domenica 31 luglio 2011

Dove vai in vacanza?



Il blog si prende qualche giorno di pausa. Di vacanza, per essere precisi.
Riposo, mare e mangiate. Tante. A presto

venerdì 29 luglio 2011

La nuova Juventus, da Aguero a Vucinic


Se per il calcio nostrano tutto quanto accaduto a distanza di sole ventiquattro ore viene catalogato alla voce "storia", se si provasse ad utilizzare lo stesso parametro temporale per quanto concerne il calciomercato si potrebbe parlare a ragion veduta di "preistoria".

Andando a rovistare nell’archivio dei ricordi di questa sessione estiva di trattative tinte di bianconero, basta fare un salto indietro nel tempo di un mese esatto per rileggere il contenuto dell’offerta confezionata dalla Juventus all’Atletico Madrid per acquisire le prestazioni dell’argentino Sergio Aguero: 35 milioni di euro per il suo cartellino, a fronte di una richiesta della società spagnola ferma a 45, vale a dire l’importo della clausola rescissoria.

Per il giocatore erano pronti 6,5 milioni di euro netti a stagione, che potevano incrementare sino ad arrivare ad un massimo di un ulteriore milione grazie ai premi legati ai risultati del club torinese. In totale, occhio e croce, si parlava di un investimento quinquennale (tutto compreso) per la Vecchia Signora pari a circa un centinaio di milioni.

Il Real Madrid sembrava aver mollato la presa sull’attaccante (attratto dal brasiliano Neymar), così come Chelsea e Manchester City che si erano catapultate senza badare a spese su Alexis Sanchez, il quale - però - aveva già scelto la squadra per il suo futuro: "O vado al Barcellona o resto all’Udinese". Con buona pace delle due società inglesi, della Juventus e dell’Inter. Quest’ultima, oltretutto, da mesi sembrava essere riuscita ad entrare nelle grazie del cileno: all’inizio dello scorso mese di gennaio soltanto l’elevata quotazione del giocatore stabilita da Pozzo (25 milioni) aveva fermato sul più bello il corteggiamento nerazzurro; ai primi di giugno il matrimonio pareva essere ormai ad un passo dall’essere celebrato. Alla fine, però, l’hanno spuntata i catalani, per la felicità delle tre parti in causa.

Quella di Barcellona sembrava essere invece la destinazione di Giuseppe Rossi, in partenza dal Villarreal, per conto del quale - qualche giorno addietro - parlò Federico Pastorello, il suo procuratore: "Siamo ancora all’inizio. Sarebbe interessante ricevere qualche segnale dal Barça, perché finora si è parlato molto e concretizzato poco" (14 giugno 2011).

Nel frattempo Madama continuava a flirtare con Vucinic: i primi contatti concreti risalgono - anche in questo caso - all’alba del 2011, allorquando l’infortunio occorso a Quagliarella e l’apporto insufficiente alla causa bianconera offerto da Amauri e Iaquinta avevano spinto la Juventus a non fermarsi all’arrivo del solo Luca Toni per rinforzare (e rimpolpare) il proprio reparto offensivo. I problemi sorti tra l’allora tecnico dei giallorossi Claudio Ranieri ed alcuni suoi giocatori (tra i quali lo stesso attaccante) le avevano permesso di avvicinarsi al montenegrino, anche se l’allenatore romano era stato chiarissimo, al proposito: "Resta al 100%. La società ed io lo vogliamo sopra ogni misura, anche se con lui dopo Cesena non ho parlato. Non dovevo farlo io" (18 gennaio 2011).

Con il trasferimento di Aguero alla corte di Roberto Mancini, nel castello ricco di soldi di Manchester (sponda City, per una cifra non lontana dai famosi 45 milioni di euro richiesti ed uno stipendio da star del pallone) ed il blocco delle partenze eccellenti imposto a Villarreal, che di fatto impedisce (momentaneamente?) lo spostamento di Giuseppe Rossi dalla Spagna, la Juventus si è così concentrata con profitto sull’operazione Vucinic, per poi attendere l’ultimo mese di trattative per perfezionare la rosa.

La linea seguita da Madama in questa sessione di calciomercato è quella tracciata da Andrea Agnelli nel giorno della presentazione della maglie per la stagione 2011-12: "Noi abbiamo oggi i mezzi per partecipare anche ad aste importanti, ma non vogliamo. Puntiamo ad acquistare giocatori al giusto prezzo, con la giusta retribuzione"; "…le condizioni devono essere le nostre condizioni e non quelle di un’asta scriteriata, che può far saltare il mercato in cui operiamo" (6 luglio 2011).

Dopo aver abbracciato Vidal, salutato Melo e Sissoko e preso atto della volontà della società di non lasciare sguarnita la difesa di fronte alle proprie lacune, Antonio Conte ha recentemente analizzato la situazione della rosa attualmente a sua disposizione: "Per essere competitivi abbiamo bisogno di diversi innesti".

L’allenatore è perfettamente conscio delle proprie capacità, della validità delle sue idee e della loro efficacia, ma avendo indossato per diversi anni la maglietta della Juventus, quando Madama si sporcava le scarpette soltanto per vincere, è in grado di "leggere" chiaramente la distanza (il "gap", come si usava dire sino a poco tempo fa) che la separa dalle prime della classe negli ultimi campionati disputati.

Un concetto simile lo aveva espresso tempo addietro anche Giorgio Chiellini: "Il nuovo tecnico mi incuriosisce, sembra trasmettere entusiasmo, ma non basta solo questo. Mi aspetto almeno un paio di colpi, mi sorprenderei se alla fine del mercato non arrivassero nomi che creino entusiasmo" (1 giugno 2011).
Andrea Pirlo, all’epoca, aveva già firmato per la Juventus.

Articolo pubblicato su Tutto Juve.com


giovedì 28 luglio 2011

Imputato Auricchio, risponda: "E queste dov'erano finite?"


Fonte "Ju29ro.com" (Alvaro Moretti)

ROMA. Cinque anni fa in queste ore, l’Inter e il suo presidente Moratti festeggiavano lo scudetto assegnato a tavolino dal commissario Figc ed ex consigliere d’amministrazione nerazzurro, professor Guido Rossi. Festeggiavano qualcosa che la giustizia sportiva non ha potuto impedire, vittima della prescrizione e soprattutto della selezione. Selezione di telefonate ascoltate dai cosiddetti “magnifici 12 dell’operazione Offside”, carabinieri del Nucleo Operativo di Roma, comandati dall’allora maggiore Auricchio (oggi braccio destro del sindaco di Napoli De Magistris): le chiamavano irrilevanti, abbiamo scoperto da aprile 2010 quanto lo fossero. L’avvocato Maurilio Prioreschi, uno dei legali di Luciano Moggi, l’imputato principale di Calciopoli, quello che ogni telefonata erano tre baffi rossi, non s’è fermato, come il consulente Nicola Penta. Scoperto che le telefonate c’erano, ha letto della decrittazione fatta dai consulenti e visto che l’attenzionamento da parte dei carabinieri che sbobinavano c’era. E somigliava - nel giudizio dato in diretta nel 2005.. . - a quello dato da Palazzi - oltre i termini di prescrizione - il 1° luglio 2011. Ora Diego Della Valle ha qualche elemento in più per richiedere spiegazioni.

Avvocato Prioreschi, le telefonate di Facchetti, Moratti, Campedelli, Governato, anche quelle che avrebbero fatto chiarezza sul caso del sequestro di Paparesta, erano state segnalate agli ufficiali che coordinavano le indagini come importanti o fondamentali.
«Una scoperta inquietante. I segni convenzionali usati sono inequivocabili: si parla di brogliacci che sunteggiavano il contenuto a noi ancora ignoti, non decrittabili, di ascolti effettuati e di giudizi dati sulla rilevanza. La verità è che l’inchiesta vera su Calciopoli la sta facendo la difesa di Moggi: e sarà un’indagine completa, totale. I cd si stanno rivelando, col passare dei mesi, una fonte inesauribile di risposte».

Risposte agli interrogativi di Della Valle, Galliani, Lotito sull’inchiesta.
«Eh sì: è chiaro che c’è stato un filtro nelle segnalazioni che dal basso arrivavano ai vertici dell’indagine. Della Valle ha un elemento pesante in più per chiedere chiarezza ad Auricchio, ora. Le telefonate erano tutt’altro che sparite: erano state ascoltate, brogliacciate e valutate».

Dal punto di vista tecnico cosa doveva succedere e non è successo?
«Abbiamo verificato che le telefonate da noi scoperte ad aprile 2010, ritenute importanti da Palazzi, erano state segnalate dai “magnifici 12”, i verbali di ascolto erano firmati dai vari Di Laroni, Ziino, Nardone etc.: è mancato l’ordine di trascrizione alla polizia giudiziaria, che avrebbe portato alla trasmissione ai pm, con inserimento nelle informative, come accaduto per le telefonate di Moggi, Giraudo, Della Valle, Lotito, Carraro, Bergamo... Qualcuno a livello superiore dei sottufficiali di via In Selci non le ha fatte trascrivere».

Sarebbero finite nelle informative di aprile e novembre 2005, ossia il corpus dell’indagine sportiva del 2006.
«Sì. E sarebbero arrivate in Figc nelle mani di Borrelli in tempo per il processo sportivo che ha affossato la Juve, lambito il Milan, toccato pesantemente Fiorentina e Lazio».

Cosa sarebbe successo se avessimo avuto anche le telefonate di Facchetti, Moratti etc. nei faldoni trasmessi?
«Un processo sportivo, ma anche penale profondamente diverso, se ne è lamentato anche Palazzi nella sua relazione: parlavano di associazione esclusiva, ecco la prova provata che non era così».

In sede penale che accadrà?
«Il 27 settembre nella mia arringa voglio andare a fondo di questa storia. Lo stop su alcune telefonate e il via libera su altre è incredibile. Chiederò ufficialmente che si apra un’indagine: ci devono spiegare cosa è successo. E chiederemo all’autorità giudiziaria competente di verificare se in tutto questo siano ravvisabili fatto reato e in caso affermativo accertarne le responsabilità».

Il pm Beatrice dice che non conosceva tutte le telefonate. Narducci si espose col «piaccia o non piaccia» nell’ottobre 2008.
«Se non sono state fatte le trascrizioni, che i pm potessero ignorare ci sta. Funziona così. Se lo dovrebbero chiedere pure loro, però, il perché di certe trascuratezze ».

Che reazioni s’aspetta, ora?
«Credo proprio che a Della Valle e alla Juventus interessi vedere che ad analoga segnalazione d’interesse investigativo, sono seguiti percorsi assai diversi: chi è sotto processo, chi ha beccato squalifiche e danni, chi ha avuto titoli etc. E ricordiamo che non c’è solo l’Inter: è segnalato Governato che telefonava per il Brescia che chiede milioni di danni, il Chievo e scopriremo anche gli altri, contateci. Andiamo fino in fondo nella nostra controindagine: l’estate è lunga. Ma mi lasci dire un’altra cosa. Credo che sapere tutto debba interessare anche quella Federazione che viveva quasi con fastidio il fatto che sia stata la difesa di Moggi a portare alla luce il tutto. Mi auguro che non ci si accusi di voler investigare troppo. Certo, anche questa scoperta arriva come un macigno scagliato contro la decisione di non cancellare l’assegnazione di quel titolo all’Inter».

Documento in versione "pdf" da diffondere




lunedì 25 luglio 2011

I titoli di "Tuttosport": quando la fantasia va al potere...

Immagine "catturata" dal sito alle ore 18.30



domenica 24 luglio 2011

Le promesse della vecchia e della nuova Juventus


"Le ultime due stagioni vanno dimenticate, o meglio vanno tenute presente per non incorrere di nuovo in determinati errori". Dalla lontana Philadelphia Gianluigi Buffon svela uno dei comandamenti della Juventus di Antonio Conte.
Al portiere e ad Alessandro Del Piero il nuovo tecnico chiede un importante contributo alla causa bianconera, così come aveva ammesso in quel di Bardonecchia qualche giorno addietro: "Con loro sono molto severo sotto tutti i punti di vista. Sono stati compagni di mille battaglie. Adesso ho bisogno che mi diano un grande aiuto. E lo avrò, ne sono certo. Parliamo di gente, come Pirlo, che ha carisma e sa come si vince. Devono prendersi delle responsabilità e lo faranno".

Volendo fare i pessimisti, o comunque cercando di non abbandonarsi con troppa facilità all’ottimismo, verrebbe da dire che si tratta di buoni propositi già letti o sentiti nel passato. Quello recente, naturalmente, fatto di acquisti milionari e condito da promesse poi non mantenute sul campo.

"La mia intenzione, l’intenzione comunque dei ragazzi, è quella che la Juve non vuole e non vorrà perdere nessuna partita: che siano partite di Champions, di campionato, ma che siano anche le semplici amichevoli. Questo rientra nel DNA di questa squadra". Così parlò Ciro Ferrara all’alba del mese di luglio del 2009, quando - con un microfono in mano - spiegò ai giornalisti e agli spettatori riuniti dentro i capannoni delle "Officine Grandi Riparazioni" di Torino con quali motivazioni avrebbe guidato la sua truppa nell’anno della rivoluzione bianconera. La Vecchia Signora, stanca per il fatto di non riuscire più a vincere, sembrava ormai prossima (e pronta) a riprendere la strada del successo interrotta bruscamente nel 2006.

L’occasione propizia per svelare piani e progetti societari fu rappresentata dalla presentazione delle maglie per la stagione 2009-10, dove la curiosità generale venne catturata dalla seconda, quella color grigio. Acciaio, per la precisione. Erano state le parole pronunciate dall’Avvocato Agnelli prima della finale di Champions League disputata a Roma dai bianconeri contro l’Ajax (22 maggio 1996) a suggerire la scelta originale ad opera degli addetti della Nike: "Se loro sono una squadra di pittori fiamminghi, noi saremo undici piemontesi tosti". Duri, quindi, come l’acciaio.

Così come lo erano state le certezze di Jean Claude Blanc, snocciolate attraverso numeri e conti, quelli che poi avrebbe ereditato Andrea Agnelli. Un’altra botta pesante alle casse bianconere l’avrebbe assestata l’acquisto di Felipe Melo, che si sarebbe concretizzato di lì a poco. Il tutto mentre Andrea Pirlo (oggi a Torino) sembrava in procinto di passare al Chelsea di Carlo Ancelotti, con i rossoneri che individuarono in Gaetano D’Agostino, oggetto dei desideri di Madama, uno dei suoi naturali (e possibili) sostituti.

A distanza di un anno, con interpreti diversi ed un calciomercato vissuto su ritmi più bassi rispetto al precedente, costellato di diversi movimenti in entrata ed in uscita ma senza che ancora si fosse concretizzata qualche trattativa con calciatori importanti, la musica fu più o meno la stessa. Il ruolo del direttore d’orchestra, questa volta, venne ricoperto da Luigi Del Neri (10 luglio 2010): "Non ci è precluso nulla, abbiamo tutti i mezzi per inseguire gli obiettivi anche se poi alla fine vince una sola squadra"; "Sono per il fare più che per il parlare"; "Il passato non mi interessa".

Qualche timore per il ripetersi di una stagione quantomeno difficile è riemerso al termine dell’amichevole disputata fra Juventus e Sporting Lisbona, frutto - ovviamente - delle ricorrenti delusioni subite in casa bianconera.
Le attenuanti per gli uomini di Conte erano (e sono) moltissime: ciò non basta, però, per soddisfare le attese di chi si aspettava, già alla data odierna, di assistere ad una decisa inversione di tendenza rispetto alle ultime annate. Questo vale tanto per quanto accade sul campo di gioco che per ciò che si sviluppa sui tavoli del calciomercato.

Dove si continuano a rincorrere voci di possibili acquisti nel reparto offensivo e sulla fascia sinistra della linea mediana, mentre sulla difesa si registrano ancora poche indiscrezioni. A parlare, come sempre, saranno i fatti. E i numeri: quelli dicono che nei due precedenti campionati di serie A la Juventus ha subito la bellezza di 103 reti, delle quali soltanto 7 sono arrivate direttamente da calci di rigore.

Per ora non rimane che attendere l’evolversi degli eventi, (ri)ascoltando le parole pronunciate quasi due settimane orsono da Conte: "Ai miei lo dico sempre: non dobbiamo pensare a quello che eravamo, ma a quello che la Juve deve essere. Sempre".
Speriamo le abbiano sentite tutti, ma proprio tutti, in casa bianconera.

Articolo pubblicato su Tutto Juve.com


Due video: il primo riguarda la presentazione delle maglie per la stagione 2009-10



Il secondo, è un omaggio ad Alessandro Del Piero, per la rete (straordinaria, ormai è diventato un classico) realizzata contro lo Sporting Lisbona

sabato 23 luglio 2011

Benvenuto, Arturo



domenica 17 luglio 2011

Andrea Agnelli e la settimana decisiva per la Juventus


Dai primi test della Juventus targata Antonio Conte sono subito emersi i piedi fatati di Andrea Pirlo e la mano del nuovo allenatore. Nel cuore della linea mediana, ora, la Vecchia Signora ha finalmente inserito il giocatore che le sarebbe servito da anni. Ripensando all’ingente esborso economico per l’acquisto di Felipe Melo, a cui venne chiesto di svolgere le stesse mansioni demandate adesso all’ex rossonero, appare evidente come alcuni settimi posti in classifica collezionati da Madama non sono stati soltanto frutto del destino avverso, ma anche - e soprattutto - di scelte sbagliate sin dal momento del loro concepimento, quando dalle idee di mercato si è passati al "progetto". Per poi finire, inevitabilmente, al "fallimento".

Amichevoli estive come quelle disputate dalla Juventus in questi giorni non possono che lasciare in eredità piccoli spunti di discussione, riservando alle positive impressioni raccolte da Conte ("la disponibilità dei ragazzi è totale") lo stimolo per continuare a lavorare sulla strada appena tracciata. Al resto dovrà pensare il club, immettendo nuovi calciatori di caratura internazionale nella rosa bianconera per evitare di trovarsi di fronte ancora sei squadre al termine del prossimo campionato. In questo senso il nuovo tecnico ha recentemente (e giustamente) messo le mani avanti: "Un grande allenatore lo fa sempre la grande società. Oltre ai grandi giocatori, naturalmente: i protagonisti assoluti sono sempre loro, non si è mai un buon generale se non hai grandi soldati".

Alla ricerca dello "spirito Juve" perso da anni, per ora il popolo di fede bianconera che ha invaso Bardonecchia, acquistato abbonamenti a grappoli per seguire la squadra nel nuovo stadio e che anima il web, si stringe intorno alla voglia di vincere di Conte, sperando si tratti dello specchio fedele dell’intenzione di tornare ai vertici del calcio della società nella stagione dell’ennesima rivoluzione. Quella che, a detta degli interpreti sul campo, dovrà necessariamente essere diversa dalle altre. Così come ha recentemente sostenuto Chiellini: "Stagioni anonime come le ultime due, non voglio riviverle". In realtà, correggendo il tiro delle dichiarazioni del centrale difensivo e considerando che "alla Juventus vincere non è importante, è l’unica cosa che conta", l’anonimato dura da molto più tempo.

All’arrivo di ogni week end, in questo periodo, si finisce sempre - in chiave mercato - per "etichettare" la settimana che verrà col nome di un calciatore, annunciando (salvo poi posticiparli in un secondo momento) blitz improvvisi da parte della dirigenza bianconera per chiudere trattative importanti. E’ stato così sia per Aguero che per (Giuseppe) Rossi. La prossima, piaccia o non piaccia, inizierà invece con un avvenimento "certo" che produrrà effetti "certificabili": il Consiglio Federale della FIGC si esprimerà domani in merito all’eventuale revoca dello scudetto assegnato nel 2006 all’Inter. Se la linea della mancanza di competenza (certificata da tempo) dovesse essere confermata, starà alla Juventus muovere i passi successivi per evitare che siano altri, e non lei stessa, a mettere la parola "fine" a questa storia.

A farlo capire a chiare lettere (comparse sul sito ufficiale del club) è stato Andrea Agnelli: "Ribadisco che ogni azione legale sarà esperita a tutela della Juventus, se l’ordinamento sportivo dimostrerà di non essere in grado di garantire ai suoi membri pari dignità ed eguale trattamento".
Se le azioni dovessero seguire le intenzioni dichiarate, per Madama si tratterebbe di un cambio di atteggiamento epocale, che le farebbe prendere le distanze dagli errori e dai segnali di debolezza più volte mostrati in passato.

Il prossimo fine settembre lascerà definitivamente Torino monsieur Blanc, colui il quale affermava di stare "dalla parte dei giocatori che sentono di aver vinto 29 scudetti e non 27", parlava di "terza stella" per poi andare puntualmente in crisi alle prime domande sull’argomento poste da un qualsiasi giornalista. E per un John Elkann che liquidava la questione con un laconico "noi sappiamo quelli che abbiamo vinto", c’era sempre Cobolli Gigli, abile a dividere e suddividere i tifosi juventini in più categorie e a fare i conti in tasca al popolo bianconero ("Non esistono affatto i retroscena che mettono in giro sul nostro conto, ma che ci volete fare: la Juve ha 13 milioni di tifosi solo in Italia e tra loro esistono tifosi di serie A, B e C. Chiaro che io vorrei fossero tutti di serie A, ma non è possibile" - 27 marzo 2008) .

Tra calciomercato e carte bollate, onestà e prescrizione, illeciti strutturali e reali, la settimana che sta per iniziare vedrà Madama protagonista in più campi. Non c’è soltanto un futuro da costruire, ma anche un passato da riscrivere. Unendoli entrambi, la storia della Vecchia Signora potrebbe ufficialmente ricominciare. Il "buco vuoto" (di successi e significati) iniziato dal 2006 non potrà - comunque - più essere riempito; viceversa, il riconoscimento delle ultime vittorie ottenute sul campo dalla Juventus potrà consentire di rendere il giusto merito ad un team lavorativo con pochi eguali nel calcio. Un gruppo creato da Umberto Agnelli.
Che di Andrea, l’attuale Presidente, era il padre.

Articolo pubblicato su Tutto Juve.com

giovedì 14 luglio 2011

Adesso Andrea faccia spazio ad Agnelli


Contattato telefonicamente negli U.S.A, dove sta per prendere parte ai lavori del Global Sports Summit, il Presidente Andrea Agnelli ha così commentato: «La Fiorentina e i suoi principali azionisti hanno correttamente sottolineato la disparità di trattamento subita da alcune società calcistiche nel 2006. Una disparità che rischia di perpetuarsi se le indiscrezioni di questi giorni dovessero essere confermate da Consiglio Federale di lunedì 18.

Il dialogo tra gli attori principali del mondo del calcio è certamente auspicabile, ma le condizioni di parità tra questi soggetti devono ancora essere garantite, anzi ristabilite, dopo 5 anni di doppiopesismo.

Ribadisco che ogni azione legale sarà esperita a tutela della Juventus, se l'ordinamento sportivo dimostrerà di non essere in grado di garantire ai suoi membri pari dignità ed eguale trattamento. Questo non è il tempo della burocrazia, questo è il momento della sostanza. Il dialogo potrà stabilirsi solamente quando queste condizioni saranno garantite.

Qui non è in gioco l'onorabilità delle persone, che in taluni casi non sono in condizione di argomentare, qui è in gioco la credibilità del sistema»

Fonte: Juventus.com

Vergogna!


Finalmente, anche Palazzi è stato costretto a smascherare i cartonati. La relazione del Procuratore è stata giudicata molto dura, da chi non ha voluto seguire gli eventi del processo di Napoli; tuttavia, la stessa relazione manca ancora di qualche passaggio fondamentale. Come ad esempio la parte conclusiva della telefonata del 25/11/2004 tra Mazzei e il presidente dell’inter, in cui si sente quest’ultimo suggerire come “taroccare” una griglia arbitrale. E non c’è dubbio che un simile dialogo avrebbe ancora di più aggravato la posizione dell’inter. Tutti quelli che considerano l’onestà intellettuale un inutile accessorio, hanno mostrato, nell’occasione, imbarazzo e finto stupore, come se le telefonate non fossero note da oltre un anno. E hanno posto l’ipocrita domanda sul perché e come, queste telefonate fossero scomparse. Domanda che offende prima loro e poi quelli che hanno il coraggio di ascoltarli o leggerli.
Noi di “Organizziamoci!” vogliamo però, soddisfare la loro “ingenua” curiosità. E lo facciamo riproponendo fatti (non opinioni) che danno soddisfazione ai loro perché. Inoltre lo facciamo continuando nell’opera di denuncia pubblica della circostanza più vergognosa: per quanto si trattasse di fatti ben noti a tutti, i media hanno deciso comunque di ignorarli.

Il 16 maggio 2006, Guido Rossi, uomo dei poteri forti ma quel che più conta ex dirigente dell’inter, fu nominato commissario della FIGC. E la sua investitura fu salutata dalla gazzetta dello sport con un eloquente titolo: AL POTERE UN VERO TIFOSO INTERISTA CHE EVITA IL CAFFÈ AL BAR BIANCONERO.
Tra i primi atti del nuovo commissario vi fu la nomina a suo vice e sub commissario dì Paolo Nicoletti. Al riguardo vi fu un’interrogazione al Ministro dello Sport da parte della Senatrice Maria Burani Procaccini, per i rapporti tra il Nicoletti e la Saras di proprietà della famiglia Moratti. E’ forse superfluo dire che non vi fu alcuna risposta.Nel frattempo a capo dell’ufficio indagini veniva ciamato Francesco Saverio Borrelli. Come suo vice fu scelto un altro fedelissimo: Marco Stefanini ex capo dell’ufficio legale dello Spezia Calcio (proprietà Moratti) all’epoca della presidenza di Ernesto Paolillo( diventato proprio nel 2006 Direttore generale dell’inter). Altro stretto collaboratore di Borrelli fu Federico D’Andrea, passato, dopo calciopoli alla Telecom con Guido Rossi ,quando questi lasciò la Figc.

La sola composizione di una “squadra di valenti professionisti”, così nettamente orientati, è sufficiente a chiarire il motivo per cui le telefonate dell’inter furono occultate. E Borrelli rappresentava la classica foglia di fico dietro cui nascondere le vergogne.Vediamo, quindi, in che maniera spudorata fu realizzata la “pulizia etnica” applicata al calcio.

Il 18 maggio 2006, una settimana prima che Borrelli si recasse a Napoli, la Procura partenopea ricevette la visita di Rossi e Nicoletti. Tale incontro fu commentato pubblicamente da Lepore, Procuratore capo napoletano (lo stesso che avrebbe, poi, fatto pressioni sulla Casoria per farla rinunciare), con la seguente dichiarazione: “nell'incontro tra i magistrati che conducono l'inchiesta sul calcio italiano e, il commissario della Figc, Guido Rossi, si sono stabilite, fra l'altro, le modalità di trasmissione, nel rispetto delle previsioni di legge, di copie degli atti d’indagine relativi a tesserati della Federcalcio e rilevanti ai fini della giustizia sportiva".Pertanto, le telefonate “importanti”ai fini delle indagini sportive, già “opportunamente” scremate da Auricchio e la sua “magnifica” squadra, furono in concreto, selezionate da Rossi, Nicoletti e i PM che avevano tutto l’interesse di isolare la posizione di Moggi, unico oggetto della loro indagine.

Ecco come sono state, occultatele le telefonate dei “prescritti”

Proseguiamo comunque nell’elencazione dei fatti al fine di fugare i dubbi anche ai più scettici.
Dunque, il 26 maggio 2006 Borrelli si reca a Napoli solo per ritirare la torta confezionata una settimana prima da Rossi, Nicoletti e i PM. Borrelli però, si rende conto che qualcosa non va e pur reggendo il gioco di chi l’aveva nominato (cosa, che non gli fa certo onore) non può esimersi dal concludere la sua frettolosa inchiesta con un eloquente avvertimento: “Resta da ripetere che le indagini dovranno proseguire, la vastità del contesto, l’unicità di questo che è il più grande scandalo del calcio, il numero davvero ampio di società e di soggetti coinvolti, i plurimi filoni indagativi che sin da ora emergono e che viepiù emergeranno nel prosieguo, non permettono di ritenere conclusa l'opera d’individuazione delle responsabilità".

Il Magistrato comunque non si ferma alla sola frase della sua relazione. Infatti, durante un’audizione innanzi alla 2° Commissione di Giustizia del Senato, tenuta il 14 settembre 2006, ad una domanda specifica sul comportamento della Procura di Napoli, Borrelli dichiara testualmente: Non sono in grado di dare molte spiegazioni. Certo, non possiamo fare a meno di constatare che a Napoli e` successo qualcosa di strano, e dire strano e` dire poco. Aggiungendo poco dopo: C’e` stata forse una fase, che ha preceduto la mia gita a Napoli, un po’ fluida di contatti tra il vice commissario Nicoletti e la procura di Napoli.
Chiusi i processi sportivi, sono occorsi oltre tre anni per dare inizio al processo penale dove Moggi e altri, devono rispondere di accuse gravissime. Il procedimento osteggiato in tutti i modi dalla Procura napoletana, ha registrato, caso unico nella giustizia italiana, ben tre richieste di ricusazione del giudice(tutte respinte) . Durante il dibattimento abbiamo assistito a udienze ridicole e paradossali nel loro insieme, perché i migliori testi della difesa sono stati quelli dell’accusa. Abbiamo ascoltato Auricchio che, incalzato dalle difese, a proposito delle telefonate “scomparse”, e fatte riemergere grazie a Moggi, ha dovuto ammettere che qualcosa era, forse, “ sfuggito”. Contemporaneamente , Narducci durante un’udienza del processo con rito abbreviato chiesto improvvidamente da Giraudo pronunciava la famosa frase:” piaccia o non piaccia non vi sono telefonate dell’inter”. Inoltre, abbiamo anche dovuto sopportare, il 27 maggio 2010, quella che gli stessi media, loro amici, hanno definito “comparsata pubblica poco opportuna” e che, nel corso di una presentazione di un libro ha visto protagonisti : Narducci , Auricchio, Piccioni (gazzetta) e Moratti, quando questi era ancora un teste al processo di Napoli.
Questi sono fatti e non opinioni di tifosi frustati. E noi di “Organizziamoci!” siamo sicuri che siano più che sufficienti a spiegare i perché e i come. Fatti, peraltro riproposti costantemente solo dai siti bianconeri.

La verità e una sola: si doveva distruggere la Juve a tutti i costi, e contemporaneamente favorire chi anche imbrogliando non riusciva a vincere.

A distanza di cinque anni, chi ha disatteso i doveri professionali, ignorando queste circostanze, ed ha contribuito fattivamente alla distruzione di una storia gloriosa, si permette anche di prenderci in giro ponendo delle stupide e retoriche domande.Inoltre, anche di fronte alle evidenze denunciate da Palazzi i media, se si esclude qualche banale e blanda frase di circostanza , invece di stigmatizzare con decisione i comportamenti illeciti dell’inter, hanno preferito spostare l’attenzione sulle minacce di risarcimento danni (quali?) messe in atto da Moratti e su quelle di un’eventuale, vergognosa, marcia di protesta dei tifosi prescritti per difendere il furto di uno scudetto mai vinto.
Tutto ciò mentre assistiamo ad un indecente balletto sulle responsabilità, tra Procura, inquirenti e FIGC. In ogni caso non temiamo di essere smentiti se affermiamo con forza che: Non è certo la Juventus ad essersi avvalsa reiteratamente della prescrizione in sede sportiva. Anche grazie ad un clima compiacente e utilizzando la ciambella di salvataggio prontamente lanciata da gran parte della stampa e da alcuni rappresentanti delle istituzioni calcistiche, come sta capitando anche in occasione della revoca dello scudetto di cartone (vero Tavecchio?)
La misura oramai è colma e noi di “Organizziamoci!”, abbiamo una sola parola per definire tutto questo: VERGOGNA!

Noi juventini non siamo più disposti a subire e farci prendere per i fondelli.

A partire dalla revoca dello scudetto di “cartone” vogliamo: GIUSTIZIA!

Lo sappiano questi signori, FIGC in testa, la quale non trova di meglio che radiare Moggi.Come se il tempo fosse fermo al 2006.
Alla luce di tutto questo, "Organizziamoci" chiede anche allo Juventus club parlamento di dimostrare con i fatti l'attaccamento ai colori bianconeri, facendosi promotore presso il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega allo sport delle seguenti richieste:
Commissariamento della Figc e dei rispettivi organi di giustizia sportiva, essendo, alla luce dei fatti emersi, tali organismi esautorati di qualsiasi parvenza di credibilità, nonché incapaci di dare risposte adeguate
Apertura di un'inchiesta parlamentare per accertare le responsabilità di chi ha condotto le inchieste dello scandalo calcio 2006 in modo vergognoso, parziale ed approssimativo, rispondendo al quesito che milioni di sportivi si pongono da 5 anni a questa parte: chi controlla i controllori?

Noi di “Organizziamoci!” che siamo liberi da qualsiasi condizionamento, abbiamo compreso, provandolo sulla nostra pelle, che comportarsi da persone per bene non paga. E, nel caso non sia fatta giustizia, trincerandosi dietro a cavilli giuridici, ne trarremo le debite conclusioni, non esitando a comportarci esattamente come chi ha perpetrato questo scempio.
Ai comportamenti palesemente disonesti, non si può certo rispondere con il fioretto.


Progetto "Organizziamoci" Juvenews.net



domenica 10 luglio 2011

La Juventus e la settimana dei Rossi

Verso la fine dello scorso gennaio Massimo Moratti, alla luce delle dichiarazioni di Andrea Agnelli in merito alle polemiche legate al terremoto calcistico del 2006 ("Questo argomento mi annoia. Hanno chiesto tempo e ne hanno avuto molto. Ora mi aspetto delle risposte riguardo al nostro esposto. Posso dire solo questo"), definì il Presidente bianconero "Giovin Signore", dispiacendosi di averlo annoiato con le proprie parole.

Trascorsi cinque mesi e qualche spicciolo di giorni, e dopo aver letto i punti più scottanti delle 72 pagine della relazione scritta dal procuratore federale Stefano Palazzi, ora può stare tranquillo: quel pericolo non esiste più. Anzi: alle sue parole, adesso, l’uomo che guida la Vecchia Signora presterà ancora più attenzione di quanto non abbia (già) fatto nel passato.
Se sul rettangolo di gioco il divario tecnico tra i club appare ancora evidente (con due settimi posti consecutivi alle spalle per i torinesi c’è poco da sorridere e molto da lavorare), fuori da quell’ambito Madama ha iniziato a far sentire forte la propria voce.

Questa, per la Juventus, doveva essere la settimana decisiva per effettuare un blitz a Madrid con l’obiettivo di catturare l’argentino Aguero: col trascorrere delle giornate si è trasformata in quella dei Rossi. Guido e Giuseppe.

Il primo, nominato commissario straordinario della FIGC nel mese di maggio del 2006, è tornato alle luci della ribalta dopo la pubblicazione dell’opera di Palazzi, dove è stato richiesto all’Inter di togliere lo smoking bianco dell’onestà ed è stata girata alla prossima riunione del consiglio federale (prevista per il 18 luglio) la patata bollente della decisione definitiva sulla revoca dello scudetto attribuito ai nerazzurri "in segreteria". Nel 2006, ai tempi di Guido Rossi.

L’altro Rossi, Giuseppe, è stato accostato con sempre maggiore insistenza alla Vecchia Signora proprio nei momenti in cui l’incendio delle polemiche bianconerazzurre era ormai divampato ovunque. Giuseppe Marotta ha confermato l’approccio verso il giocatore, allargando - però - il campo degli interessamenti ad una platea più vasta di calciatori tenuti sotto osservazione e controllo. Nel frattempo si continua a vociferare di un viaggio in Spagna dei dirigenti juventini previsto per la prossima settimana (stavolta a Villarreal) per chiudere la pratica relativa all’attaccante di qualità da consegnare ad Antonio Conte.

A partire dallo scorso giovedì Madama ha dato il via alla preparazione estiva a Bardonecchia: la prima rete messa a segno nella partitella in famiglia a fine seduta porta la firma - manco a dirlo - di Del Piero.
Così come era nelle previsioni, l’affluenza dei tifosi è sensibilmente aumentata con l’avvicinarsi del week end: tra un passato da riscrivere, un presente incerto ed un futuro pieno di aspettative, l’amore dei sostenitori verso la loro Vecchia Signora è l’unica certezza che regna intorno al mondo bianconero.

Poco più di un anno fa, domenica 11 luglio 2010, Madama affrontò nel primo test dall’inizio del ritiro estivo di Pinzolo la Rappresentativa del Trentino: terminò 6-0 per gli uomini di Del Neri, i protagonisti principali furono Trezeguet (autore di una doppietta) e il brasiliano Diego, per il quale - dopo una stagione in bianconero alle spalle - si discuteva ancora del dualismo sul rettangolo di gioco con Del Piero. Soltanto un nubifragio, abbattutosi al trentesimo minuto della ripresa, costrinse i seimila spettatori presenti sugli spalti ad abbandonare le tribune, in concomitanza con la sospensione della gara.

La punta sognata e agognata per il reparto offensivo, in quei momenti, era Edin Dzeko, bosniaco in forza (allora) al Wolfsburg per il quale Marotta doveva fronteggiare due ostacoli: l’imprevista (e improvvisa) riduzione dei giocatori extracomunitari tesserabili per i club italiani (passati da due a uno) e l’interessamento per l’attaccante da parte del Manchester City guidato da Roberto Mancini ed il Chelsea di Carlo Ancelotti (che, nel frattempo, sognava anche Fernando Torres). Per superare l’offerta delle società straniere c’era un’unica strada: sfoltire la rosa per reperire i fondi indispensabili per sbloccare la trattativa, cominciando proprio dalla cessione di Diego per poi continuare con quelle di Sissoko e Felipe Melo.
La storia, ormai nota, racconta che nel successivo mese di gennaio del 2011 Dzeko andò effettivamente ai "Citizens" e Torres raggiunse i "Blues".

Tornando alla stretta attualità, la maglia numero 21 della Juventus, vedova di Zidane, finalmente ritrova un padrone dai piedi nobili, quell’Andrea Pirlo di cui tutti - compagni e sostenitori bianconeri - hanno apprezzato subito le qualità. Amauri viene incitato ad andarsene da Torino dai tifosi presenti a Bardonecchia, mentre Iaquinta inaugura la stagione degli infortuni e Conte viene coccolato da chi - per mesi - ha richiesto il suo arrivo sulla panchina di Madama.

Nell’attesa che il mercato consegni al nuovo allenatore altra benzina da mettere nel motore Juventus, non resta che fare gli auguri di buon compleanno a Luciano Moggi, il Direttore.
Con un invito: quello di continuare a lottare e non mollare. Mai.

Articolo pubblicato su Tutto Juve.com


venerdì 8 luglio 2011

Riscritta Calciopoli: grazie a tutti!!!


Questo pezzo non è scritto da me, ma è opera di Stefano Discreti, che ringrazio per la citazione.
Oltre al fatto di non essersi dimenticato, tra i tanti fratelli bianconeri, di Valerio Fregoni e Daniela Civico


Articolo pubblicato su Tutto Juve.com


Lunedì tardo pomeriggio, squilla il cellulare. Leggo il nome sul display: è l’amico Giampiero Mughini.
Rispondo con piacere e un po’ che non ci si sente. Gli chiedo subito come sta ma stavolta Giampiero non mi da nemmeno il tempo di parlare. E’ indignato, arrabbiato come mai prima l’ho sentito, nemmeno quando a Controcampo, nella serata in cui io ho fatto il mio esordio in diretta tv nazionale, ha lasciato in anticipo lo studio.
“Stefano, hai letto le motivazioni di Palazzi?”
Devo ammettere che in quel momento ero lontano da internet, senza nessuna radio o tv nella vicinanza e quindi non ero ancora a conoscenza della relazione anche perché poi avevo da poco terminato una telefonata con il Mister Antonio Conte, con il quale avevo discusso di tutt’altra materia.
Cerco di capire, Giampiero mi spiega minuziosamente la cosa nonostante la sua rabbia. Lo saluto ed al primo internet point mi fermo per leggere con i miei occhi l’intera relazione.

Un senso di indignazione mi assale misto ad impotenza.
Ma anche un moto d’orgoglio: ce l’abbiamo fatta. Ebbene si.
Per 5 lunghi anni, noi semplici tifosi ci siamo trasformati in difensori della Juventus diventando tutti piccoli avvocati, Giornalisti con la "G" maiuscola e ricercatori della verità.
Ci guardavano come degli alieni, come dei tossici o degli ubriachi.
Ci hanno dato degli illusi, dei talebani. Ci hanno etichettato come squadristi e barboni.

Ci hanno cantato contro "vinciamo senza rubare", come se la Juventus stellare del 2006 avesse bisogno del telefono per vincere sul campo.
Bisogna ammettere però che senza Luciano Moggi e il suo pool difensivo non ce l’avremmo mai fatta. Senza la sua voglia di lottare e di non mollare mai, tutte le nostre battaglie sarebbero state inutili. Calciopoli sarebbe morta e sepolta dal 2006 e la storia della Juventus macchiata per sempre senza possibilità di appello.
Ho imparato a conoscere a fondo Big Luciano in questi anni di amicizia vera. E mi sono reso conto di quanto è stato importante per lui sentire l'affetto del popolo bianconero. Più gli manifestavano solidarietà e più gli veniva voglia di giustizia e rivalsa.

Se gli juventini avessero abboccato alla teoria "Juve distrutta per colpa di Moggi", probabilmente anche lui si sarebbe arreso subito ed avrebbe smesso di lottare nel 2006.
L'apporto di tutti i tifosi bianconeri è stato determinante.
Voglio allora provare a ringraziare tutti coloro che ho avuto al mio fianco in questo lungo viaggio di ricerca della verità.
Penso ai mie compagni della Combriccola Romana di Tutti pazzi per la Juve e al fan club della nostra trasmissione, agli altri juventini di Roma del "mai un passo indietro" Massimo Zampini, Nicola De Bonis, Marco Venditti, Antonello Angelini, Emilio Targia e Giuseppe Pollicelli.

Come dimenticare poi gli amici di Juvenews.net, Juvemania.it, CanaleJuve.it, Juworld.net, Magazinebianconero.com e tutti i frequentatori del mio blog e della mia pagina ufficiale su Facebook.
Penso a tutti gli utenti di tifosibianconeri.com (ex j1897), vecchiasignora.com e degli altri forum juventini con i quali ho discusso per giorni, mesi, anni in centinaia di topic differenti.
Onore all’Associazione Nazionale Amici della Juventus del Professor Paolo Bertinetti, a GiulemanidallaJuve, agli indomabili gladiatori di Ju29ro.com, a Renato La Monica, Anna Capogrosso, Salvatore Cozzolino, Alberto Rossetto, Riccardo Gambelli, Antonio La Rosa, Mirko Nicolino, Antonio Corsa, Roberto Buonfiglio, Enzo Ricchiuti, Anna di Orgoglio Gobbo, Massimo Pavan, Carlo Tecce, Vittorio Salvadori, Alvise Cagnazzo, Thomas Bertacchini, Sergio Colautti, Francesco De Felice.

Grazie anche a Gianluca Savoini, Cristian Rocca, Luca Beatrice, Gigi Moncalvo, Giancarla Tenivella, Andrea Bonino, Claudio Zuliani, Cesare Pompilio, Marcello Chirico e Piero Ostellino che come Giampiero non hanno mai avuto paura a trattare pubblicamente in maniera obiettiva questo scomodo argomento.
Ma grazie anche ai giornalisti non juventini che si sono documentati sulle carte vere e non sui tabellini della Gazzetta dello Sport. Mi vengono in mente alcuni nomi in tal senso: Oliviero Beha, Luigi Colombo, Daniele Capezzone e Alvaro Moretti.
Ultimi ma non per questo meno importanti i nomi di Antonello Oggiano, Emilio Cambiaghi, Mario Pasta e Mario Sironi che per difendere la Juve hanno deciso addirittura di scrivere un libro.

Nel momento in cui faccio questo “appello” la paura di dimenticare qualcuno è davvero tanta.
Non sarebbe davvero giusto.
Ringrazio quindi tutti coloro che hanno fatto qualcosa in difesa della Juventus a partire da Maggio 2006. Anche quelli che non conosco personalmente o che non ho mai incrociato nella mia via in questi anni ma che hanno aperto blog o siti anche piccolissimi e con poche visite o che si sono semplicemente battuti al bar, sul posto di lavoro o davanti le edicole in difesa dell’orgoglio bianconero.
E’ stato fondamentale l’apporto di tutti, non esistono scale di merito in questa ricerca di giustizia e di rispetto.
Perché le parole pronunciate l'altro giorno dal Presidente Agnelli sono giuste, i tifosi meritano rispetto e soprattutto la restituzione della dignità sottratta nel 2006.

Quello che però prima o poi qualcuno ci dovrà spiegare è:
perché la Proprietà ha lasciato i tifosi soli per oltre 4 anni in balia degli antijuventini e dei media colpevolisti?
Perché nel 2006 hanno dato il benservito alla Triade senza nemmeno provare ad ascoltare le loro memorie difensive per un solo istante?
Perché gli hanno fatto causa (perdendola) in un processo contro ignoti, che ignoti non erano?
Perché non si sono difesi nel processo sportivo del 2006? Perché hanno ritirato il ricorso al Tar? Perché hanno approvato all’epoca la linea editoriale della Gazzetta dello Sport con la benedizione anche di Boniperti? Perché non hanno mai speso una sola parola in difesa di Luciano Moggi in 5 lunghissimi anni?

Il giorno che Proprietà e Dirigenza spiegheranno a noi tutti questo, rispondendo alle nostre domande beh quel giorno potremo dire di aver ritrovato la vera Juve. Solo ed esclusivamente quel giorno.

Perché noi il rispetto lo chiediamo e pretendiamo da 5 anni e non solo oggi che grazie al meraviglioso lavoro di Prioreschi, Penta, Trofino, Rodella e D’Onofrio sono stati distrutti completamente tutti gli impianti accusatori e sono state rispedite al mittente tutte le accuse contro la Juve dell’epoca.
Senza il dolente popolo juventino e senza “il comandante” Luciano Moggi, l'orgoglio e la storia della Juve sarebbe stata distrutta completamente e la proprietà sarebbe rimasta a guardare senza muovere un solo dito in difesa di oltre 10'000'000 di tifosi sparsi in tutto il mondo.
Perché? Diteci perchè.
Prima o poi toccherà anche a voi, perché come ripeteva Abraham Lincoln:
"Potete ingannare tutti per qualche tempo e alcuni per tutto il tempo, ma non potete ingannare tutti per tutto il tempo"

In loving memory di Valerio Fregoni e Daniela Civico che tanto si sono battuti in difesa dell'orgoglio della Juve in questi anni e che oggi brillano come stelle nel firmamento bianconero.

domenica 3 luglio 2011

Juventus e Aguero: la prossima settimana sarà quella decisiva?


Assegnate le panchine di tutte le squadre di serie A, incluse quelle delle ritardatarie Lecce (Di Francesco) e Inter (Gasperini), adesso la giostra del calciomercato estivo può cominciare a girare a pieno regime. Anche il calendario lo stabilisce: dallo scorso 1° luglio sino al 31 agosto ogni club ha ancora due mesi a disposizione per presentare ai nastri di partenza della prossima stagione squadre il più possibile competitive.

Se per la Juventus di Antonio Conte - vista la mancanza di impegni europei - era già difficile in partenza calcolare il numero esatto di giocatori da arruolare alla causa bianconera, l’attuale esubero di uomini a disposizione non agevola di certo i primi passi dell’avventura del nuovo tecnico. Così come, ovviamente, complica trattative e piani della società sul fronte acquisti.

Il goal messo a segno da Aguero alla Bolivia nel finale della gara d’esordio dell’Argentina in Coppa America, i complimenti ricevuti a mezzo stampa da Lionel Messi e la prospettiva di una vetrina così importante da vivere nelle vesti di protagonista rischiano di risvegliare l’interesse per l’attaccante da parte di quei club europei che, portafogli alla mano, nel caso in cui decidessero di originare un’asta con ogni probabilità supererebbero Madama nella corsa all’acquisto del bomber. L’effetto sarebbe quello di privarla del calciatore individuato come l’elemento sul quale puntare forte per i prossimi anni, tanto in termini di cartellino quanto di ingaggi, immagine e sostanza.

Occorre muoversi, e alla svelta, per evitare sul nascere l’insorgere di ostacoli simili: dopo aver promesso mari, monti e stelle, ritrovarsi con un cerino in mano a spiegare all’immensa platea di sostenitori juventini che "si voleva, ma non si è potuto" per l’ennesima volta, porterebbe ad una inevitabile quanto pesante frattura tra la società bianconera e i suoi tifosi, difficilmente rimarginabile in pochi mesi. A meno che poi, in un modo o nell’altro, non compaia tutto ad un tratto un fuoriclasse di caratura mondiale pronto a trasferirsi sotto la Mole entro il prossimo 31 agosto.

Intervistato ai primi di settembre del 2010 da Marco Ansaldo, inviato de "La Stampa", Giuseppe Marotta rispose punto su punto a domande che, con precisione chirurgica, toccavano i nervi scoperti della prima (e deludente) sessione di calciomercato estivo gestito dalla nuova dirigenza bianconera. E’ superfluo ripercorrere adesso le tappe del difficile percorso attraverso il quale si dovette muovere dodici mesi fa; viceversa, visto che spesso si rimandano gli esiti di una programmazione alle fermate successive, può essere utile rileggere quanto dichiarato in passato, essendo trascorsa ormai una stagione da quei delicati momenti.

In riferimento alle nuove formule d’acquisto di calciatori utilizzati dal club (rate, cambiali, prestiti) e al dubbio sorto allo stesso Ansaldo se queste avrebbero implicato un minor budget da investire successivamente, l’amministratore delegato bianconero rispose: "Prima di tutto non avremo da rifare la squadra: al massimo si cambieranno 3 o 4 giocatori. Secondo: contiamo sui proventi della Champions League che quest’anno mancano. Terzo: non c’è alcun obbligo di riscattare i prestiti. Ci sono tre giocatori, Quagliarella, Pepe e Motta, il cui prestito è oneroso per cui se avranno un rendimento discreto, non dico ottimo, converrà riscattarli. Se non fosse così non avremmo l’obbligo di prenderli. Anche se sono sicuro che faranno bene: sono tutti in Nazionale".

Sull’elevato esborso per strappare Martinez al Catania (12 milioni di euro), Marotta dichiarò: "La Lazio voleva pagarne 15. Inoltre nessuno considera che abbiamo dovuto muoverci prima delle altre per consegnare a Del Neri una squadra pronta a fine luglio, altrimenti in Europa League giocavano i Primavera. Abbiamo superato difficoltà enormi, ci siamo trovati con giocatori da vendere ma con ingaggi alti e che li rendevano poco appetibili. Alla fine abbiamo ottenuto ciò che volevamo".

In merito al mancato arrivo di Dzeko, sogno bianconero di un’intera estate, ammise: "Dzeko è un cruccio anche mio. Era un investimento in linea con la nostra politica però il Wolfsburg non l’ha ceduto a noi né ad altri".

La chiosa finale fu un messaggio indirizzato ai sostenitori juventini: "Un mercato dipende dalle prospettive e dal budget. Noi siamo stati in linea con il nostro e abbiamo rifondato la Juve, comprando anche giovani bravissimi. Ai tifosi perplessi chiedo solo un pò di pazienza perché si possa crescere".

A parte la battuta (scontata e ormai inflazionata) sull’arrivo di Pazienza (Michele, il giocatore) al posto di quella che gli amanti della Vecchia Signora hanno perso da anni, riepilogando i punti salienti di quell’intervista si può focalizzare l’attenzione su alcuni aspetti: si è discusso di un acquisto promesso, promosso, sognato ma mai concretizzato (Dzeko, una stella da far giocare in uno stadio che per ora raccoglie solo quelle del passato); attualmente sono arrivati a Torino tre potenziali nuovi titolari (Pirlo, Lichtsteiner e Ziegler), con un mercato ancora da vivere ed una squadra da completare, visto che al momento sono previsti (almeno) altri tre innesti nell’undici titolare; la Juventus è fuori dall’Europa del calcio, con l’imperativo (più che obiettivo) di centrarlo nella prossima stagione senza poter contare adesso sui suoi proventi; è stato riscattato il cartellino di un giocatore anche senza un rendimento discreto (è il caso di Motta); ci sono ancora calciatori in esubero con stipendi altissimi (una delle eredità lasciate dalla vecchia gestione).

Mancano (quasi) due mesi al 31 agosto, nel calciomercato tutto può cambiare da un giorno all’altro, anche le valutazioni sull’operato della dirigenza. L’importante è non aspettare che arrivi l’ultimo: in una tavola imbastita da tempo, potrebbe non esserci più nulla di buono da mangiare.
E a quel punto sfamare la voglia di tornare a vincere dei tifosi bianconeri diventerebbe impossibile.
Quella, sicuramente, non è andata in prescrizione.

Articolo pubblicato su Tutto Juve.com

venerdì 1 luglio 2011