(vignetta di Claudio Rugge)
Si avvicina il primo impegno ufficiale (29 luglio, andata terzo turno preliminare di Europa League), e ora si conoscono i nomi delle due squadre che si contendono la possibilità di incontrare la Juventus: Shamrock Rovers (Irlanda) e Bnei Yehuda (Israele).
Per partecipare alla Coppa UEFA del 1999-2000 i bianconeri dovettero affrontare - nell’ordine - Ceahlăul Piatra Neamţ (1-1 all’andata, con goal di Tacchinardi, 0-0 a Cesena), il Rostov (4-0 in trasferta, 5-1 in casa) e il Rennes (2-0 e 2-2, in Francia). Non c’erano i preliminari, ma la vecchia Coppa Intertoto, che la Juventus si aggiudicò insieme a Montpellier e West Ham.
Anche allora - come oggi - la Vecchia Signora doveva ripartire da un’annata fallimentare (quella precedente: 1998-99). Corsi e ricorsi storici. Perché la storia è fatta di cicli, e a volte "ritornano".
"Se il problema di questa squadra sono io, come pare da quando ho detto che a fine stagione me ne sarei andato da Torino, e' meglio che io mi faccia da parte".
Così parlò Marcello Lippi dopo la sconfitta interna per 4-2 della Juventus contro il Parma di Alberto Malesani, nella stagione incriminata.
Si trattava del periodo più basso della prima Juve Lippiana, quella del tridente Del Piero-Vialli-Ravanelli che conquistò l’Italia e l’Europa nel giro di due anni, così come quella (anche) di Zidane e Boksic che raggiunse la vetta del calcio mondiale in quel di Tokyo.
L’incontro coi parmensi segnò la fine della sua avventura in bianconero, con le dimissioni subito accettate. Dopo, arrivò Ancelotti.
Dalle polemiche con l’Inter nella stagione 1997-98 al suo addio comunicato con largo anticipo, proprio per raggiungere i nerazzurri l’anno successivo. Si era "rotto" qualcosa già da subito nello spogliatoio (e qualcosa di grosso accadde proprio prima dell’incontro col Parma), mentre sul campo si infortunò, nel novembre del 1998, Alessandro Del Piero. A Udine.
Una stagione nata sono una cattiva stella, e iniziata nel lontano 26 luglio del 1998, allorchè Zdenek Zeman si eresse a paladino dello sport pulito, pronunciando la famosa frase: "il calcio deve uscire dalla farmacia e dagli uffici finanziari, se vuol tornare ad essere sport".
Quello fu solo un antipasto.
Dopo pochi giorni, continuò: "mi hanno sbalordito le esplosioni muscolari di Vialli e Del Piero".
Il resto, è storia. Che è fatta di corsi e ricorsi.
E mentre Gianni Paglia, presidente dello Zagarolo calcio (serie D) vuole comprare il polpo Paul per "sapere in anticipo le sorti della mia squadra. Mi eviterebbe stress e sorprese" e Antonio Percassi si presenta al ritrovo dei tifosi atalantini (erano in 12.000) su una diligenza trainata da quattro cavalli (…), il calcio ritrova le sue "certezze": la Juventus che prova a tornare ad essere "la" Juventus e Zeman che riparte dal suo Foggia, in prima divisione. Un ritorno al passato, in compagnia di Pasquale Casillo e del direttore sportivo Giuseppe Pavone.
Non ci voleva quel Benítez: la panchina dell’Inter si era liberata dal peso ingombrante di Josè Mourihno, la sua prima Champions League da allenatore sembrava un obiettivo finalmente raggiungibile. E invece Moratti ha preferito far cadere la sua scelta sul tecnico spagnolo.
Pazienza, anche se ora - per arrivare ai massimi vertici del calcio europeo partendo da così lontano - ci vorranno, occhio e croce, una trentina d’anni. Anche senza Luciano Moggi.
La Juventus tornerà a vincere prima di tutto questo tempo. E sarà un boccone duro da digerire. Non solo per lui.
Ma la storia è fatta di corsi e ricorsi.
C’è chi è nato vincente, e chi no.
Basta rendersene conto. E non prendersela con gli altri.
Articolo pubblicato su
Per partecipare alla Coppa UEFA del 1999-2000 i bianconeri dovettero affrontare - nell’ordine - Ceahlăul Piatra Neamţ (1-1 all’andata, con goal di Tacchinardi, 0-0 a Cesena), il Rostov (4-0 in trasferta, 5-1 in casa) e il Rennes (2-0 e 2-2, in Francia). Non c’erano i preliminari, ma la vecchia Coppa Intertoto, che la Juventus si aggiudicò insieme a Montpellier e West Ham.
Anche allora - come oggi - la Vecchia Signora doveva ripartire da un’annata fallimentare (quella precedente: 1998-99). Corsi e ricorsi storici. Perché la storia è fatta di cicli, e a volte "ritornano".
"Se il problema di questa squadra sono io, come pare da quando ho detto che a fine stagione me ne sarei andato da Torino, e' meglio che io mi faccia da parte".
Così parlò Marcello Lippi dopo la sconfitta interna per 4-2 della Juventus contro il Parma di Alberto Malesani, nella stagione incriminata.
Si trattava del periodo più basso della prima Juve Lippiana, quella del tridente Del Piero-Vialli-Ravanelli che conquistò l’Italia e l’Europa nel giro di due anni, così come quella (anche) di Zidane e Boksic che raggiunse la vetta del calcio mondiale in quel di Tokyo.
L’incontro coi parmensi segnò la fine della sua avventura in bianconero, con le dimissioni subito accettate. Dopo, arrivò Ancelotti.
Dalle polemiche con l’Inter nella stagione 1997-98 al suo addio comunicato con largo anticipo, proprio per raggiungere i nerazzurri l’anno successivo. Si era "rotto" qualcosa già da subito nello spogliatoio (e qualcosa di grosso accadde proprio prima dell’incontro col Parma), mentre sul campo si infortunò, nel novembre del 1998, Alessandro Del Piero. A Udine.
Una stagione nata sono una cattiva stella, e iniziata nel lontano 26 luglio del 1998, allorchè Zdenek Zeman si eresse a paladino dello sport pulito, pronunciando la famosa frase: "il calcio deve uscire dalla farmacia e dagli uffici finanziari, se vuol tornare ad essere sport".
Quello fu solo un antipasto.
Dopo pochi giorni, continuò: "mi hanno sbalordito le esplosioni muscolari di Vialli e Del Piero".
Il resto, è storia. Che è fatta di corsi e ricorsi.
E mentre Gianni Paglia, presidente dello Zagarolo calcio (serie D) vuole comprare il polpo Paul per "sapere in anticipo le sorti della mia squadra. Mi eviterebbe stress e sorprese" e Antonio Percassi si presenta al ritrovo dei tifosi atalantini (erano in 12.000) su una diligenza trainata da quattro cavalli (…), il calcio ritrova le sue "certezze": la Juventus che prova a tornare ad essere "la" Juventus e Zeman che riparte dal suo Foggia, in prima divisione. Un ritorno al passato, in compagnia di Pasquale Casillo e del direttore sportivo Giuseppe Pavone.
Non ci voleva quel Benítez: la panchina dell’Inter si era liberata dal peso ingombrante di Josè Mourihno, la sua prima Champions League da allenatore sembrava un obiettivo finalmente raggiungibile. E invece Moratti ha preferito far cadere la sua scelta sul tecnico spagnolo.
Pazienza, anche se ora - per arrivare ai massimi vertici del calcio europeo partendo da così lontano - ci vorranno, occhio e croce, una trentina d’anni. Anche senza Luciano Moggi.
La Juventus tornerà a vincere prima di tutto questo tempo. E sarà un boccone duro da digerire. Non solo per lui.
Ma la storia è fatta di corsi e ricorsi.
C’è chi è nato vincente, e chi no.
Basta rendersene conto. E non prendersela con gli altri.
Articolo pubblicato su
6 commenti:
Questa, poi, non la sapevo proprio.
Grandissimo Gianni Paglia, Presidentissimo dello Zagarolo Football Club!!!
Anche qui, mancarono di serietà i giornalisti - o quelli che si fanno passare per tali.
Come hai scritto anche tu, Zeman disse: "Vialli e Del Piero". Basterebbe notare che Vialli arrivò alla Juve a trent'anni per capire che il problema esisteva (ed esiste) ed è diffuso. Invece, andò a finire che solo la Juve, solo la Juve, solo la Juve.
Ma se si volesse fare del buon giornalismo bisognerebbe partire da trent'anni fa, dal record dell'ora di Moser, da Alberto Cova, dai medici olandesi interpellati dal Milan di Sacchi, dal professor Conconi...
Tutte cose che erano ampiamente riportate sui giornali, l'emotrasfusione per esempio. Il professor Conconi era una star, tutti si rivolgevano a lui.
Zeman sollevò tutto sommato un problema giusto, ma poi interessava solo colpire la Juve...
Anche il famoso processo per doping, riguardava il Torino e la Juve, la farmacia del Torino calcio era perfettamente identica a quella della Juve: ma poi sotto processo finì solo la Juve.
Che strano.
Antonio Percassi si presenta al ritrovo dei tifosi atalantini (erano in 12.000) su una diligenza trainata da quattro cavalli (…), ----> ahahahaha, non la sapevo! ma chi si crede di essere? :D
Mia cugina si è sposata. Ed è stata una bellissima festa.
Io ho “testimoniato”, e ora sono “tornato” in me.
Anche se tra poco andrò un po’ a dormire…
;-)
@Il Duca: Gianni Paglia mi ha fatto venire in mente quei presidenti “padroncini”, pieni di stranezze (ma anche virtù), tipici di un’Italia calcistica che credevo non esistesse più.
In realtà, basta guardare nel calcio “minore” per vedere che – fortunatamente – ce ne sono ancora moltissimi ;-)
@Giuliano: ottimo commento, Giuliano.
Veramente ottimo.
Ricordo benissimo il momento in cui il professor Conconi sembrava fosse una star, da quanto veniva continuamente interpellato…
Vialli e Del Piero? E perché non Eranio?
Il povero Signorini, capitano del Genoa di Osvaldo Bagnoli, giocò il “trofeo del Mediterraneo” (triangolare estivo) contro Milan e Napoli, al “Luigi Ferraris”.
Per intenderci: siamo nei primi anni ’90, alla fine di quella maledetta sera Lentini si schiantò con la sua auto, rischiando di morire.
E finendo – di fatto, da quel momento in avanti – la sua carriera. Iniziandone un’altra: da giocatore “normale”.
Eranio era appena passato ai rossoneri. Signorini, che lo incontrò prima di entrare in campo, gli disse: “Stefano, ma cosa ti hanno fatto? In un mese sei diventato enorme…”
@squeeze: Zorro? ;-)
Bentornato :-)
Un abbraccio a tutti e grazie
Ok, raccolgo l'assist. Si censurò il modulo di Ancelotti, si ritornò al vecchio 4-4-2, si prese Lippi e due esterni, si puntò su Trezeguet vendendo Zidane e Inzaghi. (Un anno dopo...).
Ora accade che si censura il modulo di Ferrara, si torna al 4-4-2, si punterà su Trezeguet e Marotta ha comprato esterni. I nomi non sono uguali, ma serve tornare a quei livelli!
Serve come il pane. Hai (più che) ragione.
Speriamo questo cambio sia di buon auspicio.
Ora, però, bisogna aumentare la "qualità" di questa squadra.
Con (almeno) un big....
Un abbraccio!
Posta un commento