sabato 28 novembre 2009

Juve, segui il modello Barça



E dire che il segnale il Bordeaux lo aveva lanciato: quel recupero a tutti i costi di Chamakh per l’incontro con la Juventus doveva essere un campanello d’allarme. Volevano vincere, come e più di noi. Proprio loro che la qualificazione l’avevano già messa in tasca. Di riflesso, quel Del Piero in campo da subito, senza avere ancora una partita intera di calcio vero nelle gambe, strideva con il football tutto corsa e velocità dei francesi. Non avevano dubbi, i "galletti", se usare il rombo o il trapezio a centrocampo: hanno pensato soltanto a giocare. E lo hanno fatto anche bene. La Ligue 1 ha poco "charme" televisivo: la Champions League è la giusta vetrina per mettersi in mostra.

Tre inglesi, due francesi, una spagnola e una italiana già qualificate agli ottavi della massima competizione europea. L’en plein (quattro italiane su quattro) potrebbe anche arrivare; ma non è tutto oro quello che luccica. Le prime tre squadre in classifica nella serie A (Inter, Juventus e Milan) dovranno aspettare l’ultima giornata per essere sicure di proseguire il loro cammino: tutto dipenderà da loro. La sesta, la Fiorentina, ha già ottenuto il "pass" per il turno successivo. Ha dovuto concedere qualcosa in campionato: visto che non ha attualmente ambizioni di scudetto, si è potuta permettere una scommessa su una vincita che ora potrà riscuotere (il percorso intrapreso le garantirà, più o meno, 25 milioni di euro).

Nella nostra penisola pallonara si discute su chi riuscirà a interrompere l’egemonia interista: tra vittorie a tavolino, quelle ottenute senza contendenti, con avversari troppo deboli, per manifesta superiorità o con gli "aiutini", lo scudetto è diventato cosa loro. Un errore pensare in continuazione a ridurre il "gap" che obiettivamente ci separa: una società come la Juventus deve avere una propria identità, figlia della storia ultracentenaria nella quale ha conseguito vittorie in tutte le competizioni. Deve intraprendere una sua strada, senza farsi schiacciare dalle pressioni di chi non può chiedere tempo e deve puntare sempre a vincere. I demeriti negli insuccessi di Ranieri non devono mascherare una società che ha finito con il lasciarlo in pasto (al termine della scorsa stagione) a critici, tifosi e agli stessi giocatori. Ferrara, se non riuscirà a cambiare il suo attuale trend negativo, finirà per trovarsi nella medesima situazione. Questa volta, però, la colpa non sarà (soltanto) sua: i jolly sono finiti per tutti. Dietro ad ogni decisione ci sono ragionamenti, valutazioni, indicazioni e controindicazioni: su tutto ciò che ha portato alla scelta del Ferrara allenatore, dovrà basarsi l’appoggio che la dirigenza non dovrà fargli venire meno.

Per ottenere il massimo bisogna puntare al massimo: il vero esempio da seguire non è l’Inter, ma il Barcellona. Mitizzare gli spagnoli sarebbe sbagliato: l’arbitro Ovrebo, con la sua disastrosa conduzione di gara nella semifinale di Champions League tra il Chelsea e gli spagnoli del 6 maggio scorso, ha contribuito ad anticipare quei successi che comunque sarebbero arrivati (e ne arriveranno di nuovi…). Però a Roma, nella finale del 27 maggio, ci sarebbero dovuti essere i Blues. I trionfi del Barcellona partono da lontano: dalla valorizzazione del vivaio ad un cultura calcistica che viene tramandata in tutte le rappresentative giovanili, sino a raggiungere la prima squadra. Il "gap" esistente tra loro e l’Inter, evidenziato ogniqualvolta si confrontino, segna anche la differenza di mentalità tra chi cerca di vincere attraverso il gioco e chi vuole fare della fisicità e degli spunti dei singoli i propri punti di forza. Nella serie A italiana le squadre muscolari possono avere futuro: in Europa paga la qualità. All’Inter Mourinho si è fatto arredare l’ufficio dove prepara le conferenze stampa che lo rendono tanto amato dalle sue "prostitute intellettuali"; in Spagna, sul campo, Guardiola costruisce le vittorie del Barcellona. Questa è una delle tante differenze. Quando Xavi e Iniesta danno "il la" a continui fraseggi, a passaggi brevi dettati da un compagno (almeno) sempre pronto a raccoglierli, la corsa degli avversari diventa inutile, senza costrutto. In sintesi: ti costringono a correre a vuoto. Il reale vantaggio per l’Inter, nell’incontro giocato martedì sera, si sarebbe verificato se i nerazzurri non si fossero trovati di fronte i due cardini del centrocampo, non Messi e Ibrahimovic. Questo serve a dare l’idea del valore assoluto di quella squadra, e ricorda una tra le regole non scritte del calcio: le partite si vincono a centrocampo. Laddove noi ci stiamo ancora "scervellando" se giocare con il rombo o il trapezio…


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Brutto Ko a Bordeaux: 2-0. Ora spareggio col Bayern



Piove a dirotto allo stadio Chaban Delmas di Bordeaux. Si parte con Del Piero titolare (fuori Giovinco): molti allenamenti ma 44 minuti di "riserva" iniziale nelle gambe (38 accumulati nella gara con l’Udinese, 6 nella prima occasione con il Bologna). Legrottaglie si sistema al centro della difesa al posto di Cannavaro; Felipe Melo - che sembrava dovesse accasarsi in panchina al posto del più "fresco" Poulsen - va a formare la diga centrale davanti alla difesa con Sissoko. Nel reparto arretrato, oltre a Buffon, confermati Caceres, Chiellini e Grosso. Il trio dai "pieni fini" Diego, Camoranesi e Del Piero si sistema dietro l’unica punta Amauri. Nota a margine: vengono segnalati cori contro Balotelli da parte di alcuni dei tifosi bianconeri presenti allo stadio. Scorrendo gli almanacchi si può trovare una data nella quale ha avuto inizio Juventus-Inter: da quel momento in poi, non ci sono state più soste…

C’è Chamakh nell’undici del Bordeaux: si pensava non potesse essere tra i protagonisti dell’incontro, a differenza di Gourcuff è riuscito a recuperare. Carrasso in porta, davanti a lui la linea difensiva composta da Chalmè, Ciani, Planus e Tremulinas; Menegazzo e Diarra a centrocampo; il trio Plasil, Gouffran, Wendel davanti al già citato Chamakh A scorrere le classifiche dei vari gironcini di Champions League prima dell’inizio si capisce subito che tornare dalla trasferta francese con una vittoria avrebbe un duplice valore: qualificazione raggiunta con un turno di anticipo e prime degli altri gruppi evitati (Manchester United; Real Madrid, in coabitazione momentanea con il Milan; Chelsea, Barcellona, Siviglia e Arsenal, oltre alla Fiorentina).

Buffon inizia con i suoi 285 minuti di imbattibilità in Champions League in quella che è diventata la gara delle "maglie di riserva" (la terza, rossa con strisce bianche, per il Bordeaux; la seconda, "d’acciaio", per la Juventus). Partono subito forte i francesi: come nella gara d’andata tanto movimento con conseguente superiorità in ogni zona del campo. I bianconeri soffrono sulle fasce: Camoranesi e Legrottaglie rischiano subito l’ammonizione. Per l’italo-argentino arriverà più avanti (nel primo tempo): rischierà anche il rosso. Per il difensore, basta aspettare l’inizio del secondo tempo. Diego appare frastornato, Del Piero cerca di tenere la posizione, Camoranesi è l’unico a dare segni di presenza (anche troppi). Amauri rimane isolato e senza rifornimenti. Solo con un colpo di testa su punizione di Chiellini e una bella azione iniziata da Felipe Melo e conclusa dal brasiliano Diego la Juventus giustifica un primo tempo assolutamente anonimo. Ma è poco, troppo poco: tanto è macchinoso, lento e inefficace il gioco bianconero, quanto è fluido e veloce quello dei francesi, che collezionano punizioni e calci d’angolo. Bravissimi, al solito, Chiellini e Buffon (miracoloso su Chamakh).

Nel secondo tempo, dopo 10 minuti, arriva il meritato vantaggio del Bordeaux con Menegazzo, che spizzica la palla di testa su punizione quel tanto che basta per battere il portiere bianconero. Solo in quel momento la Juventus dà segni di risveglio (tiri di Felipe Melo e goal incredibilmente sbagliato da Diego su bella iniziativa di Del Piero). Immobile fa il suo ingresso in campo al posto del Capitano, Giovinco entra poco dopo al posto di Amauri (zoppicante): viene così a mancare la classica "boa" in avanti. Si intravede una reazione, ma latita - e non poco - il gioco. Entra anche Marchisio a tre minuti dalla fine al posto di Sissoko. Chamakh chiude la partita: 2-0.

La Juventus doveva vincere, hanno vinto i francesi. Bisognava cercare di imporre il gioco: è accaduto il contrario. Si continua a discutere di "rombi" o "trapezi" a centrocampo, ma il tempo passa e non sempre le sconfitte possono essere rimediate con successive vittorie. Lo stesso dubbio amletico lo si denota anche nel corso della partita appena giocata: dopo una prima mezz’ora con il trapezio, si passa al rombo. Poi, una serie di spostamenti inconcludenti dei "tre" a ridosso dell’unica punta. Vince il Bayern Monaco contro il Maccabi Haifa: ora, nell’ultimo incontro che si disputerà all’Olimpico, basterà anche un pareggio. Ma senza gioco non si va da nessuna parte…


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Voglia di Roberto Bettega


Dalla mano "galeotta" e "decisiva" di Henry (spareggio Francia-Irlanda) a quella "amichevole" di Pazzini (Italia-Olanda), passando per il processo di Napoli (Calciopoli), per le notizie di calciomercato, per la richiesta dei tifosi juventini della restituzione dei due scudetti tolti (nell’attesa che sia la dirigenza a farlo, sussistessero le condizioni) sino ad arrivare quella di "Inter Channel" per una nuova stella (esagerati…). Terminata a tutti gli effetti la sosta per le nazionali, ha ripreso il campionato. Finalmente. Dal "vecchio" Totti al "giovane" Pato: goals d’autore. Nuova giornata, nuove polemiche: altro giro, altro regalo.

Esistono dei regolamenti: valgono per tutti. Non è necessario cercare di aiutare il giudice sportivo Tosel con consigli o suggerimenti: se veramente possiede una sua autonomia decisionale, non ne ha bisogno. Un guardalinee dovrebbe essere in grado di riconoscere un invito ad andare a quel paese da una richiesta "ad andare avanti per primo" (Maicon, due giornate di squalifica arrivate a destinazione); i cori incivili (brutta abitudine in tutti gli stadi) sono diversi da quelli razzisti (vero Mourinho?). Quando si è forti lo si dimostra sul campo: gli scudetti si vincono (o li si dovrebbe vincere) lì. Ironia della sorte: più la società bianconera si impegna nel sociale, in iniziative a favore della lotta al razzismo, più viene tirata in ballo per gli stessi ideali per i quali compie tanti sforzi. Accogliamo con piacere l’ammenda di 20.000 euro per i "cori insultanti" nei confronti di Balotelli: se serve a rendere gli stadi italiani simili a dei salotti dove il galateo è di casa, ben vengano. Anche perché ora, naturalmente, è lecito aspettarsi la comminazione di identiche sanzioni nei confronti di tutte le altre società non appena si verificheranno casi identici.

Dal mattino al pomeriggio le notizie si accavallano, le contestazioni divampano, l’attualità si aggiorna ora dopo ora con nuovi spunti di riflessione (o discussione). Si parla di tutto, meno che di calcio giocato. La partita con l’Udinese è filata via leggera come l’aria: smaltita l’adrenalina dopo l’ultimo tiro di Zapata, e acquisita la vittoria, occhi puntati su Bordeaux (tra i francesi fuori Gourcuff e Chamakh, non poco). Tappa in vista dell’arrivo (Juventus-Inter), prima di un’ultima salita che speriamo non regali brutte sorprese (Cagliari). Se ne parla poco: non è sicuro che l’Inter vinca in casa contro la Fiorentina domenica prossima. Favorita sì; vincente, lo dovrà diventare.

Nell’incontro con i friulani è bastato uno scambio ravvicinato della durata di qualche secondo tra Del Piero e Diego per allargare il cuore a milioni di tifosi bianconeri: quando la classe parla quella lingua, ascoltarla è un piacere. L’arduo compito di Ferrara sarà quello di far coesistere i due senza alterare gli equilibri della squadra, evitando di penalizzare quel gioco offensivo che ogni tanto ha regalato goals e spettacolo (Roma, Sampdoria, Atalanta) e cercando - al tempo stesso - di non lasciare troppo scoperta una difesa (ed un centrocampo) in sofferenza in diverse partite: le parate di Buffon hanno permesso di raccogliere punti ed evitare un saldo negativo più elevato.

Con Sissoko si può fare: rombo o trapezio che siano, quando il maliano è in campo, la sua presenza in mezzo al campo "si sente". Provare adesso altre soluzioni che non siano il "quasi" acquisito trapezio, potrebbe non essere più un azzardo. Anche qui tutto dipende - come sempre - dagli uomini a disposizione: l’undici titolare è secondo a poche squadre in Europa. Quando torneranno tutti, si dovrà scegliere: ad occhio, uno tra Marchisio, Camoranesi o lo stanco Felipe Melo di questi tempi, dovrebbe trovare spazio in panchina. Questo per dare un senso al reale valore della rosa senza infortuni. Spalletti, Gregucci, Donadoni, Ruotolo, Papadopulo, Giampaolo, Baroni, Zenga: 8 allenatori esonerati in 13 giornate. Uno (qualcosa in più) ogni due. Quando nella serie A circolavano molti miliardi del vecchio conio, si parlava di tanti soldi da "buttare". Ora che le casse sono vuote e che all’estero ci hanno superato, la musica non è cambiata. I progetti esistono solo in estate, i programmi non hanno (quasi) mai la possibilità di essere sviluppati: possibile che la colpa sia sempre e solo dei tecnici? Ha salutato i suoi propositi di scudetto anche Walter Zenga: giusto in tempo per sconfiggere la Juventus (2-0, 4 ottobre 2009) prima di abbandonarsi tra le braccia dell’amata Inter nel salotto di San Siro (5-3 per i nerazzurri, 29 ottobre)… Assolti "perché il fatto non sussiste": nonostante la proposta della Juventus di patteggiare (?) una pena pecuniaria, la Triade incassa un altro punto nei confronti di chi ha creato Calciopoli. "Assolti": una parola che, forse, sentiremo ancora… E adesso la voglia, mai sopita, di riavere Roberto Bettega in società esplode tra i tifosi bianconeri…


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venerdì 27 novembre 2009

Aggrappati ad Amauri



I campionati si vincono con la continuità, nei risultati e nel gioco. Le fondamenta si gettano con le partite in casa; negli incontri in trasferta si completa l’opera. A volte, poi, negli scontri diretti si dà il colpo di grazia. Alla Juventus di questa stagione sta accadendo l’esatto contrario: mentre nelle gare lontano dall’Olimpico è la prima della classe (13 punti, la migliore, prima di Bologna-Inter), a Torino ne sono stati raccolti solo 11 dei 18 disponibili. Di contro l’Inter, che comunque ha giocato una gara in più in casa (7 contro le 6 bianconere), dei 21 punti disponibili è riuscita ad ottenerne 17, lasciandone per strada solo 4. Ed in trasferta ha una media simile alla nostra. In questo turno di campionato giocheremo contro l’Udinese, che in trasferta è la peggiore squadra della serie A: due pareggi, tre sconfitte, nessuna vittoria. Giungeranno a Torino privi di Di Natale (squalificato), Obodo, Ferronetti, Pasquale, Pepe e Sanchez. Floro Flores, acciaccato, dovrebbe partire dalla panchina. I numeri e la situazione dei friuliani dovrebbero portare ad avere un po’ di ottimismo: la gara interna col Bologna insegna (se mai ce ne fosse stato bisogno) che le partite facili non esistono (più).


Trezeguet domenica sera verrà premiato da Nestor Sivori, figlio del grande Omar, per aver raggiunto il padre a quota 167 goals con la maglia della Juventus. Subito dopo avrebbe sicuramente cercato di superarlo: una lesione al muscolo del polpaccio sinistro lo terrà lontano dal campo almeno 30 giorni. Arrivederci al 2010: rischiarlo nella gara con il Catania del 20 dicembre (se i tempi di ripresa fossero rispettati, sarebbe pronto) potrebbe essere un azzardo. La concorrenza in attacco, ora, sarà sospesa almeno sino al rientro di Iaquinta: con il ritorno di Del Piero, ne rimangono due soltanto. Forse si potrà trovare anche qualche minuto per il giovane (e promettente) Immobile.Il ruolo di Amauri finisce per diventare, in questo periodo, sempre più importante. Proprio in un momento, per lui, particolare: mano a mano che si avvicina la possibilità di vederlo convocato con la nostra nazionale, ecco che si alzano sempre più forti le proteste da parte di chi non lo vorrebbe vedere con i colori azzurri. Qualche mese fa, quando Toni aveva già iniziato la sua fase di declino (dalla quale ancora non ne è pienamente uscito) e non si intravedeva un giro un giocatore delle sue caratteristiche, si sentiva qua e là qualche lamento, nulla più. Ora che Gilardino ha elevato nuovamente la sua media reti e Pazzini ha alzato la cresta, ci si chiede a gran voce se è veramente necessario convocarlo, invitandolo a rendersi disponibile - piuttosto - per la sua terra natìa. Il rispetto per le altrui opinioni è naturale; la coerenza intravista, un po’ meno.Marchisio rinvia il rientro, mentre continuano le notizie di mercato soprattutto per ciò che concerne il reparto arretrato, dove qualche apporto andrà fatto: a gennaio o a giugno, lo capiremo tra poco tempo.


Nell’attesa della sentenza sul processo con rito abbreviato ad Antonio Giraudo, continuano gli interrogatori in quello di Napoli. Lo show di Zeman ha segnato un (altro) punto a favore della difesa. I suoi esoneri? "Uno normale (Lazio), gli altri illeciti (Napoli, Salernitana, Lecce)". Circa quello di Napoli, su precisa domanda non ricordava neanche l’esatto numero dei punti accumulati sino a quel momento. L’ingaggio? I due milioni e mezzo di euro arrivarono comunque. "Sempre troppo pochi per la mia bravura, io fino al 1998 ero uno dei più forti allenatori d’Europa. Eppure in Italia ho smesso di allenare". Il giudice Teresa Casoria più volte lo ha ripreso: una serie di augoals così, erano proprio inaspettati…Il tutto mentre Paolo Bergamo è seriamente intenzionato a querelare la "Gazzetta dello Sport" per il titolo (ed il relativo articolo) sui sorteggi truccati all’epoca pre-Calciopoli: lo stesso Bergamo precisa, in un intervento telefonico assieme all’avv. Morescanti durante la trasmissione "La Juve è sempre la Juve", che quando si era svolto l’interrogatorio di Martino Manfredi (la storia del colpo di tosse, alla fine, si trattò solo una sua sensazione) in aula non era presente alcun giornalista della "rosea". "Ecco come truccavamo i sorteggi degli arbitri": un bel boomerang, non c’è che dire…



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Riavere gli scudetti? Volere è potere...



La sosta per dare spazio alle nazionali è ormai conclusa; a parole, il campionato non si era comunque mai fermato.Nel tentativo di smorzare una polemica nata da alcune dichiarazioni precedenti, il tecnico del Genoa Gasperini ha voluto chiarire meglio il senso delle sue perplessità in merito alle scelte di Milan e Juventus di affidare le proprie panchine a tecnici inesperti (Leonardo e Ferrara). Il risultato? Ovvio: se il fuoco si stava spegnendo, questo era il miglior modo per farlo nuovamente divampare. Si è professato sincero, non c’era alcuna malizia dietro le sue parole. Negli scorsi mesi è stato accostato sia al Milan (da Luciano Moggi, in maniera esplicita) che alla Juventus (tramite la stampa): a pensare ad un pizzico di invidia verso i giovani colleghi, non si compie peccato. Ad oggi, l’unica volta nella quale si è trovato contro Ferrara ha perso ai punti (Genoa-Juventus 2-2, 24 settembre): il mancato K.O. in campo è dovuto ad errori arbitrali; tatticamente ha vinto "l’inesperto" mister bianconero. Ora occhio al "tête-à-tête" con Leonardo (penultima giornata del girone andata) e a non tirare fuori, per l’occasione, un ulteriore "precisazione della precisazione" : il tecnico brasiliano, già dato finito più volte in questi mesi, ha piazzato qua e là qualche colpo a sorpresa. Le considerazioni espresse da Gasperini, comunque legittime e non prive di fondamenta, potrebbero anche assumere la stessa traiettoria di un boomerang. Nella fase del ritorno verso chi l’ha lanciato…. In questi casi, trattandosi pur sempre di suoi colleghi, forse l’argomento sarebbe stato meglio non toccarlo sin dal principio. Continui a lavorare come ha fatto in questi anni: la grande occasione non mancherà anche a lui.

Nella settimana appena iniziata sono finiti un po’ tutti sotto i riflettori: Maddaloni (l’assistente di Ferrara) che si dice certo del fatto che Diego diventerà il numero uno al mondo; Felipe Melo che chiede di non essere giudicato per quanto è stato pagato; Amauri che risponde a tono alle considerazioni di un Pazzini che lo vede solo "brasiliano", mentre sta crescendo il partito di chi non lo vorrebbe nella nostra nazionale; Dirk Kuyt (29, Olanda) che critica Chiellini e la sua irruenza negli interventi, attribuendogli delle responsabilità sull’infortunio occorso al compagno Van Persie durante l’amichevole di Pescara; Buffon che chiede la concentrazione necessaria per non perdere altri punti preziosi; Del Piero che scalpita e non vede l’ora di giocare…. Il tutto in vista di Juventus-Udinese. Prologo, passando per Bordeaux e Cagliari, a Juventus-Inter.

La partitissima con i nerazzurri, a differenza del passato, potrebbe avere un seguito inaspettato nei giorni immediatamente successivi: il 14 dicembre ci sarà la prima sentenza sul processo con rito abbreviato ad Antonio Giraudo. Stando alle dichiarazioni dell’avv. Paco D’Onofrio, legale di Luciano Moggi, recentemente ospite (in collegamento telefonico) della trasmissione "Lunedì di rigore", se l’ex-amministratore delegato bianconero venisse assolto, ci sarebbero le condizioni affinché la società possa richiedere la restituzione dei due scudetti tolti, rivedendo - quindi - quanto stabilito dalla giustizia sportiva in merito a quelli. Richiesta che non dovrebbe attendere la fine del processo ordinario di Napoli (quello che vede coinvolto Luciano Moggi): la si potrebbe presentare già dal giorno successivo alla stessa sentenza."Punto, gioco, set, vittoria": se la gara dell’Olimpico del 5 dicembre dovesse concludersi con un successo dei bianconeri, al quale si potrebbe aggiungere l’assoluzione di Giraudo, ecco che il Natale potrebbe riservare ai tifosi della Vecchia Signora il regalo più gradito.Certo, la richiesta dovrebbe essere esercitata dall'attuale dirigenza: la volontà di aggiungere la terza stella in occasione di un nuovo scudetto (che bisogna ancora vincere… ), espressa più volte nel corso degli ultimi tempi dal neopresidente Blanc, avrebbe la possibilità di tramutarsi in fatti concreti. "Volere è potere"…


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giovedì 26 novembre 2009

La rosa rifiorisce



Marchisio corre, e scalda i motori in vista della gara con l’Udinese di domenica prossima. La tabella di avvicinamento al ritorno in campo prevedeva un traguardo fissato per il 25 novembre (Bordeaux): dovesse far parte dei convocati per il posticipo contro i friulani, vorrà dire che sono stati "recuperati" tre giorni e un incontro. Meglio così. Sissoko (insieme a Zebina) termina l’allenamento della mattinata di ieri col gruppo: di questa passo sarà "arruolabile" anche lui per la ripresa del campionato. Oltre alla sosta per gli impegni delle nazionali, in questo fine settimana si fermano anche gli allenamenti di quello che resta della rosa bianconera, dimezzata dalle varie convocazioni.

"Si recuperano dei pezzi importanti, proprio quando se ne perdono altri". E’ il "leitmotiv" di una squadra che ormai convive con l’incubo (e la costanza) di infortuni continui. Mentre Ferrara pregustava, finalmente, la possibilità di disporre di un centrocampo al completo (compreso di riserve all’altezza), ecco arrivare la notizia, dal ritiro della nazionale brasiliana (impegnata nel Qatar in amichevole contro l’Inghilterra), dell’infortunio di Felipe Melo.

"Allarme Juve". Senza ancora notizie chiare su diagnosi e prognosi, la "sostanza" era una soltanto: la maledizione continua.E così, tra un Materazzi che ironizza sull’effettiva forza dei bianconeri ed un Juventus-Inter che inizia a scaldarsi con un anticipo di più di tre settimane rispetto al previsto (5 dicembre), si apprende che Felipe Melo, in realtà, sta meglio. A tal punto da giocare l’incontro con gli inglesi, dove non ha avuto la possibilità di affrontare Lampard: il forte centrocampista è rimasto vittima di un infortunio (stiramento al flessore) che "quelli del Chelsea" addebitano (con tanto di minaccia di richiesta di risarcimento danni) alla nazionale di Fabio Capello. Il motivo? "Il charter low cost scomodo, che ha favorito il problema muscolare". Consoliamoci: noi non siamo ancora arrivati a tanto…

Trezeguet dichiara che qualcosa è cambiato. Anzi, è "tornato". E’ tornato tutto come prima: la Juventus è di nuovo forte e c’è finalmente la fiducia di un allenatore nei suoi confronti (con Ranieri era finita maluccio). Vengono a meno anche le certezze di una sua reale partenza a fine stagione: si vedrà. Per ora, gli obiettivi da raggiungere non mancano…

Ferrara, dal prossimo incontro, potrebbe (meglio usare il condizionale) quindi avere quasi tutta la rosa a disposizione: una felice novità. Quello schema che avrebbe dovuto accompagnare la Juventus della nuova gestione, il famoso "rombo" di centrocampo, potrebbe tornare di moda. Attualmente, è catalogato sotto la parola "rischio". Il "trapezio" (con il suo 4-2-3-1) che inizia a dare i primi frutti, rappresenta la strada che quasi certamente verrà seguita nel breve periodo. Manca ancora l’equilibrio, ma la rosa ridotta all’osso ha costretto anche chi è sano (o quasi) a giocare spessissimo. Avanti così: tre giocatori dal piede "fino" dietro l’unica punta. Adesso si potrà iniziare a valutare meglio lo spessore tecnico-umano dell’allenatore bianconero nella sua nuova veste: non soltanto nel modo in cui la squadra verrà schierata in campo, ma anche nella gestione del gruppo. La prova di maturità può avere inizio. L’ex-compagno di squadra Deschamps lo ha avvisato: gestire Del Piero non è facile.Proprio quel Del Piero che in allenamento inizia a prendere contatto con il brasiliano Diego: ad oggi, i tifosi sognano di vedere in gare ufficiali quello che sino ad ora è stato possibile ammirare solo in allenamento.C’è chi assegna lo scudetto all’Inter da tempo: l’inaspettato pareggio interno con la Roma ha frenato una corsa ormai lanciata. Con i "se" ed i "ma", non si costruisce la storia. Però i 5 punti persi nei due incontri che hanno lasciato ferite non ancora rimarginate (il pareggio col Bologna e la sconfitta col Napoli) sommati agli attuali 24, fanno 29. Tanti quanto quelli dell’Inter (volendo estendere il discorso: tanti quanto gli scudetti bianconeri).C’è poco da fare, ormai: "chi è causa del suo mal, pianga se stesso". La speranza, è che il 5 dicembre le lacrime le versi qualcun altro…


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