domenica 29 gennaio 2012

Dalla neve di Poznan a quella di Torino: storia di due Juventus diverse

Nei campionati di serie A, solitamente dalla prima giornata del girone di andata a quella di ritorno trascorre un periodo compreso tra i quattro e i cinque mesi di attesa.
Lo vuole la tradizione e lo indica chiaramente il calendario, indipendentemente dal numero dei club iscritti: sedici, diciotto o venti che siano.

Poi, certo, esistono le eccezioni: nella stagione 2002/03, ad esempio, si cominciò con la seconda gara (14 settembre 2002), mentre la partita d’esordio fu recuperata il 6 novembre. Al termine di quella manifestazione lo scudetto venne vinto dalla Juventus (si trattava del ventisettesimo tricolore della sua storia).

Nell’attuale campionato lo slittamento della prima giornata, con la conseguente disputa di quegli incontri a ridosso delle festività natalizie, ha partorito una situazione anomala: a distanza di poco più di trenta giorni le formazioni partecipanti si sono nuovamente ritrovate una di fronte all’altra, ovviamente a campi invertiti.

Sconfitta l’Udinese subito dopo aver completato il giro di boa, in una gara condizionata dalla presenza della neve, la neonata Juventus di Conte resta solitaria in vetta alla classifica.
Visto che la partita si è svolta a Torino è doveroso – oltretutto - sottolineare coma la nuova casa bianconera abbia retto bene al primo impatto con una serata caratterizzata dalle difficili condizioni metereologiche.
2-1 per la Vecchia Signora, quindi, in una gara decisa dalla doppietta di Matri che ha reso inutile, ai fini del risultato finale, il goal realizzato da Floro Flores.

Entrambi i marcatori di questa sfida durante la scorsa sessione del calciomercato invernale si sono trovati al centro delle operazioni di mercato di Madama: l’attuale punta della Juventus arrivò sotto la Mole per poi mettere a segno nove goals nella restante parte della stagione (la stessa cifra raggiunta in questo campionato); l’attaccante dell’Udinese, invece, venne duramente contestato dai tifosi della Vecchia Signora nel momento in cui le notizie della conclusione della trattativa con i friulani iniziarono a farsi sempre più insistenti.

Terminato l’anno tra le file del Genoa, Floro Flores trafisse Storari allo stadio “Olimpico” lo scorso 10 aprile per il momentaneo 2-1 a favore dei liguri: Matri (ancora lui) e Toni ribaltarono poi il risultato, portandolo sul 3-2 con il quale la Juventus vinse la gara. A conti fatti anche quella sua rete si rivelò ininfluente per le sorti del match.

Dal mercato di riparazione Marotta tirò fuori dal cilindro Barzagli, preso “per un tozzo di pane” (come disse una volta l’Avvocato Agnelli in merito all’acquisto di Platini) e diventato col tempo un autentico affare per Madama.
Chiusi i battenti e rinforzata la squadra, quella Juventus dovette far fronte alla quinta sconfitta rimediata da poco in campionato, guarda caso dall’Udinese, a Torino, per 2-1.

Ancora in corsa per una vittoria in coppa Italia, l’undici di Del Neri aveva già salutato l’Europa League nel freddo della Polonia, dove si decise di giocare la gara decisiva per le sorti bianconere contro il Lech Poznan nonostante la presenza di una temperatura glaciale: -11°. Nessuno accese l’impianto di riscaldamento sotterraneo e il termometro venne posizionato in una zona riparata: arrivati a -15°, il regolamento avrebbe impedito lo svolgimento del match.

Luigi Del Neri, dopo l’incontro, non si perse d’animo: “Questo è un giorno amaro, il più amaro da quando sono qui, ma la Juve è cresciuta e credo che rientrerà in Europa dalla porta principale”.
Rileggendo oggi quelle parole, più che considerarle una promessa si può pensare ad una profezia: a distanza di un anno quello è il percorso che sembra aver intrapreso la truppa di Conte.
E la neve, stavolta, lascia un bel ricordo.

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La neve e l'Udinese non fermano la Juventus

Come da più parti abbiamo sentito dire ieri sera, è molto probabile che nella maggior parte degli stadi italiani la partita Juventus – Udinese, con la bufera di neve che si è abbattuta su Torino, non si sarebbe potuta disputare. Di sicuro non si sarebbe scesi in campo a Napoli, dove addirittura non si è giocato proprio in occasione della sfida dei bianconeri con i partenopei a causa di un leggero temporale mattutino immediatamente sostituito dal sole che continuò poi a splendere per tutta la giornata sulla città campana.

Allo Juventus Stadium, invece, la partita è andata in scena, oltre ogni difficoltà compreso qualche problemino pratico (vedi motorino del telone che si è rotto); è andata in scena e, soprattutto, ciò è avvenuto in condizioni quasi ottimali, senza grandi difficoltà sia per gli atleti che per gli spettatori, nonostante la fittissima nevicata non sia mai diminuita di intensità per tutti i 90 minuti.

Lo Juventus Stadium, sì, quello stesso stadio che certe voci di corridoio dettate dall’invidia (che è veramente una brutta bestia) volevano poco sicuro perché costruito con “acciaio non conforme”. E invece, questo autentico gioiello, e con esso l’organizzazione che vi lavora dietro le quinte, sta permettendo alla Juventus di essere all’avanguardia nel panorama calcistico mondiale. E, cosa che per noi tifosi conta maggiormente, sta svolgendo un ruolo importantissimo nel primato in classifica della Vecchia Signora.

Stavolta, perciò, né la neve né l’Udinese sono riuscite a fermare Madama, non essendo riuscite ad arrestare la sua marcia come probabilmente invece ieri si sera si augurava tutta l’Italia anti-juventina. I ragazzi di Conte hanno offerto un’altra prova di grinta, coraggio, personalità e (soprattutto) organizzazione di gioco, nonché di grande reattività nel momento più difficile della gara, quando l’Udinese - grazie a quello che lo stesso Conte ha definito un “nostro omaggio” - aveva raggiunto il pareggio. In quei momenti, poi, ha rischiato di ritrovarsi addirittura in vantaggio, nonostante la gara (nel possesso palla, nelle iniziative e nelle occasioni create) fin dall’inizio fosse stata nelle mani della Juventus.

Qui arrivano le uniche critiche del Mister nei confronti dei propri ragazzi, sulla gestione della partita. Al di là dell’errore specifico, nell’occasione commesso da Vidal, quello che Antonio Conte vuole che sia migliorato è l’atteggiamento complessivo della squadra quando si è in vantaggio e la capacità di leggere meglio le situazioni, senza dover correre inutili rischi. Credo che questo e la solita difficoltà a concretizzare di più le occasioni da rete create siano gli unici due difetti, attualmente, della Juventus.

Per il resto io penso che dobbiamo essere soddisfatti: per i risultati, per l’atteggiamento generale dei ragazzi, per l’approccio mentale alle partite, per il rendimento dei singoli. A questo proposito, soprattutto di quelli che inizialmente sono partiti dietro e sui quali, in questo momento si può contare sempre di più: dopo Marrone, che a Bergamo ha dimostrato il suo talento e la sua personalità, Giaccherini (ormai una splendida realtà), Estigarribia (sempre più incisivo) e Quagliarella. Quest'ultimo, poi, anche se non è riuscito a segnare è stato autore di brillanti giocate e di almeno un paio di assist, nonché del colpo di testa da cui è nata la rete del vantaggio di Matri, dopo la respinta di Handanovic.

A proposito di portieri, la parata di Buffon sul tiro di Armero è qualcosa di veramente degno del miglior portiere degli ultimi 25 anni. Auguri Gigi, per i tuoi 34 anni da “numero uno”, come titolava lo striscione della tua Alena.


Questo articolo è di Danny67. Tutti gli altri, li puoi trovare nella sua rubrica Un Bianconero a Roma

giovedì 26 gennaio 2012

What a goal!

L'unica cosa che conta è il gol.
E' inutile girarci intorno, belli i dribblings, i tacchi, i tunnels, si belli, ma l'essenza del calcio è segnare. Non importa come - di destro o di sinistro, di testa o di tacco, di abilità o di fortuna, o anche grazie ad un'autorete - basta che la palla gonfi la rete.

E non è la cornice che conta. E' la stessa cosa, sia che si giochi in cortile con i pali della porta fatti grazie agli zaini - con dentro i libri di scuola - poggiati a terra, oppure a Wembley disputando la finale di champions league, è solo quando la palla varca la linea di porta avversaria che tocchiamo, per un attimo, il cielo con un dito!

E' per questo che i gol della nostra squadra sono come figli, sono tutti belli.
E' bello il secondo gol di Marchisio al Milan, quando la palla passa in mezzo alle gambe di Abbiati. E' bello il gol di Lichtsteiner al Parma, perché è stato il primo nello Juventus Stadium. E' bello il gol di Quagliarella perchè, dopo l'infortunio, vederlo esultare fa sperare nel futuro.

E' bello quello di Estigarribia al Napoli perché ha dato la carica quando sembrava tutto perduto. E' bello il gol di Vidal al Parma perché quest'anno non vediamo tante reti con tiri da fuori area. Sono belli i gol di Chiellini e di Pepe perché i gol alla Roma e alla Lazio, per me, hanno sempre un sapore particolare. Così come è bello il gol di Marchisio all'inter, ovviamente. E' bellissimo il gol del capitano, perché la sua prima rete nel nuovo stadio non poteva che essere un "gol alla Del Piero".

Ma ce ne sono alcuni - come si usa dire di pregevole fattura - che sono più belli di altri. E questa è la mia personalissima classifica in merito, almeno per quanto riguarda il girone d'andata:
5° posto : Matri al Palermo. Il passaggio chiamato 20 mt fuori dall'area ed il tiro ad incrociare sono da manuale del calcio.
4° posto : Marchisio al Parma, con il passaggio smarcante di Pirlo a centro area ed il pallonetto in spaccata del principino
3° posto : Giaccherini all'Atalanta. Un po' come quello precedente, dove però il tocco sotto è di Marrone ed il tiro al volo del toscano.
2° posto : Matri al Siena. Una somma di gesti perfetti, il lancio di Pepe, lo stop di Giaccherini, il dribbling e passaggio finale di Vucinic.
1° posto : Vucinic al Cagliari. Ovviamente non per il tocco finale ma per tutta la splendida azione, che parte dalla nostra metà campo con la palla che dai piedi di Bonucci e con pochi tocchi veloci - Lichtsteiner, tacco di Pepe, Marchisio, di nuovo Lichtsteiner e tocco finale di Vucinic - viene depositata in rete. Che spettacolo!

Articolo pubblicato su Juvenews.net

Questo articolo è di Roberta. Tutti gli altri, li puoi trovare nella sua rubrica Una signora in bianconero

mercoledì 25 gennaio 2012

Aspettando Godot, la Juventus ha ritrovato Pinturicchio

Era una giornata particolare. Abbiamo fatto il massimo, almeno per un tempo, proprio come lui che spesso lasciava dopo 45'. Eravamo tutti vogliosi di dare un messaggio, in qualche modo, e speriamo di esserci riusciti. L'Avvocato adesso ci guarderà da qualche parte”.

Domenica 26 gennaio 2003, stadio “Delle Alpi” di Torino, Juventus–Piacenza: alla conclusione dei novanta minuti di gioco Madama piegò gli ospiti con un secco 2-0. La prima delle due reti venne realizzata da Alessandro Del Piero, che a caldo descrisse con queste parole le emozioni vissute in quel pomeriggio all’interno di un impianto che lo stesso Gianni Agnelli, scomparso due giorni prima, non aveva mai particolarmente amato.

Vittorio Caissotti di Chiusano, l'allora presidente del club, aveva posato una maglietta bianconera sulla poltroncina che abitualmente occupava in tribuna. I tifosi lo salutarono per l'ultima volta con dolci parole scritte sugli striscioni e urlate al vento. Sul campo la sua Juventus vinse e convinse, ed il secondo goal di Nedved rappresentò soltanto la cornice intorno alla vera e propria opera d'arte dell'incontro: la prodezza di Del Piero, appunto. Il cross di Zambrotta venne spinto in porta da una carezza al volo del fantasista col tacco del piede destro. La gioia del momento si unì alla commozione generale.

"Mi ricordava Pinturicchio. Adesso è Godot", aveva confessato tempo addietro l'Avvocato parlando di lui ai giornalisti. Quella rete, in quel giorno, era il più bel saluto che il giocatore potesse riservargli, negli istanti in cui si celebrava la conclusione di un rapporto d'amore tra un uomo e la sua Signora durato una vita intera. Nel merito, va ricordata una frase comparsa su un lenzuolo appeso sulle pareti del "Delle Alpi": "81 anni di storia bianconera non si cancellano con la morte".

A nove anni esatti di distanza dalla scomparsa di Gianni Agnelli, all'interno di uno stadio che con ogni probabilità gli sarebbe piaciuto (vicino al campo, adatto alle famiglie, sempre esaurito e traboccante d'entusiasmo), Del Piero è riuscito finalmente a realizzare il suo primo goal dell’attuale stagione.

24 gennaio 2012, Juventus-Roma, quarti di finale di coppa Italia. Per rimuovere quello "0" dalla casella delle reti segnate poteva bastare uno scarabocchio, uno schizzo, un qualcosa di veloce e sbrigativo: ad artisti come lui, però, non sono concesse simili licenze. Non restava che aspettare, perché quel momento, prima o poi, sarebbe arrivato.
Forse, da qualche parte, l'Avvocato stava guardando la partita. Proprio come disse Alessandro una volta.

Comunque fosse, c'era da sbrigarsi, perché le belle abitudini non si abbandonano mai, e dopo il primo tempo c'era il rischio che potesse smettere di seguirla. Dei tre goals con i quali Madama ha sconfitto la Roma, due sono stato segnati in mezz'ora di gioco.
Il secondo è stato opera di "Pinturicchio" Del Piero: un destro a girare all'incrocio dei pali, come ai bei tempi.

Da anni non si ammirava una Juventus simile, ed era comunque strano pensare che una Signora così affascinante non fosse in grado di mettere in mostra il talento infinito del suo capitano.
In una serata per certi aspetti diversa dalle altre, è finito col tornare ad essere protagonista anche lui.

Ci fosse stato ancora l'Avvocato, si sarebbe potuto concedere una delle sue consuete battute: in fondo è pur sempre vero che col Piacenza dovette aspettare solo dieci minuti per vedere un suo gioiello, mentre con la Roma ne sono passati trenta.
In quei venti minuti, però, aspettando Godot la Juventus ha ritrovato Pinturicchio.

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Ancora le stesse sensazioni..

Nel mio ultimo post parlavo di sensazioni antiche, ormai quasi dimenticate, che tornavano finalmente a far sussultare il mio cuore. Emozioni che sanno di vittoria, di forza, e che derivano dal veder giocare questa Juventus, la Juventus di Antonio Conte, che è poi la Juventus che piace a tutti noi. Dico ciò al di là dei risultati che potrebbero arrivare o meno alla fine della stagione.

Sì perché già rendersi conto che il miglior gioco attualmente in Italia lo esprime la Vecchia Signora è una enorme soddisfazione, ma ciò che più fa ritornare la mente alla Juve del passato è veder riapparire di nuovo negli occhi degli avversari quella preoccupazione, quella paura seguita poi dalla rassegnazione che prima del 2006 era una costante per chiunque affrontasse i bianconeri. Ieri sera infatti, al di là della umana preoccupazione che resta finché non arriva il triplice fischio finale, ad un certo punto della gara ho avuto la netta sensazione - e credo l'abbiano avuta anche i romanisti - che i nostri avversari non avessero scampo.

Al momento tutto sembra funzionare alla perfezione: ogni elemento in campo svolge pienamente il proprio compito, dando la netta sensazione che i meccanismi di gioco siano perfettamente oliati. La squadra, e con essa la manovra e gli schemi, sembrano persino non risentire di assenze importanti come quelle di Marchisio, Vidal e Pepe, e tutti coloro che entrano in sostituzione non fanno sentire la mancanza dei cosiddetti titolari. Giaccherini e Estigarribia ne sono l’esempio: l’uno autore di una splendida rete arrivata dopo un inserimento in tutto simile a quelli che ormai sono caratteristica acquisita del Principino, l’altro protagonista assoluto con una prestazione che ha letteralmente annichilito Taddei. Marrone, poi, si sta inserendo con personalità negli schemi della squadra, mettendo in mostra una notevole visione di gioco.

Il punteggio finale poteva e doveva essere ancora più rotondo, ma come al solito (e questo, non mi stancherò mai di ripeterlo, è il più grosso difetto - che va risolto - di questa squadra) le troppe occasioni mancate hanno impedito ai giallorossi di subire una vera e propria umiliazione. Ma oggi, e solo per oggi, bisogna solamente gioire per aver superato il turno, per aver finalmente eliminato la Roma dopo due anni in cui accadeva il contrario e per essere approdati in semifinale di Coppa Italia.

Quindi tutto bene… se non fosse per due piccoli particolari: il primo è l’arbitraggio di Banti.

Ne parlo in questa occasione proprio perché abbiamo vinto e quindi, anche se non è mia abitudine farlo, non si potrà pensare che io stia cercando giustificazioni ad un insuccesso. A parte due rigori netti non concessi alla Juve (il primo per un fallo di mano di Heinze, il secondo per un atterramento di Borriello) ed un fuorigioco inesistente fischiato ad Estigarribia (nell’occasione l’esterno paraguayano è stato anche ammonito, reo di aver proseguito l’azione non avendo sentito il fischio del direttore di gara), quello a cui mi riferisco è soprattutto la “conduzione” generale della gara. Con questo termine abitualmente i “farsopolisti” si riempivano la bocca per spiegare le subdole modalità con cui veniva favorita la Juventus. Ai giocatori giallorossi è stato consentito, per tutto l’arco della gara, di entrare duro praticamente su ogni contrasto, senza che mai fossero puniti i loro interventi intimidatori.

Il secondo è la telecronaca dei due commentatori RAI, Gianni Cerqueti e Fulvio Collovati, coadiuvati perfettamente nella loro visione della partita del tutto faziosa, dalla regia della tv di stato. Infatti, se i due rigori in favore delle Juventus sono stati esaminati di sfuggita, i due telecronisti e la regia hanno indugiato più volte sul “presunto” (e sottolineo “presunto”, perché era del tutto inesistente), fuorigioco di Borriello nell’occasione della splendida rete di Del Piero. Episodio del quale si è parlato anche nel finale del collegamento considerandolo quasi fondamentale nell’esito finale del match e definito come futura fonte di aspre polemiche per tutta la settimana a venire. E noi dovremmo pagare il canone per mantenere questi due???

Ultima osservazione. Sono felice per Alex Del Piero, perché ha segnato finalmente il suo primo goal in questo stadio e perché tale goal è stato fondamentale per la vittoria finale. Grazie Capitano, anche perché questa splendida rete l’hai dedicata all’Avvocato!


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domenica 22 gennaio 2012

Antiche sensazioni che ritornano...

Di sicuro alla fine non conterà nulla, ma aver conquistato il seppur platonico titolo di Campione d’inverno assume per la Juventus, intesa come società, come squadra e per i milioni di tifosi bianconeri, un significato particolare: rappresenta il vero ritorno tra coloro che contano (se non altro tra coloro che possono giocarsela fino alla fine) e ci consente di riassaporare quelle splendide sensazioni che, pur appartenendo alla Vecchia Signora da sempre, da tempo sembravano essere così distanti da sembrare ormai solo un ricordo lontanissimo ed un sogno quasi impossibile da accarezzare di nuovo.

E invece la Juventus ieri sera, sul durissimo campo di Bergamo, ha lanciato un forte messaggio a tutta l’Italia calcistica nonostante le solite difficoltà a concretizzare l’enorme mole di gioco e la incredibile quantità di occasioni da rete create. Queste le impediscono troppo spesso di chiudere le partite già nel primo tempo: alla fine della prima frazione di gioco, infatti, ho contato almeno tre occasioni da goal più il palo di Barzagli e la traversa di Vidal.

Indubbiamente i Bianconeri hanno sempre fatto la partita: con un possesso palla del 60%, hanno messo costantemente in difficoltà l’avversario, schiacciandolo spessissimo nella sua metà campo, proponendo continue sovrapposizioni, sulla destra con Lichtsteiner e Pepe e sulla sinistra con un ottimo De Ceglie e Mirko Vucinic. Se non fosse stato per la preoccupante imprecisione di Matri, che tra l’altro nella ripresa ha fallito clamorosamente la più facile delle occasioni per chiudere il match, il risultato sarebbe stato sbloccato molto prima del secondo tempo.

Nel post partita Arrigo Sacchi, che da tempo si lascia andare a continui complimenti (si vede che sono sinceri) verso il nostro Mister, riconoscendogli sia il merito di aver dato uno spirito di squadra alla Juve e - soprattutto - un vero gioco, ha sottolineato che l’unica cosa che manca a questa Juve è proprio un giocatore decisivo. Infallibile o meno sotto rete, consentirebbe a Madama di chiudere le partite con estrema facilità.

Perché per il resto alla Juve non manca nulla: insieme alla Roma di questi ultimi tempi credo sia la squadra che gioca il miglior calcio in Italia. Certo si può fare di più: occorre qualche altro ricambio, magari concedendo qualche spazio in più a Marrone. Ieri ha dimostrato l’ottimo talento di cui è in possesso, mostrando anche un’eccellente personalità, visto che le sue giocate si sono rivelate decisive per l’esito finale della gara.

Insieme alle belle sensazioni alle quali accennavo inizialmente, a fine gara ne abbiamo assaporate altre, anch’esse una volta sempre presenti alla fine di ogni partita vinta dalla Juventus, negli ultimi anni quasi dimenticate, ma che da qualche tempo tornano a riaffiorare nelle parole dei cosiddetti opinionisti e commentatori di improbabili moviole. Parlo di quelle sensazioni provocate dall’invidia e dalla paura che il ritorno della Vecchia Signora incutono nei suoi nemici. Dopo una partita letteralmente dominata, abbiamo dovuto sentire recriminazioni da parte dei moviolisti su un presunto fallo da rigore commesso da Chiellini su Denis.

Fortunatamente a volte accade che i protagonisti in campo siano più obiettivi di chi sta fuori, in tribuna o davanti alla tv: onore, quindi, a Colantuono che, incalzato dalle domande dei giornalisti sul presunto rigore di cui sopra, ha risposto in questo modo: “Rigore o non rigore, la Juventus ha vinto perché è più forte dell’Atalanta, e basta”!

Ma alla fine..pensandoci bene..queste sensazioni che derivano dall’invidia e dalla paura dei nostri avversari…sono poi così brutte? A me, tutto sommato, fa piacere provarle di nuovo.


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sabato 21 gennaio 2012

La Juventus in trasferta a Bergamo per riprendere a correre

L'ultima vittoria a domicilio dell'Atalanta sulla Juventus in serie A risale al 3 febbraio 2001 (2-1 per gli orobici): in un campionato nel quale parteciparono diciotto squadre (a differenza delle venti attuali), quella era la diciassettesima giornata che celebrava la conclusione del girone di andata.
In questa stagione i due club si affronteranno a Bergamo proprio in occasione del giro di boa del torneo: Antonio Conte, attuale tecnico dei bianconeri e suo giocatore in quegli anni, è autorizzato a fare gli scongiuri del caso.

Terminata anche questa fatica la Vecchia Signora avrà - quindi - affrontato tutte le avversarie, e a quel punto potrà farsi un'idea precisa di cosa l'attenderà nel percorso che lentamente la condurrà sino alla fine della manifestazione. Rispetto al primo tragitto qualcosa cambierà: dai movimenti in entrata a quelli in uscita derivanti dall'attuale sessione invernale del calciomercato, sino alla tenuta della condizione fisica dei giocatori nel lungo periodo, saranno diverse le varianti che condizioneranno la corsa verso lo scudetto.

"Non abbiamo fatto niente perché i conti si faranno a maggio e sarà importante dove saremo a quell’epoca", sosteneva il tecnico juventino prima dell'incontro con l'Udinese, la gara che chiuse il 2011 di Madama .
"Abbiamo grande rispetto per loro, ma non andremo lì per accontentarci perché non deve far parte del nostro modo di pensare", aggiunse. Tradotto: la Vecchia Signora nata nel ritiro estivo di Bardonecchia non si accontenta di un pareggio in partenza, ma cerca sempre e comunque la vittoria.

Ed è proprio l'elevato numero di pareggi accumulati sino ad oggi (otto) il principale capo d'imputazione mosso da coloro i quali non credono alla Juventus come una seria candidata al successo finale: con quelli si va piano, ma non lontano.
E' troppo fresca la delusione per i fallimenti che hanno portato ai due ultimi settimi posti per lasciarsi a andare a facili illusioni: lo stesso Conte, attirandosi qualche critica, lo ha ricordato con insistenza.

Con onestà, sempre negli istanti precedenti la gara di Udine, l’allenatore ammise: "Non mi stancherò di ripeterlo: siamo andati al di là della più rosea previsione". Dall'incontro del "Friuli" al recente 1-1 casalingo con il Cagliari, però, sono trascorse tre partite che hanno partorito la miseria di cinque punti, figli di prestazioni poco convincenti.
Superato l'ostacolo rappresentato dalla squadra di Guidolin il calendario costringerà ora tutte le grandi della serie A, Milan escluso, a visitare i bianconeri allo "Juventus Stadium".

Se, come presumibile, il testa a testa tra bianconeri e rossoneri dovesse continuare sino alla fine del torneo, ecco che pure i punti racimolati contro le cosiddette piccole avranno il loro peso specifico. Ad oggi, l'unico rimpianto confessato dal tecnico juventino ai giornalisti è legato proprio ai pareggi interni con Bologna e il Genoa: a questi, adesso, si può aggiungere quello relativo alla gara della scorsa domenica contro i sardi.

La partita con l'Atalanta a Bergamo e quella successiva in casa contro l'Udinese (ancora lei) misureranno lo stato di forma attuale della Juventus in campionato; la gara "secca" di martedì con la Roma in coppa Italia, invece, non prevede vie di fuga: dentro o fuori, una andrà avanti e l'altra uscirà dalla manifestazione.
Agli uomini di Conte converrà abituarsi in fretta a considerare tutte gli incontri come fossero "decisivi", anche quelli che - in realtà - non lo sono: aiuta a non perdere le occasioni propizie che si presentano lungo il cammino.
Che, per arrivare alla fine della stagione, non sarà breve.

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martedì 17 gennaio 2012

Juventus, quanta strada in un anno

L'ultimo Juventus-Cagliari sembrava potesse rappresentare per Alessandro Matri l'occasione ideale per aggiornare il numero delle reti messe a segno nel corso di questa stagione: apparteneva a lui, d’altronde, l'unico goal realizzato da Madama sino a quel momento nel 2012 (a Lecce), così come da lui ci si aspettava un'altra marcatura da annoverare nella storia degli incontri tra bianconeri e sardi.

Nei suoi trascorsi in rossoblù, infatti, la punta aveva violato la porta della Vecchia Signora in più occasioni: il 31 gennaio 2009 fu l'autore del 3-2 con il quale concluse definitivamente la vittoriosa trasferta del Cagliari allo stadio "Olimpico"; il 29 novembre dello stesso anno sigillò il successo della squadra di Cellino al "Sant'Elia" (2-0, il primo goal fu opera di Nenê); il 26 settembre del 2010 realizzò una doppietta nella sconfitta per 4-2 subita a Torino dagli isolani.

In quella stessa serata il mattatore della gara fu Milos Krasic: la sua tripletta venne accolta dall'opinione pubblica come la conferma della bontà dell'acquisto di Madama. "L'unico campione approdato alla Juventus dopo il 2006", si sentiva ripetere da più parti. Curiosamente proprio un altro Juventus-Cagliari, giocato a distanza di un campionato, potrebbe diventare l'ultima apparizione del serbo in maglia bianconera.

L'assist per la clamorosa occasione fallita dal centrocampista nel finale di partita gli è stato confezionato da Borriello, il nuovo attaccante juventino entrato in competizione con Matri per il ruolo di punta centrale nello scacchiere di Conte. Nel reparto offensivo, laddove si pensava che Madama non avrebbe aggiunto altri uomini quanto piuttosto che si sarebbe liberata al più presto di alcuni esuberi, è iniziato il restyling invernale della Vecchia Signora.

La Juventus rallenta la propria corsa in campionato, smarrisce il cinismo mostrato a Lecce e pareggia una gara da vincere ad ogni costo: in caso di successo avrebbe avuto a propria disposizione due risultati utili su tre per mantenere la vetta solitaria della classifica in previsione della prossima trasferta di Bergamo. Superato il Milan di una lunghezza nella corsa verso il primato, dallo specchietto retrovisore è spuntata l'Inter di Ranieri: i sei punti che la separano dai nerazzurri rappresentano per ora un buon margine di distanza, considerando l'imbattibilità del gruppo guidato da Conte e l'affanno che le rincorse, prima o poi, comportano.

Parafrasando il titolo di un romanzo di Andrea Camilleri e adattandolo al calcio, il derby di Milano ha celebrato "la scomparsa di Patò": ormai in procinto di trasferirsi in Francia al Paris Saint-Germain, Pato è rimasto in rossonero per volontà di Silvio Berlusconi in persona proprio nel momento stesso in cui il Diavolo era pronto ad accogliere l'argentino Tévez come suo sostituto. Dirottato sul campo di gioco in mezzo all'undici titolare, la giovane punta ha poi offerto una prestazione decisamente sotto tono. Il tira e molla sul rinnovo del contratto di Allegri, il rapporto complicato tra il tecnico e la giovane punta brasiliana, la serata di scarsa vena di Ibrahimovic: di fronte ad un’Inter affamata di vittorie e senza particolari turbamenti il Milan si sarebbe dovuto presentare con uno spirito diverso da quello mostrato domenica.

L'Udinese attualmente priva di alcuni suoi elementi che partecipano alla Coppa d'Africa e la Lazio di Klose e Hernanes completano il gruppo delle squadre posizionate nei piani alti della classifica. Il posticipo serale previsto per domenica prossima al “Meazza” tra nerazzurri e biancocelesti rappresenta il piatto più prelibato del menù dell'ultima giornata del girone di andata.

Circa un anno fa, per esattezza lo scorso 29 gennaio 2011, con una Juventus entrata in crisi a tutti gli effetti Andrea Agnelli convocò una conferenza stampa per difendere l'operato del nuovo corso bianconero. Nella fase conclusiva del suo intervento dichiarò: "Se noi l'anno prossimo, in questo periodo, abbiamo i problemi di oggi, abbiamo un problema. Quest'anno i problemi che abbiamo e che stiamo gestendo erano prevedibili, e non modificano assolutamente quella che è l'impostazione che abbiamo dato".

In quel momento la Vecchia Signora si trovava al quinto posto in classifica, distante dodici punti dal Milan futuro campione d'Italia. La gara di ritorno tra Cagliari e Juventus si doveva ancora disputare: accadde il 5 febbraio 2011, allo stadio "Sant'Elia". In quell'occasione Matri segnò nuovamente una doppietta nel 3-1 con il quale Madama vinse la partita, indossando la sua nuova maglia bianconera.
Da allora qualcosa è cambiato, qualcos'altro no: di strada, però, ne è stata fatta parecchia.
Ogni tanto è giusto ricordarlo.

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lunedì 16 gennaio 2012

Niente giudizi definitivi ma...

Probabilmente è troppo presto per dare giudizi definitivi, ma il pareggio interno di ieri pomeriggio con il Cagliari ha di sicuro dato una grossa spallata alle ambizioni scudetto della Juventus. Per carità, alzi la mano chi ad inizio stagione poteva ipotizzare che la Vecchia Signora, ad una sola domenica dal termine del girone di andata, si sarebbe trovata da sola in testa al campionato e con la possibilità addirittura di aggiudicarsi il titolo di campione d’inverno. Ma alzi la mano anche chi non ha fatto più di un pensiero alla vittoria finale in questi ultimi mesi. Questa riflessione e la preoccupazione che ne deriva non nasce tanto dalla mancata vittoria nella partita casalinga, ma da una serie di motivi che, onestamente, un po’ iniziano a preoccupare.

Di certo siamo ancora primi in classifica, grazie alla sconfitta del Milan nel derby serale della Madonnina e alla battuta di arresto dell’Udinese a Genova. Però sembrano essere ormai evidenti alcuni limiti della formazione di Antonio Conte ai quali bisognerà al più presto trovare dei validi rimedi, se si vuole cercare di lottare fino alla fine per il traguardo più importante.

Il limite più evidente è la ormai cronica incapacità di chiudere le partite, che deriva a sua volta da una grande difficoltà a concretizzare l’enorme mole di gioco che la squadra crea. E pensare che la prima rete di ieri, splendida in tutto e per tutto, per come è stata costruita e per come è stata finalizzata sembrava proprio il preludio ad una goleada. Purtroppo, però, come ormai quasi sempre accade ci si è fermati lì, pur mantenendo sempre l’iniziativa di gioco ma senza più riuscire a superare la difesa avversaria.

Di conseguenza il Cagliari, piano piano, proprio quando ormai sembrava in balìa della Juventus è rientrato in partita, al punto di segnare la rete del pareggio, proprio all’inizio del secondo tempo. A questo proposito mi permetto di dire che ci sarebbe bisogno di un centrale all’altezza della situazione in grado di affiancare Barzagli, poiché Bonucci, così come già accaduto altre volte, è il diretto responsabile del gol del Cagliari: prima lasciandosi sfuggire Ibarbo, poi rinviando debolmente la sfera sui piedi di Cossu. Ed è stato in quel momento che i bianconeri hanno perso lucidità, pur continuando ad attaccare, mettendo in mostra, ahimè, quello che secondo me è al momento il limite più grosso della Juve: il centrocampo.

Ovviamente in assoluto è uno dei settori migliori della squadra, sia per gli uomini che lo compongono che per il gioco che ha saputo creare fino ad ora. Ma è evidente che risente della non migliore condizione dei suoi componenti. Pirlo, ormai da 4-5 partite, sembra poco ispirato, poco lucido e commette diversi errori, perdendo palla più di una volta anche davanti alla nostra area. Marchisio ha dato qualche segno di risveglio rispetto alle ultime gare ma ancora non è al massimo della condizione fisica. Anche Vidal, poi, evidentemente è stanco.

Non c’è nulla di strano in questo: essendo scesi in campo sempre in ogni gara i tre uomini di centrocampo avrebbero bisogno di tirare il fiato, tenendo presente che nemmeno la sosta natalizia ha consentito loro di riacquistare in pieno le forze. Stiamo attendendo gli sviluppi della sessione invernale del mercato, nella speranza che arrivi un Pizarro o un Guarin, o comunque qualcuno che possa sostituire Pirlo. Nel frattempo potrebbe essere impiegato di più Luca Marrone, che perfino Arrigo Sacchi ha definito un gran bel centrocampista. E poi, è giusto comunque privarsi di Pazienza? Non mi ha mai fatto impazzire, ma quando è stato impiegato, tutto sommato non ha demeritato. Come ricambio potrebbe essere ancora utile.

Per quanto riguarda il match di ieri nello specifico, forse per la prima o seconda volta in tutto l’arco della stagione mi permetto di criticare l’operato del Mister, relativamente alle sostituzioni. Onestamente io non avrei fatto entrare Del Piero ma avrei probabilmente schierato dall’inizio della ripresa Borriello, perché era proprio evidente che in mezzo all’area non c’era un colpitore di testa che potesse almeno tentare di mettere in rete i diversi cross che sono arrivati al centro della difesa cagliaritana. Soprattutto non ho capito l’utilizzo di Krasic, un giocatore ormai in crisi d’identità da mesi che ha perso sicurezza nei propri mezzi e che, al massimo, può essere utile nelle ripartenze. Di certo non è in grado, attualmente, di saltare l’avversario e liberarsi quando la trequarti avversaria è intasata. Inutile commentare poi la sua vena realizzativa: credo che chiunque di noi avrebbe tirato meglio di lui quando ha avuto l’opportunità di cambiare la partita, grazie all’assist offertogli dallo stesso Borriello.

E' chiaro che spero di sbagliarmi, che già da domenica la Juventus possa riprendere la sua marcia vincente magari violando il campo di Bergamo e laureandosi Campione d’Inverno, però in questo momento noto delle difficoltà e dei problemi ai quali, al più presto, bisognerà porre rimedio se si vuole contendere lo scudetto al Milan. Senza dimenticare che anche l’Inter sta rientrando in gioco, e tutto ciò è fondamentale anche per la rincorsa alla Champions che, alla fin fine, è il vero obiettivo della stagione.


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giovedì 12 gennaio 2012

Antonio Conte e il rumore degli amici

Juventus e Milan, il duello continua. In un campionato che ancora non ha trovato una sua regina sono proprio i club la cui rivalità ne ha contraddistinto la storia dall’inizio degli anni novanta sino alla metà del decennio successivo per contendersi il primato.

I rossoneri tornano da Bergamo, laddove si recheranno i bianconeri dopo aver disputato la prossima gara interna col Cagliari, con altri tre punti in saccoccia, pronti ad affrontare il derby contro un'Inter reduce da un filotto di cinque vittorie consecutive. Il peso specifico dell'ultimo successo degli uomini di Allegri aumenta se si considera il fatto che l'Atalanta, prima di quell'incontro, era imbattuta tra le mura amiche. Adesso, caduta pure lei rimangono soltanto Juventus, Milan e Udinese a potersi fregiare di quel titolo: trattandosi delle tre squadre attualmente in vetta alla classifica viene spontaneo non considerarlo un caso.

Spettatrice interessata di quanto accadrà domenica sera a "San Siro" sarà sicuramente la Vecchia Signora, che nel pomeriggio avrà già affrontato nella sua nuova casa il Cagliari. Un successo dei nerazzurri (o un eventuale pareggio) potrebbe spianarle la strada verso il primato solitario, a patto che nel frattempo Madama abbia fatto il proprio dovere. Evitando, se possibile, di limitarsi al minimo sindacale così come accaduto a Lecce.

Per la truppa di Conte la sconfitta in questo campionato continua ad essere un tabù. In più, va rimarcato un altro segnale positivo: quello di essere riuscita a vincere anche attraverso una prestazione deludente come l'ultima offerta in terra salentina. Ora, però, vanno ritrovati al più presto la condizione fisica e il gioco mostrati nei primi mesi della stagione. Claudio Marchisio non ha avuto difficoltà nell'ammettere le lacune mostrate al "Via del Mare": "Siamo stati lenti nella costruzione del gioco e meno efficaci nel pressing, quelle che sono state le nostre caratteristiche".

Non c'è tempo da perdere, visto che la classifica sta iniziando a delineare e definire i reali rapporti di forza tra le varie squadre e a scendere dal piedistallo si impiega un attimo. Per risalirlo, invece, si sudano le famose sette camicie, con il rischio concreto di arrivare al traguardo privi di forze. Per informazioni basta chiedere a Claudio Ranieri, tecnico di quell'Inter alla quale è riuscito a inserire la marcia giusta dalla panchina così come gli capitò di fare due stagioni or sono alla guida della Roma.

All'epoca dei fatti prese in mano un gruppo orfano di Spalletti alla terza giornata (in seguito una sconfitta patita dai giallorossi contro la Juve) per portarla ad un "niente" dallo scudetto: passò in testa dopo una vittoria sull'Atalanta (11 aprile 2010), per poi perdere la vetta a causa di una sconfitta casalinga contro la Sampdoria. Autore delle reti decisive a favore dei blucerchiati fu Pazzini, un suo attuale giocatore. In quello stesso giorno l'Inter vinse al "Meazza" proprio contro l'Atalanta. Ancora lei, sempre lei.

E' un campionato che ha riaperto i battenti nel segno dei goals delle punte (o presunte tali): Milito, Pazzini, Ibrahimovic, Di Natale, Jovetic, Destro, Calaiò, Matri e via discorrendo. Il bottino complessivo della giornata, tutto incluso, è di ben trentuno reti.
"Alla guerra si va attrezzati bene e non con i fucili di plastica", ha recentemente affermato Antonio Conte rispondendo alle domande dei giornalisti presenti a Dubai in merito all'arrivo di Borriello in maglia bianconera.

Il primo intervento della società in questa sessione invernale del calciomercato è avvenuto nel reparto dove gli addetti ai lavori non ritenevano necessarie ulteriori aggiunte, quanto – piuttosto - quelle partenze previste e auspicate ormai da mesi (Iaquinta, Toni, Amauri). Con Borriello la Juventus si è portata in casa un nuovo problema, che in questa stagione ancora le era sconosciuto: quello della contestazione "preventiva", da parte di uno spaccato della tifoseria, verso un singolo calciatore. Il motivo, risaputo, è legato alla scelta risalente a due estati or sono dell'ex giallorosso di accasarsi a Roma piuttosto che a Torino.

A Lecce si è materializzata in uno striscione presente sugli spalti recante la scritta "Borriello: mercenario senza onore e dignità"; allo "Juventus Stadium", domenica prossima, potrebbe continuare a parole.
José Mourinho, durante la sua esperienza italiana, parlò del "rumore dei nemici": Antonio Conte, pronto ad andare in guerra con i suoi soldati, con ogni probabilità avrà modo di sentire quello ostile di qualche "amico".
Va da sé che ne farebbe volentieri a meno.

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lunedì 9 gennaio 2012

Prevedibilmente difficile


Era scontato che ieri, a Lecce, sarebbe stata una gara molto dura. Il ritorno in campo dopo la sosta natalizia è da sempre complicato, per tutte le squadre, in particolar modo per quelle compagini che fanno del ritmo e del pressing una delle proprie armi principali. Anche sotto l’aspetto psicologico, entrare di nuovo nella mentalità di gara, con l’obiettivo dei tre punti da conquistare a tutti i costi, non è cosa semplicissima.

A maggior ragione questo vale quando si viene da un periodo di preparazione intensa e da giorni di allenamento in cui il lavoro di potenziamento muscolare è l’obiettivo primario dello staff tecnico della squadra. Infatti, tale lavoro, fondamentale per l'immediato (e non solo) futuro, rende le gambe dei giocatori, parecchio pesanti e i calciatori risultano imballati. Questa particolarità è stata, tra l’altro, menzionata dallo stesso Marchisio a fine partita, anche se poi, in parte è stata quasi negata da Antonio Conte che, come sempre, non cerca alibi.

C’è da dire, d’altro canto, che, in tutte le gare della serie A, svoltesi tra sabato e domenica non ho visto formazioni particolarmente in forma, e più o meno su tutti i campi ho notato un ritmo non elevatissimo di gioco.
Fatta questa precisazione devo però sottolineare che la Juventus di ieri pomeriggio a me non è piaciuta. Sicuramente ha tenuto praticamente sempre in mano il pallino del gioco, certamente non ha corso moltissimi pericoli, ma altrettanto sicuramente ha confermato la cronica difficoltà a chiudere il match in anticipo e l’abitudine a sprecare occasioni molto interessanti, o quantomeno a non sfruttarle con la cattiveria agonistica necessaria ad una grande squadra per definirsi tale.

Oltre a questo io, personalmente, ho visto la squadra di Mister Conte un po’ appannata, soprattutto in alcuni elementi importantissimi, che mi sembra stiano continuando a mostrare quelle difficoltà che già si erano notate nelle ultime partite del 2011. Pirlo ad esempio, già da diverse gare non è più lucido come nella prima parte del campionato e, pur essendo sempre fondamentale per le geometrie della Vecchia Signora, a mio avviso ultimamente compie troppi errori, e, troppo spesso lo fa davanti alla nostra area di rigore. Così lo stesso Marchisio è molto meno brillante di qualche partita fa, diminuendo sia la quantità che la qualità dei suoi ormai proverbiali inserimenti da dietro verso la porta avversaria.
Dicasi lo stesso anche di Vidal, che forse, quantitativamente è andato un po’ meglio degli altri due, però anch’egli mi è sembrato un po’ giù.

Quanto di queste difficoltà di ieri sia attribuibile all’appannamento degli elementi citati e quanto alla preparazione natalizia svolta a Dubai, al momento non è dato saperlo. Una cosa è certa: l’acquisto di Pizarro o di un centrocampista con le stesse caratteristiche, che possa permettere a Pirlo di respirare e tirare il fiato, così come l’acquisto un difensore centrale che possa giocare anche sulla fascia (Caceres per fare un esempio a caso), credo proprio siano necessari.

Da poco ho letto la notizia che Quagliarella sarà operato allo zigomo questa mattina. Un grandissimo in bocca al lupo a Fabio, nella speranza di rivederlo in campo al più presto.


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mercoledì 4 gennaio 2012

La Juve a Lecce stavolta dovrà sudare...

31 maggio 2011, Vinovo, presentazione ufficiale del nuovo allenatore della Juventus, Antonio Conte: "Quanto tempo ci vorrà per tornare a vincere? Chi ha tempo non aspetti tempo", rispose sicuro il tecnico ad una domanda posta da un giornalista.
Nessun proclama, in perfetto stile bianconero, soltanto la massima chiarezza sulle prospettive immediate del club: "L'obiettivo è riportare la Juventus dove merita di stare e dove i tifosi si aspettano che arrivi. La Juve deve tornare ad essere protagonista".

A ruota seguirono le impressioni di Giuseppe Marotta: "Speriamo si possano riscrivere pagine importanti, e che Conte riporti quella voglia e quell'abitudine a vincere, come quando giocava. Abbiamo prolungato il contratto di Marchisio, non abbiamo intenzione di privarcene. Conte saprà far rendere al meglio Marchisio e tutti gli altri giocatori".
Andrea Agnelli, il presidente, concluse il cerchio delle dichiarazioni con un imperativo: "Vogliamo vincere, e vogliamo tornare a farlo con Antonio Conte. È lui il primo tassello di un mosaico per ritornare al successo".

A distanza di poco più di sei mesi la classifica sorride a Madama, prima in coabitazione con il Milan detentore del tricolore. Ritrovata la sicurezza nei propri mezzi, adesso anche gli avversari la guardano con occhi diversi: "Questo è un punto che conta. Ormai tutti quelli che ci affrontano, lo fanno giocando la partita della vita...", ha ammesso lo stesso Conte al termine dell'ultima gara disputata a Udine nel 2011. Quella che - ironia della sorte - avrebbe dovuto essere la prima della stagione in corso.
L'anno passato iniziò per la Vecchia Signora con una sconfitta casalinga dai molteplici risvolti negativi: il Parma vinse all'Olimpico per 4-1, ed i bianconeri persero per infortunio Quagliarella e per squalifica (a seguito di un'espulsione rimediata sul campo) Felipe Melo. Il caso vuole che la Juventus abbia esordito nell'attuale campionato giocando nel suo nuovo stadio proprio contro i ducali, restituendo loro il 4-1 e destando - stavolta - un'ottima impressione.

La paura che non fosse tutto oro quello che luccicava, unito alle ultime delusioni subite in casa bianconera, ha fatto sì che da quel momento in poi le valutazioni in merito alle prestazioni e ai risultati conseguiti da Madama venissero accompagnate da ripetuti "se", "ma", "forse", "vedremo": il timore di una caduta dalla quale non si sarebbe più potuta riprendere non è mai venuto a mancare.

Sino ad oggi la Juventus ha continuato, invece, ad aggiungere punti in classifica al termine di ogni gara, e nei confronti di coloro i quali hanno storto il naso per qualche segno "x" di troppo ha recentemente risposto il suo tecnico: "Imbattuti, ma con troppi pareggi? Andatevi a vedere con chi e, soprattutto, dove abbiamo giocato fino ad ora. Siamo stati due volte a Roma, a Milano con l’Inter, a Napoli e qua ad Udine: se togliamo la sfida in casa con i rossoneri, tutte le migliori le abbiamo incontrate fuori. Tradotto: ci sono pareggi e pareggi. Al ritorno affronteremo le cosiddette grandi praticamente tutte nel nostro stadio".

Soltanto nel caso in cui l’approccio agli incontri con le squadre cosiddette "medio-piccole" continuerà ad essere identico a quello riservato alle partite di cartello, allora il calendario potrà effettivamente disegnare un percorso in discesa per l’undici torinese.
La prossima trasferta di Lecce, laddove lo scorso 20 febbraio Madama perse 2-0 giocando talmente male da spingere Andrea Agnelli a sostenere che "dopo la gara i giocatori non si sono nemmeno dovuti fare la doccia", rappresenterà un nuovo esame da superare per la Vecchia Signora. L'ennesimo: sino a maggio sarà così.

La credibilità recuperata nei confronti dei propri tifosi rappresenta un primo, concreto risultato raggiunto; per quanto riguarda le vittorie, però, ci sarà ancora moltissimo da sudare.
Non certo come l’ultima occasione in cui la Juventus mise piede allo stadio “Via del Mare”.

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martedì 3 gennaio 2012

Scommesse, nulla di nuovo dopo 30 anni

Calcio pulito o addio soldi dalla tv”: così Tom Mockridge, amministratore delegato di Sky Italia, intitolò lo scorso 11 giugno una lettera pubblicata dal “Corriere della Sera” e da lui indirizzata al mondo del pallone nostrano. Quello che la stessa emittente televisiva finanzia in maniera consistente assicurandole “i due terzi dei suoi introiti complessivi”, così come specificato nelle ultime parole usate.

Era da poco scoppiato un nuovo scandalo legato al calcioscommesse: il 1° giugno Guido Salvini, il giudice del tribunale di Cremona, aveva ordinato l’arresto di 16 persone nell’ambito dell’inchiesta denominata “Last Bet”. Tra queste spiccava il nome di Giuseppe Signori, finito subito ai domiciliari. Consegnati alla storia quei goals che lo hanno reso celebre all'epoca in cui indossava le scarpette da gioco, è passato alla cronaca un “papello” trovato nella sua abitazione sul quale erano riportate le istruzioni da seguire per condizionare i risultati di diverse gare.

Lega Pro, serie B e A: col trascorrere dei giorni si allargavano (e si allargano tuttora) i confini di una realtà che gli appassionati non più giovanissimi avevano già imparato a conoscere nel marzo del 1980, allorquando esplose lo tsunami legato al Totonero. Da Massimo Cruciani, il commerciante romano che inviando un esposto alla Procura della Repubblica di Roma fece partire le indagini poco più di trent'anni fa, alla recente denuncia della Cremonese, la società che ha deciso di scavare sino in fondo al mistero legato al malore avvertito da cinque suoi giocatori subito dopo un incontro disputato (e vinto) contro la Paganese il 14 novembre del 2010: sono cambiate le persone e i metodi, ma la sostanza è rimasta sempre la stessa.

L’accusa rivolta a Marco Paoloni, allora portiere dei grigiorossi, di aver corretto con un sonnifero una bevanda destinata ai propri compagni (nell'infelice tentativo di indirizzare il match verso la sconfitta) fu il grimaldello che aiutò a scardinare la cassaforte dell’ennesima vergogna. Vennero a galla, quindi, le bande degli zingari, dei bolognesi, degli albanesi, ed emersero i reati contestati: estorsione, frode sportiva e associazione a delinquere. Nelle conversazioni telefoniche intercettate figurarono nomi importanti, esclusi comunque dall'indagine: quelli dei romanisti De Rossi e Totti e di Vieri, ai quali si sono aggiunti - pochi giorni fa - Buffon, Cannavaro e Gattuso.

Almeno da questo punto di vista i pesci finiti nella rete degli investigatori sembrano essere di dimensioni più piccole rispetto al passato: tra i tanti, all’epoca dei fatti risultarono coinvolti i vari Giordano, Manfredonia, Albertosi e Paolo Rossi, l'eroe del mondiale vinto dagli azzurri in Spagna due estati dopo. A proposito di eroi: l'Italia del pallone ha avuto modo di conoscere adesso tal Simone Farina, difensore del Gubbio assurto agli onori della cronaca per aver rinunciato a percepire una somma pari a 200.000 euro per truccare un incontro del proprio club.
Il malessere di un sistema lo si può quantificare dallo stupore suscitato in simili occasioni: un uomo che si comporta onestamente. Quando mai...

La magra consolazione cui aggrapparsi è legata al fatto che quello italiano non è certamente l'unico vittima di queste truffe; la memoria, però, non può dimenticare che anche nel 2000 e nel 2004 vennero sollevati polveroni intorno ad episodi della stessa natura. Tra i carnefici comparvero i nomi di Cristiano Doni e Stefano Bettarini. Nel 2011 i due si sono trovati nuovamente in mezzo alla bufera: non poteva trattarsi soltanto di un caso. E infatti non lo era: Doni, ad esempio, è stato prima squalificato, nonostante si professasse innocente, per poi venire prelevato dalla propria abitazione e arrestato lo scorso 19 dicembre nel momento in cui le indagini ebbero un momento di svolta.
Quello che ora può beneficiare anche delle sue confessioni.

Nell'attesa che l'incubo trovi una sua fine, una curiosità, triste e amara allo stesso tempo: Giuseppe Signori (2004) e Cristiano Doni (2009) figurano nell'elenco dei vincitori del Premio Nazionale Carriera Esemplare "Gaetano Scirea", riservato a quei calciatori al di sopra dei trent'anni di età ritenuti meritevoli da una giuria composta da giornalisti sportivi italiani.
Il criterio alla base della votazione è ovvio, basta pensare al nome della persona cui è intitolato.
Va da sé che difficilmente il compianto Gaetano avrebbe gradito.

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