Finalmente si gioca, di nuovo. I tour de force a cui sono sottoposte le formazioni di vertice in questo periodo, con molte gare previste in calendario in un arco di tempo ristretto e pochi attimi di pausa tra una e l’altra, comportano un notevole dispendio di energie fisiche per i calciatori ed un tentativo da parte degli allenatori di dosare forze, stimoli e concentrazioni degli atleti tra le diverse manifestazioni a cui i club partecipano. Ma sono quelli che poi, alla fine, piacciono alla maggior parte dei tifosi. Dipendesse da loro si giocherebbe un giorno sì e l’altro pure.
La momentanea interruzione della serie A prevista per il periodo natalizio consentirà agli stessi giocatori di rifiatare, ai club di rivedere sul campo qualche calciatore attualmente in infermeria e di ridisegnare la rosa in sede di mercato, mentre ai sostenitori non rimarrà che attendere il nuovo anno per assistere ad altri incontri. Il tifoso vive di emozioni e si nutre di partite: se ne può parlare quanto si vuole, ma il centro dell’attenzione è rivolto al rettangolo di gioco, laddove si crea la storia di questo sport.
Poi, si sa: ci sono tifosi e tifosi. Come il sindaco di Firenze Matteo Renzi, quello che a furia di fare doppi passi con le parole tutti i giorni ha finito per inciampare sul pallone, sul concetto principale che voleva esprimere attraverso alcune dichiarazioni inerenti la gara di stasera tra la Juventus e i viola: ha scambiato la Vecchia Signora per la Fiorentina, definendola una "squadretta", con tanto di descrizione dettagliata della maglia con i colori bianco e nero a bande verticali. Succede, soprattutto quando rischi di passare alla storia come il primo cittadino che ha visto la squadra del capoluogo toscano trasferirsi in una località vicina, magari a Sesto Fiorentino: perché c’è una Cittadella da costruire, e se non si trova uno spazio in città da destinarle, si emigra. Siamo ancora lontani dal "fare", adesso ci si trova ancora nel momento del "dire", ed è una fase - a quanto pare - ritenuta politicamente buona per lasciarsi andare a considerazioni simili. In controtendenza - comunque - con quanto detto da Andrea Della Valle, l’azionista di riferimento dei gigliati, in merito ai buoni rapporti esistenti con la famiglia Agnelli. La forte rivalità tra le tifoserie, ad oggi, non aveva bisogno delle esternazioni di Renzi.
Il suo stadio la Juventus lo avrà, a breve, ed è bello pensare che il Presidente che lo inaugurerà è una persona che non ha certo preso la distanze da chi - alla guida della Vecchia Signora - in passato ne aveva concepito l’idea. Ancora una volta, così come in altre occasioni non necessariamente legate al calcio giocato, la società bianconera si troverà nella condizione di essere un passo in avanti rispetto agli altri club italiani. Nell’attesa di tornare ad esserlo anche sul campo.
E dopo il (primo) contratto a rendimento stipulato la scorsa estate dalla società torinese con Marco Motta, ecco - in settimana - la notizia del rinnovo di Giorgio Chiellini, con una serie di clausole innovative che potrebbero fare da apripista ai nuovi accordi che in futuro reggeranno i rapporti tra le società ed i loro giocatori: onori sì, ma anche oneri; professionisti quanto si vuole, ma pur sempre dipendenti.
Dopo aver recuperato nell’incontro di domenica scorsa a Genova Krasic, la Juventus ha rischiato di perdere nella stessa gara Aquilani: la diagnosi, in settimana, è stata "affaticamento muscolare all’adduttore destro", e stasera dovrebbe essere nell’undici di base che affronterà i viola. Ora l’attenzione è spostata sulle diffide che pendono (da diverse giornate a questa parte) sul capo di Felipe Melo e Marchisio: alla prossima ammonizione scatterà la squalifica. Il centrocampo monstre di Madama contro Ibrahimovic: nell’attesa di puntellare l’attacco nella sessione invernale del calciomercato, attraverso il suo reparto più forte (così come plasmato da Del Neri) la Juventus si lancerà all’assalto al Diavolo rossonero nel tentativo di accumulare quanti più punti sarà possibile attraverso le quattro partite di campionato che dovrà disputare da qui sino a fine anno: Fiorentina e Lazio in casa, Catania e Chievo fuori.
Ha fatto bene lo stesso tecnico di Aquileia, nella consueta conferenza stampa del giorno precedente gli incontri, ad alzare l’asticella delle ambizioni: con la stessa umiltà con la quale lui stesso è entrato in punta di piedi a Vinovo, la sua squadra ha aspettato di confrontarsi con le altre formazioni di vertice della serie A per capire le proprie reali potenzialità. Adesso bisogna proseguire su questa strada.
Purtroppo non basta chiamarsi Juventus per vincere: basta andare a rivedersi il film dell’orrore dello scorso campionato per ricordarlo. Ma quando Del Neri, parlando di Andrea Agnelli, dice "è sempre stato un punto di riferimento importante per me e per la squadra. Il suo appoggio è stato totale in ogni momento, ci ha protetto, e se un tecnico ha dietro la società il più è fatto", si capisce chiaramente che la musica, nella Torino bianconera, è cambiata.
Ora non resta che tornare a vincere sul campo, ovunque e dovunque la Vecchia Signora dovrà giocare. Nell’attesa di riprendersi, fuori dal rettangolo di gioco, quello che le è stato tolto quattro anni fa.
Articolo pubblicato su
Nessun commento:
Posta un commento