lunedì 15 agosto 2011

Le prime tappe della nascita della Juve di Conte

Leggendo tutto d’un fiato il grido d’allarme che Antonio Conte lanciò lo scorso 27 luglio dalla lontana Raleigh, durante il ritiro estivo in America della Vecchia Signora, si rischia di pensare semplicemente ad una richiesta (lecita) da parte di un allenatore alla propria dirigenza affinché completi al più presto la campagna acquisti, per metterlo nelle condizioni di poter lavorare al meglio con un gruppo ben definito di calciatori in vista degli impegni della prossima stagione.

Soltanto scomponendo le sue dichiarazioni in tre parti (le principali) risulta più semplice leggere (e capire) le reali necessità del tecnico bianconero in quei momenti: "La squadra è in costruzione, ci servono altri giocatori"; "La società sa bene cosa dobbiamo fare sul mercato e interverrà sicuramente"; "Per essere competitivi abbiamo bisogno di diversi innesti".

Cosciente del fatto che "bisogna fare i conti con le leggi di mercato. Ognuno vorrebbe tutto e subito, non si può avere fretta", Conte tracciò l’identikit degli uomini che avrebbe voluto arruolare alla causa juventina: "Chissenefrega del top-player, a me vanno benissimo i "bass-player". L’importante è che arrivino buoni giocatori e che abbiano fame".

Nelle ore successive si sparse la notizia dell’accordo ormai raggiunto con la Roma per l’arrivo di Mirko Vucinic alla corte di Madama, materializzatosi - poi - qualche giorno dopo. Nel frattempo Mohamed Sissoko salutava Torino per accodarsi alla compagnia di giocatori prelevati da Leonardo per il suo nuovo Paris Saint-Germain.

In precedenza, al termine della prima sgambata stagionale della Vecchia Signora contro la Rappresentativa Val di Susa (15 luglio), accanto alle frasi di rito ("Non è ancora il mio calcio, ma la disponibilità dei ragazzi è totale"), l’allenatore bianconero ammonì l’ambiente: "Cerchiamo di lavorare, è un cammino duro e difficile, c’è però tanto entusiasmo e dobbiamo giocare su questo". Anche se si trattò di una semplice amichevole (e quindi da prendere col beneficio d’inventario), alcuni aspetti della nuova creatura di Conte balzarono subito agli occhi: la classe cristallina di Pirlo, la buona partenza di Marchisio, la prestazione positiva del giovane De Silvestro e diversi disagi (tattici) mostrati da Krasic.

Nel giorno del suo quarantaduesimo compleanno (31 luglio), in relazione allo stato di preparazione della squadra trascorso quasi un mese di allenamenti, dichiarò: "Io ero più pessimista, avevo messo in preventivo delle scoppole perché non eravamo pronti per giocare certe amichevoli e invece abbiamo fatto una tournée (americana, ndr) decorosa".

Negli istanti che anticiparono l’impegno contro il Cuneo (5 agosto), Marotta tranquillizzò pubblicamente il tecnico: "Conte pretende una rosa competitiva, cercheremo di accontentarlo perché la Juve vuole tornare a vincere". Finiti i novanta minuti di gioco, arrivò subito la risposta dell’allenatore: "Il mercato? Il direttore sa cosa manca. Ho letto ottomila nomi, ne bastano molti di meno. Pochi, idee chiare".

Prudentemente (e correttamente), nonostante il clima di festa che si respirava a Villar Perosa (nel consueto vernissage estivo, 11 agosto) che spinse John Elkann a parlare di un ritorno "alle vecchie abitudini: vincere", anche in quell’occasione il tecnico preferì mantenersi più cauto: "Il nostro obiettivo è diventare competitivi da subito".

Lo 0-0 con il quale Madama ha pareggiato a Salerno contro il Betis Siviglia (13 agosto) è stato preceduto da un nuovo richiamo a notare le lacune presenti nella rosa bianconera da parte di Conte: "Difesa, centrocampo, attacco, c’è ancora da lavorare molto in tutti i reparti". Le difficoltà che avrebbe incontrato la sua squadra (cosa che effettivamente è accaduto) contro gli spagnoli, sembravano non preoccuparlo: "Sono curioso, ma non più di tanto. La verifica è quotidiana durante gli allenamenti, non mi aspetto di vederla solo in partita".

Dopo i sofferti novanta minuti di gioco disputati contro gli spagnoli, confermò quanto anticipato il giorno precedente: "Io sto provando a cambiare mentalità della Juve e resto ottimista anche perché in certe fasi abbiamo messo in difficoltà il Betis".

Lo stadio "Arechi" ha visto Madama disputare un’altra amichevole estiva lo scorso 7 agosto 2009, sempre con avversari provenienti dalla Liga spagnola: si trattò del Villarreal di Giuseppe Rossi, l’attaccante cercato a più riprese in questa sessione di calciomercato dalla Vecchia Signora. L’incontro terminò con una brutta sconfitta per 4-1 per la squadra allora allenata da Ferrara, che così commentò, a caldo, l’esito del match: "E’ un brutto schiaffo che ci farà bene". In realtà quello fu il primo di una lunga serie, che portò la Juventus a posizionarsi al settimo posto in classifica alla conclusione di una stagione durante la quale si assistette ad un nuovo cambio alla guida della panchina bianconera con l’arrivo di Alberto Zaccheroni.

Ancora Antonio Conte, sempre dopo l’amichevole disputata contro il Betis: "Ringrazio il pubblico per l’entusiasmo, sappiano però che ci vuole pazienza e lo dico perchè stando nel calcio da tanto tempo è difficile cambiare dall’oggi al domani una squadra reduce da due settimi posti".
Questo è il prezzo da pagare per le continue rivoluzioni a cui la squadra è stata sottoposta negli ultimi anni.
E rappresenterà, nel prossimo futuro, uno degli ostacoli più difficili che il nuovo tecnico dovrà superare dal momento del suo ritorno a Torino.

Articolo pubblicato su Tutto Juve.com


2 commenti:

JUVE 90 ha detto...

Conte sta svolgendo una funzione da pungolo verso la dirigenza come non eravamo da anni abituati a veder fare da un nostro allenatore

Thomas ha detto...

Sono d'accordo, Sante: senza esagerare (bisogna pur sempre rispettare i ruoli), ritengo che stia facendo bene a parlare in questi termini.

Alza la cresta (e gli obiettivi) quando si parla di "mentalità"; diventa cauto (e prudente) quando gli domandano delle reali potenzialità della squadra.

C'è tanto da lavorare, sì: ma anche da comprare...

Un abbraccio ;-)