in una telefonata Moggi del 20 aprile 2005: “Ormai gli arbitri ti pisciano addosso a te. Ieri l’ho detto, ho detto ieri in Federazione: avete fatto apposta a mandare De Santis perché vada in culo alla Juve”. E Moggi risponde: “Con quest’anno, tra Palermo, Parma e questa qui, ci costa tranquillamente sei punti. Ci ha creato mille problemi in questo campionato. Se noi perdiamo il campionato uno degli artefici è lui perché c’ha dato troppo contro”. Recentemente è stato poi dimostrato con chi in realtà intrattenesse rapporti amichevoli l’arbitro romano, con Giacinto Facchetti.
E prima che qualcuno obietti, parliamo subito delle schede, delle famosissime schede svizzere.
Lo sanno i signori che commentano il pallone che, in un processo penale, la prova si costituisce in dibattimento?
Questa, quindi, è una prova ancora tutta da dimostrare. Nella realtà, fino ad ora, sono emersi solo elementi ampiamente favorevoli alla difesa. La scheda a Paparesta è un falso, era di suo padre. Quelle di Cassarà e Gabriele (che mai avevano arbitrato la Juventus nelle stagioni 2004/05 e 2005/06), false pure quelle: assolti dalla giustizia ordinaria il 18 gennaio 2010. Gli schemini con le ricostruzioni delle chiamate effettuate sono stati definiti dal Maresciallo Di Laroni, che svolse queste indagini, “presumibili”, senza contare innumerevoli errori nell’assegnazione delle celle, con arbitri da tutt’altra parte al momento delle chiamate loro imputate.
A farsi benedire anche la scheda ritenuta essere in possesso di De Santis, come lo stesso arbitro dimostrerà al processo: “Mi viene attribuita una scheda svizzera tra il 7 gennaio e il 28 marzo ma essendo io uno degli organizzatori della cupola, mi sembra strano che potessi averla solo in quel periodo. Io non l’ho mai posseduta né usata, in quel periodo stavo facendo un corso come vicecommissario di polizia penitenziaria, lo frequentavo tutti i giorni e ho portato le prove. In molti degli orari in cui mi viene attribuito l'uso della scheda svizzera ero a scuola a frequentare il corso”.
E che dire del fatto che la Juventus, con i cosiddetti arbitri “svizzeri” avesse una media punti inferiore a quella di Milan (2,08 a fronte di una media campionato di 2,07) e di Inter (1,9 su media totale di 1,89). La Juventus infatti totalizzò una media di 1,88 punti, a fronte di una media complessiva ben superiore: 2,26!!!

Allora dove sarebbe questa famigerata Cupola? Da quali elementi si può desumere che Luciano Moggi e Antonio Giraudo - lasciati soli a se stessi, senza nessuna stampa e televisione amica e senza il supporto della proprietà - controllassero le sorti del campionato italiano? Una tale ricostruzione della realtà può esistere solo nelle menti di chi voleva colpire un unico bersaglio e nelle parole di chi questa teoria ha sostenuto ed alimentato.
Perché, ad esempio, non è mai stata posta attenzione sui comportamenti delle squadre milanesi? Infatti non sono in nessun modo paragonabili i comportamenti dei dirigenti di Inter e Milan con quelli addebitati a Luciano Moggi. Certo, ma in peggio. Proviamo a fare chiarezza.

Non esistono intercettazioni tra Luciano Moggi e gli arbitri. Ci sono invece fatti incontestabili riguardo i rapporti intrattenuti da alcuni di questi con le squadre meneghine. Sono stati dimostrati gli stretti rapporti tra Giacinto Facchetti e l’arbitro Nucini, fischietto all’epoca in attività e oggi misteriosamente scomparso dai salotti televisivi che era solito frequentare. Sono stati dimostrati i rapporti dell’ex presidente nerazzurro con Massimo De Santis, proprio lui, l’arbitro sbeffeggiato e calunniato da tutti come asservito al potere moggiano. Con il fischietto di Tivoli Facchetti parla di Walter Gagg, il funzionario FIFA, già accusato di aver svolto compiti “in nome e in funzione dell’Inter”.
Laddove Luciano Moggi confrontava griglie arbitrali, Giacinto Facchetti cerca direttamente di bypassarle, alterando il sorteggio prima di Inter-Juventus del 28 novembre 2004:

Facchetti: «No, lì non devono fare i sorteggi, ci devono...».
Mazzei: «Come si fa, Giacinto, purtroppo ci vuole fortuna».
Facchetti: «Ma dai...».
Mazzei: «Ti dico la verità, qui un sorteggio lo fa un giornalista, devono studiare una griglia e le possibilità sono più alte»

Questo Luciano Moggi non l’ha MAI fatto.
Luciano Moggi non conosceva le designazioni un giorno prima delle partite, Moggi non falsificava passaporti (cfr. Oriali condannato dalla giustizia ordinaria) con il fine di rendere disponibile un calciatore che, altrimenti, non avrebbe potuto essere schierato. Così si falsano realmente i campionati.
Moggi non incontrava gli arbitri prima delle partite (cfr. Moratti che va a salutare Bertini prima di Inter-Sampdoria) e nemmeno durante l’intervallo (cfr. squalifica di Facchetti dopo Chievo-Inter del 2002/03).
Mai, nessun dirigente della Juventus F.C. si è permesso di far pedinare e intercettare illegalmente un suo calciatore e, men che meno, dirigenti di altre squadre, arbitri o esponenti della Federcalcio. Mai la Juventus, con un'azienda nell’orbita della sua proprietà, ha sponsorizzato il campionato italiano e la Coppa Italia (cfr. sponsor TIM su entrambe le competizioni).
Questa è la realtà dei fatti.

E il Milan? Sono loro che parlano con quasi tutti gli arbitri e i guardalinee! Sono loro che hanno il potere. Un proprietario Presidente del Consiglio e un Presidente che, all’epoca dei fatti, era a capo della Lega Calcio e gran cerimoniere dei diritti televisivi. Tre televisioni nazionali al servizio della loro verità, tre televisioni con le quali dire, non dire, omettere, stravolgere. Giornali, radio, siti internet e una valanga di opinionisti al servizio della loro versione dei fatti.
Ma tanto era la Juve che tramava a palazzo. Allora mi spieghino queste intercettazioni (già comprese nelle informative, ma mai considerate…):

Mazzini a Moggi, riguardo le prossime elezioni in Lega: “Con Cellino, mi dice Galliani, non ci sono problemi perché lo fa votare Berlusconi”.

Ghirelli a Mazzini, sempre a proposito di elezioni: “Galliani deve muoversi tramite Berlusconi” per “influenzare AN e compagnia”.

Mazzini a Moggi: “Comunque stamani io ho chiamato Galliani, gli ho detto: senti, stammi bene a sentire, dico, guarda, muovi anche i tuoi padrini politici, perché, che Zamparini è di AN e che voti per Abete è veramente una cosa che non… non esiste al mondo”.

Bergamo a Mazzini: “Gigi (Pairetto, ndr) risponde alla Sampdoria, al Milan, all’Inter, al Verona, al Vicenza, al Palermo, a tutti quelli dove ci sono grandi magazzini e lui ha bisogno di lavorare”.

Come mai avrebbero potuto due solitari dirigenti avversari mettere nel sacco un impero tanto grande? Infatti non poterono, perché tutto esiste solo nella mente di un personaggio con la strana e peculiare carica di “addetto agli arbitri”. Quel Leonardo Meani, credibile quando dice di difendersi dalla Juve, semplice co.co.co da rinnegare quando intrattiene rapporti di ogni tipo con la quasi totalità della classe arbitrale.

Non ci credete? Cominciamo da Collina, per il quale venivano organizzati incontri per conto di Galliani, nel ristorante di proprietà di Meani. Per di più nel giorno di chiusura, “così non ci vede nessuno”. Meani che gli augura di essere presto designatore, così “non ti chiamo più”, che gli rammenta quando lo aiutava nelle scelte “mi ricordo di quando avevamo posto il veto a Pisacreta” e che chiamava “il capo, il grande capo” per relazionare di questa sua bellissima amicizia con l’arbitro viareggino.
No, queste cose Moggi non le faceva.

E che dire del guardalinee Puglisi, definito da Babini, altro guardalinee “Puglia, l’ultrà del Milan”. Prima del derby di Champions, Puglisi chiama l’amicone: “L’importante è che noi riusciamo a fargli il culo a ‘sti interisti”. Qualche giorno dopo Meani lo rincuora sul suo futuro: “Secondo te, perché so? Perché io sto spingendo da matti per te, no!”. Lo stesso Puglisi che chiede a Meani se farà Milan-Chievo e questi che gli risponde che era stato già scelto per Parma-Sampdoria, ma che farà cambiare designazione. Come in effetti accade. E si cautela pure, ridacchiando: “Tu comunque vedi di star zitto su questo cose che ti dico, eh?”. Per finire gli racconta come ha istruito Babini per Milan-Chievo: “Mercoledì da intelligente come vogliono quelli lì, nel dubbio da una parte vai su e dall’altra stai giù. Poi se le cose eclatanti che vedono tutti, nessuno dice niente eh!”.
E per lui spingeva anche con Galliani : “Puglisi però bisogna far tutto per metterlo in A e in B, eh?”. D’altra parte il Presidente aveva già capito tutto: “Ho saputo che lei ha già parlato con Puglisi”.

Ma avete mai sentito Moggi dire roba del genere?

Si era persino stupito l’arbitro Messina, che al telefono con il ristoratore lodigiano, chiede: “Oh, ma li hai designati te i guardalinee (Milan-Chievo, ndr) o loro?”

E Copelli? Prima di Milan-Sampdoria viene tranquillizzato: “Hai visto che sto rilanciando e son troppo… sto rilanciando anche Messina”. Copelli è colui che il 13 maggio 2006, davanti a Borrelli, dichiara: “Se un assistente avesse voluto arbitrare un incontro del Milan non si doveva rivolgere ai designatori, ma a Meani”. Già, infatti, tante volte Meani glielo aveva detto direttamente: “Stai tranquillo, adesso ci penso io. Parlo con Galliani, lui lo sa Galliani, gli dico: senta, questo qui è un nostro uomo gli dico io”.

E poi le confidenze a Contini, altro guardalinee: “Io e te siamo amici, qualcosina in più me la puoi dare oh… ma va bene… il giocatore tu lo richiami invece di ammonirlo, cioè sono queste cose qui, eh…”.

Babini addirittura si spaventa. Dopo aver saputo che Meani aveva scelto i guardalinee di Milan-Chievo, lo chiama per dirgli: “Bisognerebbe rifiutarla quella partita lì, con questa designazione confermano che è tutta una porcheria [...] Ti ho detto che facciamo ridere tutta Italia con questa designazione”.

Indimenticabile la promessa a Rodomonti: “T’ho fatto anche prendere sette e mezzo da Cecere […] Comunque, guarda che mi ha telefonato il mio presidente che ti dà l’indirizzo e ti manda a fare anche a te il trapianto dei capelli in Svizzera”.

E come dimenticarsi di Meani che chiede a Mazzei di mandare Ambrosino, che dice a Pasquale D’Addato (osservatore AIA di Bologna) di stare sereno per il suo avanzamento di carriera perché ne parlerà a Lanese: “Noi avremmo piacere che questo D’Addato possa fare il presidente regionale. Gli dico: il dottor Galliani vorrebbe fargli fare il presidente”.

Si potrebbe andare avanti per molte pagine, ma ci fermiamo qui, non senza ricordare l’ormai famoso avvertimento a Bergamo in vista della decisiva Milan-Juventus (partita prima della quale Meani regalò orologi alla terna arbitrale… “però a Trefoloni gli fai un bel discorsetto, perché sennò gli tagliamo la testa noi”) e gli amorosi sforzi di Galliani che si muove perché un dossier dell’arbitro Paparesta sulla sua attività lavorativa all’AssoBioDiesel arrivi nelle mani del sottosegretario Gianni Letta.

Allora smettiamola, una volta per tutte, di raccontarci favole. I poteri erano altri, ed erano molto forti. Ma è finalmente arrivato il momento di prenderne coscienza, tutti quanti. E’ inaccettabile che vogliano ancora ingannarci su quanto è successo. E’ inaccettabile che ci propongano soluzioni di comodo. Noi vogliamo giustizia, e che sia giustizia integrale. A partire dalla restituzione dei due scudetti ingiustamente sottratti, fino alla certezza di una dura pena a chi, veramente, operava con modalità assai poco cristalline. La nostra battaglia, ora, è questa.

domenica 11 aprile 2010

Un grande Chiellini nella giornata del "sorpasso"...

Il solito grandissimo Chiellini...



... nella giornata del sorpasso romanista sull'Inter...



IMPORTANTE!!!


L’Associazione Giùlemanidallajuve comunica di aver conferito mandato ad un pool di avvocati e commercialisti - di comprovata fede Juventina - al fine di realizzare un dossier inerente le errate scelte societarie dall’estate 2006 ad oggi.

Una errata gestione legale sui fatti di calciopoli, con conseguente danno economico patito dagli azionisti di minoranza - costretti in seguito sulla base di incerte informazioni societarie a sostenere un oneroso aumento di capitale - ed una incapacità gestionale che ha portato una squadra un tempo ai vertici mondiali a recitare la parte di comprimaria, sono la più chiara rappresentazione di un fallimento. Oggi il titolo Juventus ha un valore costantemente al disotto dello stesso aumento di capitale e la società Juventus capitalizza in borsa meno del suo fatturato annuo.
Il pool di esperti da oggi al lavoro ha ricevuto mandato di adire l’autorità giudiziaria competente, per avviare azione di responsabilità nei confronti degli attuali amministratori della Juventus Fc Spa, appena riterrà di aver compiutamente ottenuto tutto il materiale necessario a dimostrare il colpevole depauperamento societario ed azionario.
Azione di responsabilità

E, per finire... un'altra intercettazione...

venerdì 9 aprile 2010

Altro che pulizia...


Lo sguardo dell'Avvocato è tutto un programma...
Foto praticamente "perfetta"...

martedì 6 aprile 2010

RePlay sulla disinformazione. E un'altra intercettazione...


Non ci giro intorno più di tanto: definire “scandalosa” la puntata di ieri sera della trasmissione “RePlay”, in onda su “Rai Tre”, è dire poco.
Un attacco a Luciano Moggi, alla "consistenza" delle nuove intercettazioni e alla Juventus senza mezzi termini.
E, soprattutto, senza contradditorio.
Sino a quando non è intervenuto l’Avv. Prioreschi, uno dei legali dello stesso Moggi, a riportare un po’ di ordine nella disinformazione totale. Giusto alla fine della trasmissione.
In tempo, almeno, per screditare i presenti (assenti).
Da ieri sera ho rivalutato "Il processo di Biscardi": al confronto, è un documentario in piena regola...


Chiudo con un'altra intercettazione con Adriano Galliani come protagonista.
Altro che Meani: al Milan si muovevano tutti...

(Galliani chiama Bergamo dopo Lecce-Milan 2-2 che segue Milan-Juventus 0-1.Con questo pareggio lo scudetto è ormai della Juventus. La direzione di gara di Trefoloni fu duramente contestata da dirigenti e pubblico del Lecce)


domenica 4 aprile 2010

Il "calore" di Galliani, Beha e quell'Inter-Sampdoria del 2005...

Oliviero Beha: un uomo, un mito

Ecco come Galliani faceva sentire il suo calore a Bergamo...
(Bergamo chiama Galliani e si lamenta della dirigenza della Juventus che scatena le polemiche dopo la squalifica per prova tv di Ibrahimovic avvenuta grazie alle immagini di Mediaset. La Juventus proporrà ricorso sostenendo che il guardalinee Griselli avesse visto l'episodio e quindi non potesse essere applicata la prova televisiva)

Direttamente dal sito de La Stampa

Il 27 ottobre 2008 il pm di Calciopoli, Giuseppe Narducci, dichiarava all'Ansa che «i cellulari erano intercettati 24 ore su 24, e le evidenze dei fatti dicono che non è vero che ogni dirigente telefonava a Bergamo, Pairetto, Mazzei o Lanese». Nell'ultima udienza del 30 marzo scorso, il tenente colonnello Auricchio, responsabile dell'indagini su cui si basa il processo, ribadiva che non gli risultavano telefonate da parte dei presidenti ai designatori. Al centro delle intercettazioni più scottanti, a favore della difesa, ci sarebbero diverse telefonate tra i massimi dirigenti di club e i designatori. Domenica 9 gennaio 2005 l'Inter gioca a San Siro contro la Sampdoria. L'Inter vincerà 3 a 2 con un finale rocambolesco. Alle 12 53'33'' di quel giorno, prima della gara, Giacinto Facchetti, scomparso nel 2006 ed allora presidente dell'Inter, telefona al designatore arbitrale Bergamo.
Facchetti: «Pronto Paolo sono Facchetti». Bergamo: «Buongiorno Giacinto». Facchetti: «Sto andando allo stadio l'ho detto con i miei di avere con Bertini un certo tatto, una certa disponibilità. L'ho detto con i giocatori, con Mancini e gli altri». Bergamo: «Vedrai che sarà una bella partita». Facchetti: «Va bene». Bergamo: «Viene predisposto (Bertini ndr) a fare una bella partita». Facchetti: «Si si, va bene». Bergamo: «È una sfida che vedrai la vinciamo insieme». Facchetti: «Volevo solo dirti che l'ho fatto» (riferendosi al fatto che ha parlato alla squadra per non tenere un atteggiamento sbagliato nei confronti di Bertini ndr). Bergamo: «Vedrai che le cose andranno per il verso giusto poi la squadra sta ricominciando ad avere fiducia, a fare i risultati, fa morale…».

sabato 13 marzo 2010

Verso il quarto posto con le bocche cucite


La zuccata di Legrottaglie, il missile di Zebina, il flipper di Trezeguet (forse con l’involontaria sponda di Salihamidzic): tre goals, tre indizi che fanno una prova. La Juventus è più forte del Fulham: lo si sapeva, ma visto e considerato che tutte le "regole non scritte" del mondo bianconero sono state stravolte in quella che sino a poco tempo fa aveva i contorni di una delle annate più disgraziate della storia juventina, era necessaria una verifica sul campo.
Senza il tiro (sbilenco) di Etuhu, deviato involontariamente da Legrottaglie (sempre lui), la pratica della qualificazione ai quarti di finale di Europa League poteva considerarsi conclusa ancor prima di imbarcarsi per l’Inghilterra per giocare la gara di ritorno.
Ora qualche pensiero rimane. Così come la consapevolezza che il peggio è alle spalle, ma la completa guarigione ancora non è avvenuta.
Deluso Mr. Hodgson, allenatore del Fulham, per non essere riuscito ad accontentare Massimo Moratti che - nelle ore precedenti l’incontro - gli aveva augurato di disputare una grandissima partita. Alla faccia del tifo degli italiani per le squadre italiane in Europa: lo vorrebbe lo spirito sportivo, lo richiede il ranking UEFA, non lo fa (quasi) mai nessuno. Fuori anche Fiorentina e Milan: rimangono Inter e Juventus (seppur in competizioni diverse). Sempre loro. Per ora…

Il siluro di Robben (talento e muscoli cristallini) rende vani i goals di Vargas e Jovetic. Ma le colpe, per il popolo viola, rimangono di Platini (presidente UEFA) e Ovrebo, l’arbitro che nella gara di andata (in Germania) convalidò la rete in netto fuorigioco di Klose. Goal, poi, risultato decisivo per la qualificazione al turno successivo.
Per la cronaca: si tratta anche dello stesso fischietto che non vide una marcatura in fuorigioco di Plasil nel pareggio interno tra Juventus e Bordeaux (15 settembre 2009). Era la prima partita del gironcino, ma non si protestò così tanto: lo stile-simpatia, introdotto quattro anni fa nel quartier generale bianconero, lo impediva. Larghi sorrisi e avanti: verso la prossima sconfitta.

Eliminato il Milan: i quattro ceffoni di mercoledì sera si sono uniti ai tre della gara di andata. Addio Europa, senza recriminazioni alcune: le assenze di Nesta e Pato non bastano a giustificare queste figure.
Sconfitte che si uniscono a quelle del recente passato, e che coinvolgono il calcio italiano in generale, in lento declino in attesa di una ripresa (ad oggi) non ancora prevista. Meno introiti, mancanza di programmazioni a lunga scadenza, troppo interesse verso la spartizione dei soldi rimasti, poco impegno verso la costruzione di stadi di proprietà,… E Calciopoli. Voluta? Ecco il conto.
L’eliminazione del "gigante" Real Madrid non deve trarre in inganno: in rosa ci sono sempre fior di campioni e il futuro è già disegnato. Uscita precoce in coppa, Liga difficile da vincere (c’è sempre un certo Barcellona "in casa" con cui competere): si tratta soltanto di aspettare il "manico" giusto, l’uomo che potrà riportare quell’equilibrio in campo che in passato diede un certo Fabio Capello. Potrebbe trattarsi di Mourinho, se la proprietà spagnola non ascolterà le voci dei tifosi (che ancora terrebbero Pellegrini). Ma ci sono più di 250 milioni di euro di investimenti (in una sola estate) da far fruttare. Al più presto. Più quelli che verranno spesi in futuro.

Tonfo dell’Inter in campionato. Nell’anticipo (dell’anticipo) del venerdì, Mascara e il suo cucchiaio cucinano un recupero che annulla la rete iniziale di Milito. Isterica contro la Sampdoria prima della gara di andata contro il Chelsea, stralunata al "Massimino" prima di quella del ritorno allo "Stamford Bridge". Mentre Balotelli inizia a preparare il suo addio facendosi assistere da Mino Raiola (il procuratore di Ibrahimovic), il Milan intravede la possibilità di portarsi a -1 dai nerazzurri (in caso di vittoria nel posticipo serale contro il Chievo). Ma la perdita di Nesta è più grave della battuta d’arresto degli uomini di Mourihno: si trattava di una delle due (sole) travi sulle quali si basava la difesa di un Milan votato all’offensiva per necessità. Ora rimarrà al solo (e bravo) Thiago Silva il compito di fronteggiare, aiutato dal compagno di turno, l’urto degli attacchi avversari. In una squadra troppo sbilanciata per vincere un campionato che vede solitamente primeggiare la più regolare.

Alla Juventus uno dei compiti all’apparenza più facili: il Siena in casa, ultimo in classifica. Squadra che il 9 gennaio, contro l’Inter al Meazza, giocò una grande partita. Persa, poi, per 4-3. Nella stessa giornata in cui la Juventus cedette per 3-0 all’Olimpico contro il Milan, quasi alla fine del periodo-Ferrara. Formazione, quindi, da prendere con le molle. Ora che la porta avversaria non sembra più essere grande come una piccola fessura, ma torna ad assomigliare ad un bersaglio da centrare con maggiore regolarità, un calo di concentrazione potrebbe diventare letale per le rinnovate ambizioni della squadra di Zaccheroni.
Ambizioni che, se confermate dai risultati, potrebbero convincere la proprietà ad investire cifre importanti nella prossima finestra del mercato estivo: si parla di un importo che oscilla tra i 50 e gli 80 milioni di euro. Indispensabili, per chi si deve sedere a trattare con le altre società per acquisti importanti.
Inutili, se dati in mano alle persone sbagliate. Ci pensi, John Elkann, se sarà ancora lui a tenere in mano le redini della Juventus.
Sino a quel momento: bocche cucite. Vale per tutti. Inutile parlare del terzo posto in classifica: ad oggi, quella, vede i bianconeri in quinta posizione. Giusto per non dimenticare.

Articolo pubblicato su Tutto Juve.com