Krasic, Melo, Aquilani e Marchisio: ecco il quartetto bianconero di centrocampo che ha spinto la Juventus nei primi mesi della stagione verso le zone nobili della classifica. All’alba del confronto con il Parma (6 gennaio 2011) dopo le diciassette giornate disputate sino a quel momento la distanza che separava la Vecchia Signora da Napoli e Lazio, entrambe seconde a pari merito, era di soli due punti. Il Milan, in testa, aveva cinque lunghezze di vantaggio sui bianconeri.
L’Udinese, che Madama annientò con un secco 4-0 in trasferta alla terza gara di questo campionato (19 settembre 2010), aveva otto punti in meno della formazione allenata da Del Neri. Viene da piangere a pensare che attualmente le parti si sono invertite, con la squadra di Guidolin che si ritrova solitaria in quarta posizione ad undici punti di distacco dai torinesi.
In previsione della partita con i ducali Amauri si ripresentò agli ordini del tecnico di Aquileia per cercare di guadagnarsi nuovamente la sua fiducia e quella della società. Per riuscire nell’intento aveva a propria disposizione un mese intero: gennaio, quello della riapertura del calciomercato. Causa infortunio era rimasto lontano dai campi di gioco dal precedente 13 novembre (Juventus-Roma 1-1), quando subentrò a Marchisio ad un quarto d’ora circa dal termine dell’incontro. Del Neri era dubbioso se schierarlo sin dall’inizio: “Probabilmente farò una staffetta tra loro due (Del Piero, ndr). Io penso che Amauri abbia recuperato, l’ho visto dimagrito e in buone condizioni”. L’incidente al ginocchio occorso a Quagliarella dopo soli sei minuti impose al tecnico di rivedere i suoi piani, inserendo subito la punta al posto dell’attaccante di Castellammare di Stabia. La successiva espulsione di Melo aprì ufficialmente la crisi juventina, aggravata dai quattro goals con i quali gli ospiti uscirono vittoriosi dallo stadio “Olimpico”.
Amauri attualmente gioca proprio nel Parma, mentre il centrocampista brasiliano figura nella lista dei possibili partenti per la prossima stagione. Quella nella quale non saranno ammessi ulteriori fallimenti, dove i tifosi non accetteranno più di sentir parlare di fair play finanziario, etica, bilancio, quotazione in borsa, progetti, introiti provenienti dal nuovo stadio e via dicendo. Si discute molto - come sempre, d’altronde – “intorno” e “dentro” alla Vecchia Signora. Ma si è smesso di vincere. Da anni. Parole (troppe) mai accompagnate dai fatti.
Amauri Carvalho de Oliveira, Felipe Melo Vicente de Carvalho, Diego Ribas da Cunha: la colonia brasiliana della Juventus che iniziò l’avventura nello scorso campionato con Ciro Ferrara in panchina rischia ora di scomparire definitivamente. Prima di ottenere la cittadinanza italiana l’attaccante venne acquistato dalla Juventus nel 2008 per un corrispettivo di circa ventitré milioni di euro (al lordo delle cessioni al Palermo – definitive ed in comproprietà - di Nocerino e Lanzafame). Alessio Secco e Pantaleo Corvino si incontrarono l’estate successiva a Reggio Emilia per impostare la trattativa che portò Melo alla corte della Vecchia Signora: la cifra concordata fu di venticinque milioni di euro, leggermente abbassata dal successivo passaggio di Marco Marchionni ai viola. Non sembrò vero al direttore sportivo della Fiorentina di avere la possibilità di rivendere il centrocampista acquistato l’anno prima dall’Almeria per soli otto milioni. I bianconeri si ritrovarono così ad avere un mediano preso per fare il regista e pagato (poco) più di un trequartista. Altri ventiquattro milioni (più “spiccioli”) vennero versati nelle casse del Werder Brema per il passaggio di Diego dai tedeschi ai bianconeri. Trascorso un campionato il calciatore ha poi fatto ritorno in Germania, questa volta al Wolfsburg.
Più di settanta milioni di euro spesi in due anni per costruire una Juventus all’insegna del calcio spettacolo: una spina dorsale tutta italiana (la famosa “ItalJuve” ancora in voga) rinforzata da una colonia brasiliana come mai era accaduto in passato. Dal 1897 al 2008 soltanto tredici giocatori provenienti da quella nazione avevano indossato con alterne fortune la maglia bianconera: Pedro Sernagiotto, Leonardo Colella, Bruno Siciliano, Armando Miranda, Nenè, Dino Da Costa, Fernando Josè Puglia, Cinesinho, José Altafini, Julio Cesar, Gladstone, Athirson, Emerson. Poi, in due sessioni di calciomercato estivo ne arrivarono tre.
Del centrocampo titolare della Vecchia Signora di quest’anno Aquilani e lo stesso Melo sono quelli a cui il futuro potrebbe riservare un’esperienza lontana da Torino. L’ex giocatore del Liverpool, dopo un buon avvio di stagione, ha peggiorato il livello delle proprie prestazioni di pari passo con il crescere dei problemi del club di appartenenza. Con l’Italia di Cesare Prandelli, un po’ come capitato per alcuni compagni bianconeri convocati in nazionale, è accaduto il contrario. Intervistato sull’argomento ha risposto: “In azzurro c’è più serenità. E poi, quando giochi con gente di grande qualità, è più facile fare bene”.
Quando mancano i risultati è difficile che ci possa essere “serenità”, a maggior ragione in un ambiente che negli ultimi cinque anni ne ha dovuto sopportare di tutti i colori. Per quanto concerne la “qualità” bisogna chiedere informazioni a coloro i quali dovranno riportare al più presto la Juventus nelle posizioni che le competono. Nel loro taccuino figura il nome di Bastos, giocatore attualmente in forza al Lione. Un brasiliano, il possibile “diciassettesimo” pronto a trasferirsi sotto la Mole (oltre al sogno Neymar). Anche se non conta la nazionalità di chi vestirà nel prossimo futuro la maglia bianconera, quanto l’apporto di pura e vera classe che dovrà fornire alla Vecchia Signora. Perché d’ora in poi sarà vietato sbagliare. E parlare. Da parte di tutti, non solo degli allenatori. Conterà solo tornare a vincere.
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16 commenti:
Aquilani ha detto una cosa che si può capire e anche condividere, il punto però è che è proprio da uno come lui, e da uno come Montolivo, che si dovrebbe vedere il cambio di marcia, il prendere in mano la squadra quando le cose vanno male in partita. E invece no: penso anche al povero Lippi, che non aveva Aquilani ma che ha dato fiducia a Montolivo ai mondiali del Sudafrica...
In fin dei conti, e ci metto anche Giovinco e tanti altri, è gente sui 25-26 anni, posso capire se questi discorsi me li fanno Marrone o Santon, ma questi di occasioni ne hanno avute...
Bella la foto che hai messo in apertura! Amauri in versione vacanza, Diego che si legge il giornalino, manca solo Felipe Melo che fa karate e poi il quadretto è perfetto!
Hai letto nei miei pensieri, Giuliano, nel punto in cui scrivi che “è proprio da uno come lui, e da uno come Montolivo, che si dovrebbe vedere il cambio di marcia, il prendere in mano la squadra quando le cose vanno male in partita”.
Lippi, nel corso dell’ultimo mondiale, aveva tra le mani una squadra di bassissimo livello, alla quale (e qui concordo) non volle aggiungere giocatori di altre nazioni.
Certo, c’era la possibilità di convocare Balotelli e Cassano…
A proposito: oggi che fine hanno fatto quei due?
Tutta l’Italia si schierò contro di lui perché non li portò in Sudafrica…
Vìa… Ma siamo seri…
“posso capire se questi discorsi me li fanno Marrone o Santon, ma questi di occasioni ne hanno avute...”: infatti…
Maldini, Del Piero, Vialli, Roberto Mancini, Donadoni, Nesta, Cannavaro, Totti… A che età esplosero questi?
Sì, mancava solo il buon Felipe versione “fratello cattivo”, e poi il quadretto dei tre brasiliani era completo…
:-)
Un abbraccio, Giuliano
A presto!
Ricordi Moggi cosa diceva a proposito dei sudamericani? E quanti ne aveva scartati?!
La Juve pesca magnificamente bene in Francia, ma non ricordo brasiliani che hanno particolarmente sfondato. Negli anni recenti solo Emerson. E non so spiegarmi il motivo.
Ecco perché avevo in un certo senso creduto al progetto tutto italiano. Bisogna trovare un nuovo zoccolo duro, su base italiana, come nel ciclo di Lippi. Staremo a vedere!
Io avevo salutato con entusiasmo la campagna acquisti made in Italy della scorsa estate. Ora però mi rendo conto che sono veramente pochissimi i giocatori italiani in grado di farci fare il salto di qualità di cui abbiamo bisogno. Anzi, non me ne viene in mente neanche uno...forse solo De Rossi. Purtroppo è un circolo vizioso, più gli Italiani sono scarsi, meno giocheranno. E giocando poco rimarranno scarsi. Tutte le prime in classifica sono pesantemente imbottite di stranieri. Il Milan senza Ibra o Thiago Silva che sarebbe? Il Napoli senza il suo tridente? L'Udinese? Giocherebbe solo Di Natale...La Lazio? Rimarrebbe senza difesa...per non parlare dell'Inter, qui le battute si sprecano...Ennesimo segno del declino della serie A. Ormai è una A2!
@IoJuventino: ricordi benissimo. E ti confesso che proprio quello che disse Moggi sui giocatori sudamericani è stato il concetto base di questo pezzo
Brasiliani che hanno recentemente fatto bene da noi non ce ne sono stati.
Tra i sedici arrivati a Torino c’è il solo Emerson (come hai sottolineato tu), per il quale il sottoscritto stravedeva (centrocampista eccezionale)
Per quanto riguarda il “made in Italy” personalmente credo valga la stessa regola che vigeva per gli stranieri una volta, quando le frontiere erano “aperte” per pochi prescelti: conta la “qualità”, non la “quantità”.
Nell’ultima Juventus vincente (2006) l’undici titolare prevedeva la presenza di soli quattro italiani in campo: Buffon, Cannavaro, Zambrotta e Camoranesi (nell’ipotesi di Zebina terzino destro).
Quattro. Ripeto: quattro. Perché gli altri si chiamavano Nedved, Ibrahimovic, Trezeguet, Vieira, lo stesso Emerson, Thuram…
In panchina c’erano Chiellini, un certo Del Piero…
In panchina… In compagnia di Mutu… Pensa te…
@MauryTBN: ottimo commento. Condivido tutto…
Un abbraccio a entrambi!
Emerson... che bei tempi. Probabilmente Il centrocampista più completo che abbia mai visti dalle parti di Torino e non solo.
Thomas: dove posso firmare sotto il tuo secondo commento? :)
Va già bene quello che hai scritto qui nello spazio commenti, Sante
;-)
Un abbraccio e grazie di cuore
Buona giornata :-)
Ps: al "Delle Alpi", dalle gradinate, a volte mi incantavo a vedere i movimenti in campo di Emerson. Tatticamente parlando era perfetto
Parliamo degli infortuni della Juve. 27 infortuni muscolari (anche Chiellini ora) sono forse dovuti alla solita ignoranza di un mister che punta sulla forza invece che sulle invenzioni, sugli schemi e sulla qualità? fasce, fasce, corri, corri, spingi, spingi,..
in che mani è questa Vecchia signora...mah....
Ricordo una Juve all'andata contro il Milan fortissima, veloce, forzuta,
ma a che prezzo..poi! Qua servono allenatori "studiati"(non basta esperienza di A che non significa nulla, con intelligenza e grano salis, non gente con la esperienza "dello scaricatre di porto" in stile Bianconeri del Borgorosso... chissà che curriculum ha il preparatore nostro tecnico oltre che all'esperienza, ma ne ha? ..intendo esperienza moderna per questo tipo di calcio non per quello di 5 anni fa?
Ciao ;-)
Per esaudire la tua richiesta inserisco il profilo del preparatore atletico della Vecchia Signora, preso direttamente dal sito della società:
"Il profilo di Roberto De Bellis
Nato a Formia (Latina) il 28 dicembre 1969, ha una carriera sportiva legata al mondo del calcio e del nuoto. Con il calcio, in particolare a cinque, è nato e cresciuto giocando in massima serie con le maglie di Padova, Vasto e Verona. Dal 1998 ha curato la preparazione atletica degli azzurri Emanuele Brembilla, Domenico Fioravanti e Massimiliano Rosolino. Nel 2001 ha seguito il pilota di Formula Uno Emanuele Naspetti. Nel calcio professionistico di serie A il suo nome è legato al Chievo Verona, dove approdò all’inizio dell’era Del Neri e rimase fino al 2007/08 quando andò all’Atalanta, della quale aveva preso la guida tecnica l’allenatore friulano, che ha seguito anche alla Sampdoria e ora alla Juventus"
Qui, invece, posto uno stralcio di una sua intervista rilasciata a "Tuttosport" poco più di un anno fa:
GENOVA, 21 marzo - Non ci sono solo i gol di Pazzini a tenere in vita il sogno Champions della Sampdoria. Gigi Del Neri può contare su un sarto di fiducia, specializzato in tessuti muscolari. Il sarto si chiama Roberto De Bellis. La coppia ha funzionato nel Chievo e si è ripetuta nell’Atalanta. Quest’anno sta andando oltre. A 10 giornate dalla fine la Samp può vantare uno zero alla voce infortuni muscolari.
Professor De Bellis, siamo sempre fermi a zero?
«Dal ritiro estivo neanche uno stiramento».
Cassano non rientra nel conteggio?
«Antonio è un caso a parte, non è seguito direttamente dal mio gruppo. Lavora con Tibaudi, il suo preparatore personale. Comunque la sua è stata un’infiammazione al tendine, senza stiramenti o strappi».
Zero infortuni: solo un caso?
«Non posso pensarlo. Anche perché negli ultimi 3 anni mediamente abbiamo avuto non più di 3/4 infortuni muscolari».
Il “metodo De Bellis” è...
«Individualizzazione e prevenzione».
Spieghi pure.
«Mi piace la metafora del sarto: il mio compito è trovare un vestito idoneo per ogni giocatore. Vanno rispettate le caratteristiche degli atleti. Sempre».
Parliamo della prevenzione.
«Gli infortuni muscolari hanno diverse cause. Devo cercarle in anticipo con vari test, alcuni giornalieri, altri settimanali. Dal confronto dei dati emergono dei campanelli d’allarme, ad esempio una mancanza di elasticità che potrebbe sfociare in stiramento».
In che modo?
«Si fa notare al tecnico, e in questo Del Neri è formidabile, che il giocatore deve seguire un programma diverso o deve riposare».
Lavora con tabelle ad personam.
«Non ci sono sedute uguali, al massimo simili. Variano per ruolo. C’è chi sta in campo mezz’ora e chi un’ora e mezza».
Ovviamente... Una volta arrivato a Torino...
Amen...
Un abbraccio
Della serie all'assurdo non c'è mai limite domani si svolgerà sì il tanto atteso interrogatorio del superprocuratore della Figc Stefano Palazzi a carico di Massimo Moratti, riguardo la vicenda esposto presentato dalla Juventus, ma non si effettuerà a Roma presso la sede della Procura Federale ma bensì a Milano nella sede degli uffici del presidente interista. Una decisione anticipata in questi giorni da vari quotidiani, da Repubblica a La Gazzetta dello Sport, e che lascia francamente sconcertati e a dir poco perplessi sulla volontà della Figc di analizzare i gravissimi contenuti nelle nuove telefonate dopo aver letteralmente decapitato in due settimane nel 2006 una squadra fortissima per situazioni analoghe se non, a nostro avviso, minori. Sarebbe come se la polizia effettuasse l'interrogatorio di un soggetto accusato per (facciamo un esempio) furto a casa sua, tanto per intenderci in quanto l'oggetto del contendere è lo scudetto rivendicato dai bianconeri che lo vinsero sul campo salvo poi vederselo assegnato all'Inter in quanto "prima società in classifica che non colloquiava con i designatori", cosa rivelatasi non vera. L'attesa è dunque per domani, nell'attesa rispolveriamo un vecchio detto che calza a pennello per definire questa bislacca situazione: se Maometto non va alla montagna......
http://www.tuttojuve.com/?action=read&idnotizia=45505
Ciao Thomas, i complimenti per l'articolo possono sembrare ovvi, ma meriti da parte mia i complimenti soprattutto per come continui a parlare di calcio.
Purtroppo io vivo una situazione di sconforto. Quello che in passato era un dubbio (anche se molto forte) adesso è divenuto quasi certezza: Elkann è stato il complice delle nostre disgrazie. Ci sono troppi indizi in calciopoli che portano a lui, e questo mi fa vivere un momento oltre che di sconforto, anche di indifferenza verso una delle passioni più importanti della mia vita: la JUVE!
Un abbraccio
PS. L'ultimo indizio? L'articolo del direttore della rosa Andrea Monti di oggi. Sembra scritto sotto dettatura da RCS!
Ma sto Debellis ha una qualche laurea in medicina sportiva o è il solito artigiano che si è fatto da solo come Del neri? Aver giocato in squadre di serie A non è una nota di merito ma semmai di demerito. Era sui campi invece che studiare medicina sportiva? Ma per favore..si vedono i risultati e con il Chievo ha avuto Kul...ma son altre classifiche e altre preparazioni...
altro articolo DELIRANTE quello di ANDREA MONTI sulla merda rosa. http://www.gazzetta.it/Calcio/SerieA/Inter/31-03-2011/-giorno-moratti-procura-80679619283.shtml
Su De Bellis, l'osservazione che mi sorge spontanea è questa: che non aveva mai lavorato prima con una squadra che faceva le Coppe. Giocare ogni tre giorni, invece che ogni sette, è una bella differenza: secondo me l'abbiamo pagata a gennaio... (ovvio che poi gli altri discorsi sulla broccaggine di molti dei nostri non cambiano, sia chiaro che non ci sono scuse per il 2011 di Del Neri e giocatori tutti)
@squeeze: se Moratti non va alla montagna, il suo maggiordomo va da lui…
Ormai non mi stupisco più di niente.
Provo solo vergogna. Per chi – temo – non sappia neanche più cosa sia…
@paratadizoff (Antonio): ti ringrazio di cuore.
I complimenti fanno sempre piacere. Se provengono dagli amici, poi, assumono un valore particolare.
Ho letto attentamente i tuoi pezzi negli ultimi giorni, in entrambi i blog: lo sconforto che hai descritto nel commento lo avevo notato chiaramente.
Non era un caso, inoltre, il fatto che ultimamente non lasciassi traccia del mio passaggio: aspettavo tempi migliori, e di parlarne in maniera più esplicita “da me” o “da te”.
Quando mi diverto a scribacchiare di calcio cerco di unire un lato personale più “sentimentale” ad un altro “pratico”.
Nella fusione di entrambi c’è la mia visione di questo meraviglioso sport.
Che amo, da impazzire. Anche se non fa altro che riservarmi delusioni. Non solo per quanto accade da anni alla nostra Signora, ma per lo schifo che esce fuori ormai quotidianamente intorno a “quel” mondo.
Ma è dura... Avanti di questo passo non so per quanto potrò continuare
John Elkann? Sì, Antonio. La penso come te. Da tempo. Non ne ho la certezza, ma una fortissima convinzione pure io.
L’articolo di Andrea Monti comparso oggi sulla “Gazzetta”?
Da leggere attentamente. Per chi ancora si domanda il perché a quest’uomo è stata affidata la direzione di quel giornale…
Mi divertii a punzecchiarlo in uno dei primi scritti su “Ju29ro.com” (“La "Gazzetta Sportiva" e quella frase di Ibrahimovic”).
La vita è fatta di piccole cose.
Osservando quelle capisci quando c’è la buonafede. Viceversa, a volte, quando manca…
@Pigreco-San Trader: non mi dire che adesso che hai finito di massacrare Del Neri inizi a prendertela con De Bellis?
:-)
Scherzo, dài…
Il prossimo anno non ci sarà neanche lui, tranquillo.
Anche se il nostro problema, purtroppo, “non è” lui…
@squeeze: ho lasciato il mio pensiero nel merito nella risposta ad Antonio. Aggiungo che non mi dissocio dal tuo parere…
@Giuliano: ottima osservazione. Al solito.
Alla quale – sinceramente – non avevo ancora pensato.
Un abbraccio a tutti e grazie per i commenti
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