martedì 26 giugno 2012

Intervista a Nicola Calzaretta

Nicola Calzaretta, avvocato, giornalista e scrittore, ha all’attivo importanti collaborazioni in ambito calcistico con il “Guerin Sportivo”, “Hurrà Juventus”, “Juventus Channel”, “Sky”, “La Gazzetta dello Sport”, “Tuttosport”, “La Nazione”. Sono sue le opere letterarie “C’era una svolta”, “Ridicolocalcio”, “Polvere di stelle”, “Secondo... me”, “Tutti gli uomini che hanno fatto grande la Juventus F.C.”.

Tifoso juventino, ha accettato di sottoporsi a qualche domanda in libertà sul mondo del pallone (non solo bianconero) per “Pagina”

La Juventus vince lo scudetto in Italia, il Chelsea trionfa in Champions League: quali tra queste due sorprese stagionali, maturate a dispetto dei pronostici, ti ha colpito maggiormente?

Dico Juventus perché ha dominato per l’intera stagione, proponendo un calcio brillante e spettacolare. Quella della squadra bianconera è stata una vittoria costruita passo dopo passo, con costanza e determinazione. Infine, come giustamente ha ricordato Antonio Conte durante il campionato, non dimentichiamoci che la Juve veniva da due settimi posti. Adesso c’è una squadra che ha riscoperto la juventinità e che vuole fare sempre la partita. Non è poco.

Adesso che si è concluso lo straordinario ciclo di Guardiola al Barcellona, aprendo l'album della storia del calcio in quale posizione collocheresti la sua squadra tipo? E' stata - a tuo modo di vedere - la formazione più forte di tutti i tempi?

Difficile dirlo. Queste operazioni comparative sono sempre molto complicate. Direi che il Barcellona di Guardiola va in una ristretta elite, dopo potrebbero esserci l’Ajax di Cruyff, il Bayern Monaco anni Settanta, il Real Madrid di Gento, Puskas e Di Stefano, la Juve dei sei mundial più Platini e Boniek, la Grande Inter e il Milan di Sacchi; l’Honved Budapest e il Liverpool di Keegan.

Dopo Edoardo, Gianni e Umberto Agnelli, nel maggio del 2010 è arrivata anche l'ora di Andrea, l'attuale Presidente. Avresti immaginato di dover attendere soltanto due anni dal suo insediamento per rivedere la Juventus vincere qualcosa di importante?

Credevo che occorresse più tempo, soprattutto dopo l’infelice esito della stagione 2010-11, che pure aveva visto l’arrivo di Giuseppe Marotta. Ho pensato che, se neanche con il migliore dirigente sportivo eravamo stati capaci di compiere un salto di qualità, probabilmente sarebbe stato necessario ancora più tempo. Ben felice di essere stato smentito.

A proposito dello scudetto di Madama: è il numero 28 oppure il 30? Quante stelle metteresti sulla sua maglietta nella prossima stagione?

La società pare abbia trovato una soluzione con la presentazione della nuova maglia away (tra parentesi, bellissima). Io dico 28 + 2 ben traducibile con lo slogan “30 sul campo” che è poi la verità.

Se ti fossi trovato al posto di Andrea Agnelli avresti prolungato di un ulteriore anno il contratto ad Alessandro Del Piero? Ma non era già chiaro dallo scorso 5 maggio 2011 che questa sarebbe stata la sua ultima stagione in bianconero?

Mi pare, infatti, che tutto fosse ormai deciso. Certo, l’atteggiamento del capitano durante tutta la stagione (più che le emozionanti e significative manifestazioni d’affetto del popolo bianconero) forse avrebbe meritato una maggiore ponderazione da parte della proprietà, anche ai fini della prossima partecipazione alla Champions League. L’idea di un Del Piero stile Altafini mi affascinava. Ma non so quanto Del Piero si senta un giocatore part-time. Comunque onore a uno sportivo che ha dato moltissimo alla Juve e al calcio nazionale. E grazie da tutti noi bianconeri.

Considerando i campionati di serie A successivi all’edizione 1929/30 (il primo a girone unico), ed escludendo l’anno appena concluso, la Juventus non aveva mai completato un torneo da imbattuta. Nelle stagioni 1977/78 e nel 2005/06, viceversa, le capitò di terminare la manifestazione con una sola sconfitta. Tra la squadra di Conte e le altre due appena citate, a quale sei rimasto maggiormente affezionato?

Per ragioni anagrafiche (sono del 1969) a quella del '78. E’ stata la mia Juve da bambino, quella delle figurine e dei primi gol a colori. La Juvenazionale del Trap e di Boniperti, con nove undicesimi presenti ad Argentina ’78. Una squadra formidabile, l’ultima tutta italiana.

Romeo Benetti, Edgar Davids e Andrea Pirlo: nei loro trascorsi da calciatore sono stati involontari protagonisti di “rumorosi” trasferimenti dal Milan alla Juventus, dove poi hanno collezionato trionfi. Quale delle tre cessioni può essere considerato l’errore più grande compiuto dai rossoneri?

Pirlo in assoluto. Per la qualità che ha portato e per la mentalità vincente che ha infuso alla squadra. Davids e Benetti sono stati due guerrieri, roccioso il primo, arrembante il secondo, ma si sono inseriti su telai bianconeri già collaudati e vincenti rispetto a quello trovato da Pirlo. In ogni caso, grazie Milan!!

Nella tua opera “Tutti gli uomini che hanno fatto grande la Juventus F. C.” hai raccontato le figure di 100 persone che, a tuo modo di vedere, hanno contribuito a scrivere le pagine più belle della storia bianconera. Dovessi sceglierne una soltanto, quale nome faresti?
Te ne faccio due. Giampiero Boniperti per la sua doppia vita in bianconero, giocatore e dirigente vincente e capace, vero depositario dello stile Juve. E poi Gaetano Scirea per tutto quello che è stato e per quello che avrebbe potuto essere.

Collaborando con il “Guerin Sportivo” hai avuto modo di intervistare numerose persone legate al mondo del calcio, raccontando diversi episodi e aneddoti curiosi. Potresti indicarne uno che ti ha particolarmente colpito?

Mi hanno colpito molto i ricordi d’infanzia di personaggi come Lele Oriali e Bruno Conti. Anni non semplici, famiglie numerose, tanti sacrifici, lavori estivi e pochi soldi. E la passione per il pallone a tenere accesa la speranza di un futuro da campione. Ma sempre con i piedi per terra, rispettando gli altri e se stessi. Due campioni del mondo, non a caso. Ma era un’altra generazione.

Su quale squadra punteresti come favorita per gli Europei di calcio in Polonia e Ucraina?
A questo punto dico Italia!!!

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5 commenti:

Danny67 ha detto...

Bellissima intervista. Calzaretta è del 1969 mentre io sono del 1967, quindi siamo praticamente coetanei e nelle sue parole e nei suoi ricordi ho ritrovato alcuni episodi che ho vissuto, come lui, ma soprattutto il sapore di un calcio raccontato in maniera diversa da come spesso lo si racconta oggi nei quotidiani o in televisione,un calcio dove alcuni valori vanno oltre la propria fede calcistica ma soprattutto dove gli affetti, le ambizioni, le speranze, i sacrifici e le gioie valevano molto più dei soldi.

Danny67 ha detto...

Ho dimenticato di aggiungere una cosa, cioè che quel sapore di calcio raccontato come si faceva una volta, che racchiude passione, obiettività, conoscenza e cultura calcistica,nonchè capacità narrativa, è lo stesso che trovo nei tuoi post e nei tuoi articoli Thomas carissimo, e ti assicuro che per me questo è un grandissimo complimento.

Un grande abbraccio

Thomas ha detto...

Ti ringrazio di cuore, Danny, per le bellissime parole.

La scelta di Calzaretta non e' stata casuale: leggo da molto tempo le sue interviste sul "Guerin Sportivo", mi sono sempre piaciute.

In cuor mio non riuscivo a capire dove finissero i suoi meriti ed iniziassero quelli degli "intervistati".

Come si puo' facilmente intuire dalle risposte, ama il calcio nella sua espressione piu' sincera.
Ed e' tifoso della Juventus, il che non guasta mai...
;-)

Un abbraccio e ancora grazie!

Paolo ha detto...

Non posso fare a meno di sottoscrivere totalmente le parole di Danny in entrambi i commenti. Anch'io sono del 1969 e forse iniziamo a diventare nostalgici dei tempi che furono...

Thomas ha detto...

Grazie di cuore, Paolo!

Un abbraccio e a presto