mercoledì 5 gennaio 2011

La fiaba della Vecchia Signora che tornò a vincere lo scudetto

Una fiaba che si rispetti deve avere un lieto fine. E’ stato così anche per la storia dove si narrava di una bellissima Vecchia Signora del calcio italiano che da otto lunghi anni non riusciva più a trovare la via per arrivare allo scudetto. Il 21 maggio 1995, dopo una moltitudine di tentativi falliti, delusioni e illusioni, finalmente ritrovò l'amato tricolore per la ventitreesima volta nel corso dei suoi novantotto anni di vita. Accadde allo stadio "delle Alpi" di Torino, la sua nuova casa a partire dalla stagione 1990-91, quella immediatamente successiva alla disputa degli ultimi Mondiali di calcio ospitati dal nostro paese.

In quella domenica di primavera l'avversario era il Parma, la società rivale di una stagione intera, tanto in campionato quanto in coppa Italia e in coppa UEFA. E proprio pochi giorni dopo aver visto sfumare a "San Siro" la conquista del trofeo europeo per mano dei ducali (la scelta della dirigenza juventina di optare per Milano come teatro della sfida fu motivata dalla scarsa affluenza di pubblico a Torino), la Vecchia Signora si prese un'immediata rivincita, conquistando lo scudetto con due giornate di anticipo rispetto alla conclusione della competizione nazionale.
L'incontro si trasformò ben presto in una passerella degli uomini di Marcello Lippi davanti ai propri sostenitori, con Madama che riuscì finalmente a raccogliere quanto di buono seminato nel corso della stagione.
Da un Baggio all'altro: Dino, il centrocampista della Nazionale che in estate era passato dai bianconeri ai parmensi, venne surclassato - al pari dei compagni di reparto - dalla linea mediana della Vecchia Signora; Roberto, il fuoriclasse di Caldogno, si divertì in quel pomeriggio a distribuire assist ai suoi compagni (tre delle quattro reti finali furono propiziate da sue iniziative) in quella che sarebbe stata l’ultima gara da lui disputata con la maglia della Juventus.
Il moto perpetuo di Deschamps, Paulo Sousa e Di Livio spostò il baricentro del gioco nella metà campo degli ospiti, mentre Tacchinardi - nell'insolita veste di libero - provvedeva a sorvegliare la difesa. La festa bianconera iniziò con la prima rete di Ravanelli all'11': lanciato in contropiede dal Divin Codino, infilò Bucci dopo essersi liberato di Susic. Quasi allo scadere della prima frazione di gioco ancora Baggio, di tacco, porse l'invito a Didier Deschamps, che lo raccolse, segnò e chiuse i primi quarantacinque minuti sul 2-0 per la formazione juventina. Nella ripresa il numero 10 bianconero concluse il suo show dopo una ventina di minuti, ispirando Gianluca Vialli con un rasoterra che tagliava in due la difesa avversaria; l’attaccante fu abile a raccogliere in corsa il pallone quando si trovava a metà tra Couto e Minetti, a difenderlo e a trafiggere Bucci per la terza volta. L’ultima rete, quando ormai il tricolore si era già trasferito a Torino, fu opera ancora di Ravanelli: su un lancio di Paulo Sousa indirizzato verso il vertice sinistro della difesa degli ospiti si avventò Vialli, pronto a controllare la sfera e crossarla a centro area, dove il bomber perugino fu in grado di anticipare un’altra volta Minotti e appoggiare in rete di destro.

Il Milan di Fabio Capello, vincitore degli ultimi tre scudetti, lasciò così il posto ad una Juventus tornata nuovamente tra le mani di Umberto Agnelli, dopo la prima (e anche allora) fortunata esperienza nel periodo a cavallo tra gli anni cinquanta e sessanta del vecchio secolo. Dirà il Dottore, a fine gara: "Il bello della squadra è consistito nella collaborazione fra Lippi e il gruppo: tutti importanti". A chi gli domandava se avrebbe invitato i giocatori della rosa a cena,rispose: "Penso comunque di invitare quelli di cui non parlate voi: magazziniere, massaggiatore, tutti quelli che i giornalisti non conoscono e che sono stati molto importanti per la vittoria". Sull'immediato futuro di Madama: "Vogliamo mantenerci protagonisti ponendoci come traguardo il modello Ajax: una delle più grandi squadre del mondo che si crea i giocatori in casa, che persegue una politica di potenziamento del vivaio, che sa piazzare i suoi prodotti, che ha un bilancio attivo". Sulla dedica personale per la vittoria appena conquistata: "Il mio cuore corre alla memoria di Fortunato, una grande promessa, un caro ragazzo che purtroppo ci è venuto a mancare e che ricordo con profonda tristezza".
Rileggendo queste parole e ascoltando le recenti dichiarazioni di suo figlio Andrea, da pochi mesi nuovo Presidente della Juventus, è bello poter pensare che in seno alla società bianconera si sia riannodato quel filo di pura juventinità spezzatosi a causa del terremoto calcistico del 2006.

La vittoria del 21 maggio 1995 chiuse un cerchio che si era aperto con il successo bianconero sul Parma ottenuto allo stadio "Tardini" l'8 gennaio precedente (3-1): lì era iniziato lo scatto decisivo della Vecchia Signora, che non sarebbe stata più raggiunta. Allo scudetto si sarebbe aggiunta, poi, anche la coppa Italia, un altro trofeo in attesa della conquista della Champions League nella stagione successiva.
A fine gara Nevio Scala dichiarò: "Era doveroso fare i complimenti alla Juventus neo-Campione d'Italia ed allora ho chiesto ai miei giocatori di aspettare i bianconeri davanti allo spogliatoio per stringere loro la mano, Lippi in testa. Un gesto da sportivi che ci onora e che nello stesso tempo premia i nuovi campioni".
A pochi minuti dal termine dell'incontro Roberto Baggio uscì dal campo, sostituito da Del Piero.
Quella fu l’immagine che racchiuse in sé la conclusione di un'epoca calcistica, per lasciare il posto ad un'altra.
Un po' come accade nelle fiabe.

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4 commenti:

JUVE 90 ha detto...

speriamo in una nuova fiaba a lieto fine, allora ;)

Thomas ha detto...

Sarebbe anche l'ora...
;-)

Un abbraccio, Sante.
A presto

marco99 ha detto...

una fiaba scritta dal più grande di sempre: Luciano Moggi

Thomas ha detto...

Forse il più grande no, almeno a mio parere.
Ma tra i più grandi in assoluto, sì.
Altro che storie...

Un abbraccio ;-)