giovedì 13 dicembre 2012

Sette mesi fa, un'eternità


Juventus e Atalanta si sono incontrate a Torino il 13 maggio 2012, sette mesi fa, nella gara valevole per l'ultima giornata dello scorso campionato. Non si tratta di una data qualsiasi: in quel giorno, infatti, Alessandro Del Piero aveva disputato l'ultima partita indossando la maglia bianconera di fronte al pubblico di casa. Sfogliando l'album dei ricordi di Madama, a distanza di pochi anni si può trovare un altro pomeriggio così denso di emozioni: quello del 31 maggio del 2009, quando fu Pavel Nedved a salutare i propri tifosi allo stadio "Olimpico". Quell'incontro aveva messo a confronto Juventus e Lazio, vale a dire i due club italiani nei quali ha giocato il ceco.

Tornando alla gara con gli orobici, Del Piero mise a segno la seconda rete nel 3-1 finale, un tocco d'artista in una domenica da incorniciare. Si era trattata dell'ultima occasione nella quale il fuoriclasse bianconero era finito nel tabellino dei marcatori in un match di serie A. Con quella divisa gli era capitato altre centottantasette volte in un periodo lungo diciannove anni, tutti trascorsi sotto la Mole. Come “Pinturicchio” prima, e “Godot” poi, ha conquistato il mondo tanto con la Juventus quanto con la maglia azzurra, per poi seguire Madama nella serie cadetta subito dopo il terremoto provocato dallo scoppio di Calciopoli. Esempio di sportività, in totale ha accumulato soltanto cinquanta ammonizioni, due espulsioni e tre giornate di squalifica. 

Antonio Conte lo aveva richiamato in panchina al dodicesimo minuto della ripresa, facendo entrare al suo posto Pepe. Dodici, lo stesso numero del giorno nel quale aveva esordito con quella maglia: il 12 settembre 1993, a Foggia. I sostenitori presenti sugli spalti continuarono ad incitarlo a più riprese, concedendogli un ultimo caloroso abbraccio. Il loro gesto riuscì a fare breccia nel suo cuore, come confermò lui stesso di fronte ai taccuini dei cronisti: “Per non far vedere le lacrime ho finto di allacciarmi le scarpe. E' stato commovente. Non smetterò mai di ringraziare i tifosi per quello che ho visto nei loro occhi”.

Il saluto a Del Piero era coinciso con la definitiva consacrazione dello splendido lavoro di Conte: terminati anche quei novanta minuti di gioco, la Juventus aveva concluso il campionato in prima posizione ed imbattuta. “Questa squadra è già nella leggenda, c'è poco da fare: al massimo, in futuro, potranno solo eguagliarci”, aveva dichiarato il tecnico. Sino ad allora non era mai accaduto che in una serie A con venti squadre partecipanti qualcuna terminasse la stagione senza sconfitte.

Venti, un numero che compare in altri due record dello scorso campionato: sono le reti subite da Madama (minimo storico in un torneo così allargato) ed il totale dei suoi giocatori andati a segno in tutta la manifestazione. All'appello mancavano Marrone e Barzagli, i realizzatori degli altri gol juventini della giornata. Quello dell'Atalanta, invece, era arrivato grazie ad un'autorete di Lichtsteiner. Lo svizzero era stato il primo bianconero a finire sul tabellino dei marcatori nella gara d'esordio contro il Parma (11 settembre 2011).

In una serie A che stava per chiudere i battenti l'unico argomento di discussione era rimasto il numero dei tricolori vinti dalla Juventus. Giancarlo Abete, in proposito, sembrava non avere dubbi: "E' ovvio che gli scudetti della Juve sono 28, come sancito da un organo della giustizia sportiva e come ha ribadito il presidente della Fifa Sepp Blatter nella lettera di congratulazioni inviata alla società bianconera".

Lontano da Torino, a Milano, il Diavolo intanto salutava Filippo Inzaghi, Gattuso, Zambrotta, Van Bommel e Nesta. Per Seedorf, invece, il momento dell'addio era soltanto rimandato di qualche giorno. Chi non mostrava dubbi in merito alla propria permanenza in rossonero era Zlatan Ibrahimovic: "No, no, no, no, non vado via. Non sarà l'ultima mia gara a San Siro". Lavezzi, suo futuro compagno al Paris Saint-Germain, si congedava dal popolo del "San Paolo" a Napoli nello stesso momento in cui Milito provava a sponsorizzarne l'acquisto all'Inter. 

Francesco Guidolin, a Udine, confessava tutta la sua stanchezza: "Non so se con la mia salute mi potrò permettere un'altra stagione così, se sarò pronto per luglio". Edy Reja si trovava ad un passo dall'abbandonare la Lazio mentre Andrea Della Valle veniva pesantemente contestato dai sostenitori viola e lasciava rabbuiato in volto lo stadio di Firenze: "Ora rifonderemo. Ranieri o Zeman? Ci stiamo pensando". Sabatini, d.s. della Roma, dichiarava apertamente l'interesse dei giallorossi verso Montella, tecnico del Catania. Il quale ricambiava le attenzioni mostrate nei suoi confronti: "Qui sanno che ho un debole, che si chiama Roma".

In Inghilterra, nel frattempo, il Manchester City conquistava la Premier League grazie ad un gol messo a segno da Aguero al 94' della gara contro il Queens Park Rangers. Balotelli e Mancini, immortalati sorridenti uno accanto all'altro, erano il ritratto della felicità "made in Italy". Tutto questo è accaduto soltanto sette mesi fa. Da allora non è passato molto tempo, ma sembra sia trascorsa un'eternità.

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5 commenti:

Giuliano ha detto...

a proposito di tempo che passa, ti segnalo una piccola inchiesta di calciomercato puntoit: l'elenco dei calciatori della leva 1989 che persero la finale con la Germania nell'Under 19. Quasi nessuno è in serie A, uno dei pochissimi è Pasquato. La serie A e la serie B sono strapiene di giovani e meno giovani usciti dalla Primavera della Juve, sarebbe ora di dirlo a voce alta e invece leggo solo inchieste dove "i giovani eccetera eccetera". Sì, quelli dell'Inter: Bonucci e Balotelli, per esempio, o Santon, fosse stato per l'Inter anche loro avrebbero chiuso la carriera. Il Milan ha De Sciglio, Abate, Abbiati, eccetera; la Juventus gioca con quattro calciatori cresciuti nelle giovanili, Marchisio Marrone DeCeglie Giovinco, più Chiellini che è arrivato alla Juve a diciott'anni, più Bonucci, perché nessuno non lo dice chiaramente, quando si fanno queste inchieste?
Leggere quella lista su quel sito mi ha fatto una certa impressione...

MauryTBN ha detto...

L'Inter ha un ottimo vivaio, ma quando è ora di puntare veramente sui giovani spesso sbaglia. Santon, Bonucci e Destro sono esempi noti a tutti! Ora forse cambierà qualcosa con Stramaccioni... Molto interessante l'articolo, leggendolo si ha l'impressione che siano passati 100 anni e non pochi mesi.

P.S. Avevo visto la partita decisiva del City di Mancini. Mi verrebbe da dire che gli avversari negli ultimi minuti si sono pesantemente ispirati allo "scansamose" dei laziali...

Thomas ha detto...

Sono quel genere di inchieste che realmente mi appassionano, Giuliano.
Grazie per la segnalazione.

L'ho scritto tempo fa su “TuttoJuve.com”, quando ancora la crisi non si era fatta sentire in maniera così forte anche nel calcio nostrano: in Italia manca il “collegamento” tra le formazioni Primavera e la serie A.
C'è un “buco”, all'interno del quale spariscono potenziali campioncini.
Lo stesso Marchisio ha ammesso più volte che deve la sua definitiva consacrazione, purtroppo, allo scoppio di Calciopoli. Senza quel terremoto sarebbe stato dirottato altrove.

Aggiungo io: già in serie B si capiva che viaggiava ad una velocità doppia rispetto agli avversari, però Claudio Ranieri – giusto per fare un esempio – spesso e volentieri gli preferiva un Tiago mezzo rotto.
Del Neri, invece, lo schierava a sinistra nel centrocampo formato da Krasic, Aquilani e Melo.

Una medicina per superare questo problema? Le 'squadre B', allenatori dalla mentalità più aperta, un maggior coraggio nel lanciare i ragazzi, presidenti (e dirigenti) più maturi.

L'Inter e il Milan allacciano in continuazione trattative di mercato con il Genoa di Preziosi, cintura nera quarto dan di plusvalenze. I reali contenuti quelle operazioni sono vaghi, molto molto vaghi...

Non riesco ancora a giudicare Stramaccioni come tecnico (e uomo), quello che mi sento di dire è che è stato talmente pompato dai media (sin dalla scorsa stagione) da farmi pensare che ci possa essere stata una richiesta del suo club affinché venisse trattato con i guanti di velluto.
I complimenti che gli sono piovuti addosso mi sono sembrati esagerati.
Ha in mano una squadra forte ma costruita male, ci sta mettendo del suo, però sarei curioso di vedere cosa accadrebbe il giorno in cui dovesse avere un problema con il clan argentino dei nerazzurri.

Sull'episodio relativo al Manchester City, Maury, concordo.
Eccome se concordo.
Però non potevo scriverlo... ;-)

Un abbraccio ad entrambi!

Danny67 ha detto...

"L'Inter e il Milan allacciano in continuazione trattative di mercato con il Genoa di Preziosi, cintura nera quarto dan di plusvalenze. I reali contenuti quelle operazioni sono vaghi, molto molto vaghi"

Eccezionale Thomas! Questa frase è da incorniciare. Tra l'altro leggo proprio in questi giorni che il Genoa, nonostante sia sempre più in crisi, a gennaio molto probabilmente darà in prestito gratuito al Milan, Kucka, uno dei suoi calciatori più talentuosi..mah....mistero....

Thomas ha detto...

Danny, fai caso ad un particolare: già lo scorso anno Kucka era stato ceduto in comproprietà all'Inter (in cambio della metà di Viviano), con la promessa di andare a Milano ai primi di gennaio del 2012.

Poi saltò tutto.

Il risultato?
A causa di questo i tifosi genoani si sono imbestialiti con Preziosi.

Era naturale che lo slovacco avrebbe avuto soltanto l'Inter nella testa da settembre a dicembre...
Mio signore...
;-)

Un abbraccio!