mercoledì 9 novembre 2011

Del Piero, un'icona del calcio del cuore


Trentasette anni compiuti oggi e non sentirli. Oppure: sapere che ci sono tutti, ma che in corpo è rimasta ancora tanta energia da spendere sui campi di pallone.
Ne aveva diciannove Alessandro Del Piero, nel settembre del 1993, quando debuttò nella Juventus. Col passare del tempo di quella squadra ne è diventato il capitano, un’icona, una delle immagini positive da esportare in giro per il mondo. Di lui si parla e si disquisisce sempre con la stessa frequenza, indipendentemente dal fatto che metta o meno i piedi dentro il rettangolo di gioco durante i fatidici novanta minuti.

Le sue gesta sono state vissute e godute dal vivo da più generazioni di tifosi alla ricerca di qualcuno in grado di dare un volto all’amore verso il proprio club, all’interno di un calcio sempre più business e meno cuore.
Nel corso della carriera ha calcato i campi di quattro stadi di quella Torino che è finita col diventare - per lui, veneto di Conegliano - la città della vita, sia sportiva che personale.
Nell’ultimo di questi, lo “Juventus Stadium”, non è ancora riuscito a segnare un goal, ma è comunque entrato nella sua storia tanto per la stella a lui dedicata e presente nell’impianto quanto per quella chiacchierata avuta con Giampiero Boniperti durante la cerimonia di inaugurazione (8 settembre 2011), mentre si trovavano seduti sulla stessa panchina dove un gruppo di studenti del Liceo classico “Massimo d’Azeglio” decise di fondare la società nell’ormai lontanissimo 1897.

Questo è lo stadio che ci meritiamo”, disse Alex. “Lo ribadisco. Alla Juventus vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”, proseguì Boniperti. Fu proprio lui a decidere di portarlo sotto la Mole ed a vestirlo di bianconero. Al resto, ha pensato il numero dieci: ha accumulato record uno dietro l’altro abbattendo i precedenti, vinto coppe, scudetti, sconfitto avversari visibili e nemici invisibili, è caduto più volte per poi rialzarsi, come fanno i veri campioni, quelli che lui amava e studiava da piccolo.
Un giorno, pochi mesi dopo che l’Italia calcistica aveva iniziato ad accorgersi di quel ragazzino sorridente che possedeva i segni distintivi del fuoriclasse, gli chiesero di parlare di Platini: “Il mio idolo di sempre, certo. Ma fra i grandi campioni non voglio assomigliare a nessuno: voglio essere Del Piero, per sempre”. Era il suo destino, forse: quello che è certo è che lui ha contribuito a scriverlo, tanto quanto lo stesso fato.

E’ esistita una Juventus “prima” e “dopo” Calciopoli: la seconda non è ancora tornata al medesimo livello della precedente. Così come è successo per il suo club, c’è stato un Del Piero “prima” e “dopo” l’incidente subito al ginocchio sinistro sul campo di Udine l’8 novembre 1998, esattamente un giorno prima del suo ventiquattresimo compleanno. Lui, però, è rimasto un vincente.
Nel cuore dell’Avvocato Agnelli passa da “Pinturicchio” a “Godot”, sino a quando il 18 febbraio 2001, cinque giorni dopo la morte del padre, segna un bellissimo goal a Bari ed esplode in un urlo liberatorio che ha il sapore di una rinascita. Il 5 maggio 2002, sempre a Udine, riprende confidenza con la vittoria in uno dei giorni più dolci dell’intero album dei ricordi bianconeri.

Nella Juventus “capelliana” resta spesso e malvolentieri in panchina, ma nei momenti clou degli ultimi due scudetti bianconeri sono ancora le sue prodezze a finire in copertina: nel ventottesimo passa alla storia la stupenda rovesciata con la quale confeziona l’assist per la rete decisiva di Trezeguet in occasione dello scontro diretto col Milan allo stadio “San Siro” (8 maggio 2005); nel ventinovesimo segna a Bari l’ultimo goal della Vecchia Signora tricolore prima del terremoto calcistico del 2006.
Tocca la vetta del mondo con la nazionale dopo averlo fatto con Madama, per poi scendere direttamente con quest’ultima negli inferi della serie B. Si vede cancellare gli ultimi successi conquistati sul campo, reagisce vincendo per due stagioni consecutive la classifica marcatori. Continua ad essere determinante in una società che soltanto adesso, a distanza di cinque anni, comincia vagamente ad assomigliare a quella gloriosa del passato.

Ora che Andrea Agnelli ha confermato che sono finiti i fogli bianchi sui quali firmare i rinnovi contrattuali, si sa già che questa sarà la sua ultima stagione con la maglia bianconera addosso. Proseguirà l’attività di calciatore lontano da Torino, confermando quanto sostenne tempo fa in merito alle due sole che avrebbero potuto fermarlo: “Il fisico e il cuore. Il primo risponde benissimo, il secondo è felice e ricco, molto ricco”.
Allora è proprio il caso di dirlo: tanti auguri di buon compleanno, Alex.
Di cuore.

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