domenica 31 ottobre 2010

Ecco il derby d'Italia. E quelle "cassanate"...


Senza Krasic non sarà la stessa cosa, ma si giocherà comunque: ecco il derby d'Italia, Milan-Juventus. Finalmente.
Dopo tante parole e moltissime polemiche, le due squadre stasera scenderanno sul prato verde di San Siro.
Alle 20.45 verrà dato il via alle danze: chi ci sarà giocherà, agli esclusi non rimarrà che guardare l'incontro dalla tribuna. O dalle proprie abitazioni: la sofferenza per non poter partecipare alla festa non mancherà comunque.

Il Diavolo brasiliano potrà permettersi di rinunciare a Ronaldinho senza problemi: Robinho è riuscito a riprendersi a tempo di record dal tremendo colpo al volto che Aronica gli ha sferrato lunedì scorso, verso la fine dell'incontro tra i rossoneri e il Napoli nel posticipo giocato allo stadio "San Paolo".
Meno male che l'arbitro (Rizzoli) non si è accorto di nulla: il difensore partenopeo, stavolta, ha rischiato davvero grosso.

Se fosse stata utilizzata anche in questo caso la prova televisiva, e avesse dimostrato la chiarissima intenzione di far passare l'attaccante del Milan per un simulatore, il prosieguo della sua carriera sarebbe stata seriamente a rischio. Oltretutto con l'aggravante di aver militato per due stagioni alla Juventus, disputando una gara. Ma tanto basta, Italia, per passare - di fatto - dalla parte dei "colpevoli" per antonomasia.

Un pizzico di ironia, condita da un sano realismo che non deve passare per vittimismo (quello lasciamolo a chi ne ha fatto una ragione di vita): siamo la Juventus, "orgoglio gobbo" a volontà e avanti a testa alta. A Milano stasera così come a Torino giovedì prossimo (con Krasic in campo - Tosel permettendo, non si sa mai), dove la Vecchia Signora dovrà cercare di ottenere la sua prima vittoria nel gironcino dell'Europa League.

In un'interessante intervista rilasciata al taccuino di Giovanni Battista Olivero, e comparsa oggi sulle pagine della "Gazzetta dello Sport", Paolo Maldini (oltre a ringraziare Del Piero per le belle parole spese nei suoi confronti e aver fatto altrettanto con lui) ha fornito una semplice definizione di "grande squadra": "una grande squadra ha una faccia sola: in casa e in trasferta".

Le parole pronunciate da Del Neri nel corso della consueta conferenza stampa di ieri vanno verso questa direzione: "non firmo per il pari, perché sono convinto che faremo una grande partita. Ce la giochiamo alla pari con chiunque, sempre". Se le lacune tecniche della rosa bianconera, aggiunte alle assenze, potevano indurre a pensare ad un atteggiamento più prudente da parte dell'allenatore friulano, le sue frasi ed il piglio con il quale si appresta a guidare la Juventus stasera nell'incontro con il Milan mostrano una precisa volontà: quella di dare un'identità chiara e univoca alla sua creatura.

La gara in trasferta giocata contro l'Inter (3 ottobre), terminata con il risultato di 0-0, contribuì ad accrescere autostima e sicurezze nel gruppo di Del Neri. La successiva vittoria casalinga ottenuta contro il Lecce confermò le speranze che la Juventus avesse (veramente) intrapreso la strada giusta, senza più alti e bassi o cali di concentrazioni improvvisi. I due ultimi pareggi di Salisburgo e Bologna hanno smorzato l'entusiasmo dell'ambiente: se la difesa ha dato concreti segnali di miglioramento, il problema più grosso - adesso - è là davanti.

E se la qualità del centrocampo bianconero era riuscita - in alcune gare - a mascherare le difficoltà realizzative, ora Del Neri dovrà aggrapparsi alle buone intenzioni di Martinez nella speranza che riesca a non far rimpiangere più del lecito Krasic. Magari attraverso un atteggiamento in campo della squadra ancora più elastico del solito, attraverso i movimenti (dieci metri avanti o indietro) dello stesso uruguaiano, di Felipe Melo e Quagliarella (in primis), la Juventus potrebbe passare - nell'arco dell'incontro - dallo schema classico al 4-1-4-1 o al 4-3-3.
Anche se fa uno strano effetto parlare in questo modo di un gruppo di giocatori schierati in campo da un allenatore che ha abbracciato il 4-4-2 come un credo (calcistico) a cui non sembrava voler rinunciare.

Questa volta, oltretutto, non si potrà non dare un'occhiata alla classifica: una vittoria del Milan porterebbe i rossoneri a otto punti di distanza dalla Juventus, mentre l'Inter (con Lucio in campo ieri nella gara vinta contro il Genoa, nessuna simulazione e prova televisiva anche per lui dopo l'incontro col Bari) si trova già a sei punti.

Tra le occasioni che la sessione invernale del calciomercato potrebbe offrire alla campagna di rafforzamento che verrà portata avanti da Marotta e Paratici, ora spunta il nome di Antonio Cassano. Il suo acquisto, ad oggi, sembra difficile: dipenderà da diversi aspetti, tra i quali - naturalmente - quello economico riveste un ruolo di primo piano.
Anche il Manchester City è tra le pretendenti al talento barese, ormai in rotta con la Sampdoria: e proprio in Inghilterra si potrebbe comporre la coppia offensiva che l'Italia mediatica ha sognato per un'estate intera, con l'attaccante che raggiungerebbe Mario Balotelli. Maglia azzurra sì, quindi, ma non quella della nazionale.
L'opinione pubblica, madre di tutti i sentimenti popolari, anche stavolta non ce l'ha fatta: ha puntato deciso su un'idea, e ha fallito. Magari la colpa della nuova, ennesima "cassanata" verrà data a Marcello Lippi (ottimo capro espiatorio, juventino), rimane il fatto che gli errori da correggere iniziano ad essere tanti.
A cominciare da Farsopoli.

Articolo pubblicato su Tutto Juve.com

2 commenti:

Giuliano ha detto...

E la Juve continua a dimostrare cos'è veramente: alla pari con gli spendaccioni, anche negli anni di Ranieri (la vittoria secca a Madrid, con Tiago e Molinaro; il pari col Chelsea, che poteva essere qualcosa in più senza tutti quegli infortuni, eccetera), anche nelle annate buie.
E ieri sera mi sono accorto che forse sta venendo un altro dei veri simboli della Juve: non dico chi ma forse l'erede di Torricelli l'abbiamo trovato.

Per tutti gli anni 70 mi hanno fatto una gran menata con gli Agnelli che spendono e spandono, ma non era vero e basterebbe guardare, leggere, imparare, prendere nota: io mi ricordo la grande spesa per Anastasi, le follie della gestione Montezemolo (con pessimi risultati), e poco altro. Certo, se poi si va agli anni '50 è vero, ma io negli anni '50 non c'ero e se c'ero dormivo (ne avevo ben donde, d'altra parte!)
:-)

Thomas ha detto...

La Juve, tranne in qualche occasione e solo per alcuni giocatori, ha sempre cercato di coniugare investimenti oculati con le necessità della squadra.
Lascio perdere gli ultimi quattro anni e la mini-era Montezemolo: quella non “era” la Juventus.
E i risultati sul campo ne sono stati la riprova.
Come sempre…

Un abbraccio ;-)