In una partita come quella disputata tra la Juventus e il Brescia il 21 settembre del 1997 allo stadio “Delle Alpi” di Torino dove le reti non mancarono certamente (finì 4-0 per i bianconeri), vedere uno dei goleador più apprezzati della recente storia del calcio italiano, Dario Hubner, terminarla nell'insolita veste di portiere non può non far pensare ad uno strano scherzo del destino.
Cinque goal realizzati dalla Vecchia Signora al Feyenoord nell'incontro infrasettimanale valido per la Champions League, altri quattro rifilati ai lombardi allenati da Giuseppe Materazzi nella gara di campionato immediatamente successiva: la Juventus "new look" smontata e rimontata in estate dalla Triade e poi consegnata alle sapienti mani di Marcello Lippi stava iniziando a prendere forma. E sostanza.
Filippo Inzaghi, fresco capocannoniere della serie A con la maglia dell'Atalanta, si era appena trasferito sotto la Mole per far compagnia ad Alessandro Del Piero nel reparto offensivo di Madama. I dubbi dei principali esperti nostrani del pallone erano legati alla bontà della scelta della dirigenza bianconera di optare per un attacco veloce ma più leggero, in termini di chilogrammi, rispetto al suo recente passato: a giudicare dai primi incontri della stagione, però, i risultati sembravano confermare la riuscita dell'operazione.
Alla terza giornata del campionato 1997/98 la Juventus affrontò il Brescia schierandosi sul prato verde del "Delle Alpi" con un classico 4-4-2, nonostante la presenza di Zinedine Zidane sulla linea mediana. Abituato a svolgere il ruolo di trequartista dietro le punte, al francese venne inizialmente demandato il compito di posizionarsi sulla corsia sinistra del centrocampo, a completamento di un pacchetto centrale composto da Di Livio, Antonio Conte e Deschamps.
In realtà il numero 21 bianconero, guidato dal proprio talento, lasciò ben presto quel settore per svariare in lungo e in largo per tutto il rettangolo di gioco sino ad arrivare a fermarsi sul lato opposto a quello di partenza, vale a dire il destro. Lì la coppia di laterali Birindelli-Di Livio aveva trovato subito vita facile, trasformandosi in una vera e propria spina nel fianco degli ospiti. Che, dal canto loro, si erano presentati a Torino in situazione di estrema emergenza, dato che ben cinque giocatori (Doni, Bizzarri, Neri, Zunico e De Paola) erano stati messi fuori rosa dalla società lombarda dopo aver richiesto di essere ceduti nella precedente sessione di calciomercato estivo.
"Pronti-via" e la Juventus si ritrovò immediatamente in vantaggio: al 7' una punizione calciata da Zidane e deviata da Antonio Filippini battè l'incolpevole Cervone. L'atteggiamento di Madama nei confronti del malcapitato Brescia diventò poco alla volta sempre più aggressivo, ed i continui spostamenti su tutto il fronte offensivo del suo fuoriclasse francese la portarono a disporsi sul campo con un vero e proprio 4-3-3.
Al 35' della prima frazione di gioco un gioiello di Antonio Conte illuminò il "Delle Alpi". Accadde che un cross di Angelo Di Livio ispirò al centrocampista bianconero l'idea di provare una favolosa sforbiciata volante: il risultato fu un goal spettacolare, così bello da indurre alcuni avversari a fargli i complimenti. Della sua prodezza dirà, a fine gara: "Probabilmente, la rete più bella della mia carriera, anche se mi ricordo con grande piacere pure quella realizzata a Dortmund nella Coppa Campioni ‘95-‘96. In allenamento, ogni tanto, mi riescono prodezze del genere. Ovviamente, sono felice d'esserci riuscito anche in partita".
Soltanto tre minuti dopo Inzaghi, di testa su traversone di Birindelli, avrebbe portato a tre le marcature per i padroni di casa, mentre a Del Piero sarebbe toccato il compito di chiudere la gara sul 4-0 quando ormai si era giunti all'11' della ripresa. Prima e dopo, ancora tanta Juventus: una traversa centrata dal numero nove bianconero, altre occasioni da lui fallite in ripetizione ed un rigore sbagliato (il primo in partite ufficiali) per il fantasista suo compagno di reparto. Il Brescia diede l'unico segnale di vita con un innocuo tentativo di Hubner al 17' del primo tempo.
A fine incontro Cervone perse il controllo dei nervi: a seguito dell'assegnazione di un calcio d'angolo a favore della Vecchia Signora su segnalazione all’arbitro da parte di uno dei due guardalinee, in disaccordo con lo stesso, tirò la palla nella sua direzione, mancandolo. Ovviamente ammonito, continuò a protestare sino ad ottenere il secondo giallo, con la conseguente espulsione dal terreno di gioco. A questo punto gli ospiti, che avevano terminato i cambi, dovettero chiedere – come detto - a Hubner di indossare i guanti per svolgere l'inedito ruolo di portiere.
Solo in quel momento si placò la furia offensiva della Juventus.
Era il 46' del secondo tempo.
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Cinque goal realizzati dalla Vecchia Signora al Feyenoord nell'incontro infrasettimanale valido per la Champions League, altri quattro rifilati ai lombardi allenati da Giuseppe Materazzi nella gara di campionato immediatamente successiva: la Juventus "new look" smontata e rimontata in estate dalla Triade e poi consegnata alle sapienti mani di Marcello Lippi stava iniziando a prendere forma. E sostanza.
Filippo Inzaghi, fresco capocannoniere della serie A con la maglia dell'Atalanta, si era appena trasferito sotto la Mole per far compagnia ad Alessandro Del Piero nel reparto offensivo di Madama. I dubbi dei principali esperti nostrani del pallone erano legati alla bontà della scelta della dirigenza bianconera di optare per un attacco veloce ma più leggero, in termini di chilogrammi, rispetto al suo recente passato: a giudicare dai primi incontri della stagione, però, i risultati sembravano confermare la riuscita dell'operazione.
Alla terza giornata del campionato 1997/98 la Juventus affrontò il Brescia schierandosi sul prato verde del "Delle Alpi" con un classico 4-4-2, nonostante la presenza di Zinedine Zidane sulla linea mediana. Abituato a svolgere il ruolo di trequartista dietro le punte, al francese venne inizialmente demandato il compito di posizionarsi sulla corsia sinistra del centrocampo, a completamento di un pacchetto centrale composto da Di Livio, Antonio Conte e Deschamps.
In realtà il numero 21 bianconero, guidato dal proprio talento, lasciò ben presto quel settore per svariare in lungo e in largo per tutto il rettangolo di gioco sino ad arrivare a fermarsi sul lato opposto a quello di partenza, vale a dire il destro. Lì la coppia di laterali Birindelli-Di Livio aveva trovato subito vita facile, trasformandosi in una vera e propria spina nel fianco degli ospiti. Che, dal canto loro, si erano presentati a Torino in situazione di estrema emergenza, dato che ben cinque giocatori (Doni, Bizzarri, Neri, Zunico e De Paola) erano stati messi fuori rosa dalla società lombarda dopo aver richiesto di essere ceduti nella precedente sessione di calciomercato estivo.
"Pronti-via" e la Juventus si ritrovò immediatamente in vantaggio: al 7' una punizione calciata da Zidane e deviata da Antonio Filippini battè l'incolpevole Cervone. L'atteggiamento di Madama nei confronti del malcapitato Brescia diventò poco alla volta sempre più aggressivo, ed i continui spostamenti su tutto il fronte offensivo del suo fuoriclasse francese la portarono a disporsi sul campo con un vero e proprio 4-3-3.
Al 35' della prima frazione di gioco un gioiello di Antonio Conte illuminò il "Delle Alpi". Accadde che un cross di Angelo Di Livio ispirò al centrocampista bianconero l'idea di provare una favolosa sforbiciata volante: il risultato fu un goal spettacolare, così bello da indurre alcuni avversari a fargli i complimenti. Della sua prodezza dirà, a fine gara: "Probabilmente, la rete più bella della mia carriera, anche se mi ricordo con grande piacere pure quella realizzata a Dortmund nella Coppa Campioni ‘95-‘96. In allenamento, ogni tanto, mi riescono prodezze del genere. Ovviamente, sono felice d'esserci riuscito anche in partita".
Soltanto tre minuti dopo Inzaghi, di testa su traversone di Birindelli, avrebbe portato a tre le marcature per i padroni di casa, mentre a Del Piero sarebbe toccato il compito di chiudere la gara sul 4-0 quando ormai si era giunti all'11' della ripresa. Prima e dopo, ancora tanta Juventus: una traversa centrata dal numero nove bianconero, altre occasioni da lui fallite in ripetizione ed un rigore sbagliato (il primo in partite ufficiali) per il fantasista suo compagno di reparto. Il Brescia diede l'unico segnale di vita con un innocuo tentativo di Hubner al 17' del primo tempo.
A fine incontro Cervone perse il controllo dei nervi: a seguito dell'assegnazione di un calcio d'angolo a favore della Vecchia Signora su segnalazione all’arbitro da parte di uno dei due guardalinee, in disaccordo con lo stesso, tirò la palla nella sua direzione, mancandolo. Ovviamente ammonito, continuò a protestare sino ad ottenere il secondo giallo, con la conseguente espulsione dal terreno di gioco. A questo punto gli ospiti, che avevano terminato i cambi, dovettero chiedere – come detto - a Hubner di indossare i guanti per svolgere l'inedito ruolo di portiere.
Solo in quel momento si placò la furia offensiva della Juventus.
Era il 46' del secondo tempo.
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4 commenti:
Che centrocampista che era. E che centrocampo che era quello!
A rivedere certe immagini viene il magone...
E, te lo posso assicurare, anche a rileggere certe dichiarazioni: sprizzavano vera juventinità da tutti i pori...
Un abbraccio
Bei tempi Thomas... e grande ANTONIO CONTE
Grande. Grandissimo...
Quanto lo rivorrei un centrocampista così...
Un abbraccio
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