Ancora quattro partite da disputare e la Juventus terminerà il girone di andata di questo campionato. Considerate le difficoltà iniziali, in pochi la scorsa estate erano disposti a scommettere in un cammino da record come quello tenuto da Madama sino ad oggi: una volta inserita la marcia giusta, non ha più smesso di andare avanti. A volte accelerando (nove vittorie), a volte rallentando la corsa (sei pareggi).
Mai, però, indietreggiando di un solo passo (nessuna sconfitta).
Deschamps, Corradini, Ranieri, Ferrara, Zaccheroni, Del Neri: rileggendo i nomi dei tecnici che si sono susseguiti sulla panchina dei bianconeri dallo scoppio di Calciopoli in poi, risulta ancora più sorprendente il fatto che i meriti principali di un avvio così travolgente vengano rivolti soprattutto ad Antonio Conte, guida della Signora fuori dal campo dopo essere stato suo capitano dentro il rettangolo di gioco per diversi anni.
La figura dell’allenatore è la più instabile all’interno del circo del pallone nostrano: se il turnover in quel ruolo è elevato, è inevitabile che l’idea di calcio propinata da un club ai propri tifosi finisca col perdere credibilità. Oltre che “sostanza”, ovviamente: i fatti e i risultati difficilmente smentiscono questa regola non scritta.
Nove tecnici di serie A allontanati dal proprio lavoro da agosto a fine dicembre (in due casi prima ancora dell’inizio ufficiale della manifestazione) su venti squadre iscritte: in testa alla classifica di questo triste primato c’è il Palermo del patron Zamparini, che dopo aver sostituito Pioli con Mangia ha virato adesso su Mutti (un ritorno, il suo). In casa rosanero la musica è più o meno sempre la stessa: anche lo scorso anno Delio Rossi venne esonerato, avvicendato da Cosmi per poi tornare e completare il campionato sulla stessa panchina dalla quale era partito.
Arrivati a trecentosessanta minuti dal giro di boa della massima serie, Juventus, Udinese e Milan (su tutte) si contendono la conquista del platonico titolo di campione d’inverno. I rossoneri sono stati gli ultimi ad aggiudicarselo, in concomitanza con la diciottesima giornata del campionato 2010/11: nell’album dei loro ricordi per dieci volte su sedici quel traguardo aveva rappresentato l’antipasto della vittoria finale. A conti fatti, adesso si può dire “undici su diciassette”.
In quella domenica si festeggiava l’Epifania, ma i tifosi bianconeri la ricordano ancora oggi per l’infortunio occorso a Quagliarella nell’incontro casalingo perso col Parma allo stadio “Olimpico”. Da lì in poi Madama iniziò una caduta inarrestabile, che la portò a confermare il settimo posto ottenuto la stagione precedente. A nulla valse, infatti, l’impegno solenne preso dalla squadra all’interno delle quattro mura dello spogliatoio del “San Paolo” dopo la successiva sconfitta patita col Napoli: “I punti a disposizione sono ancora tanti. Lavoriamo duro e sicuramente i risultati arriveranno”.
Proprio gli scarsi risultati racimolati in campionato portarono alla risoluzione consensuale del contratto stipulato tra l’Inter e Rafael Benítez, al quale non furono sufficienti le vittorie della Supercoppa italiana e della Coppa del mondo per club per restare in nerazzurro: il 6 gennaio scorso il brasiliano Leonardo esordì alla guida della Beneamata superando proprio il Napoli con un netto 3-1. A distanza di poco meno di un anno, altri due tecnici hanno occupato quella stessa panchina: Gasperini e Ranieri.
Nell’attesa che i giocatori tornino a diventare i principali protagonisti del torneo, in questo periodo si tende a vivisezionare le dichiarazioni e gli stati d’animo dei vari tecnici per valutare il livello di salute (fisica e mentale) di ogni singola squadra.
E così, mentre Allegri è in ballo col Diavolo per il rinnovo del contratto ed è costretto ad ascoltare i consigli tattici di Berlusconi, Conte e Guidolin possono lavorare in tranquillità, consapevoli di aver svolto - sino ad ora - quanto richiesto dalle rispettive società. Se non di più.
Nell’immediato questa condizione potrebbe rappresentare per loro un vantaggio rispetto al collega rossonero, nel lungo periodo – però – non bisogna dimenticare che i reali valori (o le sorprese) tendono a venire fuori: per informazioni basta chiedere ad Alberto Zaccheroni, criticato dallo stesso Berlusconi in passato e, nonostante tutto, in grado di portare a casa il sedicesimo titolo della storia del Milan.
Quella squadra arrivava da due stagioni nelle quali si era posizionata undicesima e decima, una situazione di partenza peggiore rispetto a quella della Juventus attuale.
Ogni tanto è giusto ricordarlo.
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Mai, però, indietreggiando di un solo passo (nessuna sconfitta).
Deschamps, Corradini, Ranieri, Ferrara, Zaccheroni, Del Neri: rileggendo i nomi dei tecnici che si sono susseguiti sulla panchina dei bianconeri dallo scoppio di Calciopoli in poi, risulta ancora più sorprendente il fatto che i meriti principali di un avvio così travolgente vengano rivolti soprattutto ad Antonio Conte, guida della Signora fuori dal campo dopo essere stato suo capitano dentro il rettangolo di gioco per diversi anni.
La figura dell’allenatore è la più instabile all’interno del circo del pallone nostrano: se il turnover in quel ruolo è elevato, è inevitabile che l’idea di calcio propinata da un club ai propri tifosi finisca col perdere credibilità. Oltre che “sostanza”, ovviamente: i fatti e i risultati difficilmente smentiscono questa regola non scritta.
Nove tecnici di serie A allontanati dal proprio lavoro da agosto a fine dicembre (in due casi prima ancora dell’inizio ufficiale della manifestazione) su venti squadre iscritte: in testa alla classifica di questo triste primato c’è il Palermo del patron Zamparini, che dopo aver sostituito Pioli con Mangia ha virato adesso su Mutti (un ritorno, il suo). In casa rosanero la musica è più o meno sempre la stessa: anche lo scorso anno Delio Rossi venne esonerato, avvicendato da Cosmi per poi tornare e completare il campionato sulla stessa panchina dalla quale era partito.
Arrivati a trecentosessanta minuti dal giro di boa della massima serie, Juventus, Udinese e Milan (su tutte) si contendono la conquista del platonico titolo di campione d’inverno. I rossoneri sono stati gli ultimi ad aggiudicarselo, in concomitanza con la diciottesima giornata del campionato 2010/11: nell’album dei loro ricordi per dieci volte su sedici quel traguardo aveva rappresentato l’antipasto della vittoria finale. A conti fatti, adesso si può dire “undici su diciassette”.
In quella domenica si festeggiava l’Epifania, ma i tifosi bianconeri la ricordano ancora oggi per l’infortunio occorso a Quagliarella nell’incontro casalingo perso col Parma allo stadio “Olimpico”. Da lì in poi Madama iniziò una caduta inarrestabile, che la portò a confermare il settimo posto ottenuto la stagione precedente. A nulla valse, infatti, l’impegno solenne preso dalla squadra all’interno delle quattro mura dello spogliatoio del “San Paolo” dopo la successiva sconfitta patita col Napoli: “I punti a disposizione sono ancora tanti. Lavoriamo duro e sicuramente i risultati arriveranno”.
Proprio gli scarsi risultati racimolati in campionato portarono alla risoluzione consensuale del contratto stipulato tra l’Inter e Rafael Benítez, al quale non furono sufficienti le vittorie della Supercoppa italiana e della Coppa del mondo per club per restare in nerazzurro: il 6 gennaio scorso il brasiliano Leonardo esordì alla guida della Beneamata superando proprio il Napoli con un netto 3-1. A distanza di poco meno di un anno, altri due tecnici hanno occupato quella stessa panchina: Gasperini e Ranieri.
Nell’attesa che i giocatori tornino a diventare i principali protagonisti del torneo, in questo periodo si tende a vivisezionare le dichiarazioni e gli stati d’animo dei vari tecnici per valutare il livello di salute (fisica e mentale) di ogni singola squadra.
E così, mentre Allegri è in ballo col Diavolo per il rinnovo del contratto ed è costretto ad ascoltare i consigli tattici di Berlusconi, Conte e Guidolin possono lavorare in tranquillità, consapevoli di aver svolto - sino ad ora - quanto richiesto dalle rispettive società. Se non di più.
Nell’immediato questa condizione potrebbe rappresentare per loro un vantaggio rispetto al collega rossonero, nel lungo periodo – però – non bisogna dimenticare che i reali valori (o le sorprese) tendono a venire fuori: per informazioni basta chiedere ad Alberto Zaccheroni, criticato dallo stesso Berlusconi in passato e, nonostante tutto, in grado di portare a casa il sedicesimo titolo della storia del Milan.
Quella squadra arrivava da due stagioni nelle quali si era posizionata undicesima e decima, una situazione di partenza peggiore rispetto a quella della Juventus attuale.
Ogni tanto è giusto ricordarlo.
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4 commenti:
azzo che tensione .....
maronna
ahahaahha
pfuiiiii
Questa è dura. Dura dura...
vabe dovrei fare copia e incolla.
Insisto Conte non vale così tanto.
C'è solo un Pirlo in più quest'anno e qualche innesto... ma stasera rimettere in campo quel Matri li uguale a come l'avevamo lasciato fuori forma e tenere in panca 2 punte vere e in forma è un suicidio tecnico. Questo Conte non ha idee fatta una squadra non riesce a cambiare e ormai gli altri ci conoscono.
Non sono d'accordo con Pigreco. Io non ero assolutamente convinto della bontà della scelta di Conte per la panchina bianconera, non ne avevo fatto mistero in estate. Devo dire che però mi sta facendo ricredere, non solo dal punto di vista caratteriale (ma questo si era capito già dal ritiro di luglio), ma anche dal punto di vista tattico. Il rendimento interno dell'Udinese è spaventoso, sia in fatto di punti che di reti segnate. Eppure non abbiamo rischiato quasi nulla contro una delle squadre più in forma del campionato, che oggi correva anche più di noi. Un applauso al mister per come ha impostato la partita e per questo ultimo mese di campionato. In quanti usciranno imbattuti dai campi di Roma (2 volte), Udine e Napoli?
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