mercoledì 17 aprile 2013

Juve-Milan, ritorno al futuro

 
Sembra sia trascorsa un'eternità, eppure è passato poco più di un anno da quando Antonio Conte travestiva Ibrahimovic da Gulliver e lasciava volentieri al Milan il ruolo di candidato alla conquista dello scudetto. Nel caso in cui il gruppo guidato da Allegri fosse riuscito nell'impresa si sarebbe trattato del secondo tricolore consecutivo. Lo stesso tecnico rossonero aveva raccolto il messaggio lanciato dal collega bianconero per poi rispedirlo al mittente: "Se Conte continua a pensarla così vuol dire che sottovaluta la sua squadra. A me non piace sottovalutare i miei giocatori".
 
In campo e fuori, in campionato così come in Coppa Italia, i loro destini si sono incrociati più volte nel corso delle due ultime stagioni. A partire dall'estate del 2011, nel momento stesso in cui Andrea Pirlo lasciò Milano per raggiungere Torino: "La scelta di andare alla Juventus è stata soprattutto mia. Sono felice di questa decisione, sarà il campo a dire se ho fatto bene. Voglio affrontare una nuova sfida, quando ho incontrato i dirigenti del Milan ho spiegato che preferivo cambiare. Nell'ultima stagione sono stato fuori per 4 mesi per infortunio, ora non ho nessuna rivincita da prendermi nei confronti del Milan. Ho passato 10 anni splendidi in maglia rossonera e ho vinto tutto quello che c'era da vincere".
 
Brescia, Inter, Reggina, ancora Inter e Brescia per poi andare al Milan quando il suo cartellino era di proprietà nerazzurra, nell'ambito di una di quelle operazioni per le quali chi sbaglia non la smetterebbe mai di mangiarsi le mani. Strappando Pirlo ai cugini dell'altra sponda del Naviglio Galliani fece l'affare del secolo, lo stesso che ha successivamente realizzato la Juventus quando ha puntato forte sul centrocampista della Nazionale alla veneranda età (calcistica) di trentadue anni.
 
Pur di non rinunciare al suo talento in mezzo al campo Ancelotti gli aveva cambiato ruolo, arretrando di qualche metro la zona di sua competenza per evitare che si pestasse i piedi con Rui Costa. Quella decisione fece la fortuna di entrambi. Il Milan che sapeva vincere pure al di fuori dello Stivale era una delle formazioni della serie A che praticava un tipo di calcio più europeo che italiano, meno muscolare ma più tecnico rispetto a quello in voga nel nostro campionato.
 
Come Ancelotti anche Antonio Conte, al momento del suo ritorno a Torino, aveva chiarito immediatamente l'indispensabilità del centrocampista bresciano all'interno dello scacchiere bianconero: "Pirlo e Marchisio? I grandi calciatori trovano sempre spazio in una squadra, loro sono due nazionali, dotati di grandi qualità, cuore e carisma. Hanno un identikit preciso che dice Juve, sono felice di averli a disposizione. Mi piace fare la partita, cerco di trasmettere la mia mentalità".
 
Da quel momento ad oggi la Juventus ha vinto uno scudetto, una Supercoppa Italiana e si appresta, lei sì, a conquistare il secondo tricolore consecutivo. Il Diavolo ha invece ceduto il suo Gulliver e Thiago Silva, salutato i senatori di lunga militanza (e palmarès) per poi ripartire dai giovani. L'arrivo di Balotelli ha dato sostanza ad un progetto che sembrava naufragato in partenza, escluse - ovviamente - le poche note liete tra le quali spiccava ovviamente l'esplosione di El Shaarawy.
 
La prossima domenica si troveranno nuovamente una di fronte all'altra, e a qualcuno potrebbero tornare alla memoria i momenti nei quali, a cavallo tra la fine del vecchio e l'inizio del nuovo secolo, le due società dominavano il calcio italiano e dettavano legge su molti campi d'Europa. Alla Juventus attuale spetta il compito di colmare il gap che la separa dai club continentali di prima fascia; al Milan, viceversa, quello di continuare la strada intrapresa nella speranza di seminare bene come le capitò anni fa, quando aveva costruito in casa alcuni di quei giocatori che fecero grande il Diavolo sacchiano.
Erano altri tempi, d'accordo. Ma prima o poi torneranno.
 
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3 commenti:

Danny67 ha detto...

Caro Thomas, speriamo che per la nostra Juventus la strada per colmare il gap che la separa dalle grandi squadre europee sia brevissima. Degli altri sinceramente non è che mi interessi molto...;-))

Giuliano ha detto...

caro Thomas, tu dici che gli interisti per aver ceduto Pirlo si mangiano le mani? Ma no, danno la colpa all'arbitro...
:-)
Pirlo, Seeedorf, Fabio Cannavaro, Balotelli, Bonucci, Destro, Quaresma, Farinos, Recoba, Cuper e Tardelli in ferie pagate per un lustro ciascuno, eccetera eccetera eccetera, tutta colpa di quel perfidissimo Moggi!

Thomas ha detto...

Ti capisco, Danny.
Il pezzo, però, era incentrato su Juve e Milan.
Ho dovuto parlare anche di loro...
;-)

Giuliano, forse in giornata avrai avuto modo di leggere qualche stralcio dell'autobiografia di Pirlo che uscirà a breve: "Penso quindi gioco".
La comprerò, dev'essere molto interessante.
Su Moggi ormai non c'è più nulla da dire... Ha pure finito di fare la parte del caprio espiatorio per conto di qualcuno...
:-)

Un abbraccio ad entrambi!

Ps: a proposito, Giuliano, sto leggendo "Il pettirosso", di Jo Nesbø. Conosci l'autore?