Viva l’Italia.
Viva il Belpaese: quello dell’arte, della cultura, della storia, della varietà (e bellezza) dei suoi paesaggi.
Viva la mia nazione, quella della quale sono orgoglioso. Anche se da tempo non la riconosco più.
La amo comunque, nella speranza che cambi.
Qui si parla di calcio, è vero. Uno sport, una passione per “molti”.
Un gioco di potere, intriso di interessi economici, per “pochi”.
Ma sono quelli che lo rovinano.
Ecco cosa è capitato a Stefano Discreti: è lui a raccontarlo, mi limito ad esporlo (anche) nel mio blog.
Succede che in un pomeriggio di Maggio ti contatta una società di produzione che lavora per La7
“Sig. Discreti vogliamo realizzare un nuovo documentario su Luciano Moggi. Se la sente di rilasciare un’intervista sul personaggio, su Calciopoli, sulle intercettazioni e sulla faida familiare degli Agnelli?”
Succede che il primo pensiero va alla docu-fiction “off-side”, testimonianza più falsa di una moneta da 3 euro e allora qualche dubbio sulla linea editoriale ti sorge subito, in fondo è sempre la stessa emittente televisiva.
Succede che comunque decidi di non tirarti indietro e di dire sempre quello che pensi.
Succede che se si parla di Calciopoli e di schede svizzere finisci per parlare prevalentemente della Telecom e di tutti i collegamenti con l’Inter, lo spionaggio industriale, la pratica “ladroni”.
Succede che pensi “avranno mai il coraggio di attaccare i padroni della propria emittente?”
Succede che passa oltre un mese e ti viene comunicato che lo speciale “Complotti” su Luciano Moggi andrà in onda il 13 Luglio e che la tua testimonianza non è stata ancora tagliata.
Succede che allora quasi ci speri che per una volta qualcuno avrà il coraggio di fare veramente chiarezza sul presunto scandalo montato in scena a partire dall’estate 2006.
Succede che poi a 5 ore dalla messa in onda del documentario stesso ti arriva una comunicazione “purtroppo la sua intervista è stata tagliata in quanto la direzione ha ritenuto che sono presenti troppe testimonianze e argomenti a favore di Luciano Moggi”
Succede che allora ripensi a quando ridevi mentre rispondevi certe cose nell’intervista, perché eri certo che non avrebbero mai avuto il coraggio di mandarle in onda.
Succede che la mente torna a 4 anni prima quando nessuno si scandalizzava perchè tutti erano contro Moggi e gli juventini e non esisteva persona alcuna a cui importava di dare parità di spazio anche alle tesi difensive.
Succede che decidi comunque di vedere il documentario e succede che rispetto ad off-Side lo trovi anche meno di parte, quasi obiettivo.
Succede però che si parla di Calciopoli, di schede svizzere e non è presente nessun riferimento al processo Telecom in corso, allo spionaggio industriale subito da Moggi, alla pratica “ladroni”, ai vantaggi ottenuti dall’Inter così vicino al mondo Tronchetti. E allora ti rendi conto che non c’è nemmeno bisogno di cercare di capire oltre il perché sei stato tagliato.
Succede che ancora una volta è mancato il coraggio e la voglia di provare a ristabilire la verità “ma chi ce lo fa fare di rischiare per riabilitare Moggi?”
Succede che a fine trasmissione passano i titoli di coda e leggi “si ringrazia Stefano Discreti”.
Succede che allora ti accorgi che in quel ringraziamento c’è tutto:
“Grazie signor Discreti per aver detto la verità, ma noi non possiamo mandarla in onda anche perché l’Italia colpevolista non la vuole conoscere”
E allora succede che ancora una volta, camminando a testa alta per non esser sceso a compromessi, ti torna in mente Abramo Lincoln
“Potete ingannare tutti per qualche tempo e alcuni per tutto il tempo, ma non potete ingannare tutti per tutto il tempo”.
(visita il blog di Stefano Discreti)
4 commenti:
E' un bell'argomento, e una volta se ne parlava apertamente: non solo la proprietà, ma anche gli inserzionisti (la pubblicità) ha un peso importante sulla censura.
Per esempio, se una grande compagnia telefonica è il principale inserzionista del tuo giornale, e tu ne metti in dubbio l'onestà avendo notizie serie per farlo, quelli ti tolgono di botto tutta la pubblicità, e il giornale chiude, o magari è costretto a ridimensionarsi (magari licenziano un paio di giornalisti "a caso").
(Ai miei tempi, l'esempio era la Fiat e non le compagnie telefoniche...)
Gli Agnelli non hanno mai creduto molto nella proprietà di giornali e di tv, gli Elkann hanno altro per la testa. Mah.
Intanto succede questo: che 21 società di serie B e C chiudono. Anche in questo caso, gli interisti diranno: "e noi che c'entriamo?".
Perugia, Rimini, Ancona... E Pro Vercelli: che dispiacere...
Sì, Giuliano, è proprio come hai scritto tu ("Gli Agnelli non hanno mai creduto molto nella proprietà di giornali e di tv, gli Elkann hanno altro per la testa. Mah"). Nonostante "qualcuno" figuri in "qualche" CDA...
Per il resto: esempio calzante. Anzi: perfetto.
Un abbraccio
Mai titolo fu più azzeccato! Cmq ho apprezzato solo in parte la TV e ho chiarito tutto sul mio blog! Almeno hanno dato la parola alle difese e a qualche buon giornalista! Inoltre da notare le difficoltà di Palombo che continuava a voltarsi oltre la telecamera!
Ho letto. E commentato.
Complimenti ;-)
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