E’ tornato in Italia da poco, così come per poco tempo ne era rimasto lontano: Zlatan Ibrahimovic è diventato un giocatore del Milan, e lo sarà – al netto di nuovi mal di pancia – per i prossimi quattro anni.
Riappare a Milano, dove è stato di casa per tre stagioni nella parte nerazzurra della città, ospite di quella squadra della quale era stato “tifoso sin da piccolo”.
Ritorna in serie A dopo averla lasciata da padrone incontrastato: cinque scudetti in cinque anni, due con la Juventus e tre con l’Inter.
Da Torino a Milano, un cambio di maglia che ha finito col rappresentare il passaggio di consegne tra chi dominava e chi ha “preso in mano” le redini del calcio italiano: bianconerazzurro, un colpo al cuore per chi ha visto distruggere la propria squadra e ha dovuto subire l’onta del suo trasferimento agli storici avversari.
Pronti a divorare una tavola piena di scudetti, senza che nessuno (o quasi) potesse opporre resistenza.
Nell’attesa che le principali rivali si riprendessero dal terremoto iniziato nel maggio del 2006.
Fisico da gigante, piedi da ballerino del pallone: con le sue scarpe numero 47 ha alternato i dribbling a movenze da taekwondo. Cresciuto in un sobborgo di Malmö, è rimasto - negli anni - fedele soltanto a se stesso. Non esistono maglie che gli si attacchino così tanto al corpo da entrargli nel cuore: è stato così anche a Barcellona, dove pure aveva esordito – alla sua presentazione - con un bacio sulla casacca blaugrana.
Luciano Moggi lo portò a Torino, consegnandolo nelle mani di un Fabio Capello che sapeva già di poter disporre di un cavallo di razza.
All’Inter, in suo onore, si creò lo schema “palla a Ibra e pedalare”. Quando si capì che fuori dall’Italia non avrebbe portato vittorie, stufi dei suoi continui mal di pancia si decisero a scambiarlo con Eto’o, con l’aggiunta di un conguaglio (a loro favore) così cospicuo da poter permettere il rinforzo della squadra in ogni reparto.
Il resto, è storia recente.
“Bentornato al ragazzo che - leggenda vuole - si presentò negli spogliatoi della Juve squadrando i senatori bianconeri con occhi torvi: “Io sono Zlatan. Voi chi cazzo siete?”
Queste sono alcune tra le righe scritte da Andrea Monti, direttore della “Gazzetta dello Sport”, nell’editoriale pubblicato nella prima pagina del numero domenicale (la ”Sportiva”) del 29 agosto, dal titolo “Il Mago e il Cavaliere”.
Un personale “bentornato” in Italia al giocatore.
Svedese che - come vuole la leggenda - pronunciò veramente quelle frasi. Ma all’interno di un altro spogliatoio: quello dell’Ajax. Lo scrisse anche Sebastiano Vernazza, proprio sulle pagine della rosea, il 18 luglio del 2009.
Correva l’anno 2001 quando venne acquistato dalla squadra olandese per una cifra intorno ai 9 milioni di euro (in assoluto l’investimento più oneroso per un club che i campioni se li è spesso costruiti in casa), ed il giocatore si presentò nel luogo sacro di ogni squadra di calcio pronunciando quelle parole.
Buffon, Trezeguet, Del Piero, Thuram… Difficile che lo svedese potesse soltanto pensare di fare una cosa simile a Torino nel 2004 (anno del suo acquisto). Se i campioni presenti tra le fila bianconere gli avessero snocciolato le vittorie e i riconoscimenti ottenuti nelle rispettive carriere sino a quel momento…
Continua l’editoriale di Andrea Monti: “Sette anni dopo non è cambiato di una virgola anche se ora non ha più alcuna necessità di presentarsi: campione universale, di tutti e di nessuno”.
Sette anni fa, nel 2003, Ibrahimovic si apprestava ad iniziare la sua ultima stagione in Olanda.
L’attaccante sarebbe già dovuto già passare al Milan nel 2006, ha solo rimandato l’appuntamento. Con il suo arrivo, molto probabilmente, i rossoneri avranno qualche possibilità di contendere lo scudetto all’Inter sino in fondo al campionato. Vada come deve andare: tanto da Milano, a quanto sembra (ad oggi), il tricolore non si sposterà.
Comprensibile la gioia e l’emozione di chi dirige un quotidiano proprio di quella città. Sentimenti che, a volte, portano anche a commettere qualche piccolo sbaglio.
Naturalmente i lettori non hanno mancato di segnalare l’errore al direttore. La sua risposta? Vedi la foto...
“Per la verità, anch’io avevo in mente la stessa circostanza. Poi sono andato a controllare nel posto sbagliato, ho corretto il testo e, con ogni probabilità, ho finito per darvi un’informazione non corretta. La maggioranza dei siti e delle fonti, infatti, propende per l’Ajax. Tuttavia, gli amanti della mitologia zlataniana sanno che esiste un’altra possibilità. In un’intervista a Max di tre anni fa, gli fu chiesto: “E’ vero che quando entri per la prima volta nello spogliatoio di una nuova squadra sei solito dire ai compagni quella frase?”. Lui rispose con una risata satanica. Dunque, potrebbe trattarsi di una leggenda metropolitana. Oppure di una battuta utilizzata anche negli spogliatoi bianconeri, interisti e blaugrana. Chissà… Nel caso l’episodio si ripetesse, pregherei i giocatori milanisti di farmelo sapere. Privatamente e, visto il carattere di Ibra, con garanzia di anonimato”.
Rimane ancora un mistero il “perché” sia stata scelta proprio la Juventus come squadra per questa citazione. Visto il numero di fonti (compreso un articolo pubblicato in precedenza dallo stesso quotidiano) che propendevano per l’Ajax. E come mai non siano stati indicati altri club tra quelli nei quali lo svedese ha militato.
Come l’Inter, per esempio.
Articolo pubblicato su
Riappare a Milano, dove è stato di casa per tre stagioni nella parte nerazzurra della città, ospite di quella squadra della quale era stato “tifoso sin da piccolo”.
Ritorna in serie A dopo averla lasciata da padrone incontrastato: cinque scudetti in cinque anni, due con la Juventus e tre con l’Inter.
Da Torino a Milano, un cambio di maglia che ha finito col rappresentare il passaggio di consegne tra chi dominava e chi ha “preso in mano” le redini del calcio italiano: bianconerazzurro, un colpo al cuore per chi ha visto distruggere la propria squadra e ha dovuto subire l’onta del suo trasferimento agli storici avversari.
Pronti a divorare una tavola piena di scudetti, senza che nessuno (o quasi) potesse opporre resistenza.
Nell’attesa che le principali rivali si riprendessero dal terremoto iniziato nel maggio del 2006.
Fisico da gigante, piedi da ballerino del pallone: con le sue scarpe numero 47 ha alternato i dribbling a movenze da taekwondo. Cresciuto in un sobborgo di Malmö, è rimasto - negli anni - fedele soltanto a se stesso. Non esistono maglie che gli si attacchino così tanto al corpo da entrargli nel cuore: è stato così anche a Barcellona, dove pure aveva esordito – alla sua presentazione - con un bacio sulla casacca blaugrana.
Luciano Moggi lo portò a Torino, consegnandolo nelle mani di un Fabio Capello che sapeva già di poter disporre di un cavallo di razza.
All’Inter, in suo onore, si creò lo schema “palla a Ibra e pedalare”. Quando si capì che fuori dall’Italia non avrebbe portato vittorie, stufi dei suoi continui mal di pancia si decisero a scambiarlo con Eto’o, con l’aggiunta di un conguaglio (a loro favore) così cospicuo da poter permettere il rinforzo della squadra in ogni reparto.
Il resto, è storia recente.
“Bentornato al ragazzo che - leggenda vuole - si presentò negli spogliatoi della Juve squadrando i senatori bianconeri con occhi torvi: “Io sono Zlatan. Voi chi cazzo siete?”
Queste sono alcune tra le righe scritte da Andrea Monti, direttore della “Gazzetta dello Sport”, nell’editoriale pubblicato nella prima pagina del numero domenicale (la ”Sportiva”) del 29 agosto, dal titolo “Il Mago e il Cavaliere”.
Un personale “bentornato” in Italia al giocatore.
Svedese che - come vuole la leggenda - pronunciò veramente quelle frasi. Ma all’interno di un altro spogliatoio: quello dell’Ajax. Lo scrisse anche Sebastiano Vernazza, proprio sulle pagine della rosea, il 18 luglio del 2009.
Correva l’anno 2001 quando venne acquistato dalla squadra olandese per una cifra intorno ai 9 milioni di euro (in assoluto l’investimento più oneroso per un club che i campioni se li è spesso costruiti in casa), ed il giocatore si presentò nel luogo sacro di ogni squadra di calcio pronunciando quelle parole.
Buffon, Trezeguet, Del Piero, Thuram… Difficile che lo svedese potesse soltanto pensare di fare una cosa simile a Torino nel 2004 (anno del suo acquisto). Se i campioni presenti tra le fila bianconere gli avessero snocciolato le vittorie e i riconoscimenti ottenuti nelle rispettive carriere sino a quel momento…
Continua l’editoriale di Andrea Monti: “Sette anni dopo non è cambiato di una virgola anche se ora non ha più alcuna necessità di presentarsi: campione universale, di tutti e di nessuno”.
Sette anni fa, nel 2003, Ibrahimovic si apprestava ad iniziare la sua ultima stagione in Olanda.
L’attaccante sarebbe già dovuto già passare al Milan nel 2006, ha solo rimandato l’appuntamento. Con il suo arrivo, molto probabilmente, i rossoneri avranno qualche possibilità di contendere lo scudetto all’Inter sino in fondo al campionato. Vada come deve andare: tanto da Milano, a quanto sembra (ad oggi), il tricolore non si sposterà.
Comprensibile la gioia e l’emozione di chi dirige un quotidiano proprio di quella città. Sentimenti che, a volte, portano anche a commettere qualche piccolo sbaglio.
Naturalmente i lettori non hanno mancato di segnalare l’errore al direttore. La sua risposta? Vedi la foto...
“Per la verità, anch’io avevo in mente la stessa circostanza. Poi sono andato a controllare nel posto sbagliato, ho corretto il testo e, con ogni probabilità, ho finito per darvi un’informazione non corretta. La maggioranza dei siti e delle fonti, infatti, propende per l’Ajax. Tuttavia, gli amanti della mitologia zlataniana sanno che esiste un’altra possibilità. In un’intervista a Max di tre anni fa, gli fu chiesto: “E’ vero che quando entri per la prima volta nello spogliatoio di una nuova squadra sei solito dire ai compagni quella frase?”. Lui rispose con una risata satanica. Dunque, potrebbe trattarsi di una leggenda metropolitana. Oppure di una battuta utilizzata anche negli spogliatoi bianconeri, interisti e blaugrana. Chissà… Nel caso l’episodio si ripetesse, pregherei i giocatori milanisti di farmelo sapere. Privatamente e, visto il carattere di Ibra, con garanzia di anonimato”.
Rimane ancora un mistero il “perché” sia stata scelta proprio la Juventus come squadra per questa citazione. Visto il numero di fonti (compreso un articolo pubblicato in precedenza dallo stesso quotidiano) che propendevano per l’Ajax. E come mai non siano stati indicati altri club tra quelli nei quali lo svedese ha militato.
Come l’Inter, per esempio.
Articolo pubblicato su
6 commenti:
"io sono zlatan voi chi cazzo siete" non lo aveva detto ai senatori DELL'AJAX???????
no, scusa: sono sette gli scudetti di Zlatan. Sette in cinque anni: due con la Juve e otto con l'Inter. (vedi un po' di stare atento quando scrivi, che poi ti escono delle inesateze!)
:-)
noi abbiamo qualche "leggenda metropoliana" su pepe e motta?
:)
immagino di no..
@squeeze: sì. E se anche l’avesse detto negli altri spogliatoi, non era necessario citare per forza la Juventus.
Secondo club su quattro, “uno” dei quattro.
Perché?
@Giuliano: fantastico (al solito)… ;-)
@marco99: no… direi di no…
Al momento no…
:-)
Un abbraccio a tutti!!!
Potrebbe anche essere che Ibra abbia detto quella frase entrando nello spogliatoio (anche) della Juve, di sicuro però, andandosene, non ha potuto dire publicamente che prima che arrivasse lui alla Juve non avevano vinto niente, come invece si è potuto permettere di fare con Zanetti ! :)
roberta
Fantastica!!! ;-)
Prossimo articolo sull'argomento sosterrò questa tesi!
Un abbraccio :-)
Posta un commento