Per una squadra che non vince (quasi) più, non ci possono essere altri pensieri se non quelli di ragionare partita dopo partita, nella speranza di smuovere la classifica con una vittoria. Non limitandosi, nonostante la soddisfazione della società (complimenti per il commento post Livorno-Juventus nel sito), soltanto a qualche pareggio.
Il ridimensionamento c’è stato, le cause sono sotto gli occhi di tutti. Elencare gli aspetti che non funzionano vorrebbe dire girare il coltello nella piaga. Per l’ennesima volta. Anche se, ormai, non provoca neanche più dolore: ci si è abituati alla rabbia; il "non gioco" finisce con l’evitare che nascano illusioni; il confronto con il passato provoca sconforto.
L’importante è che non si sconfini nella rassegnazione.
Quella che si sta avvicinando pericolosa, ma che va allontanata con forza: è il nemico peggiore, quello che non si sconfigge. Ti spezza il morale e ti taglia le gambe. Anche a chi ha vinto mondiali o palloni d’oro. Certo, ci sono persone che non hanno bisogno di obiettivi per essere stimolati: basti pensare all’impegno che Nedved mise nell’incontro a Bari contro il Martina, nel 1° turno eliminatorio della Coppa Italia nell’agosto del 2006, poco dopo il terremoto scoppiato con Calciopoli. Allenamento, amichevole, gara di campionato o di Champions League: per lui non faceva differenza alcuna. Ma di calciatori di quel calibro ne nascono uno ogni chissà quanto: basterebbero anche un po’ di Torricelli o Di Livio.
Sfumati gli obiettivi prestigiosi, stanno volando via leggeri anche tutti quelli al loro seguito. I giocatori avvertono la sfiducia, cercano di rimediare con una "partita perfetta", quella della svolta. Quella che, con uno stato d’animo simile, difficilmente adesso arriverà. Quando guardi l’orizzonte e pensi di essere in grado di raggiungere l’irraggiungibile, diventa difficile accettare di non riuscire ad ottenere più nulla. In quei momenti anche una sola e semplice vittoria diventa una montagna difficile, se non impossibile, da scalare.
Allora si tratta di trovare l’umiltà per ammettere i propri limiti, di personalità prima ancora che di natura tecnica o atletica, anche verso se stessi. E di ripartire dalle cose più elementari: un passaggio ad un compagno; riuscire ad arrivare per primo sulla palla rispetto all’avversario; correre per 90 minuti senza avvertire la fatica che (anche) lo stress contribuisce ad aumentare. Soltanto dopo i muscoli iniziano a sciogliersi, i movimenti diventano più elastici, naturali. La testa torna ad essere libera da pensieri e condizionamenti. Ed accetta anche un errore commesso con meno ansia, riuscendo ad estraniarsi dalla critiche. Comprese quelle provenienti dagli spalti.
La maglietta torna ad essere un’armatura, l’avversario un contendente, il campo un’arena. La vittoria come unico obiettivo. Raggiungibile. Perché a chi non è (quasi) più in grado di vincere, non si può chiedere di più. E’ dura da accettare, ma ora è così.
La Juventus tornerà ad essere la Vecchia Signora. Non con queste persone che la stanno distruggendo. Ci vorrà tempo, quantificarlo non è possibile. Ma se la serie B sembrava dovesse essere il punto di partenza per una nuova strada, in realtà ha rappresentato la terz’ultima tappa verso l’inferno. Quello che si sta vivendo in questi giorni. C’è da tenere duro e sostenerla in questa infausta stagione, come e quanto è sempre stato fatto. Se non di più. Ma soltanto quando i giocatori verranno scelti da persone competenti, utilizzando come criteri la classe, la personalità e (solo dopo) l’aspetto economico, allora si potrà tornare a vincere. Non soltanto una partita.
Il ridimensionamento c’è stato, le cause sono sotto gli occhi di tutti. Elencare gli aspetti che non funzionano vorrebbe dire girare il coltello nella piaga. Per l’ennesima volta. Anche se, ormai, non provoca neanche più dolore: ci si è abituati alla rabbia; il "non gioco" finisce con l’evitare che nascano illusioni; il confronto con il passato provoca sconforto.
L’importante è che non si sconfini nella rassegnazione.
Quella che si sta avvicinando pericolosa, ma che va allontanata con forza: è il nemico peggiore, quello che non si sconfigge. Ti spezza il morale e ti taglia le gambe. Anche a chi ha vinto mondiali o palloni d’oro. Certo, ci sono persone che non hanno bisogno di obiettivi per essere stimolati: basti pensare all’impegno che Nedved mise nell’incontro a Bari contro il Martina, nel 1° turno eliminatorio della Coppa Italia nell’agosto del 2006, poco dopo il terremoto scoppiato con Calciopoli. Allenamento, amichevole, gara di campionato o di Champions League: per lui non faceva differenza alcuna. Ma di calciatori di quel calibro ne nascono uno ogni chissà quanto: basterebbero anche un po’ di Torricelli o Di Livio.
Sfumati gli obiettivi prestigiosi, stanno volando via leggeri anche tutti quelli al loro seguito. I giocatori avvertono la sfiducia, cercano di rimediare con una "partita perfetta", quella della svolta. Quella che, con uno stato d’animo simile, difficilmente adesso arriverà. Quando guardi l’orizzonte e pensi di essere in grado di raggiungere l’irraggiungibile, diventa difficile accettare di non riuscire ad ottenere più nulla. In quei momenti anche una sola e semplice vittoria diventa una montagna difficile, se non impossibile, da scalare.
Allora si tratta di trovare l’umiltà per ammettere i propri limiti, di personalità prima ancora che di natura tecnica o atletica, anche verso se stessi. E di ripartire dalle cose più elementari: un passaggio ad un compagno; riuscire ad arrivare per primo sulla palla rispetto all’avversario; correre per 90 minuti senza avvertire la fatica che (anche) lo stress contribuisce ad aumentare. Soltanto dopo i muscoli iniziano a sciogliersi, i movimenti diventano più elastici, naturali. La testa torna ad essere libera da pensieri e condizionamenti. Ed accetta anche un errore commesso con meno ansia, riuscendo ad estraniarsi dalla critiche. Comprese quelle provenienti dagli spalti.
La maglietta torna ad essere un’armatura, l’avversario un contendente, il campo un’arena. La vittoria come unico obiettivo. Raggiungibile. Perché a chi non è (quasi) più in grado di vincere, non si può chiedere di più. E’ dura da accettare, ma ora è così.
La Juventus tornerà ad essere la Vecchia Signora. Non con queste persone che la stanno distruggendo. Ci vorrà tempo, quantificarlo non è possibile. Ma se la serie B sembrava dovesse essere il punto di partenza per una nuova strada, in realtà ha rappresentato la terz’ultima tappa verso l’inferno. Quello che si sta vivendo in questi giorni. C’è da tenere duro e sostenerla in questa infausta stagione, come e quanto è sempre stato fatto. Se non di più. Ma soltanto quando i giocatori verranno scelti da persone competenti, utilizzando come criteri la classe, la personalità e (solo dopo) l’aspetto economico, allora si potrà tornare a vincere. Non soltanto una partita.
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6 commenti:
E' proprio così. Aggiungo che per questa stagione sarebbe ora di togliersi la puzza sotto il naso. Anche per quanto riguarda l'Europa League, ho sentito gente dire che vincerla o perderla è la stessa cosa, ma scherziamo? Riuscire a vincere un trofeo europeo sarebbe di fondamentale importanza, sia da un punto di vista economico, sia per il prestigio. E poi di tornare a vincere qualcosa inizia a sentirsene il bisogno...
l'ambiente Juve è ormai una polveriera.
In pratica nessuno è sicuro del posto e noi tifosi abbiamo un esigenza ormai fisica di vedere qualche testa rotolare nell'arena..
i giocatori, poi, sono stati lasciati a loro stessi e nelle mani per troppo tempo di tecnici mediocri e con il trolley dietro la panchina..
riguardo gli obbiettivi stagionali sarebbe bello tornare a vincere, tornare ad alzare un trofeo anche per tirare una linea rispetto al complotto che nel 2006 ci distrusse.
Si complotto, da oggi non è nemmeno più farsopoli, è un complotto.
l'europa league servirebbe come il pane in termini di ranking, dato che perderemo i punti delle vecchie edizioni di champions. Solo che questa squadra non ci arriva a giocare due competizioni, troppo alto il rischio di arrivare sesti in campionato e magari andar fuori in semifinale.
Umiliante. Davvero umiliante, perchè il tuo titolo rispecchia la verità!
Va bene tutto però non mi potete mettere quella foto lì... mi viene un misto di rabbia e pianto. Eccola lì la juve vera, e uno come Pavel non poteva giocare o doveva accontentarsi di giocare a "gettone", Camoranesi sembra destinato a pagare il presunto "svecchiamento" (aaah quanti prima di lui, vecchi e giovani, dovrebbero andare via a calci...). Senza un cambio proprietà/dirigenza addio per sempre bei tempi e speranze.
ps: che bella foto!! Forza "quella" juve!!
@JUVE 90: “Aggiungo che per questa stagione sarebbe ora di togliersi la puzza sotto il naso”: infatti…. Bravo!
“E poi di tornare a vincere qualcosa inizia a sentirsene il bisogno...”: ogni stagione ha i suoi obiettivi. Innanzitutto dipende dalla squadra che hai creato; poi dagli avversari; per finire con le situazioni contingenti che si vengono a creare nel corso di un’annata.
Ma quello di vincere deve essere sempre e solo l’unico obiettivo.
Punto.
Siamo la Juventus.
Nonostante tutto
@marco99: “tornare ad alzare un trofeo anche per tirare una linea rispetto al complotto che nel 2006 ci distrusse”: quel “tirare una linea” rende benissimo l’idea della separazione con quello che c’è stato, ma non tornerà più.
Cambiano tutti: presidenti, dirigenti, allenatori, giocatori.
Rimane la più bella: la Vecchia Signora.
@squeeze: “l'europa league servirebbe come il pane in termini di ranking”: bravo! Osservazione perfetta.
“Solo che questa squadra non ci arriva a giocare due competizioni”: lo temo anch’io.
Andasse avanti in Europa League, e si dovessero fare delle scelte, penso verrà privilegiato il campionato.
Poi, strada facendo… Si potrebbe vedere.
Per ora rimaniamo ancorati in una situazione nella quale non si vince da una vita.
@IoJuventino: purtroppo sì. Mi è venuto spontaneo.
Ed è questa la cosa peggiore…
@Animatori: la mia reazione, quando ho visto quella foto, è stata la stessa che hai avuto tu all’inizio del commento.
La decisione per la quale ho deciso di inserirla, è stata inspirata dal pensiero che ha ispirato il tuo post scriptum ;-)
Un abbraccio a tutti!!!
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