mercoledì 14 settembre 2011

La nuova Juve e l'apporto di Pirlo e Conte



Dedico questo articolo alla memoria del giovane Daniele

"Un acquisto incomprensibilmente sottovalutato". Con queste parole Andrea Agnelli, in occasione della presentazione delle nuove maglie della Juventus per l’attuale stagione, lo scorso 6 luglio mostrò il proprio stupore per il modesto rilievo suscitato dal passaggio di Andrea Pirlo ai bianconeri.

A proposito di maglie: l’ex calciatore del Milan scelse la numero 21. Perché? "E’ dai tempi di Brescia che me lo porto dietro. E’ un numero speciale: è il giorno in cui mi sono sposato, il 21 è nato mio padre e il 21 è anche il numero civico di casa mia…". Nulla da obiettare, piuttosto qualcosa da aggiungere: tempo addietro a Torino, su quello stesso terreno di gioco, un certo Zinedine Zidane divertiva e si divertiva con la medesima casacca.

Tanto era decisivo l’apporto del francese per le sorti della Juventus quanto potrebbe diventarlo nei prossimi mesi quello di Pirlo: "Domenica, quando l’ho visto giocare ho pensato: 'Dio c’è'. E’ veramente imbarazzante la sua bravura calcistica". Così si è espresso Buffon sul suo nuovo compagno di squadra nel club di appartenenza, dopo averlo conosciuto e apprezzato per anni soltanto nella nazionale azzurra.

In concomitanza con la prima occasione nella quale Madama ha disputato una gara ufficiale sul prato verde dell’ormai storico "Delle Alpi", magicamente sono ricomparse alcune piacevoli sensazioni rimaste chiuse nell’album dei ricordi troppo a lungo: tra queste, quella di riuscire a vincere e convincere allo stesso tempo.

Per ritrovare quattro goals della Juventus al debutto in campionato bisogna tornare indietro di una decina d’anni: stagione 2001-02, nella partita contro il Venezia la formazione allenata da Marcello Lippi surclassò l’undici guidato da Cesare Prandelli (l’attuale c.t. dell’Italia) con una doppietta a testa ad opera di Del Piero e Trezeguet.

Zidane era appena partito in direzione Madrid; la Vecchia Signora acquistò Buffon utilizzando una parte del ricavato della cessione del fantasista transalpino. In quella domenica 26 agosto Antonio Conte non scese in campo sulla linea mediana bianconera, dato che il suo esordio stagionale avvenne soltanto alla quattordicesima giornata (9 dicembre, Milan-Juventus 1-1).

Madama trionfò all’epilogo della serie A, in quel famoso 5 maggio 2002 in cui l’Inter si ritrovò a passare, nell’arco di soli novanta minuti di gioco, da possibile vincitrice del tricolore ad arrivare in terza posizione in classifica. Il suo allenatore, Hector Cuper, ogni qualvolta i giocatori nerazzurri entravano in campo per la disputa delle partite era solito ripetere le parole "Yo estoy contigo", battendo loro la mano sul petto.

Questo non bastò a garantirgli il successo finale: nell’ultima giornata fu la Juventus a godere. Lo confessò apertamente lo stesso Conte, intervistato mentre si recava negli spogliatoi per festeggiare la conquista del ventiseiesimo scudetto della società torinese: "C’è poco da parlare, stiamo godendo. Questa è l’amarezza di due anni fa, a Perugia. E c’è qualcuno che ci guarda che c’era a Perugia. Adesso stiamo godendo…".

Non riuscì a continuare il suo sfogo: venne portato, a forza, dentro la stanza da alcuni compagni in un clima di euforia generale. Tra questi c’era Lilian Thuram, lo stesso calciatore che nel giugno del 2006, all’indomani dello scoppio del terremoto che distrusse la Vecchia Signora, dal ritiro dove la nazionale francese si stava preparando in vista dei mondiali di Germania ad una domanda sulla difficilissima situazione in cui versava il suo club dichiarò: "La Juve chi? Che cos’è la Juventus?".

Lo sa bene Conte "chi è", "cos’era" e "cosa dovrà tornare ad essere": adesso che ne è diventato l’allenatore cercherà di trasmettere ai suoi uomini dalla panchina quello che ha imparato sul campo sotto la guida di alcuni tra i migliori tecnici in circolazione negli ultimi trent’anni. Recentemente, durante il ritiro estivo di Madama a Bardonecchia ha confidato: "Ho lavorato con i più vincenti, tranne Capello. Tra Juve e Nazionale ho avuto Trapattoni, Lippi, Ancelotti e Sacchi". Su di lui Pirlo ha speso, proprio in quel periodo, parole di elogio: "Mi ricorda un po’ Lippi, per la determinazione che ci mette, l’entusiasmo, la voglia di vincere che ha".

Il mister viareggino vinse matematicamente il suo primo scudetto bianconero battendo (proprio) il Parma al "Delle Alpi" il 21 maggio del 1995, realizzando (ancora) quattro reti senza subirne alcuna. Della rosa di quella Juventus facevano parte anche Didier Deschamps (fu suo il secondo goal contro i ducali) e Ciro Ferrara, due tra gli allenatori che hanno preceduto Conte alla guida di Madama dopo il 2006.

All’insegna dei ricordi sarà anche la prossima gara di campionato, quella che vedrà il ritorno del tecnico a Siena dove ha maturato una positiva esperienza nella scorsa stagione conclusasi con la promozione dei toscani in serie A.
Al netto degli avvenimenti del passato ora la concentrazione dell’ambiente torinese si sposterà verso l’impegno di domenica, ripetendo il ritornello del "zitti, pedalare, lavorare" e inseguendo un unico obiettivo: vincere.
L’esclusiva, piacevole ossessione di chi è juventino vero.

Articolo pubblicato su Tutto Juve.com

9 commenti:

Thomas ha detto...

Ringrazio l'utente "davik" del forum "Vecchia Signora.com" per avermi concesso l'uso dell'immagine del suo avatar per l'intestazione del mio blog

Un caro saluto e forza Juve!

Unknown ha detto...

LA VERITA' SU PIRLO
La verità uscirà a giugno quando speriamo di mettere la terza stelletta. Forse, prima o poi Pirlo ci dirà cosè successo. Ma Pirlo è un galantuomo. Lo si è sempre saputo. taciturno quasi da sembrare addormentato in nazionale, ma rapidissimo a giocare a calcio. non si sa se mai si togierà quei sassolini dalle scarpe. Il destino ha voluto che capitasse al Milan. Il Milan è un porto seguro per i giocatori come lo era da sempre stata la Juve. Da anti Milanista convinto posso dire che l'unica cosa che apprezzo nel Milan è il saper curare i giocatori malati, saperli scegliere magari a parametro zero e rilanciarli.. Anche se faccio fatica a pensarlo ma il Milan è una buona organizzazione. Le parole scuse di Galiani per spiegare il perchè la societa Milan ha deciso di non rinnovare il contratto di 3 anni a Pirlo sono ridicole a cui nessuno può credere. Il fatto che Sedorf sia ancora li pur essendo un vecchione la dice lunga, ma è straniero e uno straniero ..non fa politica. Il mio pensiero è che Pirlo si sia stufato di avere un presidente del genere, arrogante, sfrutta bambine ecc ciò che finalmente è venuto a galla quest'anno e che si sia stufato anche di vedere la squadra in mano ad un incompetente che vince solo perchè ha una rosa di 50 giocatori buoni e l'anno scorso non aveva rivali.

Entius ha detto...

L'unica incertezza su Pirlo riguarda la sua tenuta fisica. Se non avrà infortuni potrà essere l'arma in più di questa Juventus.
Non vi auguro di vincere (anzi da tifoso gradirei un'altra stagione anonima) ma spero in tutta sincerità che possiate essere protagonisti.
Vincere perchè i tuoi avversari si sono persi per strada è bello, ma vincere al fotofinish dopo aver lottato fino all'ultimo con i tuoi avversari lo è molto di più.

Giuliano ha detto...

sono d'accordo con quello che dice Pigreco, è molto probabile che sia andata così. Aggiungerei una cosa: visto che è l'unico a non averlo mai detto in pubblico, è molto probabile che Pirlo sia sempre stato tifoso della Juve, fin da piccolo
:-)

Thomas ha detto...

@Pigreco San Trader: nel mio piccolo penso che la persona che più abbia inciso nell’addio di Pirlo al Milan sia stato Allegri. Lo stesso giocatore ha capito di non essere più al centro dell’idea del calcio del suo club, che poco alla volta ha tolto dal centrocampo la qualità per inserire la quantità.
Tutto questo in onore di Ibrahimovic, e dei suoi compagni d’attacco.
In Italia una scelta simile può pagare; in Europa no. In “questa” degli ultimi dieci anni, almeno.
Basti pensare alla (super)Juventus di Capello e ai problemi che incontrò al di fuori della serie A in quelle due straordinarie stagioni.

Galliani, prima di farne una questione economica o di carta d’identità ha sentito il parere del tecnico, che – a differenza dei suoi predecessori – “vive” la società oltre la sfera abituale di un allenatore italiano.
Facci caso: è sempre presente nei momenti principali della vita dei rossoneri, anche – e soprattutto – in estate.

Aquilani percepisce 2 milioni di euro puliti all’anno, Pirlo (da noi) 3,5. Questa può essere una ragione, sì: quello che non capisco sono gli stipendi dei loro mediani (non dimentico che qualcuno è stato preso a zero), in relazione a età e qualità. Mi riferisco a Gattuso (4) e Flamini (4,5).
Problemi loro, comunque
;-)

@Entius: le tue parole ti fanno onore. Soprattutto se scritte in un momento difficile come quello che sta vivendo la tua Inter
Ps: sì, pagherà il solo Gasperini

@Giuliano: beh, se non altro stavolta non ci siamo dovuti sorbire questa storia…
:-D

Un abbraccio a tutti!!!

Father ha detto...

E’ tutto successo in un attimo, solo pochi giorni fa.

Stava andando a lavorare in moto, come tutte le mattine, ed aveva appena valicato la collina.

Ancora qualche chilometro e sarebbe giunto in basso, a Santa Margherita, per andare a prendere servizio in uno dei lussuosi alberghi ubicati nella più prestigiosa zona del levante ligure.

Già, come tutte le mattine, ma l’altro giorno il sole l’ha tradito, il sole nato quasi all’improvviso dal mare, un sole che ti abbaglia e non ti fa più vedere nulla.

Neppure, per l’ultima volta, il mare.

Quella gran massa d’acqua che, vista dall’alto, aveva lo stesso colore dei suoi occhi.

Basta un attimo per non accorgersi di un camion posto di traverso sulla strada, un camion che ha bisogno di effettuare alcune manovre per entrare in uno stretto sentiero.

Sono arrivati subito con l’elicottero dei Vigili del Fuoco e l’hanno freneticamente portato all’Ospedale San Martino di Genova.

Speravamo tutti in un miracolo, pregavamo tutti che potesse uscire dal reparto di rianimazione intensiva, ma Daniele non ce l’ha fatta.

Aveva solo ventisette anni.

Ora, si dice sempre che chi ci ha lasciato era una persona speciale, ma lui lo era per davvero. Sissignori, aveva una bontà d’animo veramente rara, ed è anche per questo che era riuscito a farsi voler bene da tutti.

E che la cattedrale della nostra cittadina non è mai stata gremita come oggi.

C’erano anche i suoi compagni di calcio, una piccola squadra dell’entroterra chiavarese, ed indossavano tutti la maglietta con la quale scendevano in campo.

Assieme a lui.

E c’era anche mia moglie, che è stata la sua maestra delle elementari.

Dicono che suo cuore ora batta nel petto di un ragazzo di quindici anni.

Forse è così, comunque bisognerebbe fargli sapere chi era Daniele.

Ieri sera, nella camera ardente, i suoi familiari gli avevano posto accanto una maglietta di calcio del Milan, la sua squadra del cuore, la maglietta di Ibrahimovic sulla quale il calciatore aveva apposto la sua firma.

Qualcuno, durante la notte, glie l’ha rubata.

Questa mattina, appena appresa la notizia, i suoi amici si sono subito freneticamente attivati e sono partiti in auto per Milanello.

Oggi pomeriggio, sulla sua bara in cattedrale, era amorevolmente adagiata un’identica maglietta, piena di firme.

Qui finisce la storia.

Che, in definitiva, non è altro che la storia di un bravo ragazzo, un ragazzo che ha portato a termine il proprio viaggio in un tempo troppo breve.

E dei suoi amici.

E di una maglietta di calcio di una squadra avversaria che, in tutta la mia vita, non ho mai visto tanto bella.

Thomas ha detto...

Grazie di cuore, papà.

Un ringraziamento particolare anche all'A.C. Milan.

Ciao Daniele

squeeze ha detto...

scusate di chi state parlando? chi era questo Daniele? :°(

Thomas ha detto...

Ciao squeeze, bentornato!

Daniele? Visto l’argomento trattato nel blog, potrei descrivertelo come un calciatore non professionista che è tragicamente scomparso in un incidente stradale.
Uno che questo meraviglioso sport lo sapeva interpretare (a 360 gradi) con lo spirito migliore.
Una delle facce pulite del pallone, per intenderci.

Dal punto di vista umano, un bravo ragazzo.

Al giorno d’oggi è dura trovare una persona che racchiuda in sé queste caratteristiche.
Anche considerate separatamente.

Un abbraccio