domenica 12 giugno 2011

Le voci su Giovinco e la Juventus di Conte


Dire che di Sebastian Giovinco i tifosi bianconeri si erano quasi dimenticati è una bugia bella e buona: grazie alle tre reti segnate alla Juventus indossando la maglia del Parma nelle due gare disputate contro di lei nel campionato appena concluso, il piccolo centrocampista ha indubbiamente trovato il modo peggiore (o migliore, a seconda dei casi) per farsi ricordare dai suoi vecchi sostenitori.

Ora che ha tinto la propria carriera con l’azzurro della nazionale maggiore, quella dei grandi allenata da Cesare Prandelli, dopo aver fatto la trafila di tutte le minori (partendo dall’under 16 sino ad arrivare a quella Olimpica), le porte del calcio che conta si sono aperte definitivamente anche per lui.

Milanista di nascita (seguendo le direttive della famiglia) e juventino d’adozione, è cresciuto con la Vecchia Signora nella testa e nel cuore con la speranza di recitare un ruolo importante al suo rientro nella casa madre avvenuto nell’estate del 2008, dopo essere stato parcheggiato da Madama a Empoli per una stagione.

Rischiò di finire subito nel pacchetto che portò Amauri sotto la Mole, mentre l’anno prima era entrato a far parte dell’operazione che consentì l’acquisto di Almiron da parte della Juventus. Del centravanti italo-brasiliano è stato compagno di squadra sia a Torino che con i ducali, e - secondo una voce rimbalzata negli ultimi giorni - tra le tante (infinite) ipotesi del mercato estivo stavolta sembrerebbe toccare proprio a quest’ultimo il compito di recitare il ruolo di pedina nello scambio che riporterebbe Giovinco in bianconero.

Sia che si tratti di una semplice bufala oppure di un importante indizio utile a capire una volta per tutte le (reali) intenzioni della Juventus su di lui, resta la notizia che Sebastian è finito nella tribù dei "piccoli" (d’altezza) che potrebbero movimentare voci e trattative nell’estate del pallone che verrà: dai più celebrati (Tevez, Sanchez, Aguero, Sneijder) alle promesse ormai consacrate sulla rampa di lancio (Hazard, Giuseppe Rossi), tanto per fare qualche nome tra quelli che quotidianamente si possono trovare sulle prime pagine di quasi tutti i giornali.

Terminata l’epoca del calcio muscolare negli ultimi anni ha preso il suo posto quella dei brevilinei, dei bassi di statura, tipici di un Barcellona plurivittorioso dal gioco spettacolare espresso sul campo da un gruppo di titolari dall’altezza media di 177 centimetri spalmata in tutti i reparti, compresa la linea mediana dove regnano Xavi e Iniesta (due "giganti", col pallone tra i piedi) e l’attacco composto dai vari Villa, Pedro e Messi, "pulce" di (sopran)nome ma non di fatto.

Le luci della ribalta sono sempre per i più bravi, un po’ come accade a scuola quando chi studia e si applica prende i voti migliori mentre a chi copia di nascosto dallo sguardo dell’insegnante non rimane che la speranza di ottenere il massimo dei risultati con il minimo sforzo.

Pensare che il solo fatto di riprodurre nel proprio club un duplicato di schemi e sistemi funzionanti in un altro possa portare gli stessi frutti è il modo migliore per avvicinarsi ad un fallimento prima ancora di avere iniziato a partecipare a qualsiasi competizione.

In questo senso Josep Guardiola, allenatore tanto umile quanto bravo, negli istanti successivi alla fresca vittoria in Champions League dei catalani sul Manchester United fu esplicito: "Oggi tutto il mondo ha visto che abbiamo vinto giocando bene. Se posso replicarlo in un’altra squadra? Non credo. Se arriva un altro presidente con un sacco di milioni di euro capace di comprarmi il 90% di questi giocatori, forse sì. Ma non credo".

Sia Arrigo Sacchi che Fabio Capello sedettero sulla panchina del Milan in due momenti diversi: nel primo scrissero alcune tra le pagine più belle della storia dei rossoneri, nell’altro collezionarono rispettivamente un undicesimo ed un decimo posto in campionato (dal 1996 al 1998). La società e gli allenatori rimasero gli stessi, furono i giocatori ad essere cambiati: per età, logorio fisico e qualità (dei nuovi) minore rispetto a quella del passato.

La differenza è nella tecnica: le squadre migliori, se ben gestite, a lungo andare non possono che ottenere i risultati sperati.
Difficilmente nella lunga storia della Juventus le vittorie non sono arrivate grazie alle gesta di campioni straordinari rimasti nei ricordi dei tifosi: in questo senso Madama non ha nulla da invidiare (o copiare) a nessun club del mondo.
E’ quello il modello da riprodurre: tornare ad essere se stessi.

Nella Vecchia Signora che verrà, quella guidata da Conte, ci potrà pur essere spazio per gli "attributi", il "sudore", il gioco offensivo e la fantasia, ma quello che non dovrà mai mancare sarà la classe.
Andrea Pirlo in questo senso rappresenta un gustoso antipasto, ma non basta. C’è ancora un’estate intera davanti per portare a Torino altri grandi giocatori: alti o bassi che siano, poco importa. Dovranno semplicemente essere forti. Adesso non ci sono più scuse.

Articolo pubblicato su Tutto Juve.com

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Carissimo fratello. Mi auguro che la nostra dirigenza riesca a regalarci quale grande campione, anche se, al momento, come già sai, non sono proprio ottimista. Un abbraccio.

Danny67

Giuliano ha detto...

confesso che più che agli acquisti penso alle cessioni, Melo e Martinez in testa, ma anche tanti altri... Ho dei dubbi su Diarra, di sicuro ha un ingaggio molto alto e residui di problemi fisici, rischiamo di trovarci un'altra zavorra. Quanto a Giovinco, vale il discorso che si faceva per Trezeguet: mi sta bene che siano stati ceduti, ma se poi li rimpiazzi con Toni e con Martinez...
Mah, vedremo.

IoJuventino ha detto...

L'ultimo paragrafo di testo l'avrei scritto in grassetto, tutto maiuscolo e sottolineato!

Quanto è vero!!!

Thomas ha detto...

@Danny: lo so, Danny. E ti capisco.
Non potrebbe essere altrimenti: due settimi posti consecutivi non possono consigliare nulla di diverso di un sano realismo.
Se non pessimismo vero e proprio…
;-)

@Giuliano: la scorsa estate (effettivamente) le cessioni hanno finito con il bloccare alcune trattative in entrata.
Adesso il tempo per pianificarle non è mancato, ma hai fatto benissimo a puntualizzarlo: se ne parla troppo poco

Giovinco? Mettendola su un piano strettamente pratico la penso esattamente come te: chi parte deve essere sostituito da un giocatore (almeno) di pari valore. Se non superiore (questa dovrebbe essere la regola)

Con Martinez è stato commesso un errore madornale: non soltanto nella scelta del giocatore, quanto nell’accettare quel prezzo d’acquisto e nelle modalità di pagamento (uno dei pochi senza la formula del prestito con il diritto - “dovere morale” - di riscatto)

@IoJuventino: grazie!
Ora non ci sono più scuse: di anni di transizione ne abbiamo fatti talmente tanti che ora li considero scudetti pure quelli…
:-)
Adesso voglio tornare a lottare per vincere. Chi non è in grado di garantire questo può anche tranquillamente farsi da parte

Un abbraccio a tutti!!!

Unknown ha detto...

sposo il tuo articolo lo sai. è quelloc he penso da sempre. ma parliamo di Giovinco. Giovinco è un ottimo giocatore ma non da Juve. Alla Juve c'è stato ma non ha dato quello che avrebbe dovuto dare per una riconferma. Al Parma senza tensione e con una squadra che gioca per lui può finalmente esprimere la sua indole di buon giocatore. ma non campione. Segna bei goal ma non ha un grande tiro. certo quest'anno la Juve non doveva cederlo ma lanciarlo vedendo chi ha preso. lo stesso giocatore si è sentito bene a Parma e per il suo bene dovrebbe restare li. Concordo con i piedi de piccoli ma non piccolissimi perchè poi subrentano anche altre cose e problematiche. Piccoli non piccolissimi.
Gusti alla Del Piero per intendersi.

Thomas ha detto...

@ Pigreco San Trader: per tanti motivi non credo al ritorno di Giovinco.
Oltretutto dovrebbe comportare l’addio di Marotta: per come è stato “regalato” al Parma si tratterebbe (dal punto di vista economico) di un suicidio vero e proprio.
Stile Inter-Adriano-Parma di qualche anno fa, per intenderci

“Piccoli ma non piccolissimi”: bello ;-)

Il mio pensiero, in tutta sincerità?
Rimanga in Emilia.
Come detto prima da (e con) Giuliano: sentiamo la sua mancanza perché il sostituto ha deluso

Uno come Matri (giusto per fare un esempio), in una Juventus disastrosa come poche, è riuscito a fare la differenza mantenendo la bocca chiusa
Non sarà un fuoriclasse, ma sul campo si “sente”

A noi, oltre i campioni, servono giocatori del suo calibro

Un abbraccio

Unknown ha detto...

Matri è un fuoriclasse e lo farà vedere alla Juve e in nazionale molto più di Pazzini per il quale nutro grossi dubbi anche se di testa è molto forte.