giovedì 30 agosto 2012

Ditemi che...

Ditemi che quello a cui abbiamo assistito ieri è stato soltanto uno scherzo.

Ditemi che “no, non è possibile, come potevi soltanto immaginare una cosa simile?”.

Ditemi che la (mia) Juventus ha concluso l’acquisto di un grande attaccante la scorsa primavera, che non si è ridotta (nuovamente) alle ultime ore di calciomercato per comprarne uno in fretta e furia, che non si è fatta trovare nuovamente impreparata, che lo presenterà a breve.

Ditemi che la società conosceva fino in fondo il carattere (bizze incluse) di Dimitar Berbatov, e che in realtà non si è (mai) fidata di lui.

Ditemi che il club sta per annunciare l’arrivo di Jovetic.

Ditemi qualcosa, please.

domenica 26 agosto 2012

Finalmente in campo...

Estremamente provato da questa terribile estate, passata a cercare notizie, leggere forum, blog e siti internet per sapere tutto sulla assurda vicenda del calcio scommesse che ha coinvolto Bonucci, Pepe ma soprattutto il nostro Mister Conte, e dopo esser stato più volte davanti all’ex ostello della Gioventù insieme a qualche altro fratello bianconero, per poter almeno far sentire la mia vicinanza, il mio supporto morale ai nostri ragazzi, dopo aver attentamente studiato il codice di giustizia sportiva ed aver esaminato più volte i dispositivi con le sentenze e le relative motivazioni, dopo aver gioito per il proscioglimento di Leonardo e Simone, dopo essermi profondamente arrabbiato per la condanna di Antonio e dopo aver preso coscienza che ci sarà ancora da soffrire per questa incredibile storia, questa sera mi sono seduto davanti alla tv, per seguire la prima partita della Juventus del campionato di Serie A 2012-2013, con un entusiasmo inferiore a quello che solitamente mi riempie il cuore al debutto stagionale della Vecchia Signora. 

Ad aggravare la situazione le ulteriori recentissime dichiarazioni del solito Zeman e del solito Mazzarri che, qualora ce ne fosse bisogno, mi hanno ulteriormente rammentato quale sarà il clima con cui saremo costretti a convivere noi tifosi Juventini anche in questa stagione. Nel momento stesso in cui ho acceso la televisione ho visto, infine, una pioggia torrenziale che sembrava mettere seriamente a rischio la gara. Non riuscivo più a dire niente ma pensavo tra me e me: “ma come può essere possibile ciò? Siamo al 25 agosto!! Fino ad ora abbiamo combattuto con Caronte, Minosse, Caligola e Lucifero…proprio stasera dobbiamo lottare con Beatrice?”. 

Fortunatamente, proprio nel momento in cui pensavo a quale potesse essere la data di un possibile recupero del match, improvvisamente l’acqua smetteva di scendere dal cielo ed il diluvio cessava. Ho tirato un grosso sospiro di sollievo. Anche se l’entusiasmo era inferiore al solito, avevo un grande bisogno di vedere quelle meravigliose maglie bianconere correre per il campo alla ricerca di quella cosa che tutti, con ogni mezzo, vorrebbero impedire loro di raggiungere, la vittoria. 

E tutta la gara è stata una vera rincorsa verso i tre punti, cercati nel primo tempo con un ritmo abbastanza basso e senza grande convinzione, quasi ad insinuare il dubbio che lo slogan della campagna abbonamenti di quest’anno (abbiamo ancora fame) fosse destinato a rimanere solo sui manifesti, ma nella seconda frazione di gioco inseguiti con maggiore ostinazione ed accanimento. 

Eviterei di fare un’analisi critica dettagliata della partita, perché forse è troppo presto per dare giudizi, però vorrei sottolineare alcune certezze. La prima è che il gioco della Juventus è sempre lo stesso fortunatamente, pur senza il nostro condottiero in panchina, sostituito degnamente da Massimo Carrera (anche se senza i salti e le urla da vero tifoso che siamo abituati a vedere in Conte. Alla lunga occorrerà vedere cosa accadrà nei momenti di difficoltà). 

La seconda sono coloro che ci hanno portato alla vittoria dello scudetto numero 30, i vecchi, per così dire, Marchisio, Pirlo, Vidal, Lichtsteiner e così via. Ci sono ancora. La terza sono alcuni dei nuovi, Asamoah, che sembra essere un vero top player per duttilità, capacità tecnica, velocità e personalità, o anche Marrone, che nel ruolo di centrale si sta dimostrando veramente al’altezza della situazione. 

Da rivedere Giovinco, ma ci sarà tempo per lui di rifarsi e per dimostrare di essere abbastanza maturo per la Juventus. L’unica nota negativa, purtroppo, è la conferma dei soliti problemi in attacco. Si sono riviste le difficoltà realizzative che hanno accompagnato Madama per tutta la scorsa stagione e che, senza averle impedito di vincere il campionato, le hanno comunque creato diversi problemi. In Champions questo non ce lo possiamo permettere. 

Infine devo fare i complimenti al Parma, ai suoi giocatori ed all’allenatore Donadoni, i quali hanno stemperato immediatamente le polemiche, relative più che al goal di Pirlo - che dai replay è risultato valido - al rigore del primo tempo, polemiche alle quali in altre occasioni e con altri protagonisti avremmo certamente assistito.

 Questo articolo è di Danny67. Tutti gli altri, li puoi trovare nella sua rubrica Un Bianconero a Roma

sabato 25 agosto 2012

Intervista a Salvatore Lo Presti

Salvatore Lo Presti, storico giornalista sportivo e fondatore del famoso manuale "Annuario del calcio mondiale", ha concesso un'intervista in esclusiva per "Pagina" .
Profondo conoscitore dell’universo juventino, ha risposto a domande inerenti il mondo del pallone a trecentosessanta gradi.

Oggi, sabato 25 agosto 2012, inizia ufficialmente il nuovo campionato di serie A. La squadra favorita per la vittoria finale, leggendo e ascoltando i pareri di molti opinionisti del mondo del pallone, è la Juventus. Concorda anche lei?

Sì, abbastanza, anche se questa tempesta mediatica e giudiziaria che si è abbattuta sul suo vertice tecnico, su Conte, potrebbe avere delle conseguenze negative. Comunque la Juventus, oltre alle bellissime cose fatte lo scorso anno, ha condotto sino a questo momento una campagna acquisti intelligente. Ha comprato ottimi giocatori, tra i quali un piccolo autentico campioncino come Pogba. Aspettiamo tutti, comunque, l’arrivo di un attaccante di caratura internazionale. Nel caso in cui l’evento si dovesse realmente verificare, allora potrebbe difendere il proprio titolo nel ruolo di favorita e dire la sua in Europa.

Mancano ancora pochi giorni alla chiusura della sessione estiva del calciomercato. Immagina si possano ancora verificare movimenti (in entrata o in uscita) in grado di stravolgere gli attuali pronostici? Mi riferisco, ad esempio, all'interesse manifestato da alcune società straniere verso i vari Cavani, De Rossi...

A questo punto penso che non accadrà più nulla di veramente importante. L’Inter, con le ultime mosse (Gargano, Pereira, lo scambio Cassano-Pazzini) dovrebbe aver sistemato bene il suo organico a meno che non ci siano manovre, come la partenza di Maicon, che causerebbero dei “buchi” da dover poi colmare. Comunque sia, mi sembra che disponga di una rosa abbastanza agguerrita per recitare la parte di secondo incomodo. Il Milan, con questa campagna acquisti al risparmio, potrebbe aver perso qualcosa delle sue potenzialità, visto anche le condizioni fisiche di Pato, un giocatore sul quale punta moltissimo ma che manifesta dei nuovi problemi fisici prima ancora di cominciare la stagione. La situazione sembra abbastanza delineata: la Juventus leggermente davanti, con Milan e Inter a inseguire. I nerazzurri ultimamente penso abbiano recuperato qualche cosa nei confronti dei rossoneri.

Altre squadre?

Poi c’è il Napoli, anche se la partenza di Lavezzi è pesante e con Cavani non si sa come andrà a finire. Pare che nell’ultimo incontro tra il giocatore e De Laurentiis non ci sia stato l’accordo, ma neanche la rottura, quindi è molto probabile che l’uruguaiano rimanga. Non credo, come detto, che ci saranno movimenti sensazionali, tranne questa punta che la Juventus ha inseguito da tempo lasciandosi sfilar via gli obiettivi dalla sua vista. Adesso sono rimasti solo Dzeko e Jovetic, che non sono facili da raggiungere.

Restiamo in tema campionato: quali pensa possano essere le sorprese della prossima stagione? Mi potrebbe fare i nomi di un calciatore, di un allenatore o di una squadra a sua scelta?

La sorpresa potrebbe essere la Roma, che ha un po’ rivoluzionato i ranghi. Se Zeman ritorna in serie A all’altezza della sua fama e, soprattutto, dimostra di aver recepito la necessità di fare una squadra che non si esponga pericolosamente ai contropiedi degli avversari (cosa che è riuscito a fare a Pescara nel girone di ritorno), allora potrà realmente essere lei la sorpresa del torneo.

Solo i giallorossi, quindi?

Non vedo altre squadre. L’Udinese lo scorso anno si è comportata benissimo, però è stata depauperata parecchio dalla campagna vendite.

In tema di calciatori, invece, gliene viene in mente qualcuno in particolare?

Direi Destro, tra i giovani interessanti. Poi, anche se non è italiano, Pogba, che nelle prime uscite mi ha veramente impressionato.

A suo modo di vedere, fermo restando l'attuale periodo di squalifica confermato anche dalla Corte di giustizia federale, quanto potrebbe pesare sulla stagione bianconera l'assenza forzata dalla panchina di Conte durante le gare?

Ho notato una grande sintonia tra Conte e Carrera, e tra Conte e i giocatori. Durante la settimana potrà comunque allenare la squadra, non credo mancherà tanto. Potrebbe essere meno pronto quando dalla tribuna dovrà decidere dei cambiamenti nel corso della partita. Però oggi, coi mezzi di comunicazione che ci sono e con l’esperienza dello stesso Carrera, non penso possano incontrare grandi pericoli in questo senso.
Piuttosto sarà importante vedere come andrà finire l’ultimo grado di giudizio e la serenità con la quale il tecnico affronterà la stagione.

Ha avuto modo di ascoltare la recente conferenza stampa indetta dal tecnico bianconero? Che idea si è fatto su quanto gli è accaduto?

L’ho sentita: Conte si è reso protagonista di un’arringa estremamente accorata e sicuramente più efficace di quella che hanno saputo fare i suoi legali nel corso del processo d’appello. Diciamo che grandi novità non ne ha portato, anche perché mancando la possibilità della contrapposizione tra accusatore ed accusato con l’assistenza dei legali non è che si potesse arrivare a più di tanto. Però il fatto che la credibilità di Carobbio sia stata messa in dubbio per la partita Novara-Siena e, invece, sia stata considerata in tutta la sua pienezza quando si parla di AlbinoLeffe-Siena, mi lascia qualche perplessità. Credo che questo sia un punto in cui gli avvocati possano aggrapparsi in vista del terzo grado di giudizio. Qualche speranza credo ce l’abbiano, anche se la motivazione della sentenza è abbastanza dura nei confronti di Conte.

Va bene…

D’altra parte c’è un aspetto che mi aveva lasciato perplesso durante il lavoro degli inquisitori della Procura di Cremona: la fretta con la quale i Pm avevano definito credibile Carobbio, quando ancora non aveva presentato alcun elemento probante. Controprove a quello che dice Carobbio, malgrado quanto dice Palazzi, non ne sono state portate. Ci sono testimoni e prove a favore di Conte. Bisognerà vedere come il Coni valuterà queste incongruenze.

Sulla divisa da gioco della Vecchia Signora adesso compare la scritta "30 sul campo". Nel corso della sua carriera professionale lei ha avuto modo di vivere e raccontare dal vivo molti degli scudetti vinti da Madama. Cosa ne pensa della scelta del club juventino di togliere le due stelle dalla maglia?

Si è trattato di una modo per dimostrare a tutti il proprio dissenso dalla situazione che si è venuta a creare. Evidentemente la Juventus non ha voluto uno scontro frontale con la federazione: avrebbe fatto una brutta figura e perso la battaglia. Così ha voluto fare… quasi una battuta di spirito… ha dato un colpo al cerchio, arruffianandosi i propri tifosi, ed uno alla botte, cercando di non infrangere le regole.
Io avrei trovato un altro modo: avrei messo i profili di tre stelle, riempiendone solo due in argento, come prescrive il regolamento. Sarebbe stato molto ironico, elegante. A quanto pare hanno preferito questa soluzione, va bene ugualmente, per esprimere il dissenso senza offendere nessuno.

Allarghiamo i confini della nostra chiacchierata, spostandoci in Europa. Il Chelsea ha conquistato l'ultima Champions League battendo il Bayern Monaco, quando in molti immaginavano una finalissima tutta spagnola tra Real Madrid e Barcellona. Pensa che i Blues possano ripetersi, oppure che la coppa torni di nuovo in Spagna?

Penso che in una competizione lunga il Chelsea non abbia la levatura e le risorse tecniche per restare al vertice. Magari potrà fare una buona Champions League (dipenderà anche dal sorteggio), ma non mi sembra attrezzata per puntare di nuovo al titolo. Lo scorso anno ha avuto dei meriti con il cambio di allenatore, la squadra ha saputo reagire con le giuste motivazioni e si sono dimostrati abili nel punire l’eccessiva presunzione dei tedeschi, che credevano d’aver vinto prima ancora di scendere in campo.
Però penso che il Real Madrid e il Barcellona siano abbastanza “arrabbiate”, a livello europeo, per non perdere l’occasione di far pesare agli avversari la loro maggiore caratura tecnica.

A partire dalla stagione che sta per iniziare assisteremo, per volontà della Fifa, all'allargamento delle panchine a dodici elementi. Quanto è importante, secondo lei, questa novità?

Molte squadre oggi hanno in rosa anche più di trenta elementi, anche perché acquistare è difficile, ma vendere lo è ancora di più. Probabilmente ci guadagnerà un po’ l’allenatore, che avendo la possibilità di portarsi dietro dodici uomini come rincalzi creerà anche meno scontenti, visto che in pochi andranno in tribuna. In tema di sostituzioni, però, immagino che la scelta ricadrà sempre sui soliti.

C'è un calciatore, conosciuto durante la sua attività da giornalista, che per motivi umani e/o professionali le è rimasto particolarmente a cuore?

Mah… ne ho conosciuto tanti… Credo Dino Zoff, Prandelli… Lo stesso Platini, anche se aveva quest’aria di superiorità che comunque riusciva a mettere da parte quando iniziava a conoscerti meglio. Poi… Gustavo Giagnoni era un eccellente allenatore ed un uomo di primo piano. Anche Oronzo Pugliese… Ci sono stati tantissimi giocatori e allenatori che ho stimato e che a loro volta hanno fatto altrettanto con me.

E un collega giornalista?

Ho avuto molti amici tra i colleghi, ma credo che quello al quale sono rimasto maggiormente affezionato sia stato Vladimiro Caminiti.

Immaginavo questa risposta. Non è la prima persona che ha avuto modo di frequentarlo che me ne parla in termini positivi…

(ride, ndr) Non solo perché era siciliano come il sottoscritto, ma anche per il suo carattere e la generosità. Era un uomo che si faceva in quattro per i colleghi.

L'ultima domanda la riservo per la sua creatura, l'ormai celebre "Annuario del calcio mondiale". Quando e come è nata l'idea di dare origine a questo manuale?

L’idea mi è nata quando ho visto pubblicazioni simili all’estero. In Italia non ne esisteva una di questo tipo. Panini considerava soltanto il calcio italiano, cosicché mi sono buttato in questa impresa.
Sono stati diciannove anni bellissimi, poi purtroppo la crisi dell’editoria unita a quella economica latente hanno impedito di andare avanti. Nella sua nicchia di diffusione non aveva dato origine a perdite, ma evidentemente gli editori vogliono avere la certezza di guadagnare, parecchio e subito. Non mi è capitato di trovarne successivamente uno coraggioso.
Rimane comunque una delle più belle soddisfazioni della mia carriera.
Articolo pubblicato su

mercoledì 22 agosto 2012

Gli scudetti della Juve: 28, 30 o 31?


"Quanti sono? 30. Sicuro". Marco Verratti, il talentino sbocciato al Pescara, lo scorso maggio aveva espresso con queste parole il proprio convincimento in merito al numero degli scudetti vinti dalla Juventus: non ventotto, quanti ne risultano nell'albo d'oro della FIGC, bensì trenta, gli stessi che Madama ritiene di aver conquistato sul campo.
In quel periodo sembrava scontato che il giovane allievo di Zdenek Zeman avrebbe, di lì a poco, indossato la maglia bianconera.

Trascorso qualche giorno dall'intervista concessa da Verratti a "Sky" i sostenitori della Vecchia Signora hanno potuto finalmente scoprire la sorpresa annunciata da Andrea Agnelli: sulla divisa da gioco erano scomparse le due stelle, sostituite dalla scritta "30 sul campo". Il motivo della modifica l'aveva spiegato lo stesso presidente juventino: "Non riconosciamo più l’aritmetica della Federazione".
Il rispetto manifestato in passato verso le decisioni prese dalla giustizia sportiva aveva lasciato il passo alla contestazione nei confronti del Consiglio Federale, deciso a "non decidere" in merito ai fatti emersi dopo il 2006.

Dal ritiro estivo della Roma, una volta abbandonata Pescara, non erano mancate nuove frecciate di Zeman dirette a Madama: "Ho già dato la mia opinione, per me gli scudetti sono tanti quanti sono stati assegnati. Certo, se mi leggo qualche dichiarazione e qualche libro penso che già 28 sono troppi...". In precedenza, sempre sullo stesso tema, Agnelli aveva già bacchettato Massimiliano Allegri, reo di aver "aggiunto" ancora un tricolore ai bianconeri (arrivati a quota trentuno, quindi, considerando tale il campionato cadetto vinto dai bianconeri nella stagione 2006/07): "A questo punto possiamo dire che il Milan ha due stelle".

Stizzito per l'espulsione rimediata nella finale di Supercoppa Italiana disputata a Pechino, arrabbiato per l'operato di Mazzoleni ed in preda ad ansia da dimissioni, anche Walter Mazzarri aveva voluto toccare il tasto dolente: "Queste persone che dicono di avere vinto 30 scudetti, quando due sentenze dicono che sono stati 28, farebbero meglio a stare zitte. I danneggiati siamo stati solo noi e certe cose da loro non le posso accettare".

Dato per certo che Verratti, accasatosi nel frattempo a Parigi, ha abbandonato volentieri la querelle, il tema del numero dei campionati di serie A conquistati da Madama con ogni probabilità continuerà ad essere di attualità anche nel corso di questa stagione. Si tratta di un argomento che "tira": da un lato c'è chi difende i propri successi (Juventus), dall'altro... la restante parte d'Italia.
Quando di mezzo c'è la Vecchia Signora, poi, la notizia acquista subito una notevole rilevanza.

A differenza del passato in questa occasione sarà ancora più facile tenere a mente i numeri della discordia, citando semplicemente la famosa filastrocca che aiuta a ricordare la durata dei mesi nel calendario gregoriano: 'Trenta' giorni ha novembre, con april, giugno e settembre. Di 'ventotto' ce n'è uno, tutti gli altri ne han 'trentuno'.

L'importante è che nessuno tiri in ballo i campionati disputati nel 1908 e nel 1909: attribuiti alla Pro Vercelli, in realtà ognuno di loro era diviso tra uno federale ed uno italiano. Il club piemontese aveva vinto una "metà" (prima una, poi l'altra) in entrambi gli anni.
La domanda nasce spontanea: quale squadra si era aggiudicata gli altri “mezzi titoli”? La Juventus, naturalmente.
La questione era stata posta all'attenzione generale dal mensile "GS", evoluzione dello storico settimanale "Guerin Sportivo" (diretto da Matteo Marani), nel numero dello scorso maggio.
Questa, però, è tutta un'altra storia...

Articolo pubblicato su

domenica 19 agosto 2012

Vacanze a casa


Per motivi lavorativi, le ferie quest'anno sono state più brevi del solito ed ho pensato… quasi quasi per le vacanze vado a casa.
La "nostra casa".

Biglietti del treno in mano, tickets prenotati e partenza per Torino.
Stanza a piazza Castello, nel centro della città, un b&b con un grande – immenso - difetto, il portone d’ingresso e' di fronte ad un granata store....non sembra cominciare bene 'sta vacanza!
Invece, per fortuna, continua benissimo perché il giorno dopo raggiungo la meta del viaggio ... Strada comunale di Altessano 131 ….lo Juventus stadium!

Scendo dal taxi e sento proprio la sensazione di essere a casa e, dopo una vita circondata dal gialloerosso, questa sembra la terra promessa.

Al meeting point per la visita guidata due ragazzi dall'inglese stentato parlano tra loro in una lingua dell'Europa dell'est; una giovane coppia francese scherza con la loro bambina nel passeggino; un toscano, lì con tutta la famiglia, nell’attesa ha fatto amicizia con un torinese e da 10 minuti non smettono di ricordare partite, calciatori ed episodi di almeno 20 anni fa; sulla panca un tipo della mia età fa da chioccia a quattro ragazzi dai 10 ai 16 anni, due dei quali indossano la maglia della Juve, il più grande quella dorata di Del Piero e l'altro una nuovissima con il suo nome, Juan Pablo; un giovane siciliano con la fidanzata si avvicina e chiede informazioni e, poco più in là, tre Del Piero, alti poco più di un metro, giocano insieme ad un Buffon ed ad un Vidal.

E mentre quelli che escono ora dalla biglietteria si ritroveranno qui fra 2 ore, ogni mezz'ora un gruppo, simile a quello di cui faccio parte io, va alla scoperta di un pezzettino di paradiso. E grandi e bambini, tutti con la stessa emozione e curiosità, entrano nello stadio come se fosse un negozio di giocattoli od un'enorme pasticceria.

Già entrare, mentre sopra le nostre teste campeggia la scritta Campioni d'Italia, ci inorgoglisce e ci fa sembrare tutti 4-5 cm più alti di un paio di minuti prima. E poi ci si affaccia sul campo, e l'erba e' lì, vicinissima, proprio sotto il naso. C'e' un giardiniere in mezzo al rettangolo di gioco e mi sembra quasi di poter dire di che colore ha gli occhi....e per una abituata ad andare allo stadio in curva all'olimpico di Roma, vi posso assicurare che questo e' proprio un altro mondo.

Non ci sarebbe più bisogno di altri effetti speciali, io sono già stupita così. Ma non basta, ci permettono di arrivare sul "sacro suolo", siamo in campo. Beh quasi sul campo, ci fermano un paio di centimetri prima, ma siamo nel punto da dove i giocatori fanno il loro ingresso e tocco la vetrata della panchina nord, "La" panchina.

E poi si entra nel cuore dello stadio, cammino a bocca aperta tra foto di trionfi e frasi celebri pronunciate dai protagonisti della storia bianconera, e si arriva alle scrivanie dei giornalisti, alla sala stampa, alla zona mista ed agli spogliatoi. Questi ci vengono descritti come studiati appositamente per i bianconeri, in modo da favorire lo spirito di squadra e la concentrazione. A quel punto non ho potuto fare a meno di pensare agli spogliatoi avversari, invece delle morbide sedute in pelle che hanno gli juventini, immagino scomode panche in legno, muri non tinteggiati e finta muffa applicata alle pareti….ma forse esagero un po’!

Dopo aver visto anche parte del percorso delle stelle, finisce la visita allo stadio e si entra nel museo.

Che ve lo dico a fare? I trofei, le maglie originali, i video e memorabilia di 115 anni di storia e di vittorie….e qui potrei stare ore a descrivere tutto, ma fino a questo momento ho cercato di evitare la retorica e le frasi melense per raccontare l’orgoglio, l’appartenenza, lo stile, non voglio iniziare ora ….sappiate solamente però che, mentre ero li, almeno un paio di volte ho dovuto ricacciare indietro i lucciconi!

E per finire in bellezza, dopo essermi divertita un mondo anche nello Juventus store ed aver acquistato la maglietta di Marchisio, al ritorno verso Piazza Castello ho trovato anche un tassista juventino e ci siamo messi a chiacchierare di calcio…..e quando mi ricapita nella zemaniana Roma!

Il giorno successivo ho invece deciso di atteggiarmi ad intellettuale e, tra le tantissime cose che offre Torino, ho scelto di visitare la Galleria d’Arte Moderna. Quest’ultima si trova in via Magenta, dopo una bella passeggiata arrivo e noto la palazzina vicino al GAM….- senza saperlo - ero alla sede della Juve! Insomma, ho fatto il pellegrinaggio completo….

Considerato però che nei giorni in cui ero a Torino la squadra era in Cina, devo organizzarmi presto per un altro viaggio, intanto perché nella Sala dei trofei si è aggiunta una nuova coppa e poi per avere la possibilità di vedere una partita dal vivo nello Juventus stadium. Ci incontriamo lì?

Articolo pubblicato su Juvenews.net


Questo articolo è di Roberta. Tutti gli altri, li puoi trovare nella sua rubrica Una signora in bianconero












sabato 18 agosto 2012

Intervista a Darwin Pastorin


Darwin Pastorin, scrittore e giornalista sportivo di lunga militanza con esperienze dirigenziali maturate all'interno di alcune tra le principali redazioni giornalistiche e televisive italiane, ha concesso un'intervista in esclusiva per "Pagina". I temi affrontati? Diversi, con un unico comune denominatore: il calcio. Da quello "parlato" a quello "giocato", passando attraverso la sua Juventus e le emozioni che questo sport meraviglioso continua a regalare.

Il Paris Saint-Germain ha stravolto il mercato del pallone con una campagna acquisti faraonica, Real Madrid e Barcellona stanno puntellando le rose stellari a loro disposizione con innesti mirati, Chelsea e Manchester United si sono ulteriormente rafforzate. Senza contare che presto arriverà il turno del City e del Bayern Monaco... Secondo lei di quanto è aumentato il divario tra i maggiori club europei e quelli italiani?

Di molto, anche perché da tempo l’Italia non rappresenta più l’elettorato del calcio. Se penso agli anni ’80 vedo un’Italia in grado di dominare l’Europa dal punto di vista del pallone. In quel periodo, tanto per fare qualche esempio, arrivarono da noi Maradona, Zico, Platini, Falcao e Rummenigge. Senza dimenticare che nella serie A giocavano i nostri nazionali campioni del mondo. Quello era un paese che poteva garantire da un lato la qualità e dall’altro una forza economica senza precedenti. Col tempo le cose sono cambiate, ed altre nazioni hanno preso quell’egemonia. A cominciare, come hai detto tu, dall’Inghilterra, dalla Spagna e ora anche da questo fenomeno che è il Paris Saint-Germain. Con una nota, però…

Quale, mi scusi?

Non basta comprare grandi giocatori per fare una grande squadra. Ricordo, per citare un caso, che la Juventus vinse uno scudetto guidata da Trapattoni con buoni calciatori e qualche fuoriclasse, presentando in attacco Fanna, Virdis e Marocchino. Nella prima partita del campionato francese il Paris Saint-Germain, in casa, ha pareggiato a fatica 2-2. E’ ovvio che la situazione del nostro paese dal punto di vista sociale ed economico incide anche sul calcio: nessuno si può più permettere quelle “follie” che – oltretutto - striderebbero con le fatiche che fanno gli italiani comuni ad arrivare a fine mese. I nuovi investitori sono diventati i russi, gli arabi, i quali investono sul “giocattolo” calcio, fenomeno che da noi oggi non esiste.

Gianluigi Buffon, nella giornata dedicata al tradizionale vernissage bianconero a Villar Perosa, ha dichiarato: "Rispetto alle altre Juventus in cui ho giocato questa in Champions League parte avvantaggiata perché gioca un bel calcio, ed in Europa è un aspetto che conta molto. E siamo più forti dell'anno scorso". A suo modo di vedere quali potrebbero essere le prospettive della Vecchia Signora nella prossima edizione della massima competizione continentale?

Io do ragione a Buffon. La Juventus ha appena vinto uno scudetto senza mai perdere una partita, visto che l’unica sconfitta è avvenuta in Coppa Italia contro il Napoli. Si è rinforzata e - lasciando perdere per un attimo la serie A - mi ripeto: non basta comprare grandi giocatori per essere vincenti e potersi assicurare una gloria infinita. La finale della scorsa Champions League è stata disputata da Chelsea e Bayern Monaco, non da Real Madrid e Barcellona. Credo che la Juventus abbia buone possibilità: ha un allenatore che può garantire gioco e spettacolo, che è riuscito ad amalgamare bene anziani e giovani ed i nuovi arrivati – come Asamoah – promettono bene. Teniamo conto, poi, che il mercato non è finito: potrebbero esserci delle sorprese.

Torniamo in Italia, ai fatti di casa nostra e a quanto è recentemente accaduto a Pechino. Mi può dare la sua opinione circa l'assenza dei tesserati del Napoli al momento della premiazione della Juventus per la vittoria nella Supercoppa Italiana?

E’ stata una figuraccia a livello mondiale. Oltretutto a non meritare questa pessima figura sono sia il Napoli che Napoli, intesa come città. Puoi recriminare quanto ti pare, questo fa parte delle regole del gioco, però proprio le Olimpiadi hanno dimostrato che anche con il diavolo in corpo ti devi presentare alla cerimonia della premiazione. Si tratta di una forma di rispetto universale. Abbiamo dato un’immagine negativa a Pechino, di fronte agli occhi del mondo intero. Mi aspettavo delle scuse da parte di De Laurentiis, ma a quanto pare non sono ancora arrivate.

Andrea Agnelli ha recentemente definito la giustizia sportiva "inadeguata, vetusta e contraddittoria", parlando di un "sistema dittatoriale che priva la società e i suoi tesserati di qualsivoglia diritto alla difesa e all'onorabilità". Sono parole molto forti. Al suo posto si sarebbe espresso in questa maniera?

Capisco la presa di posizione di Andrea Agnelli. Si tratta di un presidente che ha saputo dare alla Juventus un volto nuovo, positivo, ha fatto sì che con lo stadio di proprietà il club diventasse un esempio in campo internazionale (visto che molti ora lo vogliono copiare, non soltanto in Italia). Il museo, poi, è diventato un punto di riferimento anche per tanti turisti che vengono a Torino. Deve fare i conti col passato, col 2006 e con la situazione che vede coinvolto non il club bianconero quanto alcuni suoi tesserati, per fatti accaduti quando militavano in altre società. Per arrivare al punto, parto da una considerazione molto semplice: bisogna avere fiducia nella giustizia e affrontare i processi a testa alta. Alla fine la verità verrà fuori. Abbiamo visto scagionati Bonucci e Pepe…

E Antonio Conte?

Alla fine riuscirà ad uscire bene anche Antonio Conte. Lo conosco da quando era giocatore: è sempre stata una persona dotata di carattere, determinata, sempre nel rispetto delle regole del gioco. Ha sempre voluto vincere, lealmente.

Poco meno di un anno fa, nel corso di un'intervista rilasciata al sito "Obiettivo Sport", lei aveva dichiarato: "Continuo a credere nella nuova Juve e nel carattere e nella competenza di Antonio Conte, bianconero nel cuore, nelle vene, nell’anima. E’ una Juventus da scudetto. Senza ‘se’ e senza ‘ma’". Dopo i due precedenti settimi posti consecutivi cosa la spingeva a riporre così tanta fiducia nelle possibilità di successo del club juventino?

Ho visto nascere la nuova Juventus mattone dopo mattone, con Andrea Agnelli nel nome del padre e dello zio, con la scelta di un allenatore come Conte, con la forza di quei giocatori rimasti anche dopo il 2006… Ho avuto la sensazione, più che una chiaroveggenza, di una squadra che potesse lasciare un segno in quel campionato. Ho notato di nuovo una società con la voglia di vincere, senza fare progetti triennali. Anche la vicinanza espressa più volte in questi momenti difficili al tecnico è una chiara dimostrazione della forza ritrovata.

In diverse occasioni, nel passato, ha definito Diego Armando Maradona "il più grande giocatore di tutti i tempi". Avendo avuto l'occasione di conoscerne tantissimi dal vivo, ce n'è qualcuno in particolare al quale è rimasto maggiormente affezionato dal punto di vista umano? Se sì, per quale motivo?

Mi ripeto: Maradona, che ho avuto modo di conoscere anche al di fuori del campo. L’ho definito “il Borges del calcio”. Ma poi ce ne sono altri… Ad esempio Pietro Anastasi, che era l’idolo della mia giovinezza, ed ora è diventato un amico ed un’opinionista a “Quartarete TV” assieme a José Altafini. Ci sono pure i miei connazionali Junior e Zico, campioni di classe, simpatia, professionisti esemplari. Per non parlare di tutta la generazione di miei coetanei che hanno vinto in Spagna nel 1982. Soprattutto di chi non c’è più, come Gaetano Scirea, che per me rimane l’esempio da seguire nei secoli dei secoli: non è mai stato espulso, ed è stato ammonito una sola volta per essersi mosso in barriera.

Scirea…

E’ un’assenza che sento ancora molto, perché era veramente una persona speciale. Sono rimasto legato alla moglie Mariella e al figlio Riccardo. Dico che Scirea dovrebbe entrare nei libri di scuola. Quando vogliamo raccontare i personaggi che hanno fatto bella l’Italia… ecco, secondo me bisognerebbe ricordare Gaetano.

Lei è sempre stato un difensore del calcio romantico. Quanto spazio ritiene possa ancora ritagliarsi un sentimento così nobile in un mondo del pallone come quello attuale?

Ogni volta che ricomincia la partita si riaccende la magia del calcio: un giovane che riesce a farsi valere, un debuttante che si fa onore, un dribbling riuscito, la parata all’incrocio dei pali, la rovesciata che sembrava impossibile… Ecco, il calcio ha la fortuna di rinnovarsi sempre, al di là delle malefatte di alcuni. Quando parliamo del marcio in questo sport discutiamo di un ristretto numero di persone, non della maggior parte, ma di gente che ha barato al gioco più bello. Per il resto, il calcio rimane per me la giovinezza ripresa per mano. Durante una partita ripenso a quando ero bambino e andavo a vedere la Juventus in curva Filadelfia con la bandierina in mano, le ore di attesa sotto la pioggia, con il vento, la neve… E poi, quando i giocatori entravano in campo, cominciava quel “miracolo” chiamato calcio. Oppure le partite ascoltate alla radio, se la tua squadra giocava in trasferta… Le voci di “Tutto il calcio minuto per minuto”: Sandro Ciotti, Enrico Ameri…

Bei tempi…

Per me resta sempre lo stesso sport, anche con l’avvento delle televisioni, delle telecamere nello spogliatoio, dei primi piani sugli allenatori. Il calcio per me significa ritornare giovani, mantenere fede a quello che sei stato, alle tue passioni, alle tue emozioni, alla tua gioia di vivere, ai tuoi sogni.

Date le sue origini brasiliane, ed escludendo Sua Maestà Pelé, quale giocatore considera il più rappresentativo della storia della Nazionale verdeoro?

Il giocatore simbolo del calcio brasiliano in senso universale per me è stato Garrincha, al quale dedicai un libro (“Ode per Mané. Quando Garrincha parlava ai passeri”, ndr). Era un calciatore straordinario: nato con la poliomelite, ingenuo, capace con una finta sola di ingannare qualsiasi rude difensore. Ancora oggi, pensa, i poveri brasiliani al nome di Garrincha si commuovono, perché rappresentò il riscatto dalla povertà. Il presidente Lula, nel momento in cui venne eletto, nel suo primo discorso tra i grandi del Brasile ricordò proprio Garrincha.

Articolo pubblicato su

Comunicato "Organizziamoci": Servizio RAI ancora una volta a senso unico

La soddisfazione per il primo trofeo stagionale portato a casa, è stata in parte offuscata dall'ennesima sceneggiata del clan Rai. Ma prima di parlare della partita di Pechino occorre fare un passo indietro, perchè questo non è altro che l'ultimo di una lunga serie di soprusi mediatici subiti dalla Juventus. E torniamo proprio alla finale di Coppa Italia del 20 Maggio scorso, trasmessa in diretta su Rai uno. I tifosi juventini più attenti non avranno infatti dimenticato la disastrosa telecronaca del duo Rimedio-Collovati. Disastrosa certamente per coloro che si erano sintonizzati su Rai uno nella speranza di assistere ad una bella partita e che invece si sono ritrovati con due ultras scatenati del Napoli come commentatori. Nessuno stupore, almeno da parte nostra, viste anche le precedenti telecronache andate in onda sulla stessa tv di Stato proprio in occasione dei precedenti turni della stessa edizione della Coppa Italia. Clamorosa fu infatti anche la telecronaca di Gianni Cerqueti, prima voce Rai del calcio di club, che in occasione di Juventus-Roma, gara stradominata dai bianconeri, tradì la sua fede calcistica dicendo: "Intanto però attacchiamo", riferendosi ad una delle poche azioni offensive della "sua" Roma. Non è la prima volta che "Organizziamoci" si occupa di tali argomenti: già nell'iniziativa del 14 Marzo scorso, con un appello ai media in generale, tra cui Rai, Mediaset e Sky, abbiamo manifestato la nostra insoddisfazione nei confronti di chi disattende i propri doveri di obiettività ed etica professionale.

Ma rimanendo alla partita del 20 Maggio: come è possibile che la telecronaca di una finale di Coppa Italia, in onda sulla tv pubblica, che ogni anno puntualmente finanziamo con il canone, sia a senso unico? Una cosa vergognosa e che non può passare inosservata. Ricordiamo bene come sin da subito la coppia di telecronisti non abbia nascosto le proprie simpatie, enfatizzando i falli dei giocatori bianconeri sui partenopei e sorvolando su quelli del Napoli sui giocatori della Juventus, definiti come "da rivedere". Ma sicuramente il meglio è stato mostrato nel momento in cui nel corso della partita sono arrivati alcuni episodi dubbi. Così gli evidenti fuorigioco dei partenopei sono diventati "al limite" e tirati in causa per tutto il corso della diretta (ma alla Rai non dicevano che non facevano più la moviola?) mentre sul rigore netto su Marchisio ci si è appena soffermati per dovere di cronaca, mostrando mille dubbi su un fallo invece nettissimo e da punire con il penalty. Al contrario di quanto accaduto in occasione del rigore concesso al Napoli (netto e anche questo assolutamente da assegnare, sia ben chiaro), accolto subito con la sentenza senza appello di Collovati: "E' rigore", senza neanche attendere l'ausilio del replay, tanto invocato nel precedente episodio. Ma due sono state le frasi del Sig. Fulvio Collovati che più hanno indispettito e che seriamente avrebbero dovuto suggerire ai tifosi juventini di disdire immediatamente il canone Rai. Al momento del rigore trasformato da Cavani, Fulvio Collovati ha voluto togliere qualsiasi dubbio a quei due o tre telespettatori distratti che ancora non avevano capito per chi facesse il tifo: "Adesso la partita comincia a farsi sempre più interessante", proprio a voler sottolineare come fosse in veste di ultrà napoletano. Ma ancor di più ha urtato la sensibilità del tifoso bianconero, al momento dell'uscita dal campo di Del Piero, alla sua ultima partita in maglia bianconera, un'affermazione ancora più sconcertante: "La sua è una storia fatta di successi, anche qualche incidente di percorso come Calciopoli che però non hanno minimamente intaccato la sua persona, la sua figura di calciatore e uomo straordinario". Qualcosa di veramente vergognoso, inaccettabile, gratuito e falso. Forse il Sig. Collovati, troppo emotivamente coinvolto visti i suoi trascorsi da giocatore nel Milan e nell'Inter, ha dimenticato come semmai Del Piero possa essere stato vittima di Calciopoli e di una sentenza che lo ha visto, ingiustamente, retrocedere in Serie B poche settimane dopo avere vinto il titolo di Campione del Mondo a Berlino con la Nazionale di Marcello Lippi. Soprattutto vorremmo ricordare al Sig. Collovati come la sentenza di Napoli abbia decretato come il campionato 2004-2005 sia stato regolare e come la Juventus sia stata assolta. A quale incidente di percorso si riferisce allora? E' forse una colpa quella di essere la bandiera di una squadra mortificata ingiustamente dalla giustizia sportiva?

Parole fuori luogo, lesive della dignità bianconera e di Alex soprattutto.

Fatto questa doverosa premessa, andiamo alla partita di Pechino. Una finale giocata in terra cinese e che ha privato i tifosi bianconeri della possibilità di andare ad assistere alla partita allo stadio (ricordiamo che la finale di Supercoppa, se giocata fra i confini italici, viene disputata in casa della squadra Campione d'Italia). Ma questa è un'altra storia, in cui entrano in ballo soldi, tanti soldi, versati nelle casse delle due squadre. Il tifoso juventino, che nulla si aspetta più dalla televisione di Stato, dopo i precedenti di cui sopra, si sintonizza comunque, per amore della Juventus, su Rai uno per assistere a quella che può definirsi una vera e propria rivincita a soli tre mesi di distanza. Cosa è cambiato rispetto a tre mesi fa? Poco o niente. O meglio: è cambiato qualche volto, non certamente la sostanza. Infatti non c'è più la premiata coppia Rimedio-Collovati in telecronaca, ma viene riproposto il vecchio cuore giallorosso Cerqueti in coppia con Mario Somma. Non vi preoccupate però, il buon Rimedio è nello studiolo di Roma in compagnia di Vincenzo D'Amico. Manca solo Collovati. Ma di contro ci possiamo consolare con un bordocampista d'eccezione: il grande Enrico Varriale, napoletano doc! Si proprio Varriale, presente a dire il vero anche a Roma al seguito della panchina del Napoli mentre al seguito di quella della Juve era presente Alessandro Antinelli, stavolta impossibilitato dal presenziare perché a Londra per seguire le Olimpiadi. Poco male, c'è Varriale che segue entrambe le panchine! Ed ecco che appena può Varriale ricorda tra le 4 o 5 volte la finale di Supercoppa persa dalla Juve di Maifredi contro il Napoli di Bigon per 5-1. E quando viene assegnato il rigore su Vucinic (netto anche per la Gazzetta udite udite, che di certo non è un quotidiano amico della Juve) Varriale sentenzia come Mazzoleni sia il vero protagonista del match, prevedendo aspre e interminabili polemiche a fine partita. Apriti cielo dopo l'espulsione di Pandev, con l'assistente Stefani accusato di aver sentito, anche se lontano, le ingiurie del macedone! Sembra una comica ma è così, la colpa è dell'assistente che ha sentito l'insulto non dell'attaccante del Napoli che lo ha insultato! Commenti acri ovviamente anche sulle espulsioni di Zuniga e Mazzarri. Ovviamente il rigore non concesso su Matri non è stato minimizzato, ma totalmente ignorato, tanto è vero che, nel corso dell'intervallo, non è stato nemmeno riproposto dallo studio di Roma condotto da Rimedio. Non parliamo neanche dello spazio post partita, interminabile a Roma, con interviste a raffica ai protagonisti; ridottissimo a Pechino, anche in virtù del prolungarsi della partita ai supplementari.

Dunque, per la seconda volta nel giro di alcuni mesi, dopo quel 14 Marzo scorso, il nostro suggerimento non può che essere quello di sottrarsi a questo corrotto sistema di disinformazione, di mistificazione della realtà e di vergognosa parzialità da parte di chi, invece, dovrebbe solamente limitarsi a narrare le vicende sportive che avvengono sul campo di gioco. E un modo per cominciare a farlo è senz'altro quello di non guardare più trasmissioni sportive della Rai e di tutte quelle emittenti che ledono l'immagine della Juventus. "Organizziamoci" non si fermerà qui ma continuerà a vigilare affinché non si arrivi a ricreare quel sentimento popolare, fomentato proprio dai media, che tanto caro ci è costato nel 2006. E che proprio in questi ultimi mesi, successivi al ritorno ai vertici de calcio italiano della Juventus, si sta tentando ad ogni mezzo di far rinascere.

Redazione JuveCentral.it - Organizziamoci

"Organizziamoci" è seguito da : Juvenews.net, JuveCentral.it, Juvemania.it, CanaleJuve.it, NobiltàGobba.com, Il Blog di Alessandro Magno, Cronache Bianconere, La Divina Juventus, Juveforever.net, ForzaJuveblog.com e altri ancora. In passato nostre iniziative sono state riprese da Calcio GP, di Giancarlo Padovan, e dal sito Ju29ro.com.


Lista siti "Organizziamoci" Juvenews.net

martedì 14 agosto 2012

Supercoppa Italiana 2012: dalla Cina con furore


Dallo scorso sabato pomeriggio alla Juventus manca ancora una Supercoppa Italiana per raggiungere lo stesso numero di successi del Milan, primatista nelle vittorie in quella competizione (sei). Adesso si è portata a quota cinque, pareggiando così il conto con l'Inter e completando un percorso che l'ha portata a sollevare il trofeo in Italia (a Torino, in due occasioni), Libia (a Tripoli nel 2002), America (a East Rutherford, nello stato del New Jersey, nel 2003) e Cina (a Pechino, nella recente edizione).

Proprio a Pechino, laddove lo spirito olimpico è stato di casa quattro anni or sono, Madama ha potuto celebrare la sua ultima conquista lontana da occhi indiscreti: quando capitan Buffon ha alzato la coppa nessun avversario era presente sul terreno di gioco per rendere omaggio ai vincitori. Sino a quando tedeschi e spagnoli non inizieranno a disputare le rispettive Supercoppe in terra orientale questi spettacoli potranno continuare a beneficiare dell'onore dell'esclusività.

Cina sì? Cina no? Una finale secca allo "Juventus Stadium" oppure uno sdoppiamento della stessa partita in due gare (andata e ritorno) da disputare a Torino e Napoli? Fino a pochi giorni dal fischio d'inizio dell'incontro se ne sono sentite di tutti i colori.

Come nelle migliori trame di un film d'azione non poteva mancare il colpo di scena: Claudio Nitti ed Enzo Concina, due tesserati del club campano, si sono nascosti dentro una palestra adiacente il campo d'allenamento della Juventus per spiare le intenzioni di Antonio Conte. Traditi dai flash di una macchina fotografica, hanno reso più ancor più comica del previsto la trasferta asiatica del calcio italiano.

La Vecchia Signora ha quindi iniziato la nuova stagione allo stesso modo della precedente: vincendo e segnando quattro reti.
L'11 settembre 2011 aveva travolto il Parma nel suo primo incontro disputato allo "Juventus Stadium" (4-1 il risultato finale), l'11 agosto 2012 ha piegato il Napoli ai tempi supplementari dopo aver rimontato un doppio svantaggio patito nel corso dei primi novanta minuti di gioco (Asamoah e Vidal, su rigore, hanno risposto alle realizzazioni del duo Cavani-Pandev).

Antonio Conte (in tribuna) e Massimo Carrera (sulla panchina bianconera) sono stati la mente e il braccio operativo di un lavoro che continua a dare i suoi frutti: dallo scudetto conquistato all'insegna dell'imbattibilità si è passati alla prima finale "secca" vinta dal lontano 2003, anno in cui la Juventus aveva sconfitto il Milan Ancelottiano. La Vecchia Signora, all’epoca dei fatti, era guidata da quel Marcello Lippi che adesso, guarda caso, si trova proprio in Cina ad allenare lo Guangzhou Evergrande.

Madama è riuscita ad avere la meglio sull'unica avversaria in grado di batterla lo scorso anno (in Coppa Italia), in una partita dove entrambe le contendenti hanno mostrato lacune da colmare al più presto.
Cose che capitano, soprattutto quando un match del genere viene disputato in piena estate, a quattordici giorni dal via del prossimo campionato di serie A.

Vucinic è entrato (al posto di Matri) nel momento giusto della partita, mentre Hamsik e Paolo Cannavaro sono stati sostituiti da Mazzarri in quello sbagliato. Le tre espulsioni in casa del Napoli (Pandev, Zuniga e lo stesso tecnico) hanno indirizzato le sorti della gara su un binario favorevole ai bianconeri. L'autorete di Maggio e l'ultimo goal di Vucinic, poi, hanno chiuso definitivamente la disputa.

Calato il sipario sul primo appuntamento stagionale resta da domandarsi quanti e quali strascichi possano avere le polemiche nate in Oriente. Leggendo le recenti dichiarazioni di Aurelio De Laurentiis sembra che questo pericolo sia scongiurato: "Arrabbiato? Ma no, già cinque minuti dopo la fine della partita ero tranquillo. Sapete cosa ho fatto dopo cena? Ho radunato la squadra, l'ho portata in discoteca e abbiamo brindato lo stesso con dieci bottiglie di champagne. Ho detto ai ragazzi di cancellare immediatamente questa finale di Supercoppa e di pensare all'amichevole che giocheremo, domenica, contro i campioni di Grecia dell'Olympiakos e all'esordio in campionato, a Palermo. Inoltre ho deciso di dare a ciascuno di loro un premio di 20 mila euro, perché i vincitori morali di questa Supercoppa siamo noi".
Buon calcio a tutti.

Articolo pubblicato su

sabato 4 agosto 2012

Si va in vacanza...


Mi prendo una pausa per una vacanza in montagna.
Come sempre sarò raggiungibile tramite mail, cellulare e via discorrendo.
Aggiornerò il profilo su "twitter" con alcune foto scattate dalle località che avrò modo di visitare.
Evito di commentare i fatti salienti del momento in questo breve post, lo farò volentieri nello spazio commenti per chi avesse piacere di discutere insieme dell’attualità bianconera.
Connessione permettendo, ovviamente.

Vi lascio nelle mani di Danny e Roberta.
Tornerò online a tutti gli effetti intorno alla metà del mese di agosto.

A presto!

giovedì 2 agosto 2012

La Supercoppa nell'Italia degli scandali


Se n’erano già accorti in tanti della loro esistenza, ma chi aveva usato - la scorsa estate - le parole più dure per esprimere le debolezze del calcio italiano era stato Adriano Galliani, amministratore delegato del Milan: “Da ristorante di lusso siamo passati a pizzeria: il grande problema sono gli stadi. E vi faccio una previsione: fra un po’, grazie ai nuovi stadi di Euro 2016, anche i francesi ci sorpasseranno. Diventeremo i quinti d’Europa”. Era il 3 agosto 2011, esattamente un anno fa.

Che cosa non funziona nell’Italia del pallone? Ecco un veloce riepilogo: spese che superano i guadagni nei bilanci di molti club italiani, stipendi troppo elevati in proporzione al fatturato, gli introiti delle società che dipendono quasi esclusivamente dai diritti televisivi, grandi investitori stranieri che preferiscono i campionati esteri al nostro (tranne qualche eccezione, comunque ancora poco significativa), mancanza degli stadi di proprietà (Juventus a parte), un merchandising senza anima, la necessità di reperire soldi da quei paesi attratti dalla nostra serie A.

Quest’ultimo, oltretutto, è il motivo principale per il quale la Supercoppa Italiana viene sempre più spesso disputata all’estero. La competizione, nata da un’intuizione del compianto presidente sampdoriano Paolo Mantovani, dal 1988 ad oggi si è tenuta per ben cinque volte al di fuori dei confini italici: due in America, una in Libia, due in Cina. La prossima, come risaputo, si svolgerà ancora a Pechino l’11 agosto e metterà di fronte la Vecchia Signora nuovamente scudettata contro il Napoli vincitore della coppa Italia.

Il Milan è il club che detiene il maggior numero di successi del torneo (sei), seguito da Inter (cinque) e Juventus (quattro). L’unica vittoria del Napoli risale al 1990, allorquando Maradona e soci sculacciarono Madama con un sonoro 5-1 al “San Paolo” (1° settembre). Quella sarebbe dovuta diventare una “Juventus da bere” (grazie al “calcio champagne” di Luigi Maifredi), in realtà si era rivelata un fallimento sin dal suo esordio ufficiale.

La scorsa stagione si è chiusa il 20 maggio 2012 proprio con uno scontro tra bianconeri e campani a Roma, nella finalissima della coppa nazionale: vinse il Napoli per 2-0, con le reti di Cavani (su rigore) e Hamsik. Segnarono, quindi, due dei tre “tenori” partenopei. Il terzo, l’argentino Lavezzi, era stato comunque protagonista di un’ottima gara. Al 27’ del secondo tempo Mazzarri lo aveva sostituito con Pandev, sulla falsariga di quello che poi ha fatto il club nel corso dell’estate: Lavezzi è emigrato a Parigi, mentre il macedone – arrivato in prestito dall’Inter – è stato successivamente acquistato a titolo definitivo.

Walter Mazzarri, che alla guida della Sampdoria aveva sfiorato il titolo nel 2009, poteva così alzare il primo trofeo importante della propria carriera da allenatore. Antonio Conte, dal canto suo, perdeva l’ultima partita della stagione dopo essere riuscito a restare imbattuto per tutto l’anno.
Quel 20 maggio è stato un giorno importante anche per altri motivi: sanciva l’addio di Del Piero dalla sua Signora ed i ritorni in serie A del Torino e di Zdenek Zeman, arrivato primo nel campionato cadetto con il Pescara.

Conquistata la promozione l’allenatore boemo aveva lasciato una speranza ai dirigenti del club abruzzese in merito ad una sua permanenza per l’anno prossimo: “Possiamo sederci a parlare del futuro. Qui sono stato benissimo, mi hanno messo nelle condizioni ideali per lavorare, ora serve un programma”. Il 4 giugno 2012 la Roma annunciava la firma di un contratto biennale che legherà Zeman alla società giallorossa per le due prossime stagioni.

Una sorte simile è capitata a Marco Verratti, il gioiellino del centrocampo biancazzurro: desideroso di crescere gradualmente in provincia (“Dopo la nazionale penserò al futuro: ma sono pescarese, vorrei davvero proseguire qui”) era diventato oggetto di una trattativa che lo avrebbe dovuto portare alla corte della Vecchia Signora. Alla fine, però, al pari di Lavezzi ha ceduto di fronte alle lusinghe del Paris Saint-Germain.

Bastava aspettare qualche altro giorno (29 maggio) per ascoltare il “desiderio” che Mario Monti, il presidente del Consiglio, “a volte sente” dentro di sé: “Fermare il calcio per due o tre anni”.
Memore delle battaglie disputate con “quel” mondo qualche anno prima, aveva tirato fuori il suo cavallo di battaglia: “Trovo inammissibile, io me ne sono occupato una volta da commissario europeo, che periodicamente si usino i soldi dei contribuenti per ripianare perdite delle società di calcio”.
Apriti cielo: come se non ci fossero state polemiche e scandali che già accompagnavano la quotidianità degli amanti del pallone, ci mancava anche quella.

Nonostante tutto, il prossimo 11 agosto il calcio italiano riaprirà ufficialmente i battenti. Per il momento senza alcuni dei suoi protagonisti, fermati dalla giustizia sportiva. Con la garanzia, però, che chi lo ha governato in questo modo sino ad oggi continuerà a rimanere saldamente seduto sulla propria poltrona.
Come se nel frattempo non fosse accaduto nulla.

Articolo pubblicato su

mercoledì 1 agosto 2012

Organizziamoci - Al fianco di Conte e degli altri bianconeri deferiti da Palazzi


I deferimenti emessi dal Procuratore Federale Stefano Palazzi nell'ambito dell'inchiesta "Scommessopoli" nei confronti di Antonio Conte, del suo vice Angelo Alessio e del collaboratore di campo Cristian Stellini oltre che dei calciatori Simone Pepe e Leonardo Bonucci, all'epoca dei fatti in altre società, non hanno lasciato indifferenti la società che, nelle parole del Presidente Andrea Agnelli e del dg Marotta, si è subito schierata al fianco dei propri tesserati.

Anche noi di "Organizziamoci", che fino ad oggi non ci siamo mai volutamente espressi riguardo questa vicenda, riteniamo sia arrivato il momento opportuno per fare un po' di chiarezza.

Come nel 2006, col passare del tempo, nei giudizi dei media e delle testate giornalistiche, sembra che in questo processo, in cui i colpevoli sono ben altri, i grandi accusati siano Antonio Conte e gli altri bianconeri coinvolti, che occupano in posizione fissa le prime pagine dei giornali. La Federazione certamente ha più volte dimostrato di essere incompetente su altre vicende meno che su quelle che possano danneggiare la Juventus e i suoi tesserati e non può che spingere verso una condanna degli juventini coinvolti, visti i rapporti tutt'altro che buoni (ricordiamo che è sempre pendente una richiesta di risarcimento danni di 444 milioni di euro da parte della Juventus per la questione Calciopoli) con la Vecchia Signora nel periodo post Farsopoli. Sono senz'altro da leggere sotto quest'ottica i deferimenti emessi da Palazzi per Conte e gli altri bianconeri coinvolti.

In particolare è curiosa la situazione del tecnico bianconero, che si è cercato a tutti i costi di far entrare in questa vicenda e di mettere alla gogna mediatica negli ultimi mesi, a partire dallo scorso campionato con la Juve in piena lotta scudetto. Per molti aspetti questa vicenda ci ricorda la farsa andata in scena nel 2006, ma stavolta, ne siamo certi, non la daremo vinta ai nostri detrattori. Per vari motivi. Primo fra tutti la presa di posizione forte e decisa che è arrivata dalla società, con Andrea Agnelli che ha chiaramente detto che non intende lasciare soli Conte e gli altri bianconeri deferiti, posizione ribadita da Marotta e, udite udite, anche da John Elkann, che sei anni fa si era detto vicino all'allenatore (che allora era Fabio Capello) e ai giocatori, dimenticando i suoi dirigenti, che puntualmente venivano costretti alle dimissioni (e che forse gli faceva comodo far fuori per fare spazio a quel genio di J.C. Blanc, ma questa è un'altra storia). Un secondo motivo è l'esperienza pregressa da noi tifosi bianconeri in questi anni post Farsopoli: nel 2006 siamo stati investiti in pieno da uno tsunami e neanche ci rendevamo conto di cosa stesse succedendo. Adesso siamo vaccinati e abbiamo gli occhi ben aperti, pronti a vigilare su qualsiasi anomalia.

Dicevamo curiosa la posizione di Conte per il modo in cui è arrivato il deferimento dell'allenatore della Juventus. In sostanza, a tirare in ballo l'allenatore bianconero è la dichiarazione dell'ormai famosissimo pentito Filippo Carobbio. Il giocatore, tra l'altro in cattivi rapporti col suo ex allenatore ai tempi del Siena per via del suo scarso utilizzo in campo e di un permesso non concesso da Conte a Carobbio in occasione della nascita della figlia, è il grande accusatore. Carobbio tira in ballo Conte per due gare: Novara-Siena in cui l'accordo sarebbe avvenuto in un'improbabile riunione tecnica prima della gara, alla presenza di tutti i giocatori che dunque, al pari del tecnico e del suo staff, sono potenziali indagati; Siena-Albinoleffe, dove non c'è neanche la certezza che Conte sapesse (come dire siamo alle comiche). Risultato: in entrambe le partite non ci sono riscontri sull'attendibilità della versione fornita dal pentito.

Due le possibilità per Palazzi: ritenere attendibile la versione di Carobbio, se corredata da altre testimonianze o da riscontri oggettivi, e in quel caso per Conte sarebbe scattato il deferimento per illecito sportivo. Oppure non credere alle parole di Carobbio, tra l'altro smentite da tutti gli altri testimoni dell'accusa, e non deferire Conte. Invece Palazzi si è inventato una improbabile quanto discutibile via di mezzo: il deferimento per omessa denuncia. E qui casca l'asino: se l'omessa denuncia scatta per quanti erano presenti alla riunione tecnica perché non colpisce anche gli altri giocatori del Siena?

E' evidente come Palazzi non creda fedelmente alla ricostruzione di Carobbio ma lo ritenga comunque attendibile quando riferisce che l'attuale allenatore della Juventus era a conoscenza dei fatti, nonostante tutti gli altri interrogati abbiano smentito la sua versione.

Il dubbio è atroce: ma non sarà che la posizione di Antonio Conte ha un'aggravante non presente in nessun codice di giustizia sportiva ma che in Federazione è una sorta di legge non scritta, ovvero quella di essere il tecnico della Juventus?

L'unica cosa certa ad oggi è l'assoluta inattendibilità di Carobbio: il giocatore non disse nulla alla Procura di Cremona, ci ripensò successivamente quando venne sentito dalla Procura Federale, avendo l'interesse di diventare il pentito-collaboratore, colui che spara quanti più nomi sia possibile. E tanto più grosso è il nome, tanto maggiore è l'eco della notizia, tanto meglio è.

Quello a cui stiamo assistendo altro non sembra che un nuovo attacco, a sei anni di distanza, per i tifosi bianconeri. Con le modalità di sempre: zero prove, nessun riscontro oggettivo, tanti se e tanti ma. E' per questo motivo che occorre oggi più che mai rimanere uniti ed alzare la voce, anche a costo di risultare sgarbati. Pronti a combattere una nuova battaglia, senza retrocedere nemmeno di un centimetro in un momento topico come quello che stiamo vivendo in questi giorni, pronti a nuove azioni volte a difendere il nome della Juventus in qualsiasi sede.

"Organizziamoci" c'è. Al fianco della Juventus, di Conte, di Alessio, di Stellini, di Pepe e di Bonucci. Abbiamo gli occhi ben aperti e restiamo sempre vigili, pronti a batterci contro chiunque si permetta anche solamente di fare illazioni contro la Juventus. Abbiamo impiegato sei anni per rialzarci ma adesso siamo tornati. E non permetteremo a nessuno di distruggerci di nuovo.

Redazione JuveCentral.it - Organizziamoci

"Organizziamoci" è seguito da: Juvenews.net, JuveCentral.it, Juvemania.it, CanaleJuve.it, NobiltàGobba.com, Il Blog di Alessandro Magno, Cronache Bianconere, La Divina Juventus, Juveforever.net, ForzaJuveblog.com e altri ancora. In passato nostre iniziative sono state riprese da Calcio GP, di Giancarlo Padovan, e dal sito Ju29ro.com.


Lista siti "Organizziamoci" Juvenews.net