sabato 25 maggio 2013

Juve, sei anni fa l'addio di Deschamps

 
Il 25 maggio del 2007, esattamente sei anni fa, Didier Deschamps comunicava alla Vecchia Signora di voler interrompere il rapporto subito dopo averla riportata in serie A. Lo aveva fatto a testa alta, affrontando una situazione delicata con lo stesso spirito battagliero che aveva contraddistinto le altre esperienze da lui vissute nelle vesti sia di calciatore che di allenatore. Sarebbe rimasto in sella, anzi, in panchina, ancora per una gara, quella disputata contro il Mantova allo stadio "Olimpico" di Torino il giorno immediatamente successivo. Al termine della partita non aveva ceduto di fronte alle incessanti richieste dei tifosi bianconeri che reclamavano a gran voce un suo saluto direttamente sotto la curva nella quale erano assiepati. Se avesse deciso di accontentarli con ogni probabilità si sarebbe preso una gustosa rivincita nei confronti di alcuni dirigenti del club con i quali non erano certo mancati gli argomenti di discussione.
 
A tal proposito, giusto per rinfrescare la memoria, basta riportare il contenuto di un'intervista rilasciata dallo stesso Deschamps nell'ottobre del 2010, in occasione di una sua comparsata sul luogo del delitto nella veste di commentatore per 'Canal Plus'. Dopo essere stato acclamato dai sostenitori di Madama ed aver ricevuto gli onori di casa dell'allora plenipotenziario juventino Jean-Claude Blanc, dichiarò: "Ho fatto male a lasciare la Juve. Ho dato le dimissioni perché la situazione in società era difficile, avevamo divergenze di mercato. Invece che sette giocatori mediocri ne chiedevo tre buoni".
 
La sua non era stata, infatti, una decisione semplice, così come aveva avuto modo di spiegare nelle ore che avevano preceduto l'ufficialità della risoluzione consensuale del contratto allora in essere con la Juventus: "Come mi sento? Come una persona che è venuta qua accettando un incarico pieno di difficoltà. Ho fatto una scelta umana perché volevo restituire a questa società quello che mi aveva dato da giocatore. La mia speranza è quella di poter allenare questa squadra anche in A, ma dopo l’incontro con Blanc non è cambiato nulla. Non sono uno facile con cui trattare, ho le mie qualità e i miei difetti, le mie idee e i miei valori e vado avanti così". 
 
A queste parole ne seguirono in rapida successione altre che preannunciavano l'ormai imminente addio dalla società bianconera: "Senza la firma su un contratto a lungo termine mi sento in una situazione particolare. Ma la realtà di oggi è questa. Non entro nei dettagli del colloquio con Blanc, tuttavia abbiamo parlato di questa mia vicenda anomala. Il dialogo non manca, sarebbe grave se non ci fosse neppure quello. La società ha un anno di esperienza in più, è lei che decide e l'allenatore si adatta".
 
L'attuale c.t. della Nazionale francese non era certo un tecnico alle prime armi, visto che aveva già raggiunto la finale di Champions League nel 2004 alla guida del Monaco, sconfitto poi dal Porto di Mourinho. Era stato in grado di intuire in anticipo che nei programmi del club il suo ruolo non era (e non sarebbe stato) di centrale importanza come avrebbe sperato in cuor suo. L'arrivo ormai dato per scontato sotto la Mole di Vincenzo Iaquinta, attaccante poco gradito all'allenatore, era la riprova di quanto appena scritto. Tolto il disturbo si era levato qualche sassolino dalla scarpa: "Il problema non era che io volevo decidere tutto: sono state tante cose a spingermi alle dimissioni. Volevo sapere come ci si sarebbe organizzati per la prossima stagione, che sarà molto difficile perché sulla Juve c’è tanta attesa. E poi un allenatore ha bisogno di lavorare in un clima sereno. Sono orgoglioso di aver riportato la Juve in A, ma resto convinto d’aver fatto la cosa giusta".
 
Pur di guidare una squadra come la Juventus in molti sarebbero disposti a fare qualche sacrificio, così come aveva candidamente ammesso Antonio Conte alla fine di quella tormentata stagione calcistica: "Io allenatore dei bianconeri con Lippi dt? Accetterei senza nessun problema, nel rispetto dei propri ruoli. Comunque io adesso penso al mio Arezzo, vorrei completare questa rimonta che ha dell'incredibile".
 
A Conte l’impresa non riuscì, anche per “colpa” di una sconfitta di Madama all’ultima giornata del campionato cadetto. Per lui e per Deschamps, però, era soltanto una questione di tempo: i successi non sarebbero tardati ad arrivare.
 
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4 commenti:

Giuliano ha detto...

un anno molto strano, quello che è capitato a Deschamps. Il suo addio ci aveva lasciati un po' perplessi tutti quanti, e i due anni successivi con i due secondi posti avevano un po' fatto dimenticare quell'annata. Poi si è capito: Didier aveva ragione.
La ragione principale, penso, era che quella era una squadra con troppi elementi a fine carriera: nel 2007 non era così evidente, poi siamo andati a sbattere contro il Bayern schierano Cannavaro, Camoranesi, Grosso, e via elencando. Era inevitabile.
Intanto, tornando sull'attualità, vedo che i giocatori della Juve sono al centro del mercato, con offerte da favola per Marchisio, Vidal, Pogba, Lichtsteiner, perfino Vucinic e Matri. Alla faccia di chi dice ancora oggi che "nessuno cerca i giocatori delle nostre squadre"!!!
:-)
Beh, vediamo cosa succede: il timore è sempre quello, la Fiat e la famiglia Agnelli oggi non sono più quelli dei tempi di Sivori e Charles...La realtà è questa.

Danny67 ha detto...

Già, purtroppo temo che per il momento, al di là delle dichiarazioni di facciata, anche quest'anno la Juventus cercherà di rinforzarsi ma non spenderà poi molto, avendo come primo obiettivo il terzo scudetto consecutivo, mentre per gli attesi trionfi europei ci sarà ancora da aspettare a meno di miracoli...

paratadizoff ha detto...

E' importante il passaggio delle dichiarazioni di Deschamps sulle "...divergenze in società". Non ho notizie certe ma solo mie supposizioni, le quali sono probabilmente inesatte. In tutti i modi le esprimo. La prima "divergenza" penso l'abbia vissuta nell'agosto del 2006 quando la società alla fine decise di accettare la serie B. Quello è stato probabilmente il primo campanello d'allarme e di profonda delusione per aver accettato un incarico dove comunque gli era stato detto che il club avrebbe fatto di tutto per restare nella massima serie. Fu la certificazione che la società di cui era stato calciatore era molto cambiata. Non escludo che abbia deciso di restare per non apparire traditore verso i tifosi e verso un club con il quale aveva trionfato. Ricordiamoci che avrà pur un significato se un tecnico molla a qualche giornata dalla conclusione del campionato. Infatti le ultime giornate in panchina ci andò Corradini.
Comunque risulta anche a me che c'erano delle divergenze di mercato sostanziali che comuqnue il tempo e la storia hanno confermato. Non tutti possono essere allenatori aziendalisti come Ranieri!
Giusto per concludere con l'attualità, adesso la società con l'avvento di Andrea alla presidenza è cambiata, sta crescendo. Tuttavia ancora non siamo vicini ai livelli del 2006, sia come Juve, sia come calcio italiano.

Un caro saluto
Antonio

Thomas ha detto...

Nell'articolo che ho pubblicato da pochi minuti ho riportato una dichiarazione allucinante di Cobolli Gigli, datata 7 maggio 2010: "Io, come tifoso, ho sempre apprezzato Lippi. Però devo dire francamente che ripensando agli allenatori del nostro passato, Deschamps ha vinto lo scudetto in Francia e Ranieri sta facendo delle ottime cose: quindi anche le scelte che erano state fatte erano buone. Dunque mi piacerebbe poter riandare avanti con due degli allenatori che avevamo voluto".

Amen... ;-)

Un abbraccio a tutti!