Con il campionato fermo per la sosta invernale spettava alle trattative di mercato ed alle partite della Premier League il compito di catalizzare le attenzioni dei tifosi italiani, nell’attesa della ripresa degli incontri della serie A.
Poi accade che Benitez vince la Coppa del Mondo per Club con l’Inter e viene allontanato da Milano, sostituito da quel Leonardo che sino a pochi mesi fa sedeva sulla panchina del Diavolo rossonero: apriti cielo.
Ma come può un tecnico fare una scelta simile? Tredici anni in una società nelle vesti di giocatore, dirigente e allenatore per poi decidere di correre tra le braccia dell’avversario per antonomasia, il vicino di casa con il quale sei costretto a condividere gli spazi nella stessa città?
Urge una spiegazione ai sostenitori, non solo quelli rossoneri, ma a tutto il "popolino" degli innamorati del pallone, a coloro i quali credono ancora ad un calcio romantico ispirato da sentimenti sinceri, nascosti tra le "scelte di vita" e le carriere "professionistiche" fatte di occasioni da prendere al volo. Ed ecco, quindi, dipinto il ritratto di Leonardo Nascimento de Araújo, uomo libero che non dimentica il proprio passato, che ha girato il mondo, poliglotta, di bell’aspetto, affascinante ed elegante. La stessa persona che il 22 ottobre scorso, due mesi prima dell’annuncio del suo passaggio all’Inter, in merito alla notizia di un (probabile) interesse manifestato dalla Roma nei suoi confronti, disse: "In questo momento sarebbe come tradire la mia storia, il mio passato in rossonero. E’ trascorso poco tempo, sono ancora troppo legato al Milan. Ora farei troppa fatica a lavorare in Italia, in futuro magari, ma adesso no" .
Due mesi. Poco di più. Le date si riferiscono, ovviamente, a tutto ciò che è diventato di dominio pubblico, escludendo quello che - in quel periodo - si muoveva sottobanco.
E’ passato dal Milan all’Inter, d’accordo, ma non c’è nulla di cui scandalizzarsi.
Giovanni Trapattoni, più di trent’anni fa (nel 1976), dopo aver trascorso una vita al Milan (quattordici stagioni sul campo ed una breve esperienza come tecnico) decise di rispondere alla chiamata della Juventus, spostandosi a Torino. Lì costruì la sua fama di allenatore, contribuendo a scrivere intere pagine della storia bianconera. E dopo? Tornò a Milano, sponda nerazzurra, dove vinse uno scudetto a ritmo di record. Al termine di quella esperienza rientrò sotto la Mole Antonelliana, tra le braccia della Vecchia Signora.
Quindi, riepilogando: Milan, Juventus, Inter e (ancora) Juventus. Solo per citare i primi club da lui allenati.
Fabio Capello, uno che conosce bene il nuovo tecnico dei nerazzurri, ha dichiarato: "Leonardo? Ognuno nella propria vita fa le proprie scelte. Ha fatto una scelta importante, definiamola di controtendenza e gli auguro tutto il bene del mondo. Ai tempi l’ho fatto acquistare io dal Paris Saint Germain al Milan, è un ragazzo intelligente".
Lo stesso selezionatore della nazionale inglese fu protagonista, sei anni fa, di un episodio simile, anche se a lui furono necessari poco più di tre mesi per cambiare idea. Il 7 febbraio del 2004, nell’immediata vigilia dell’incontro tra la sua Roma e la Juventus (finì 4-0 per i giallorossi), disse: "Io alla Juve? Non ci andrei mai. Rispetto la società bianconera, che colloco tra le prime cinque al mondo, ma a me non interessa andare lì. Dovrebbe essere il sogno di una vita, ma non lo è della mia". Nella serata del 27 maggio 2004 mise la firma sul contratto che lo avrebbe portato a Torino.
Per i sostenitori che ritengono di sentirsi traditi e danneggiati da queste scelte l’impatto emotivo che ne consegue al loro verificarsi è spesso difficile da assorbire. Poi, ovviamente, il bene della squadra finisce sempre in prima posizione: passano gli uomini, rimane il club. Ognuno è libero di percorrere le strade che preferisce e di esprimere le proprie opinioni, nel rispetto dei rispettivi ruoli (da una parte i tifosi, dall’altra i professionisti del mestiere).
Certe dichiarazioni degli addetti ai lavori, però, smentite poi con i fatti a distanza di poco tempo, sarebbe opportuno venissero evitate. Da parte di chiunque e indipendentemente dalle società di appartenenza.
Si possono cambiare squadre in continuazione ed allo stesso modo ottenere il rispetto di tutti, con l’impegno e la professionalità. Senza dimenticare che il tifoso è sì innamorato del proprio club, ma non stupido. Meglio farlo prima che il "giochino" si rompa.
Quello che vive solo con la passione ed i soldi di chi viene preso in giro. Spesso e volentieri.
Articolo pubblicato su
Poi accade che Benitez vince la Coppa del Mondo per Club con l’Inter e viene allontanato da Milano, sostituito da quel Leonardo che sino a pochi mesi fa sedeva sulla panchina del Diavolo rossonero: apriti cielo.
Ma come può un tecnico fare una scelta simile? Tredici anni in una società nelle vesti di giocatore, dirigente e allenatore per poi decidere di correre tra le braccia dell’avversario per antonomasia, il vicino di casa con il quale sei costretto a condividere gli spazi nella stessa città?
Urge una spiegazione ai sostenitori, non solo quelli rossoneri, ma a tutto il "popolino" degli innamorati del pallone, a coloro i quali credono ancora ad un calcio romantico ispirato da sentimenti sinceri, nascosti tra le "scelte di vita" e le carriere "professionistiche" fatte di occasioni da prendere al volo. Ed ecco, quindi, dipinto il ritratto di Leonardo Nascimento de Araújo, uomo libero che non dimentica il proprio passato, che ha girato il mondo, poliglotta, di bell’aspetto, affascinante ed elegante. La stessa persona che il 22 ottobre scorso, due mesi prima dell’annuncio del suo passaggio all’Inter, in merito alla notizia di un (probabile) interesse manifestato dalla Roma nei suoi confronti, disse: "In questo momento sarebbe come tradire la mia storia, il mio passato in rossonero. E’ trascorso poco tempo, sono ancora troppo legato al Milan. Ora farei troppa fatica a lavorare in Italia, in futuro magari, ma adesso no" .
Due mesi. Poco di più. Le date si riferiscono, ovviamente, a tutto ciò che è diventato di dominio pubblico, escludendo quello che - in quel periodo - si muoveva sottobanco.
E’ passato dal Milan all’Inter, d’accordo, ma non c’è nulla di cui scandalizzarsi.
Giovanni Trapattoni, più di trent’anni fa (nel 1976), dopo aver trascorso una vita al Milan (quattordici stagioni sul campo ed una breve esperienza come tecnico) decise di rispondere alla chiamata della Juventus, spostandosi a Torino. Lì costruì la sua fama di allenatore, contribuendo a scrivere intere pagine della storia bianconera. E dopo? Tornò a Milano, sponda nerazzurra, dove vinse uno scudetto a ritmo di record. Al termine di quella esperienza rientrò sotto la Mole Antonelliana, tra le braccia della Vecchia Signora.
Quindi, riepilogando: Milan, Juventus, Inter e (ancora) Juventus. Solo per citare i primi club da lui allenati.
Fabio Capello, uno che conosce bene il nuovo tecnico dei nerazzurri, ha dichiarato: "Leonardo? Ognuno nella propria vita fa le proprie scelte. Ha fatto una scelta importante, definiamola di controtendenza e gli auguro tutto il bene del mondo. Ai tempi l’ho fatto acquistare io dal Paris Saint Germain al Milan, è un ragazzo intelligente".
Lo stesso selezionatore della nazionale inglese fu protagonista, sei anni fa, di un episodio simile, anche se a lui furono necessari poco più di tre mesi per cambiare idea. Il 7 febbraio del 2004, nell’immediata vigilia dell’incontro tra la sua Roma e la Juventus (finì 4-0 per i giallorossi), disse: "Io alla Juve? Non ci andrei mai. Rispetto la società bianconera, che colloco tra le prime cinque al mondo, ma a me non interessa andare lì. Dovrebbe essere il sogno di una vita, ma non lo è della mia". Nella serata del 27 maggio 2004 mise la firma sul contratto che lo avrebbe portato a Torino.
Per i sostenitori che ritengono di sentirsi traditi e danneggiati da queste scelte l’impatto emotivo che ne consegue al loro verificarsi è spesso difficile da assorbire. Poi, ovviamente, il bene della squadra finisce sempre in prima posizione: passano gli uomini, rimane il club. Ognuno è libero di percorrere le strade che preferisce e di esprimere le proprie opinioni, nel rispetto dei rispettivi ruoli (da una parte i tifosi, dall’altra i professionisti del mestiere).
Certe dichiarazioni degli addetti ai lavori, però, smentite poi con i fatti a distanza di poco tempo, sarebbe opportuno venissero evitate. Da parte di chiunque e indipendentemente dalle società di appartenenza.
Si possono cambiare squadre in continuazione ed allo stesso modo ottenere il rispetto di tutti, con l’impegno e la professionalità. Senza dimenticare che il tifoso è sì innamorato del proprio club, ma non stupido. Meglio farlo prima che il "giochino" si rompa.
Quello che vive solo con la passione ed i soldi di chi viene preso in giro. Spesso e volentieri.
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4 commenti:
L'unica possibile e razionale spiegazione è la seguente: dispetto, dispettone a quell'arrogante e presuntuoso del presidente Berlusconi. Più, a carico, una montagna di soldi freschi freschi garantiti dal petroliere più molesto che la Storia abbia mai conosciuto!
Ottima combinazione: stimoli + vil denaro...
;-)
Penso che tu abbia ragione. In tutta sincerità, però, quello che a me dà veramente fastidio sono le dichiarazioni fasulle degli allenatori che vengono annullate dai fatti a distanza di poco tempo.
Passi per i dirigenti sportivi o i calciatori (per un motivo o per l'altro), ma le loro non le capisco proprio.
Anzi: non le sopporto.
Ho fatto i primi due esempi che mi venivano in mente: uno attuale, l'altro eclatante.
Anche perchè c'era di mezzo la Juve.
Of course...
Ancora Auguri di Buon Anno.
Un abbraccio
...i ricchi scemi bisogna spremerli!!!
Viva Leonardo, viva Ibra!
auguro a tutti, per il 2011, di incontrare qualcuno che vi regali un milione o dieci milioni per allenarvi a Milanello o alla Pinetina
(anche solo centomila, dài)
:-)
Sì, Giuliano…
Ad incontrarla, di gente così…
A piccolo passi sta tornando l’Inter a cui ci siamo affezionati nel corso del tempo…
;-)
Come ti dicevo giorni fa, sto passando un periodo “tosto”.
A breve finirà.
Un abbraccio!!!
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