E dire che Angelo Massimino, l'allora presidente del Catania, aveva provato in tutti i modi a trasformare il "Cibali" in un inferno per la Juventus: nei giorni precedenti l'incontro tra le due squadre, che si disputò il 20 novembre 1983, aveva rilasciato dichiarazioni di fuoco nei confronti della Vecchia Signora, accusata di essersi comportata - a suo modo di vedere - in maniera sleale con la società siciliana in merito alla trattativa che avrebbe potuto portare al trasferimento dell’attaccante Cantarutti alla corte di Madama.
Quelle parole, però, non servirono a nulla, al pari dell'accoglienza intimidatoria che alcuni sostenitori catanesi riservarono ai giocatori bianconeri al momento del loro arrivo all'aeroporto “Fontanarossa”. Quella era una Juventus fortissima, tanto nell'animo quanto sul campo da gioco. Dove annichilì i padroni di casa, costringendo anche il pubblico locale - a fine gara - a dover ammettere la netta superiorità degli avversari.
Proprio Cantarutti, quando mancavano poco più di venti minuti alla fine della gara, fu l'autore della prima azione pericolosa ad opera del Catania: una sua punizione diretta verso la porta bianconera venne deviata dagli uomini schierati in barriera; il successivo cambio di traiettoria portò il pallone ad infilarsi sotto la traversa, con Tacconi abilissimo a respingerlo in calcio d'angolo.
Sino a quel momento si era assistito ad un monologo juventino: gli uomini di Giovanni Trapattoni avevano comandato il gioco in ogni angolo del prato verde, senza però trovare la soddisfazione di una rete. Per evitare il verificarsi di pericolosi sbilanciamenti della squadra, Bonini e Tardelli crearono una diga a centrocampo pronta a stroncare sul nascere qualsiasi velleità offensiva dei padroni di casa; i pochi spiragli rimasti aperti vennero immediatamente chiusi da Gentile e Caricola, ai quali Trapattoni aveva affidato il controllo di Luvanor e Carnevale.
Penzo, Boniek, Scirea, Platini, gli stessi Bonini e Tardelli: al festival delle occasioni mancate parteciparono quasi tutti i giocatori bianconeri scesi in campo. E, dopo tanto predominio territoriale, finalmente al 77' minuto la Juventus riuscì a passare in vantaggio grazie al goal di Paolo Rossi, l’eroe del Mondiale disputato in Spagna e vinto dalla Nazionale di Enzo Bearzot. Il merito della rete venne diviso con Zbigniew Boniek, in assoluto il migliore in campo in quella domenica: da una delle sue numerose iniziative sulla fascia sinistra nacque l'assist per la punta, che di piatto destro battè inesorabilmente Sorrentino.
A fine gara, felice per la rete realizzata, disse: "E' la prima volta che mi trovo al comando dei goleador con la maglia della Juve. Ora rivaleggerò con Zico e questo non potrà che stimolarmi ancora di più. Otto reti in nove partite: è una bella media mi pare, ma non sarà per me un'ossessione fare goal a tutti i costi".
La speciale classifica dei bomber, però, al termine di quella stagione la vinse Michel Platini, con 20 reti all’attivo su 28 gare disputate. Tra i due litiganti – quindi - vinse il francese, che fu l’autore della seconda e ultima marcatura della gara del "Cibali". Avvenne negli istanti successivi la clamorosa occasione fallita dal Catania ad opera di Pedrinho (venutosi a trovare solo di fronte a Tacconi): "Le Roi" ricevette il pallone al termine di una combinazione tra Boniek e lo stesso Rossi e, dopo aver visto ribattere il suo primo tentativo dal centrocampista catanese Morra, ribattè al volo di destro per il 2-0 finale. Con cinismo e classe la Juventus chiuse una gara dominata dall'inizio alla fine. Quella vittoria le consentì di recuperare la vetta della classifica, dove si posizionò in coabitazione con la Roma detentrice dello scudetto. Lì rimase sino alla fine di una stagione nella quale riuscì ad aggiudicarsi il suo ventunesimo tricolore e la Coppa delle Coppe.
Al termine della gara giocata a Catania, Boniek rilasciò queste dichiarazioni: "Leggo sui giornali che la Juventus starebbe cercando un mio sostituto per il prossimo anno, ma certe mie partite non sono polemiche, non voglio dimostrare niente a nessuno. Gioco bene perché so giocare bene non perché voglio restare a tutti i costi alla Juve. Gli stranieri sono stati acquistati per cercare di vincere ma, lo ripeto, ci vuole l'apporto della squadra: Falcao, se fosse andato nell'Avellino anziché nella Roma, non avrebbe primeggiato. Ecco perché, se voglio conquistare traguardi importanti, debbo restare nella Juventus. Il denaro non m'interessa, ho già guadagnato abbastanza per vivere in Polonia".
Rimase a Torino ancora per un anno, salvo poi trasferirsi proprio nella Roma, dove giocò a partire dal campionato 1985-86.
In partenza da Catania per il ritorno a Torino, Giovanni Trapattoni, felice per la gara disputata dai suoi giocatori, si lasciò scappare una frase ad effetto: "Questa Juventus merita il dieci e lode".
Il suo "dieci", Michel Platini, con quel goal segnato al 90' aveva spento sul campo ogni speranza dei siciliani di raggiungere un pareggio immeritato. Con tanti saluti a chi aveva accolto la sua Juventus in un clima infernale.
“Adieu”.
Per dirla alla francese.
Quelle parole, però, non servirono a nulla, al pari dell'accoglienza intimidatoria che alcuni sostenitori catanesi riservarono ai giocatori bianconeri al momento del loro arrivo all'aeroporto “Fontanarossa”. Quella era una Juventus fortissima, tanto nell'animo quanto sul campo da gioco. Dove annichilì i padroni di casa, costringendo anche il pubblico locale - a fine gara - a dover ammettere la netta superiorità degli avversari.
Proprio Cantarutti, quando mancavano poco più di venti minuti alla fine della gara, fu l'autore della prima azione pericolosa ad opera del Catania: una sua punizione diretta verso la porta bianconera venne deviata dagli uomini schierati in barriera; il successivo cambio di traiettoria portò il pallone ad infilarsi sotto la traversa, con Tacconi abilissimo a respingerlo in calcio d'angolo.
Sino a quel momento si era assistito ad un monologo juventino: gli uomini di Giovanni Trapattoni avevano comandato il gioco in ogni angolo del prato verde, senza però trovare la soddisfazione di una rete. Per evitare il verificarsi di pericolosi sbilanciamenti della squadra, Bonini e Tardelli crearono una diga a centrocampo pronta a stroncare sul nascere qualsiasi velleità offensiva dei padroni di casa; i pochi spiragli rimasti aperti vennero immediatamente chiusi da Gentile e Caricola, ai quali Trapattoni aveva affidato il controllo di Luvanor e Carnevale.
Penzo, Boniek, Scirea, Platini, gli stessi Bonini e Tardelli: al festival delle occasioni mancate parteciparono quasi tutti i giocatori bianconeri scesi in campo. E, dopo tanto predominio territoriale, finalmente al 77' minuto la Juventus riuscì a passare in vantaggio grazie al goal di Paolo Rossi, l’eroe del Mondiale disputato in Spagna e vinto dalla Nazionale di Enzo Bearzot. Il merito della rete venne diviso con Zbigniew Boniek, in assoluto il migliore in campo in quella domenica: da una delle sue numerose iniziative sulla fascia sinistra nacque l'assist per la punta, che di piatto destro battè inesorabilmente Sorrentino.
A fine gara, felice per la rete realizzata, disse: "E' la prima volta che mi trovo al comando dei goleador con la maglia della Juve. Ora rivaleggerò con Zico e questo non potrà che stimolarmi ancora di più. Otto reti in nove partite: è una bella media mi pare, ma non sarà per me un'ossessione fare goal a tutti i costi".
La speciale classifica dei bomber, però, al termine di quella stagione la vinse Michel Platini, con 20 reti all’attivo su 28 gare disputate. Tra i due litiganti – quindi - vinse il francese, che fu l’autore della seconda e ultima marcatura della gara del "Cibali". Avvenne negli istanti successivi la clamorosa occasione fallita dal Catania ad opera di Pedrinho (venutosi a trovare solo di fronte a Tacconi): "Le Roi" ricevette il pallone al termine di una combinazione tra Boniek e lo stesso Rossi e, dopo aver visto ribattere il suo primo tentativo dal centrocampista catanese Morra, ribattè al volo di destro per il 2-0 finale. Con cinismo e classe la Juventus chiuse una gara dominata dall'inizio alla fine. Quella vittoria le consentì di recuperare la vetta della classifica, dove si posizionò in coabitazione con la Roma detentrice dello scudetto. Lì rimase sino alla fine di una stagione nella quale riuscì ad aggiudicarsi il suo ventunesimo tricolore e la Coppa delle Coppe.
Al termine della gara giocata a Catania, Boniek rilasciò queste dichiarazioni: "Leggo sui giornali che la Juventus starebbe cercando un mio sostituto per il prossimo anno, ma certe mie partite non sono polemiche, non voglio dimostrare niente a nessuno. Gioco bene perché so giocare bene non perché voglio restare a tutti i costi alla Juve. Gli stranieri sono stati acquistati per cercare di vincere ma, lo ripeto, ci vuole l'apporto della squadra: Falcao, se fosse andato nell'Avellino anziché nella Roma, non avrebbe primeggiato. Ecco perché, se voglio conquistare traguardi importanti, debbo restare nella Juventus. Il denaro non m'interessa, ho già guadagnato abbastanza per vivere in Polonia".
Rimase a Torino ancora per un anno, salvo poi trasferirsi proprio nella Roma, dove giocò a partire dal campionato 1985-86.
In partenza da Catania per il ritorno a Torino, Giovanni Trapattoni, felice per la gara disputata dai suoi giocatori, si lasciò scappare una frase ad effetto: "Questa Juventus merita il dieci e lode".
Il suo "dieci", Michel Platini, con quel goal segnato al 90' aveva spento sul campo ogni speranza dei siciliani di raggiungere un pareggio immeritato. Con tanti saluti a chi aveva accolto la sua Juventus in un clima infernale.
“Adieu”.
Per dirla alla francese.
3 commenti:
Grazie per questi viaggi "nel tempo" che ci regali.
Da cinque anni è l'unico modo per vedere una Juventus vera.
un abbraccio
ma che meraviglia la rete di pablito...
3 passaggi e gol! :)
roberta
@Marco99: noto un pò di rancore verso la nuova Juve...
;-)
@Roberta: quando riguardo queste immagini... Mamma mia che bella Juve...
Un abbraccio!
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