sabato 25 agosto 2012

Intervista a Salvatore Lo Presti

Salvatore Lo Presti, storico giornalista sportivo e fondatore del famoso manuale "Annuario del calcio mondiale", ha concesso un'intervista in esclusiva per "Pagina" .
Profondo conoscitore dell’universo juventino, ha risposto a domande inerenti il mondo del pallone a trecentosessanta gradi.

Oggi, sabato 25 agosto 2012, inizia ufficialmente il nuovo campionato di serie A. La squadra favorita per la vittoria finale, leggendo e ascoltando i pareri di molti opinionisti del mondo del pallone, è la Juventus. Concorda anche lei?

Sì, abbastanza, anche se questa tempesta mediatica e giudiziaria che si è abbattuta sul suo vertice tecnico, su Conte, potrebbe avere delle conseguenze negative. Comunque la Juventus, oltre alle bellissime cose fatte lo scorso anno, ha condotto sino a questo momento una campagna acquisti intelligente. Ha comprato ottimi giocatori, tra i quali un piccolo autentico campioncino come Pogba. Aspettiamo tutti, comunque, l’arrivo di un attaccante di caratura internazionale. Nel caso in cui l’evento si dovesse realmente verificare, allora potrebbe difendere il proprio titolo nel ruolo di favorita e dire la sua in Europa.

Mancano ancora pochi giorni alla chiusura della sessione estiva del calciomercato. Immagina si possano ancora verificare movimenti (in entrata o in uscita) in grado di stravolgere gli attuali pronostici? Mi riferisco, ad esempio, all'interesse manifestato da alcune società straniere verso i vari Cavani, De Rossi...

A questo punto penso che non accadrà più nulla di veramente importante. L’Inter, con le ultime mosse (Gargano, Pereira, lo scambio Cassano-Pazzini) dovrebbe aver sistemato bene il suo organico a meno che non ci siano manovre, come la partenza di Maicon, che causerebbero dei “buchi” da dover poi colmare. Comunque sia, mi sembra che disponga di una rosa abbastanza agguerrita per recitare la parte di secondo incomodo. Il Milan, con questa campagna acquisti al risparmio, potrebbe aver perso qualcosa delle sue potenzialità, visto anche le condizioni fisiche di Pato, un giocatore sul quale punta moltissimo ma che manifesta dei nuovi problemi fisici prima ancora di cominciare la stagione. La situazione sembra abbastanza delineata: la Juventus leggermente davanti, con Milan e Inter a inseguire. I nerazzurri ultimamente penso abbiano recuperato qualche cosa nei confronti dei rossoneri.

Altre squadre?

Poi c’è il Napoli, anche se la partenza di Lavezzi è pesante e con Cavani non si sa come andrà a finire. Pare che nell’ultimo incontro tra il giocatore e De Laurentiis non ci sia stato l’accordo, ma neanche la rottura, quindi è molto probabile che l’uruguaiano rimanga. Non credo, come detto, che ci saranno movimenti sensazionali, tranne questa punta che la Juventus ha inseguito da tempo lasciandosi sfilar via gli obiettivi dalla sua vista. Adesso sono rimasti solo Dzeko e Jovetic, che non sono facili da raggiungere.

Restiamo in tema campionato: quali pensa possano essere le sorprese della prossima stagione? Mi potrebbe fare i nomi di un calciatore, di un allenatore o di una squadra a sua scelta?

La sorpresa potrebbe essere la Roma, che ha un po’ rivoluzionato i ranghi. Se Zeman ritorna in serie A all’altezza della sua fama e, soprattutto, dimostra di aver recepito la necessità di fare una squadra che non si esponga pericolosamente ai contropiedi degli avversari (cosa che è riuscito a fare a Pescara nel girone di ritorno), allora potrà realmente essere lei la sorpresa del torneo.

Solo i giallorossi, quindi?

Non vedo altre squadre. L’Udinese lo scorso anno si è comportata benissimo, però è stata depauperata parecchio dalla campagna vendite.

In tema di calciatori, invece, gliene viene in mente qualcuno in particolare?

Direi Destro, tra i giovani interessanti. Poi, anche se non è italiano, Pogba, che nelle prime uscite mi ha veramente impressionato.

A suo modo di vedere, fermo restando l'attuale periodo di squalifica confermato anche dalla Corte di giustizia federale, quanto potrebbe pesare sulla stagione bianconera l'assenza forzata dalla panchina di Conte durante le gare?

Ho notato una grande sintonia tra Conte e Carrera, e tra Conte e i giocatori. Durante la settimana potrà comunque allenare la squadra, non credo mancherà tanto. Potrebbe essere meno pronto quando dalla tribuna dovrà decidere dei cambiamenti nel corso della partita. Però oggi, coi mezzi di comunicazione che ci sono e con l’esperienza dello stesso Carrera, non penso possano incontrare grandi pericoli in questo senso.
Piuttosto sarà importante vedere come andrà finire l’ultimo grado di giudizio e la serenità con la quale il tecnico affronterà la stagione.

Ha avuto modo di ascoltare la recente conferenza stampa indetta dal tecnico bianconero? Che idea si è fatto su quanto gli è accaduto?

L’ho sentita: Conte si è reso protagonista di un’arringa estremamente accorata e sicuramente più efficace di quella che hanno saputo fare i suoi legali nel corso del processo d’appello. Diciamo che grandi novità non ne ha portato, anche perché mancando la possibilità della contrapposizione tra accusatore ed accusato con l’assistenza dei legali non è che si potesse arrivare a più di tanto. Però il fatto che la credibilità di Carobbio sia stata messa in dubbio per la partita Novara-Siena e, invece, sia stata considerata in tutta la sua pienezza quando si parla di AlbinoLeffe-Siena, mi lascia qualche perplessità. Credo che questo sia un punto in cui gli avvocati possano aggrapparsi in vista del terzo grado di giudizio. Qualche speranza credo ce l’abbiano, anche se la motivazione della sentenza è abbastanza dura nei confronti di Conte.

Va bene…

D’altra parte c’è un aspetto che mi aveva lasciato perplesso durante il lavoro degli inquisitori della Procura di Cremona: la fretta con la quale i Pm avevano definito credibile Carobbio, quando ancora non aveva presentato alcun elemento probante. Controprove a quello che dice Carobbio, malgrado quanto dice Palazzi, non ne sono state portate. Ci sono testimoni e prove a favore di Conte. Bisognerà vedere come il Coni valuterà queste incongruenze.

Sulla divisa da gioco della Vecchia Signora adesso compare la scritta "30 sul campo". Nel corso della sua carriera professionale lei ha avuto modo di vivere e raccontare dal vivo molti degli scudetti vinti da Madama. Cosa ne pensa della scelta del club juventino di togliere le due stelle dalla maglia?

Si è trattato di una modo per dimostrare a tutti il proprio dissenso dalla situazione che si è venuta a creare. Evidentemente la Juventus non ha voluto uno scontro frontale con la federazione: avrebbe fatto una brutta figura e perso la battaglia. Così ha voluto fare… quasi una battuta di spirito… ha dato un colpo al cerchio, arruffianandosi i propri tifosi, ed uno alla botte, cercando di non infrangere le regole.
Io avrei trovato un altro modo: avrei messo i profili di tre stelle, riempiendone solo due in argento, come prescrive il regolamento. Sarebbe stato molto ironico, elegante. A quanto pare hanno preferito questa soluzione, va bene ugualmente, per esprimere il dissenso senza offendere nessuno.

Allarghiamo i confini della nostra chiacchierata, spostandoci in Europa. Il Chelsea ha conquistato l'ultima Champions League battendo il Bayern Monaco, quando in molti immaginavano una finalissima tutta spagnola tra Real Madrid e Barcellona. Pensa che i Blues possano ripetersi, oppure che la coppa torni di nuovo in Spagna?

Penso che in una competizione lunga il Chelsea non abbia la levatura e le risorse tecniche per restare al vertice. Magari potrà fare una buona Champions League (dipenderà anche dal sorteggio), ma non mi sembra attrezzata per puntare di nuovo al titolo. Lo scorso anno ha avuto dei meriti con il cambio di allenatore, la squadra ha saputo reagire con le giuste motivazioni e si sono dimostrati abili nel punire l’eccessiva presunzione dei tedeschi, che credevano d’aver vinto prima ancora di scendere in campo.
Però penso che il Real Madrid e il Barcellona siano abbastanza “arrabbiate”, a livello europeo, per non perdere l’occasione di far pesare agli avversari la loro maggiore caratura tecnica.

A partire dalla stagione che sta per iniziare assisteremo, per volontà della Fifa, all'allargamento delle panchine a dodici elementi. Quanto è importante, secondo lei, questa novità?

Molte squadre oggi hanno in rosa anche più di trenta elementi, anche perché acquistare è difficile, ma vendere lo è ancora di più. Probabilmente ci guadagnerà un po’ l’allenatore, che avendo la possibilità di portarsi dietro dodici uomini come rincalzi creerà anche meno scontenti, visto che in pochi andranno in tribuna. In tema di sostituzioni, però, immagino che la scelta ricadrà sempre sui soliti.

C'è un calciatore, conosciuto durante la sua attività da giornalista, che per motivi umani e/o professionali le è rimasto particolarmente a cuore?

Mah… ne ho conosciuto tanti… Credo Dino Zoff, Prandelli… Lo stesso Platini, anche se aveva quest’aria di superiorità che comunque riusciva a mettere da parte quando iniziava a conoscerti meglio. Poi… Gustavo Giagnoni era un eccellente allenatore ed un uomo di primo piano. Anche Oronzo Pugliese… Ci sono stati tantissimi giocatori e allenatori che ho stimato e che a loro volta hanno fatto altrettanto con me.

E un collega giornalista?

Ho avuto molti amici tra i colleghi, ma credo che quello al quale sono rimasto maggiormente affezionato sia stato Vladimiro Caminiti.

Immaginavo questa risposta. Non è la prima persona che ha avuto modo di frequentarlo che me ne parla in termini positivi…

(ride, ndr) Non solo perché era siciliano come il sottoscritto, ma anche per il suo carattere e la generosità. Era un uomo che si faceva in quattro per i colleghi.

L'ultima domanda la riservo per la sua creatura, l'ormai celebre "Annuario del calcio mondiale". Quando e come è nata l'idea di dare origine a questo manuale?

L’idea mi è nata quando ho visto pubblicazioni simili all’estero. In Italia non ne esisteva una di questo tipo. Panini considerava soltanto il calcio italiano, cosicché mi sono buttato in questa impresa.
Sono stati diciannove anni bellissimi, poi purtroppo la crisi dell’editoria unita a quella economica latente hanno impedito di andare avanti. Nella sua nicchia di diffusione non aveva dato origine a perdite, ma evidentemente gli editori vogliono avere la certezza di guadagnare, parecchio e subito. Non mi è capitato di trovarne successivamente uno coraggioso.
Rimane comunque una delle più belle soddisfazioni della mia carriera.
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4 commenti:

Danny67 ha detto...

Complimenti per l'intervista ad un uomo appartenente ad una razza, più che in via di estinzione, ormai praticamente estinta, quella del giornalista vero. Speriamo in qualche nuova leva per il futuro...ad esempio l'autore di questo pezzo. ;-)

Giuliano ha detto...

Lo Presti va a toccare un tema molto interessante: quante pubblicazioni (giornali, mensili, rubriche tv, eccetera) sono scomparse negli ultimi anni? Tante, troppe. I motivi sono molti, a volte in positivo (il web, che permette anche a noi di pubblicare) il più delle volte in negativo. Nel negativo metto il prevalere della logica dell'audience (una cosa si fa non perché è buona in sè, ma perché si vende: se non vende, non vale niente - che tristezza!) e anche, purtroppo, la miopia (qui mi censuro, avrei scritto molto di peggio) di troppi che fanno gli editori senza sapere cosa significhi essere davvero un editore.
Un discorsone!
Per intanto, bello sentire Lo Presti: di siciliani è ricca la juventinità
:-)
(di siciliani, di romani, di fiorentini!) (eccetera eccetera eccetera...)

Giuliano ha detto...

correggo: se non vende o se vende ma non quanto vorrebbero i capi, che pretendono sempre il boom delle vendite o degli ascolti. E invece è importante qualsiasi cosa, purché fatta bene e purché non mandi in rovina l'azienda. Gli editori seri hanno sempre applicato questo modo di pensare, purtroppo da anni prevale la legge del marketing, con i risultati che vediamo (crisi economica e disoccupazione, per esempio)

Thomas ha detto...

@Danny: Lo Presti è un gentiluomo. Concordo sul giudizio che hai dato di lui, ma quello che mi ha colpito maggiormente nel corso dell’intervista (così come è accaduto, recentemente, con Darwin Pastorin) sono state le sue qualità umane.

@Giuliano: non finirò mai di ringraziare il web: con le sue porte aperte sul mondo ha consentito a molti di noi di poter far conoscere il nostro pensiero con un semplice click.

Condivido in pieno la tua osservazione: manuali come l’Annuale del calco mondiale erano vere e proprie opere d’arte. Venire a sapere che libri dai contenuti “elementari” schizzano in testa alle vendite nelle classifiche del settore mette un po’ tristezza.
Vince il marketing, ma perde la qualità.

Un abbraccio ad entrambi