lunedì 25 febbraio 2013

Tre punti e poi l'attesa...



Questo articolo è di Danny67. Tutti gli altri, li puoi trovare nella sua rubrica Un Bianconero a Roma

I tre punti conquistati a spese del Siena nel gelido pomeriggio di Torino sono molto importanti perché un minimo di pressione al Napoli stasera la metteranno, ma soprattutto perché ieri era importante vincere dopo la sconfitta contro la Roma di una settimana fa, per riprendere possesso di nuovo di quelle certezze che a questo punto della stagione sono fondamentali per restare calmi e padroni della situazione. Però il match a mio avviso non è stato facile come invece lascerebbe pensare il risultato finale. 

 I bianconeri di Antonio Conte hanno avuto un ottimo approccio iniziale alla gara conducendo con autorevolezza le operazioni di gioco per tutto il primo tempo, riuscendo però a portarsi in vantaggio solamente con un’azione iniziata bene ma conclusa in rete solo grazie alla tenacia di Lichststeiner ed ad una buona dose di fortuna (che lo svizzero non ha definito proprio così) visto che la palla respinta da Pegolo è rimbalzata sul ginocchio del terzino della Juventus finendo in gol dopo una stranissima parabola. 

Nonostante la pressione dei padroni di casa per tutta la prima frazione di gioco sia stata notevole, si è andati al riposo con il risultato striminzito di uno a zero. Nella ripresa, vuoi per la reazione del Siena, vuoi per un calo di concentrazione della Vecchia Signora, la sfida si è fatta molto difficile e gli uomini di Iachini si sono resi più volte pericolosi. Fortunatamente Giovinco, autore di una prestazione come sempre un po’ deludente (il numero dodici è stato anche fischiato dai tifosi Juventini suscitando la rabbia di Conte a fine gara), sfruttava al meglio uno schema su calcio piazzato insaccando da posizione defilata il pallone del due a zero. 

A quel punto Madama sembrava avere la vittoria in tasca ma i toscani rischiavano di riaprire il match facendosi pericolosi e colpendo una traversa, grazie anche all’intervento di Buffon, e subito dopo un palo con un tiro dalla distanza. Grazie alla dea bendata il risultato rimaneva invariato mentre qualche minuto dopo Pogba aumentava addirittura il vantaggio con un bellissimo quanto preciso diagonale da fuori area. Niente da dire, vittoria meritata ma con qualche patema di troppo, come sottolineato anche da Barzagli nell’immediato dopo partita. 

Veniamo ad analizzare la prestazione di alcuni singoli: Eccezionale Barzagli, ottimo Bonucci, buono Peluso e superlativo Lichsteiner. Buffon concentrato e deciso è stato autore di un autentico miracolo sul colpo di testa di Emeghara. Pogba prosegue nel suo cammino verso la consacrazione, bellissima la sua rete, ma deve essere secondo me ancora più cattivo nei contrasti. Pirlo buono ma è sembrato essere frenato dal pericolo squalifica, anche se stava per segnare un gol da cineteca. Marchisio un po’ confusionario in alcuni frangenti ma indispensabile a questa squadra. Asamoah ancora non al meglio dopo il suo ritorno dalla Coppa d’Africa. 

Per quanto riguarda l’attacco nessuno me ne voglia ma per tutto il primo tempo abbiamo giocato come se non avessimo attaccanti in campo. Al solito Giovinco confusionario ed impreciso, ma almeno battagliero, si è aggiunto un Vucinic svogliato ed indisponente come troppo spesso capita. L’assist da cui è nato il vantaggio di Lichtsteiner non basta per giudicare positiva la prova di uno con le sue qualità. Molto meglio Matri nella ripresa. 

Per concludere i tre punti, come dicevamo, sono benedetti e meritatissimi, ma secondo me venerdì sarà necessaria un’altra Juventus. Più cattiva, più concentrata e più spietata.

martedì 19 febbraio 2013

Per Conte Siena o Napoli non fa differenza

Tornata da Roma con una sconfitta sul groppone, la Vecchia Signora si prepara a ricevere il Siena allo "Juventus Stadium" senza il supplemento di fatica dovuto ad impegni infrasettimanali. Si giocherà alle 15.00 della domenica pomeriggio, così come non le capitava dalla trasferta al “Tardini” di Parma dello scorso 13 gennaio. La successiva partita contro il Napoli, invece, si disputerà di venerdì sera (1 marzo), in ossequio a quel "calcio spezzatino" tanto amato dalle televisioni.

Nel corso dell'ultimo turno di campionato la squadra di Mazzarri ha gettato al vento un'occasione d'oro per ridurre al lumicino il distacco dagli uomini di Conte. Il calendario e la cadenza degli incontri erano dalla sua parte, a differenza di quanto accadrà nel prossimo fine settimana: vincere a Udine per il Napoli non sarà semplice, considerando che i friulani arrivano dalla recente sconfitta patita al "Luigi Ferraris" contro il Genoa.

Uno dei leitmotiv più ricorrenti nei commenti successivi alle gare della Juventus cita sempre la mancanza di un attaccante di valore mondiale al centro del suo reparto offensivo: “Ah, se la Vecchia Signora avesse un Cavani, un Klose, un Milito...”. Di rimando, ovviamente, le società che possono beneficiare delle prestazioni di talenti simili spesso si affrettano a specificare che le loro fortune non dipendono dalla prolificità di queste punte.

Sarà anche vero, ma i fatti dicono il contrario: non segna Cavani ed il Napoli pareggia due gare consecutive in serie A; Klose gioca solo 45' nelle ultime cinque partite (a Genova) e la Lazio raccoglie la miseria di due punti; s'infortuna Milito e l'Inter ne prende quattro a Firenze. Le prospettive a breve termine per i nerazzurri, poi, non sono certo esaltanti: domenica prossima, infatti, ci sarà il derby di Milano.

Dall'altra sponda del Naviglio, giusto per rimanere in tema di goleador, Balotelli aspetta la sua ex squadra indossando (stavolta non per scherzo) la maglia dei cugini rossoneri. Da quando è rientrato dall'Inghilterra l'attaccante del Diavolo ha messo a segno quattro reti in tre match, due delle quali su calcio di rigore. Che, detto per inciso, bisogna anche saper realizzare.

A proposito di bomber: domenica a Torino arriverà Innocent Emeghara, il calciatore di origine nigeriana naturalizzato svizzero che da quando ha esordito in serie A ha tenuto lo stesso ruolino di marcia di Balotelli. Nel giro di poco tempo la punta è diventata l'ancora di salvataggio per un club che sta cercando di guadagnare una salvezza che – ad oggi - avrebbe il sapore del miracoloso. Giuseppe Iachini, il tecnico del Siena, prima dell'ultimo incontro vinto con la Lazio aveva chiesto ai suoi uomini una gara “perfetta”. L'ha ottenuta, ed ora si può coccolare il suo nuovo bomber, autore di una doppietta: “Facile andare a prendere giocatori da trenta milioni di euro. E' bello e gratificante lavorare con i giovani poco conosciuti e valorizzarli, come sta accadendo per Innocent”.

Fresco di Panchina d'Oro e dopo aver ricevuto i complimenti (ed il voto) persino da Zeman, Antonio Conte era presente sugli spalti dello stadio “Artemio Franchi - Montepaschi Arena” per assistere all'incontro tra la sua ex squadra ed il gruppo guidato da Petkovic. Già nelle stanze di Coverciano, durante la premiazione, aveva avuto modo di ribadire l'importanza della prossima partita casalinga: “Vale esattamente come lo scontro diretto col Napoli, dobbiamo tornare subito alla vittoria”.
Senza fare sconti a nessuno, e senza risparmiare i diffidati: “Preferisco vincere e poi avere uno squalificato, piuttosto che perdere dei punti e avere tutti a disposizione”.
In fondo è così che si conquistano gli scudetti.

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domenica 17 febbraio 2013

La Juventus e la mancanza di turnover


La Juventus che perde fa sempre notizia. A Roma contro i giallorossi, poi, non accadeva dal lontano 8 febbraio 2004. Anche quella sera Totti aveva segnato una rete a Buffon, salutando con il gesto delle quattro dita la Vecchia Signora prima che imboccasse la strada del ritorno verso Torino.

All'epoca dei fatti i bianconeri, campioni d'Italia in carica, stavano per concludere il secondo ciclo dell'era Lippi. Quando ancora si trovava nella pancia dello stadio “Olimpico” l'allenatore viareggino aveva mostrato il suo animo battagliero, nonostante denotasse ancora sul volto i segni della bruciante sconfitta: “Se qualcuno pensa che la Juve molli la corsa al campionato, se lo tolga dalla testa. Sul 2-0 per la Roma, quando siamo rimasti in dieci, è finita la partita. Ma fino a quel momento eravamo in corsa. Lo ripeto: salvo la nostra prestazione fino al gol del 2-0. La Juve non è fuori, è inutile che qualcuno speri. Il messaggio non è solo per i tifosi della Juve, ma anche per quelli del Milan e della Roma”.

Quel campionato, per la cronaca, aveva visto proprio Milan e Roma piazzarsi nelle prime due posizioni, mentre la Juventus si era collocata sul terzo e ultimo gradino del podio. A guidarla, l'anno successivo, ci sarebbe stato Fabio Capello, il tecnico romanista che il giorno precedente quella celebre gara, il 7 febbraio, aveva pronunciato queste parole: “Io alla Juve? No, non ci andrei mai e la mia è una scelta di vita”.
Che dopo pochi mesi cambiò. Ma questa è un'altra storia.

Totti, ancora Totti, a distanza di quasi nove anni infila un siluro sotto la traversa della porta difesa dall'amico Buffon e punisce una Vecchia Signora brutta e stanca. Quello del numero dieci giallorosso è un gol talmente bello che viene spontaneo il gesto di togliersi il cappello per complimentarsi con lui. Il suo non è stato uno dei classici “tiri della domenica” e non soltanto perché si è giocato di sabato sera: un fuoriclasse in grado di segnare duecentoventiquattro reti in serie A è in grado di tirare fuori dal proprio cilindro colpi simili. Punto. E chapeau.

Liberata dalle alchimie tattiche di Zeman la Roma ritrova una sua identità sul prato verde, grazie a quell'Aurelio Andreazzoli che – indipendentemente dal risultato che avrebbe ottenuto contro i bianconeri – aveva già vinto la sua personale partita prima ancora che Rocchi ne fischiasse l'inizio. I complimenti riservati a Conte e alla Juventus sia nei momenti precedenti l'incontro che in quelli successivi sono stati il miglior biglietto da visita per un match condito, come sempre, da tensioni eccessive. Conte ha ricambiato, se l'è presa con il calendario per poi rivelare un retroscena: “Ho parlato chiaramente con la squadra prima della partita, volevo che mi dicessero chi non se la sentiva. Mi sono aperto e nessuno si è tirato indietro. Per questo non mi imputo niente a livello di scelte”.

Sbagliato, a parere di chi scrive. Un conto è guardare dritto negli occhi i possibili rigoristi di una gara che si deciderà dagli undici metri, un altro è scegliere una formazione in base alle sensazioni vissute dai propri calciatori. Chi di loro avrebbe potuto farsi da parte di fronte all'opportunità di giocare un incontro simile? Discutendo in tema di specialisti dei calci di rigore, lo scorso aprile sempre Marcello Lippi aveva dichiarato: “A Roma con l’Ajax e con la Francia ai Mondiali tutti mi guardavano quasi implorandomi di farli tirare perché si era giocata una gran partita ed erano carichi. Nella finale con il Milan a Manchester si veniva da una brutta prestazione, consapevoli che avremmo dovuto vincere senza arrivare ai rigori. I ragazzi tenevano gli occhi bassi, si guardavano le scarpe”. Si parlava di tiri dagli undici metri, però, non di match ancora da disputare. Alla Juventus possono capitare scivoloni come quello di Roma, soprattutto considerando i miglioramenti mostrati da un anno e mezzo a questa parte.

Un'ultima considerazione. Il 16 settembre 2012, allo stadio “Luigi Ferraris”, Madama si era presentata contro il Genoa con una formazione largamente rimaneggiata. Sotto di una rete, entrarono sul terreno di gioco Vucinic, Asamoah e Lichtsteiner. La Juventus vinse poi la gara per 3-1. Tre giorni dopo avrebbe esordito in Champions League contro il Chelsea.
A Genova, quel giorno, Conte aveva applicato intelligentemente il turnover tra i giocatori a sua disposizione.

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giovedì 14 febbraio 2013

La Juventus torna Signora anche in Europa

 
Nel giorno dell'esordio di Antonio Conte in Champions League seduto sulla panchina della Juventus, Madama riprende dall'armadio il suo abito migliore, lo indossa e dimostra nuovamente all'Europa calcistica di essere tornata bella come lo era stata un tempo. Il campionato di serie A vinto la scorsa stagione senza perdere neanche una partita non è stato un caso, ormai è un dato di fatto. La Vecchia Signora, rientrata nell'élite del pallone direttamente dalla porta principale, aveva recentemente dirottato in Europa League il Chelsea campione in carica e sculacciato a casa loro gli ucraini dello Shakhtar Donetsk. Il 3-0 con il quale ha appena liquidato gli scozzesi del Celtic in Scozia è stato fragoroso quanto quello rifilato al club di Abramovich a Torino il 20 novembre 2012.
 
Dopo le delusioni dello scorso gennaio, in questo mese di febbraio la Juventus ha giocato ben tre gare in dieci giorni, vincendole tutte e segnando la bellezza di sette reti. Buffon è stato trafitto in una sola occasione, su un tiro - peraltro deviato da un proprio compagno di squadra - scagliato dal clivense Théréau. Il fascino dell'eliminazione diretta è superiore a quello della fase a gironi: la posta in palio in soli centottanta minuti rappresenta un passaggio al turno successivo o l'arrivo in Paradiso, giusto per usare una delle citazioni dantesche che piacciono alla Signora e che tanto fanno arrabbiare i Della Valle. 
 
Le principali insidie della gara al "Celtic Park" erano legate alla carica emotiva che l'ambiente avrebbe potuto trasmettere agli avversari e al rischio che il pallone potesse scottare tra i piedi di qualche bianconero. Tra le fila juventine, infatti, non mancavano i debuttanti in un ottavo di finale della Champions League. Al termine dei novanta minuti di gioco alcuni di loro sono stati poi eletti tra i migliori in campo. I limiti tecnici degli scozzesi erano noti in partenza, così come aveva fatto notare Conte nelle ore che avevano preceduto il match: "Come loro, anche noi siamo degli outsiders, e come loro vorremmo andare il più avanti possibile".
 
Forse si poteva tacciare il tecnico leccese di eccessiva prudenza, fatto sta che per la Juventus è stato meglio tornare in Italia con il sorriso sulle labbra piuttosto che con le preoccupazioni di non poter sbagliare nulla nel prossimo appuntamento previsto a Torino tra tre settimane. Il largo successo esterno libera la mente degli uomini di Conte dalle tensioni che solitamente si accumulano nei doppi confronti di andata e ritorno, a tutto vantaggio del suo cammino in serie A.
 
A proposito di ritorni: a breve torneranno a completa disposizione dello stesso allenatore sia Asamoah che Chiellini, due giocatori le cui assenze si sono avvertite parecchio nell'ultimo periodo. Se le reti di Marchisio sono diventate una continua conferma del talento del centrocampista fatto e cresciuto in casa, quelle di Matri e Vucinic stanno colmando la lacuna di un goleador della stazza di Trezeguet, il fuoriclasse che curiosamente era entrato nel tabellino dei marcatori anche in occasione dell'ultima sconfitta patita dalla Juventus in Europa.
Era il 18 marzo 2010: allo stadio “Craven Cottage” di Londra il Fulham, allora guidato da Roy Hodgson, aveva piegato Madama col risultato di 4-1, eliminandola dall'Europa League.
 
Sono passati tre anni da quei momenti. L'attuale commissario tecnico della nazionale inglese, in tribuna a Glasgow, avrà notato l'assenza del francese, così come la differenza tra questa Juventus e quella che aveva incontrato lui. Quella era soltanto Vecchia, questa è Signora più che mai.
 
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mercoledì 13 febbraio 2013

Un serata memorabile



 Questo articolo è di Danny67. Tutti gli altri, li puoi trovare nella sua rubrica Un Bianconero a Roma

La serata che noi innamorati della Vecchia Signora abbiamo vissuto ieri appartiene a quella categoria di eventi memorabili dal punto di vista sportivo che tutti noi bianconeri conserveremo per sempre nei nostri cuori. Nonostante le mie sensazioni nei minuti precedenti il match di andata dell’ottavo di finale contro il Celtic fossero abbastanza positive, onestamente, mai avrei immaginato che la Juventus avrebbe vinto addirittura con tre reti di scarto, ipotecando seriamente il passaggio del turno ai quarti di Champions. Le mie sensazioni positive venivano rinforzate al terzo minuto dalla rete di Matri, inizialmente non segnalata ed attribuita a Marchisio (il quale fortunatamente insaccava pochi secondi dopo, evitando recriminazioni per un gol ingiustamente non concesso) che permetteva ai bianconeri di incanalare la sfida sui binari giusti e, almeno teoricamente, di poter affrontare il resto della gara con la preziosa certezza di una marcatura in trasferta. 

Tuttavia da quel momento in poi si iniziava a soffrire in modo netto, con gli scozzesi che imponevano dei ritmi insostenibili, ai quali i ragazzi di Conte facevano fatica a resistere. Gli uomini di Lennon (un appassionato beatlesiano come me non può non emozionarsi nel leggere questo cognome) pressavano a tutto campo non permettendo ai difensori ed ai centrocampisti bianconeri di far girare la palla e sviluppare la solita mole di gioco. In particolare difficoltà Bonucci, Pirlo e Vidal, i quali non avevano ne tempo ne spazio per ragionare e distribuire palloni e molto spesso, non riuscendo a far salire la squadra con gli scambi, erano costretti a lanciare lungo per scavalcare il centrocampo avversario. Da uno di questi lanci (di Peluso) era nato il gol del vantaggio. 

Il pressing scozzese era asfissiante (anche se i pericoli corsi da Buffon sono stati pochissimi), ma anche un pessimista come me, intuiva che le maglie della loro difesa erano tutt’altro che impenetrabili e che c’era la possibilità concreta di poter punire il Celtic con le ripartenze. Detto questo l’arrembaggio è andato avanti per tutto il primo tempo e per buona parte del secondo, fino verso il 60° minuto, cioè quando l’intensità dell’assalto iniziava a venire meno e gli spazi per pungere diventavano sempre di più. Ed è proprio in tale frangente che la Juventus, in questa occasione, ha agito da grande squadra, castigando l’avversario non appena ne ha avuto l’occasione. Si proprio da grande squadra, che subisce, soffre, resiste e poi va a segno. Questa può e deve essere la Juve. 

Marchisio è stato il grande eroe della serata, senza dubbio, ma l’impegno e il sacrificio di tutti è stato eccezionale. Ho ammirato la sicurezza di Buffon, l’intraprendenza di un Peluso che sinceramente non mi aspettavo, l’interpretazione perfetta del ruolo di centravanti da parte di Matri, il battagliare indomito di Caceres, ma ho veramente amato lo spirito di squadra, l’unione di un gruppo comandato da un grande uomo che finalmente ieri ha avuto la possibilità, strameritata, di essere in panchina in una gara di Champions. Il suo urlo “ti ammazzo” rivolto a Vidal, reo di aver sbagliato un appoggio all’89° minuto sul tre a zero, la dice lunga sulla mentalità e sul carattere di Antonio Conte. Meraviglioso!! 

Obbligatorio sottolineare il magnifico spettacolo di pubblico regalato dal Celtic Park e dai sostenitori di entrambe le squadre, in una cornice di sciarpe, bandiere e vessilli magnifica. Un po’ meno sportivo l’atteggiamento dei calciatori bianco verdi sul campo, sempre inclini alla provocazione ed alla protesta, fortunatamente in questo poco assecondati da nostri ragazzi.

Ora, come sottolineato dallo stesso Marchisio a fine gara, torniamo a concentrarci sul campionato, anche perché per noi (ed in particolare per me) sabato sera ci sarà un’incontro tutt’altro che facile. Ma per adesso godiamoci questa splendida vittoria.

domenica 10 febbraio 2013

Juve, una scarpa basta per vincere

Leonardo Bonucci in curva per assistere alla partita contro la Fiorentina in compagnia dei tifosi bianconeri, Antonio Conte chiuso in un box in tribuna, Asamoah in Africa, Chiellini infortunato... Col senno di poi lo “Juventus Stadium” non dava l'idea di essere quell'Inferno dantesco citato (e promesso ai viola) nel video di presentazione dell'incontro pubblicato sul sito internet della Vecchia Signora.

Madama non si è preoccupata più di tanto del fatto che la sua ironia non è stata compresa o comunque apprezzata dagli ospiti. Ha indossato come se nulla fosse le scarpette da gioco, segnato due reti (una pure scalza) e portato a casa i tre punti necessari per tenere a debita distanza in classifica Napoli e Lazio. In verità soltanto la squadra di Mazzarri, perché quella di Petkovic - dopo l'anticipo serale disputato in questa ventiquattresima giornata - si trova ormai lontanissima dai bianconeri. Undici punti di distacco dalla vetta sono obiettivamente troppi per coltivare qualsiasi sogno tricolore, così come ha avuto modo di affermare il suo allenatore nella pancia dello stadio “Olimpico”: “Per il titolo ora non dipende più da noi”.

Per conquistare il campionato ci vogliono continuità di risultati, di gioco ed un equilibrio mentale che ti consenta di vivere con naturalezza anche i momenti negativi. Oltre, ovviamente, a quel pizzico di fortuna che non guasta mai. La Juventus che sembrava aver sbaragliato la concorrenza lo scorso dicembre ed essersi poi lasciata sfuggire il tricolore a gennaio, adesso accelera l'andatura osservando il Napoli diventare sempre più piccolo sul suo specchietto retrovisore. Ventotto scudetti ufficiali e trenta vinti sul campo, però, insegnano a non scordare che soltanto la certezza matematica di essere irraggiungibili in cima alla classifica può consentirti di abbassare la guardia. Sino a quando non arriverà, è giusto lasciare i sogni di vittoria ai propri tifosi e quelli di sconfitta a tutti coloro i quali cercano da mesi un'anti-Juve che riesca ad aggiungere un po’ di sana competizione questa serie A.

L'attacco di Madama, il suo punto debole, per una sera ha funzionato come il resto della squadra. Per scovare un'altra gara dove il reparto offensivo si è rivelato decisivo bisogna tornare indietro nel tempo sino allo scorso 21 dicembre, quando sul neutro di Parma furono ancora Matri (doppietta) e Vucinic a regalarle il successo contro il Cagliari. Quella partita era terminata 3-1, così come era accaduto nella prima occasione in cui l'attaccante di Sant'Angelo Lodigiano aveva incontrato la sua ex-squadra: era il 5 febbraio 2011, anche quella volta allo stadio “Sant'Elia” Matri mise a segno due reti. La terza la realizzò Luca Toni, compagno di squadra nel passato ed avversario nel presente con la maglia della Fiorentina.

Salutati i viola adesso Madama è volata a Glasgow. Laddove le serviranno sicuramente entrambe le scarpette. E, forse, pure l'elmetto.

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venerdì 8 febbraio 2013

Juventus-Fiorentina, derby infinito


Sta per iniziare un nuovo fine settimana calcistico in serie A, terza e ultima tappa di avvicinamento allo scontro diretto del "San Paolo" tra il Napoli e la Juventus previsto per il prossimo 1 marzo. La squadra di Mazzarri, detentrice della Coppa Italia, farà visita alla Lazio, finalista nell'attuale edizione del torneo. Dal canto suo la Vecchia Signora ospiterà la Fiorentina nell'ultima gara che precede la ripresa della Champions League.

La gara disputata a Firenze nel girone di andata si era trasformata nella prima battuta d'arresto per Madama, capace di ottenere - sino ad allora - quattro vittorie in altrettanti incontri di campionato. Il pareggio racimolato allo stadio "Artemio Franchi" non aveva comunque interrotto la sua lunghissima serie positiva (che si sarebbe poi fermata il successivo 3 novembre), nonostante i viola fossero andati vicini alla vittoria in più riprese durante i novanta minuti di gioco.

Quella con gli uomini di Montella era stata la quarta partita giocata dai bianconeri in soli dieci giorni tra serie A (Genoa, Chievo e la stessa Fiorentina) e Champions League (Chelsea), motivo per il quale un po’ di stanchezza da parte del gruppo guidato dal duo Carrera-Conte era facilmente prevedibile. In quest'occasione, invece, la sfida tra le due formazioni è capitata a sole settantadue ore di distanza dalla prossima trasferta di Glasgow, laddove i bianconeri cercheranno di gettare le basi della qualificazione ai quarti di finale della massima competizione europea.

Una cosa (e una gara) alla volta, però. Per la Juventus, nel corso del tempo, quello contro la Fiorentina è diventato una sorta di "derby", condito costantemente da piccole punzecchiature e grandi polemiche che ne hanno alimentato la rivalità. La Vecchia Signora che oggi reclama la terza stella vinta sul campo si era aggiudicata la seconda dopo un testa a testa con i viola nel campionato 1981/82. William "Liam" Brady aveva realizzato la rete decisiva a Catanzaro (su rigore) nella stessa giornata in cui i gigliati protestarono con forza per un gol annullato a Francesco Graziani sul terreno del Cagliari. Franco Zeffirelli aveva affermato di aver "visto Boniperti mangiare noccioline in tribuna, sembrava un mafioso americano". Dalla Sardegna le discussioni divamparono velocemente in tutto il resto d'Italia.

Da Roberto Baggio a Jovetic, passando per la contesa di una Coppa UEFA (1990) e gli striscioni e i cori di alcuni sostenitori viola sui caduti dell'Heysel, da allora in poi i momenti di tensione tra le società non sono quasi mai mancati. Ora che non è più tra noi l'Avvocato Agnelli vengono a mancare anche le sue battute, come quella che rilasciò una volta proprio su Zeffirelli: “È un grande regista. Ma quando parla di calcio non lo sto nemmeno a sentire”.

Diego Della Valle, il presidente onorario dei viola, recentemente lo aveva ricordato a modo suo: “Della famiglia Agnelli è rimasto ben poco, sono rimasti dei ragazzi che non sono grandi lavoratori, ma è con loro che bisogna parlare. E per farlo bisogna andarli a cercare in qualche discoteca”. La risposta dell'ultimo rampollo della dinastia, Andrea, non si era fatta attendere: ”È una battuta, forse riferita anche all’età: c’è chi ci va in discoteca, chi no. Non è che io la frequenti troppo, però l’ultima volta mi sono decisamente divertito: ero lì per la festa scudetto. Auguro anche a Della Valle di andarci presto per festeggiare qualcosa…”.

Naturalmente non era mancata una controrisposta, stavolta da parte di Andrea Della Valle: “Lasciamo stare le fesserie di Marotta su Berbatov e le battute di Agnelli sulla discoteca. Quest'anno sono 30 anni da quello 'scudetto' virtuale del 1982. Speriamo di tornare in discoteca. Festeggiamo quello scudetto dell'82, perché tutti ce lo sentiamo sul petto”.

Quando non si incontrano sul campo e non incrociano pericolosamente le proprie strade nelle trattative di mercato, per battagliare tra loro non restano che le parole. Alla Juventus, in Italia, non capita soltanto con i gigliati, così come aveva avuto modo di rimarcare lo stesso Andrea Agnelli tempo addietro: "Gli anti-juventini sono tanti e ci odiano, ma noi facciamo di tutto per prevalere".

Ha ragione, basti pensare che la successiva gara di campionato vedrà Madama giocare a Roma contro i giallorossi: anche se non c'è più Zeman, la rivalità tra le due squadre è forte. Poi, come detto, sarà la volta del Napoli, dell'Inter (trentesima giornata), del Milan (trentatreesima) e del Torino (trentaquattresima), per quello che è il “vero” derby di Madama.
Anche se, riflettendoci, viene da pensare che le partite speciali sono soprattutto quelle che gli avversari giocano contro di lei.

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martedì 5 febbraio 2013

Finito il gennaio nero della Juventus

Dopo aver concluso nel peggiore dei modi il mese di gennaio con l'eliminazione dalla Coppa Italia, la Juventus non è riuscita a risolvere il suo ormai cronico problema offensivo neanche durante questa sessione invernale del calciomercato. Ufficializzato con largo anticipo l'arrivo dello spagnolo Llorente (bianconero a tutti gli effetti dal prossimo 1° luglio), resta viva la curiosità di capire quanto sarà determinante l'apporto che potrà fornirle il neo acquisto Anelka nel prosieguo della stagione.

"I campioni di un certo calibro non si spostano a gennaio", aveva ripetuto più volte Antonio Conte in questi giorni. Citando poi, a mero titolo esemplificativo, un ristretto elenco di grandi calciatori tra i quali non figurava il nome di Mario Balotelli. Non è dato sapere se si sia trattato di un semplice lapsus, di una dimenticanza voluta oppure del reale pensiero del tecnico juventino. Eppure il nome dell'ex giocatore del Manchester City nelle ultime ore era stato sulla bocca di tutti. Fatto sta che il suo esordio in maglia rossonera contro l'Udinese è coinciso con una doppietta personale nell'ambito della partita più chiacchierata del fine settimana calcistico.

"Abbiamo fatto quello che si poteva fare, si poteva fare meglio e si poteva fare peggio. Non mi considero e non mi consideravo favorito per lo scudetto prima del mercato, non mi considero tuttora favorito per lo scudetto neanche dopo il mercato", ha poi affermato - sempre sullo stesso argomento - l'allenatore bianconero. Le sue considerazioni sono state talmente vaghe da far pensare ad un'unica visione dell'attuale situazione in casa juventina: le fortune di Madama, almeno per quanto riguarda i prossimi mesi, continueranno a dipendere dalle capacità del tecnico leccese di far rendere al massimo il gruppo a sua disposizione dallo scorso fine agosto.

Falcidiata da infortuni e squalifiche, la Juventus ha trovato dentro se stessa la forza per continuare la propria marcia in testa alla classifica. Gli scudetti si costruiscono (e conquistano) poco alla volta, espugnando campi difficili come quelli di Verona e sconfiggendo avversari rognosi come il Chievo. Raggiunta in vetta alla serie A per poche ore dal Napoli la Vecchia Signora ha affrontato col piglio giusto la gara contro i gialloblù di Corini, portandosi in vantaggio per 2-0 ed evitando di perdere la concentrazione ed il controllo del match dopo la rete messa a segno da Thereau. Lontano dallo stadio "Bentegodi" Walter Mazzarri, fresco vincitore col suo Napoli nell'anticipo serale, aveva giurato che non avrebbe seguito alla televisione la gara dei bianconeri. La giustificazione addotta era stata quella di voler rimanere concentrato nella preparazione alla prossima sfida esterna contro la Lazio. Se poi abbia mantenuto o meno fede alla parola data è un altro discorso, in cuor suo il tecnico dei campani probabilmente immaginava che la Juventus difficilmente sarebbe tornata da Verona a mani vuote.

Prima dello scontro al vertice del "San Paolo", previsto per il 1° marzo, ci saranno ancora tre giornate di campionato. Nella prossima la Vecchia Signora ospiterà la Fiorentina, l'unica squadra che l'ha realmente messa in difficoltà dal punto di vista del gioco durante il girone di andata. Tra le due contendenti allo scudetto, però, chi sembra rischiare di più in questo frangente sembra essere il Napoli: la squadra di Petkovic arriva infatti da due sconfitte consecutive, dopo aver pagato lo sforzo del doppio impegno nella coppa nazionale contro la stessa Juventus prima o poi dovrebbe iniziare a riprendere confidenza con la vittoria in serie A.

Gli uomini di Mazzarri andranno a Roma col vento in poppa, rinforzati grazie agli ultimi acquisti invernali (Armero, Calaiò e Rolando) e con quindici punti in più in classifica rispetto alla scorsa stagione. Il loro problema è che anche la squadra di Conte viaggia più veloce rispetto ad un anno fa (quarantasette punti contro gli attuali cinquantadue).
E che il mese di gennaio è finalmente finito...

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lunedì 4 febbraio 2013

Un sospiro di sollievo

Questo articolo è di Danny67. Tutti gli altri, li puoi trovare nella sua rubrica Un Bianconero a Roma

La Juventus torna alla vittoria e si riporta di nuovo a più tre sul Napoli, dopo che quest'ultimo, per una notte aveva raggiunto i bianconeri in testa alla classifica, con i tre punti conquistati contro il Catania, in un match vinto meritatamente dai partenopei ma sul quale hanno di sicuro influito alcuni episodi dubbi che hanno probabilmente penalizzato e gli etnei. A proposito di episodi dubbi, possiamo dire che ancora peggio è andata all’Udinese nel posticipo della domenica, dove l’arbitro Valeri ha decisamente regalato la vittoria al Milan, concedendo ai rossoneri un rigore inesistente al 93° minuto rendendo impossibile qualsiasi tentativo di recupero da parte degli uomini di Guidolin. 

La cosa ci potrebbe anche stare, perchè gli errori arbitrali ci sono, ci sono sempre stati e sempre ci saranno, se non fosse che il tutto, a differenza di quanto succede quando ad avvantaggiarsi delle sviste arbitrali è la Juventus, è accaduto in un clima di totale tranquillità, sia per ciò che riguarda le reazioni dei media, che hanno evidenziato, senza però esagerare, l’errore di Valeri, ma che hanno quasi sorvolato sugli sbagli pro Napoli, sia per ciò che riguarda gli stessi protagonisti, soprattutto coloro che i torti li hanno subiti. Dichiarazioni distensive da parte di molti ed anche laddove qualcuno si è lamentato lo ha fatto senza accusare nessuno, senza ipotizzare complotti, giustificando il tutto con il fatto che “gli arbitri possono sbagliare”. Ora ci tengo a precisare che è giusto che si reagisca così, per il bene dello sport e della cultura sportiva, ma questo dovrebbe accadere sempre e non a corrente alternata. 

Dopo aver sottolineato il consueto doppiopesismo nel trattamento degli episodi discussi torno a parlare di Juventus. La partita contro il Chievo non è stata facile, tuttavia si sono intravisti dei piccoli miglioramenti sotto il profilo del gioco, buono nel primo tempo e discreto nel secondo ma solo dopo uno sbandamento iniziale di 15 minuti che ha concesso ai clivensi di segnare la rete che ha rimesso di nuovo in discussione il risultato. Fortunatamente gli uomini di Conte stavolta non hanno perso la testa e sono riusciti riportare il match sui binari giusti, controllando l’avversario e creando diverse altre opportunità per realizzare la rete della sicurezza che però, e qui cadiamo nei soliti peccati, non è arrivata. 

Tuttavia queste amnesie, se si vuole riconquistare lo scudetto non ci dovranno più essere, perché d’ora in poi non si può più sbagliare. Di punti se ne sono già persi troppi per strada. Relativamente ai singoli, solita grande prestazione di Vidal, così come è stata eccellente la partita di Lichsteiner, autore tra l’altro del gol vittoria. Bellissima la rete di Matri che ieri si è mosso molto meglio rispetto alle ultime esibizioni, mentre Giovinco, uscito per una botta alla coscia, è stato si autore dell’assist per il secondo gol, ma come sempre ne ha fallito uno clamoroso ed ha disputato la solita gara confusionaria e piena di errori. 

Barzagli perfetto, bene Caceres, un po’ insicuro Marrone, ma tutta la difesa, come già accaduto recentemente, è stata disattenta sulla rete di Thereau. Si è sentito il ritorno di Pirlo e delle sue geometrie a conferma che, attualmente, il nostro regista non è sostituibile. Pogba nel primo tempo è stato fuori dalla manovra ed alquanto lezioso mentre nella seconda frazione di gioco ha tirato fuori gli attributi mostrando come si deve giocare quando occorre portare a casa i tre punti ad ogni costo. 

In sostanza quelli di ieri sono stati tre punti d’oro, speriamo che servano alla Vecchia Signora per tornare a marciare come faveva prima della sosta natalizia e magari per riprendere qualche punto di vantaggio sulle inseguitrici (soprattutto nei confronti della squadra di Mazzarri che attualmente sembra la vera anti Juve) nelle prossime giornate anche se ciò sarà molto difficile, visto che il Napoli sabato sera affronterà una Lazio priva di Hernanes e molto probabilmente anche di Klose. Ma noi ci auguriamo intanto di vincere contro la Fiorentina che sembra tornata in buona condizione. 

venerdì 1 febbraio 2013

La Juve torna al punto di partenza

 
Nella scorsa stagione il mantra ripetuto sino alla nausea da Antonio Conte recitava, più o meno, queste parole: "Ricordiamoci da dove siamo partiti". Già, ma da dov'era partita la Juventus? Il suo viaggio era ripreso dopo il terremoto calcistico provocato dagli eventi di Calciopoli, ed era diventato ancor più complicato a causa delle scelte operate dal club nel periodo immediatamente successivo l'estate del 2006. Molte delle quali, col trascorrere del tempo, si sono rivelate sbagliate.
 
Poi è arrivata la svolta positiva, coincisa con l'insediamento a Torino del tecnico leccese e di alcuni giocatori che hanno contribuito alla sua rinascita. Conquistato lo scudetto al primo tentativo, il mondo juventino aveva coltivato per qualche giorno la speranza di aggiungere in bacheca anche una Coppa Italia. Oltre agli effetti pratici, l'impresa avrebbe provocato non pochi sussulti al cuore dei sostenitori di Madama: in caso di successo nella finalissima contro il Napoli - infatti - la Juventus avrebbe ripetuto l'impresa già compiuta nella stagione 1994/95, all'epoca in cui Marcello Lippi era stato ingaggiato dalla Triade.
 
Svanito questo sogno, una volta conquistata la Supercoppa Italiana è iniziato l'attuale campionato, con il pronostico degli esperti del settore che aveva il sapore di un verdetto: Juventus favorita, così tanto da non trovare una vera e propria rivale nella corsa al titolo. A questo punto bisognava soltanto capire sino a dove si sarebbe potuta spingere in Europa, fermo restando che sembrava scontata la sua partecipazione ad un'altra finale di Coppa Italia.
 
La realtà dei fatti, invece, le ha presentato uno scenario ben diverso: raggiunti brillantemente gli ottavi di finale della Champions League, il mese di gennaio del 2013 ha poi riservato a Madama alcune brutte sorprese. Tra queste c'è stata la precoce eliminazione dalla coppa nazionale ad opera della Lazio. Poteva succedere, ed è successo. Non si tratta certamente del primo episodio: negli ultimi diciannove anni, proprio partendo dal 1995 ad oggi, la Juventus ha vinto soltanto una volta la Coppa Italia, raggiungendo la finalissima in altre tre edizioni. Non stiamo parlando di un bilancio di cui andare fieri, ma serve a capire come la mancata qualificazione all'appuntamento decisivo del prossimo maggio (contro Roma o Inter) non deve essere vissuto dai bianconeri come un dramma.
 
Resta da capire se la Vecchia Signora, ripresa confidenza con l'abitudine alla vittoria, riuscirà a scrollarsi subito di dosso la delusione per una sconfitta che poteva essere tranquillamente evitata. Oltre a valutazioni arbitrali quantomeno discutibili, pesano gli errori di ingenuità compiuti in difesa e le occasioni mancate da Giovinco e Marchisio per segnare un'altra rete negli ultimi spiccioli di gara. Proprio i due giovani, prodotti del vivaio juventino, erano stati gli eroi del derby giocato contro i granata lo scorso 1° dicembre. Trascorsi quasi due mesi da quel momento, ora sono stati additati tra i principali responsabili della disfatta di Roma.
 
La bellezza del calcio risiede anche, e soprattutto, nella sua imprevedibilità. Uno degli esempi più calzanti, in questo senso, è rappresentato dalla finale di Champions League disputata il 26 maggio 1999 a Barcellona tra Manchester United e Bayern Monaco. In quella partita gli inglesi si resero protagonisti di un'eccezionale rimonta: sotto di una rete (Basler), ne segnarono due a tempo ormai scaduto (Sheringham al 91' e Solskjaer al 94'), portandosi a casa il prestigioso trofeo. Il calo di concentrazione di una squadra aveva agevolato la vittoria dell'altra.
 
Tornando alla Juventus, l'eliminazione nella Coppa Italia è scaturita da una serie di errori, tra i quali vi è stata la noncuranza di alcuni particolari importantissimi nei momenti fondamentali del match. Si tratta di disattenzioni che possono costare caro in termini di risultati. Nel mese di gennaio appena concluso non era la prima volta che accadeva. A Conte spetta il compito di porvi rimedio, magari ripartendo dal mantra usato lo scorso anno: "Ricordiamoci da dove siamo partiti".
Qualcuno deve averlo dimenticato.
 
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