domenica 20 giugno 2010

Andrea Agnelli e il bambino dal caschetto biondo


"Andrea Agnelli veniva spesso a Villar per seguire gli allenamenti della Juventus. Lo vedevo arrivare con il padre, un bambino dolcissimo e molto educato, con il suo caschetto biondo e l’aria sempre molto seria. Era curiosissimo. Guardava tutto, non gli sfuggiva niente, innamorato della Juventus e del pallone fin da quando aveva sei o sette anni".
Questo è un estratto del ricordo che Salvatore Giglio, storico fotografo della Vecchia Signora, confidò al taccuino di Guido Vaciago ("Tuttosport") poco più di un mese fa.

La passione per il calcio e l’amore verso i colori bianconeri coltivati sin dalla tenera età, grazie alla guida esperta del padre, Presidente - anche lui - della Juventus. Il giocattolo della Famiglia, "una passione, uno svago" che l’Avvocato cercava di regalare ai tifosi perché la domenica si potessero divertire.

Pepe e Martinez come primi tasselli di una squadra da ricostruire partendo dalle fondamenta. Perché tra quello che è mancato nel corso del campionato appena concluso ci sono stati anche "loro": i corridori, quelli capaci di mettere il cuore oltre la tecnica. Le fasce trascurate diventano il centro delle principali attenzioni di questo inizio di calciomercato. Prima quelle offensive; a ruota, sarà il turno di quelle difensive.

Buffon e i suoi problemi come simbolo di quei pochi, grandi giocatori rimasti all’alba del terremoto del 2006: usati e usurati senza averne prevista la sostituzione per tempo. Una squadra che ripartiva proprio da quei reduci, che con un mix di giovani interessanti avrebbe dovuto garantire un punto di (ri)partenza, cui aggiungere, con il tempo, veri campioni. Ne fosse arrivato anche uno soltanto all’anno, dal ritorno in serie A, adesso ci sarebbero almeno tre grandi (nuovi) giocatori attorno ai quali ripartire dopo l’ennesimo tsunami calcistico in tinte bianconere.

Che stavolta non porta il nome di "Farsopoli", ma di "fallimento". Certo: il secondo è figlio e conseguenza del primo. Senza l’altro, si sarebbe continuato a vincere chissà quanto. Ma visto che la realtà è questa, tutto il patrimonio tecnico ed economico disperso dalla precedente gestione adesso grava sulle spalle della nuova società.

"… Appena arrivava a Villar chiedeva un pallone al magazziniere Rosso e poi si piazzava dietro la porta per seguire gli allenamenti…"

Prima comprare, poi "vendere per comprare". Non soltanto per avere a disposizione la liquidità necessaria per portare avanti (e concludere) le altre operazioni di mercato, ma anche (e soprattutto) per sgravare il bilancio di ingaggi pesanti. E liberare lo spogliatoio da personalità scomode.
Se ancora ce ne fosse stato bisogno, quanto scritto da Massimo Giletti (conduttore televisivo e noto tifoso juventino) sulle pagine della "Gazzetta sportiva" della giornata odierna la dice lunga su quanto accedeva in questi anni in casa bianconera: "Pochi giorni fa Pavel Nedved mi confidò che quando segnò il gol del pareggio in una partita importante pochi compagni lo abbracciarono. In quel momento capì che la squadra giocava contro l’allenatore. Così finì la storia juventina di Claudio Ranieri".

Una rivoluzione interna senza precedenti; la gestione del patrimonio tecnico nelle mani di un uomo esperto (Giuseppe Marotta); le chiavi dello spogliatoio affidate al "sergente di ferro" Del Neri, quello che non solo avrà la società alle spalle pronta a proteggerlo (una novità, visto gli andazzi degli ultimi anni), ma anche il Presidente in persona. Chi vuol capire, capisca. E a chi non sta bene, "quella è la porta".
Poi, ultimo per citazione nella ormai famosa lettera di Andrea Agnelli ai tifosi dello scorso venerdì, ma primo per importanza, un occhio vigile (meglio due) sulle prossime decisioni della giustizia sportiva.

"…Andrea cresceva e la passione non diminuiva. A volte veniva al campo con il fratello Giovannino a cui era molto legato…"

Nel 1965, con la collaborazione del maestro di giornalismo Gian Paolo Ormezzano, Omar Sivori - campione voluto da Umberto Agnelli e "vizio" dell’Avvocato - scrisse un libro autobiografico: "Cara Juventus...".
Questo è un breve passo dell’opera:
"Quando, nel giugno del 1957, giunsi in aereo alla Malpensa, fui subito caricato su un'automobile che si arrestò soltanto al casello di Novara, sull'autostrada tra Milano e Torino. Lì mi dissero di salire su un'altra macchina, che attendeva. Al volante c'era Umberto Agnelli. "Sono due anni che ti aspettiamo" mi disse lui, sorridendo. "E io aspetto la Juventus da cinque anni", gli dissi, in uno spagnolo assai facile da capire".

Va bene partire dalle fondamenta: non si può fare altrimenti. Poi, però, si dovrà puntare in alto.
Questa è la Juventus, Andrea.
E tu lo sai bene…


Articolo pubblicato su Tutto Juve.com

11 commenti:

darmax99 ha detto...

Non ho ben capito chi sia l'Autore....ma c'entra un cactus! Veramente un piacere leggere l'articolo. Complimenti! :)

JUVE 90 ha detto...

Sono d'accordo con il tuo articolo Thomas.
Prima bisogna mettere le fondamenta, solo che qualcuno se lo è dimenticato e vorrebbe iniziare a fare già la terrazza...

Thomas ha detto...

@darmax99: grazie, darmax ;-)
Di cuore
@JUVE 90: grazie anche a te, Sante.
“Saper aspettare” è la cosa più difficile. Sono tifoso anch’io, e capisco i sentimenti degli altri tifosi.
Ma da quel poco che ho imparato nello sport (e non solo) applicando il concetto del “tutto e subito” non si va molto lontano.
Nello specifico, come tutti sappiamo, si parte “da zero”.
Se vogliamo metterci a diventare l’Inter del “pre-Farsopoli”, allora iniziamo a spendere e a spandere in attacco. Senza limiti.
E senza curarsi del “quadro generale” in cui questi acquisti si andrebbero a collocare…

Un abbraccio a tutt’e due

Giuliano ha detto...

Purtroppo, è stato buttato via un anno... (i primi due non li conto perché le difficoltà erano enormi, e poi è andata bene; ma insomma).
Un gran bel colpo, questo della coppia Tronchetti & Moratti: aspettare che non ci fossero più i vecchi, e poi colpire.
Meno male che trent'anni fa avevo visto i film di Coppola sul Padrino, così so cos'è successo.

E auguri ad Andrea, e anche a Marotta!
- a proposito: Paràtici o Paratìci?

Thomas ha detto...

@Giuliano: “Meno male che trent'anni fa avevo visto i film di Coppola sul Padrino, così so cos'è successo”: favoloso, Giuliano… :-)
“Paràtici” ;-)

Grazie per il commento
Un abbraccio!!!

IoJuventino ha detto...

Senza far torto a nessuno, sul sito potete leggere tante utilissime e lucidissime analisi, ma l'articolo è facilmente riconducibile e ascrivibile a un Vero Juventino, di quelli passionali, di quelli che il bianco-e-nero non sono due colori, bensì uno stile, uno stile di vita, quando scegli finalmente di essere uomo. Un in bianco e nero. Uno juventino. Un uomo vero!

Thomas ha detto...

Grazie di cuore


Sto per uscire: partita in compagnia ;-)
Torno in serata.
Un abbraccio a te e a tutti gli altri :-)

Father ha detto...

X Darmax: approfitto dell'occasione per formularti anch'io un felicissimo periodo di pensione, visto che ancora per tre anni... dovrò contribuire a pagartela...

X Thomas: non male l'articolo. Ti sei meritato un bel bicchiere di aranciata alla prossima cena in famiglia.

X Me: spero, mi auguro, invoco, imploro che sia fatta piazza pulita.

Eppoi che si ricominci a giocare.

Da Juve.

IoJuventino ha detto...

@Cronache

di nulla! Dovere!

darmax99 ha detto...

A volte mi pongo il problema: é meglio il padre o i figlio? La risoluzione è semplice: son grandi tutti e due! :)

Thomas ha detto...

@Father: un bel bicchiere di aranciata? Grazie….
Ne ho proprio bisogno: dopo le bevande alcoliche di stasera… ;-)
Chiedere a Giovanni per conferma, please :-)

@IoJuventino: a tra poco sul tuo blog. :-)
Per il resto: GRAZIE ancora

@darmax99: meglio io… ;-)
Scherzo, of course.
Grazie!!!

Un abbraccio