Juventus e Brescia domani si affronteranno a Torino. Uno dei due club è reduce da un pareggio e tre sconfitte accumulate nelle ultime quattro gare di campionato. L’altro, considerando lo stesso arco temporale, da quattro pareggi in altrettante partite.
Per chi ama la Vecchia Signora del calcio italiano ed è cresciuto a pane e trionfi, pensare che appartiene proprio a Madama il percorso peggiore tra quelli (di per sé) negativi presi in esame non fa che allungare ed esasperare una sofferenza che sembra non avere mai fine. Ciononostante basta vedere come si riempiono gli stadi quando emigra in giro per l’Italia per capire quanto sia grande l’amore che tutti i suoi sostenitori le continuano a riversare addosso, spinti a seguirla sempre, comunque e dovunque. Nonostante tutto. E dentro la parola "tutto" è condensato quanto successo "dentro" e "intorno" alla stessa Juventus da cinque anni a questa parte.
Il punto ottenuto a Cesena ha interrotto un’emorragia di sconfitte che per la formazione allenata da Del Neri era ormai arrivata a tre disfatte prima dell’incontro del "Dino Manuzzi" dello scorso sabato. Simone Pepe, recentemente intervistato da Sky Sport (la trascrizione è presente anche nel sito ufficiale della società), ha dichiarato: "Nel calcio comunque i verdetti possono cambiare in un attimo, basta giocare le prossime partite alla grande. Questo ora è il nostro obiettivo".
Quindi adesso bisogna aggrapparsi a questo "obiettivo". Anche perché non è rimasto che quello, dato che gli altri - strada facendo - sono svaniti, uno dopo l’altro. Mancano nove gare sino alla conclusione della stagione: tutte finali, tutte da vincere nella speranza dei diretti interessati di non dover ripartire la prossima estate da una nuova rivoluzione. Che tanto, piaccia o non piaccia, ci dovrà comunque essere. Risultati alla mano, è un percorso che non prevede alternative. Il problema reale, poi, sarà vedere a quali risultati porterà. E quali saranno i campioni (o presunti tali) che arriveranno nella Torino bianconera.
Il 10 novembre scorso Brescia e Juventus si affrontarono allo stadio "Mario Rigamonti". In quel periodo vennero accostati moltissimi giocatori alla Vecchia Signora: da Rolando (difensore portoghese del Porto) a Forlan (Atletico Madrid), da Maxi Lopez (Catania) a Demichelis (Bayern Monaco, poi passato al Malaga), giusto per citarne qualcuno. A differenza di quanto accade nella stretta attualità, la squadra di Del Neri si era presentata alla trasferta lombarda forte di una sequenza di risultati incoraggianti: tre vittorie ed un pareggio nelle ultime quattro gare disputate, con la ciliegina sulla torta della vittoria esterna ottenuta a "San Siro" contro il Milan di Ibrahimovic. La squadra era in crescita, i punti arrivavano e tra gli infortuni di lungo corso figuravano soltanto i vari Martinez, De Ceglie e Buffon, con il numero uno bianconero che - alle prese con la riabilitazione dopo l’operazione estiva all’ernia del disco - ancora non si era fatto vedere in quel di Vinovo dall’inizio della stagione.
Prima dell’incontro del "Rigamonti" lo stesso tecnico di Aquileia, memore della sconfitta all’esordio in campionato a Bari e del pareggio esterno ottenuto a Bologna (due gare dalle quali l’ambiente bianconero si aspettava un esito sicuramente diverso) disse: "Brescia è una tappa importante, ci sono tre punti in palio come contro la Roma". La Vecchia Signora affrontò le "rondinelle" forte di un quarto posto in classifica a pari merito con il Napoli di Mazzarri, a sole quattro lunghezze dalla Lazio prima della classe.
Dopo l’1-1 finale (Quagliarella e Diamanti furono i marcatori della serata) Madama scivolò in quinta posizione, proprio nella giornata nella quale il Milan prese il comando solitario della vetta. I punti di distacco tra rossoneri e bianconeri, all’epoca, rimasero comunque quattro. A fine incontro del Neri disse: "Direi che il pari è giusto. Diamanti ha segnato un bel gol, per noi un punto fuori casa è meglio di nulla, un punto importante".
Con la teoria del "bicchiere mezzo pieno" e dei piccoli passi la Juventus ha raccolto meno di quanto poteva (e doveva) nel girone di andata, prima dell’infortunio occorso a Quagliarella, dell’espulsione di Melo e della goleada con la quale il Parma ha regolato la Vecchia Signora il giorno dell’Epifania. Il resto, quello che è accaduto dopo, è storia nota, attuale, reale.
Adesso, come detto, mancano nove gare alla conclusione del campionato: le si onori a dovere.
Lo si chiede sempre, ma in cambio non si ottiene molto. Anzi.
E si inizi a programmare bene la prossima stagione: quella del riscatto, che si giocherà nel nuovo stadio, con calciatori nuovi. Non sempre per acquistarne di valore bisogna spendere cifre folli: tanto per fare un esempio Luis Alberto Suarez, l’uruguaiano acquistato recentemente dal Liverpool e che in passato venne accostato più volte alla Juventus, ai Reds è costato 26,5 milioni di euro.
Meglio un giocatore come lui che due Martinez.
In barba all’etica e al fair play finanziario.
Articolo pubblicato su
Per chi ama la Vecchia Signora del calcio italiano ed è cresciuto a pane e trionfi, pensare che appartiene proprio a Madama il percorso peggiore tra quelli (di per sé) negativi presi in esame non fa che allungare ed esasperare una sofferenza che sembra non avere mai fine. Ciononostante basta vedere come si riempiono gli stadi quando emigra in giro per l’Italia per capire quanto sia grande l’amore che tutti i suoi sostenitori le continuano a riversare addosso, spinti a seguirla sempre, comunque e dovunque. Nonostante tutto. E dentro la parola "tutto" è condensato quanto successo "dentro" e "intorno" alla stessa Juventus da cinque anni a questa parte.
Il punto ottenuto a Cesena ha interrotto un’emorragia di sconfitte che per la formazione allenata da Del Neri era ormai arrivata a tre disfatte prima dell’incontro del "Dino Manuzzi" dello scorso sabato. Simone Pepe, recentemente intervistato da Sky Sport (la trascrizione è presente anche nel sito ufficiale della società), ha dichiarato: "Nel calcio comunque i verdetti possono cambiare in un attimo, basta giocare le prossime partite alla grande. Questo ora è il nostro obiettivo".
Quindi adesso bisogna aggrapparsi a questo "obiettivo". Anche perché non è rimasto che quello, dato che gli altri - strada facendo - sono svaniti, uno dopo l’altro. Mancano nove gare sino alla conclusione della stagione: tutte finali, tutte da vincere nella speranza dei diretti interessati di non dover ripartire la prossima estate da una nuova rivoluzione. Che tanto, piaccia o non piaccia, ci dovrà comunque essere. Risultati alla mano, è un percorso che non prevede alternative. Il problema reale, poi, sarà vedere a quali risultati porterà. E quali saranno i campioni (o presunti tali) che arriveranno nella Torino bianconera.
Il 10 novembre scorso Brescia e Juventus si affrontarono allo stadio "Mario Rigamonti". In quel periodo vennero accostati moltissimi giocatori alla Vecchia Signora: da Rolando (difensore portoghese del Porto) a Forlan (Atletico Madrid), da Maxi Lopez (Catania) a Demichelis (Bayern Monaco, poi passato al Malaga), giusto per citarne qualcuno. A differenza di quanto accade nella stretta attualità, la squadra di Del Neri si era presentata alla trasferta lombarda forte di una sequenza di risultati incoraggianti: tre vittorie ed un pareggio nelle ultime quattro gare disputate, con la ciliegina sulla torta della vittoria esterna ottenuta a "San Siro" contro il Milan di Ibrahimovic. La squadra era in crescita, i punti arrivavano e tra gli infortuni di lungo corso figuravano soltanto i vari Martinez, De Ceglie e Buffon, con il numero uno bianconero che - alle prese con la riabilitazione dopo l’operazione estiva all’ernia del disco - ancora non si era fatto vedere in quel di Vinovo dall’inizio della stagione.
Prima dell’incontro del "Rigamonti" lo stesso tecnico di Aquileia, memore della sconfitta all’esordio in campionato a Bari e del pareggio esterno ottenuto a Bologna (due gare dalle quali l’ambiente bianconero si aspettava un esito sicuramente diverso) disse: "Brescia è una tappa importante, ci sono tre punti in palio come contro la Roma". La Vecchia Signora affrontò le "rondinelle" forte di un quarto posto in classifica a pari merito con il Napoli di Mazzarri, a sole quattro lunghezze dalla Lazio prima della classe.
Dopo l’1-1 finale (Quagliarella e Diamanti furono i marcatori della serata) Madama scivolò in quinta posizione, proprio nella giornata nella quale il Milan prese il comando solitario della vetta. I punti di distacco tra rossoneri e bianconeri, all’epoca, rimasero comunque quattro. A fine incontro del Neri disse: "Direi che il pari è giusto. Diamanti ha segnato un bel gol, per noi un punto fuori casa è meglio di nulla, un punto importante".
Con la teoria del "bicchiere mezzo pieno" e dei piccoli passi la Juventus ha raccolto meno di quanto poteva (e doveva) nel girone di andata, prima dell’infortunio occorso a Quagliarella, dell’espulsione di Melo e della goleada con la quale il Parma ha regolato la Vecchia Signora il giorno dell’Epifania. Il resto, quello che è accaduto dopo, è storia nota, attuale, reale.
Adesso, come detto, mancano nove gare alla conclusione del campionato: le si onori a dovere.
Lo si chiede sempre, ma in cambio non si ottiene molto. Anzi.
E si inizi a programmare bene la prossima stagione: quella del riscatto, che si giocherà nel nuovo stadio, con calciatori nuovi. Non sempre per acquistarne di valore bisogna spendere cifre folli: tanto per fare un esempio Luis Alberto Suarez, l’uruguaiano acquistato recentemente dal Liverpool e che in passato venne accostato più volte alla Juventus, ai Reds è costato 26,5 milioni di euro.
Meglio un giocatore come lui che due Martinez.
In barba all’etica e al fair play finanziario.
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5 commenti:
Ancora non mi capacito di come quella stessa squadra che vincendo a Brescia si sarebbe trovata a 2 punti dalla vetta sia oggi in queste condizioni..
La squadra stava crescendo, dopo tutti i problemi iniziali.
Ma aveva dei limiti, che si è dimenticata di possedere a furia di parlare di obiettivi sempre più importanti.
I troppi infortuni, soprattutto quello di Quagliarella, hanno rovinato i piani della società.
Il risveglio - poi - è stato duro. Troppo, per una formazione che non era pronta (sotto tutti i punti di vista) ad una stagione da vincente...
Un abbraccio, Sante
Buona domenica :-)
Quaglia è arrivato dopo quando i piani con quei giocatori iniziali erano già stabiliti. Dunque dirigenza da Zwero.
@Pigreco-San Trader: perdonami, non ho capito a cosa ti riferisci nel commento che hai lasciato.
Intendi dire che Quagliarella è stato preso a calciomercato quasi ultimato?
@winningbet pronostici: chiedo la cortesia di contattarmi in privato per informarmi delle vostre offerte, lasciando libero lo spazio commenti agli amici che hanno piacere di discutere col sottoscritto di calcio.
Grazie
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