mercoledì 4 luglio 2012

Euro 2012: L'Italia non è pronta a vincere


Prima del fischio d'inizio della finalissima contro la Spagna Cesare Prandelli aveva riassunto la sua esperienza da commissario tecnico degli azzurri in una breve riflessione: "Quando ho preso la Nazionale due anni fa volevo soprattutto far innamorare la gente, farle ritrovare l’entusiasmo per l’Italia. E in questo senso abbiamo centrato l’obiettivo". Ultimati i novanta minuti di gioco ha lasciato Kiev con una profezia: "Vincere l'Europeo avrebbe fatto bene, ma avrebbe tolto l'equilibrio a qualcuno: non siamo ancora pronti a vincere, quando lo saremo vinceremo e rivinceremo ancora, senza alti e bassi né disagi".

Dall'esordio contro le Furie Rosse (10 giugno) sino all'atto conclusivo della manifestazione (1° luglio) sono trascorsi ventidue giorni, il tempo necessario per far decollare la squadra in mezzo a mille difficoltà per poi vederla atterrare in prossimità del traguardo esausta e priva di forze. Da subito si sono perse le tracce di alcuni tra i convocati da Prandelli, dato che la strategia scelta è stata quella di vivere alla giornata fino a quando i risultati minimi da raggiungere (Spagna, Croazia e Irlanda nel girone) e le bellissime prestazioni offerte (Inghilterra e Germania) lo hanno consentito.

Fallita la spedizione in Sudafrica due estati or sono sembrava palese che l'Italia non avrebbe recitato un ruolo di primo piano nel panorama calcistico per diversi anni. L'atmosfera era diventata simile a quella già vissuta nel periodo immediatamente successivo al campionato del mondo disputato in Germania Ovest nel 1974 (all'epoca del "vaffa" di Chinaglia a Valcareggi per la sostituzione decisa durante la gara vinta contro Haiti, per intenderci). Nel corso del tempo, allora come oggi, si era deciso di puntare su un blocco di giocatori provenienti da un unico club (la Juventus) completandolo e rinforzandolo con l'apporto di altri elementi di valore assoluto presenti in serie A. In Argentina (1978) arrivarono i primi segnali di risveglio, in Spagna (1982) - dopo il deludente Europeo ospitato nel 1980 - venne conquistato il terzo alloro mondiale.

"Non siamo ancora pronti a vincere", sostiene Prandelli. Il concetto, se allargato anche alla sua figura, può essere condivisibile. La Roja campione di tutto ha dimostrato che per "vincere e rivincere" sono necessarie esperienza, competenza, una sana programmazione e la fortuna di poter gestire un gruppo di calciatori dall'elevato spessore tecnico. Non sempre, però, la somma di tutti questi valori garantisce il successo: la Germania di Joachim Löw, in tal senso, ne è un chiaro esempio.

Stretta nella morsa dell'indifferenza generale (delle società e del pubblico, una volta tolti i maxischermi dalle piazze) adesso l'Italia proverà a conquistare l'accesso ai prossimi mondiali che si terranno in Brasile nel 2014. Ridurre l'avventura degli azzurri in questo Europeo alla sola disfatta patita in finale (0-4) sarebbe ingeneroso nei confronti dei progressi mostrati nell'intero arco del torneo. Esiste una base concreta sulla quale lavorare per il prossimo futuro. La strada da intraprendere per tornare a sollevare un trofeo, però, sarà lunga.
Convincersi del contrario potrebbe rivelarsi un errore imperdonabile.

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8 commenti:

Danny67 ha detto...

Analisi giusta fratello. Concordo anche sulla parte finale "Ridurre l'avventura degli azzurri in questo Europeo alla sola disfatta patita in finale (0-4) sarebbe ingeneroso nei confronti dei progressi mostrati nell'intero arco del torneo". E' vero che la Spagna in assoluto è squadra più completa, esperta e forte dell'Italia, ma nella finale hanno influenzato il risultato molteplici fattori. La strada è sicuramente lunga e tortuosa, ma, affidandosi al gruppo Juve ed alla sua riacquistata mentalità vincente, ammesso che non si faccia ancora una volta di tutto per distruggerla ancora, ce la possiamo fare.

Thomas ha detto...

Bella la chiosa finale...
;-)

Un abbraccio!

Giuliano ha detto...

bello il tuo articolo, ma le cose da dire sarebbero ancora parecchie... Per esempio, Prandelli ha ereditato da Lippi 2010 una situazione disastrosa, ma la colpa non è né di Prandelli né di Lippi, è di quasi tutte le società calcistiche italiane.
Ne abbiamo già parlato a lungo, il fatto che se ne parli quasi soltanto tra di noi (bloggers e tifosi) si spiega benissimo: parlando dei reali problemi del calcio italiano bisognerebbe parlar male dei Moratti, dei Berlusconi, ma anche dei Pozzo e dei De Laurentiis, eccetera.
Qualcuno ha criticato l'ItalJuve dopo la sconfitta in finale: pochi hanno capito che quest'anno l'avere otto juventini non è mica stata una scelta tecnica. Lo era nel '78, nell'82, eccetera, ma vai a farglielo capire, ai tifosi delle altre squadre.
Va beh, adesso vediamo cosa succede: speriamo di non doverci arrabbiare troppo, in questi giorni.

Thomas ha detto...

Appena riusciro' ti scrivero' una mail, Giuliano.

Sono d'accordo con te sulla situazione disastrosa del 2010 ereditata da Prandelli, anche se - a onor del vero - nel corso del tempo si e' enfatizzato troppo su questo argomento.

Se Lippi avesse avuto Buffon e Pirlo a disposizione per tutta la durata del mondiale qualcosa avrebbe potuto fare pure lui.
Gli ando' male, e sbaglio' pure lui a non "vedere" Quagliarella.

Cosi' come sbaglierebbe Prandelli a pensare che con solo con un po' di riposo in piu' avremmo potuto vincere l'Europeo.
La Spagna e' piu' forte, onore a loro.

Un abbraccio!!!

Anonimo ha detto...

Premetto che ho una simpatia particolare per Prandelli-uomo. La sua sofferenza e la rinucia ad una panchina per stare vicino alla moglie malata, alcune sue dichiarazioni extra-calcio; anche recentissime, me lo hanno fatto apprezzare particolarmente.
Poi 6 anni passati con indosso la casacca bianconera io non li dimentico, anche se credo l'abbiano fatto tanti tifosi che ora lo esaltano.
Detto questo, credo che in circolazione in Italia ci siano diversi allenatori migliori di lui, e che se anche Lippi avesse portato in finale la nazionale perdendo poi 4-0 e avesse commesso la metà degli errori fatti da Prandelli, al ritorno a casa sarebbe stato crocifisso al primo albero!

Roberta

Giuliano ha detto...

concordo con Roberta, e aggiungo che Prandelli nella conferenza stampa da Napolitano ha detto "questo è un Paese vecchio", ma poi molti gli hanno fatto dire che è un Paese "di vecchi", e non è mica la stessa cosa.
A me è sembrato vecchissimo Albertini, mi sembra invece giovanissimo Trapattoni, tanto per restare al calcio
:-)
tornando alle cose da poco, ogni tanto penso: e se Lippi avesse convocato Molinaro? Prandelli lo ha fatto, e gli hanno perfino detto bravo! (idem con l'insistenza su Thiago Motta, per fare un altro esempio).
Comunque sia, non dimentichiamolo, Prandelli come allenatore è figlio del Trap, juventino DOC o, se si preferisce, nipotino di Nereo Rocco...(che era molto più giovane di tanti ventenni e trentenni che circolano oggi)

Paolo ha detto...

Prandelli è evidentemente in una posizione che i suoi predecessori non hanno mai nemmeno sognato. Ha i suoi pregi, sarebbe ingiusto non riconoscerli, ma ha dimostrato debolezze che non sarebbero mai state perdonate ad altrii.
Ma d'altronde ha convocato e fatto giocare più o meno tutti i giocatori richiesti dalla critica, o sbaglio?

Thomas ha detto...

@Roberta: condivido tutto quello che hai scritto.
Sinceramente non ho altro da aggiungere

@Giuliano: idem come sopra... :-)
Il credito concesso dalla stampa a Prandelli in questi anni Lippi e Trapattoni se lo sarebbero sognati...

@Paolo: "Ma d'altronde ha convocato e fatto giocare più o meno tutti i giocatori richiesti dalla critica, o sbaglio?": e qui Paolo centra in pieno il succo della situazione
;-)

Un abbraccio a tutti!
Buonanotte