venerdì 5 ottobre 2012

Juventus, sacrifici per puntare in alto


Tra un ristorante di lusso ed una pizzeria c'è una bella differenza. Lo sosteneva anche Adriano Galliani due estati or sono, all'epoca in cui aveva lanciato l'allarme sull'impoverimento tecnico ed economico raggiunto dal calcio italiano. Il contesto della discussione, ovviamente, era il declassamento del campionato di serie A rispetto ai principali tornei del panorama europeo.

Campione d'Italia in carica ed imbattuta dal 15 maggio 2011, anche alla Juventus capita di incontrare qualche difficoltà quando affronta le squadre estere. Le qualità per fare bella figura in Champions League non le mancano, così come ha dimostrato nel pareggio esterno ottenuto contro il Chelsea lo scorso 19 settembre.

La seconda gara disputata nel torneo, però, ha fornito al duo Conte-Carrera alcuni importanti spunti di riflessione. Il merito di questo va allo Shakhtar Donetsk, ucraino di nome ma brasiliano di fatto, che ha raggiunto negli ultimi anni una tale maturità tecnico-tattica da consentirgli di essere rispettato in tutti i campi d'Europa. Lo ha confermato anche Carrera al termine dell'incontro: "Forse da fuori hanno dato poco peso a questa sfida, ma non noi, perché questo è un avversario di peso internazionale". Ripensandoci, fanno sorridere le considerazioni che Mircea Lucescu, a caldo, aveva fatto dopo essere venuto a conoscenza della composizione del gruppo E della Champions League: "Non dite che siamo la squadra più debole".

Può stare tranquillo, quel titolo spetta di diritto al piccolo Nordsjælland, il club danese che per disputare le partite di coppa deve trasferirsi da Farum ("Faruma Park") a Copenaghen ("Parken Stadium"). Certo, per quanto debole possa essere non va comunque sottovalutato. Chelsea e Shakhtar Donetsk, attualmente appaiate in testa alla classifica con quattro punti, non hanno commesso questo errore. La Juventus, terza e distanziata di due lunghezze, avrà modo di affrontarlo il prossimo 23 ottobre.

Il secondo pareggio consecutivo (stavolta per 1-1) consegna a Madama più dubbi che certezze: trovata la marcia (e la strada) giusta in campionato, in Europa è ancora in evidente fase di rodaggio. Lì il livello della concorrenza si alza in maniera considerevole. Basti pensare a come Lucescu aveva preparato la gara di Torino: ha fatto rivedere ai suoi giocatori le partite giocate dalla Vecchia Signora contro Fiorentina e Roma, per mostrare loro cosa si deve e non si deve fare al cospetto dei bianconeri. A Zeman, con ogni probabilità, saranno fischiate le orecchie.

Dopo averla ricoperta di complimenti ("La Juve è tra le prime, se non la prima in Europa"), aveva studiato le contromisure per neutralizzarla ("Non esiste una squadra perfetta e cercheremo di sfruttare le sue debolezze"). E' andata più o meno come previsto dal tecnico rumeno: la Juventus si è trovata in difficoltà per larghi tratti del match, con il pallino della gara che è rimasto spesso e volentieri nelle mani degli ucraini. I legni accarezzati da Willian ed il rigore non concesso per fallo di Lichtsteiner sullo stesso giocatore brasiliano danno l'idea del pericolo scampato dai bianconeri.

La strada verso gli ottavi di finale per la Juventus inizia ora a complicarsi, anche se nulla è perduto. La scorsa edizione della Champions League ha insegnato che le sorprese, in un torneo così lungo, non mancano. A questo proposito, guardando dall'alto verso il basso, si possono citare gli esempi di Chelsea e Apoel Nicosia: gli inglesi hanno vinto la coppa dopo aver cambiato allenatore il 4 marzo (Roberto Di Matteo al posto di André Villas-Boas), mentre i ciprioti sono incredibilmente arrivati sino ai quarti (dove sono stati eliminati dal Real Madrid).

Prima dell'incontro con i danesi la Juventus affronterà Siena e Napoli in campionato. In mezzo alle due partite ci sarà la sosta per gli impegni delle varie nazionali. L'agenda, fitta di impegni, non concede un attimo di tregua ai calciatori bianconeri.
Sono i sacrifici che si chiedono a chi vuole realmente puntare in alto.

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