martedì 6 novembre 2012

La Juve in Champions non può più fallire



Il recente successo ottenuto dall’Inter contro la Juventus certifica ulteriormente il ruolo di protagonista in questo campionato della squadra di Stramaccioni. Prima di quella partita i nerazzurri, unici in serie A, si erano dimostrati incapaci di pareggiare: su dieci incontri disputati ne avevano vinti otto e persi due. Dall’altra parte del campo, invece, i bianconeri potevano fregiarsi dell’impressionante numero di risultati utili consecutivi: quarantanove.

Il record di imbattibilità del Milan di Fabio Capello (cinquantotto gare senza sconfitte) può attendere: la Beneamata è uscita dallo “Juventus Stadium” con un successo meritato, reso ancora più netto dagli errori arbitrali che ne hanno complicato la strada verso la vittoria.

A detta di Diego Milito, eroe della serata con una doppietta, i nerazzurri probabilmente erano entrati in campo senza la giusta cattiveria agonistica: storditi dal goal lampo di Vidal e furiosi per gli abbagli del duo Tagliavento – Preti (rispettivamente direttore di gara e guardalinee), piuttosto di sprecare energie in inutili proteste hanno riversato la loro rabbia sul campo.

Considerando proprio questi elementi risultano poco comprensibili i successivi sfoghi di Stramaccioni (nei confronti di Marotta) e di Massimo Moratti, il quale ha cominciato subito dopo il novantesimo minuto a picchiare duro: “Ah, beh, quell’inizio combacia in maniera perfetta con la storia delle due società, potrei definirlo lo specchio o il riassunto esatto dei due club…”. L’oggetto della diatriba tra l’allenatore interista e lo stesso Marotta, invece, lo si poteva trovare in un commento di quest'ultimo in merito alla scelta del tecnico di presentare a Torino una squadra con tre punte. “Spensierato”, ha detto il bianconero. “Un complimento? Riguardatevi le immagini, era ironia”, ha riposto l’altro.

Passando a quanto successo sul rettangolo di gioco, Angelo Alessio ha ammesso di non essere rimasto sorpreso dalle mosse del collega. Il goal del 3-1 finale ad opera di Palacio, oltretutto, ha avvalorato la bontà della sua intuizione. L'Inter ha colto il successo esterno sfruttando appieno un'arma che la Juventus di oggi non possiede: l'attacco. Al momento è stata disegnata per sfruttare al meglio il proprio reparto avanzato, protetto e valorizzato dal resto della squadra: non è un caso e non potrebbe essere tale, visti i numeri, che i milanesi abbiano vinto sei gare in trasferta su sei.

Adesso per la Beneamata arriva il momento più difficile: quello della conferma. Non potrà più nascondersi dietro al Napoli, che ha superato in classifica, e dovrà necessariamente cercare di imporre il proprio gioco in casa laddove - ad oggi - ha mostrato di avere ancora qualche problema. Il rientro di Sneijder, poi, se da un lato contribuirà inevitabilmente ad alzare il tasso tecnico della formazione dall'altro andrà "gestito" in termini di spogliatoio. Per fargli posto qualcuno dovrà sedersi in panchina, e i mal di pancia di Cassano sono sempre dietro l'angolo.

Nonostante la sconfitta interna la Juventus resta comunque al comando in campionato, grazie al ritmo impressionante mantenuto sino allo scorso sabato ed alla zuccata vincente di Pogba nei minuti di recupero della gara disputata contro il Bologna. Il ricorso ai goals di più elementi della squadra può rappresentare una validissima alternativa all'astinenza degli attaccanti, a patto che non diventi la regola: un Marchisio o un Vidal, anche solo per i chilometri che macinano durante i novanta minuti di gioco, non avranno mai la stessa prolificità (e precisione sotto rete) dei vari Cavani, Milito o Klose.

A chi pronosticava con troppa sicurezza un monologo juventino in serie A dev'essere apparso strano vedere la Vecchia Signora perdere l'imbattibilità contro la seconda forza del campionato. La corazzata bianconera, ancor oggi la favorita numero uno del torneo, deve ancora riprendere la confidenza con la concomitanza degli impegni europei e adesso si trova - proprio in quella manifestazione - a vivere un clima da "ultima spiaggia": contro i danesi del Nordsjælland, mercoledì, non potrà fallire nuovamente l'appuntamento con la vittoria.

E' un concetto ormai ripetuto sino allo sfinimento, che non passa mai di moda: senza attaccanti di valore assoluto la Juventus difficilmente riuscirà a ripetere in Europa quanto messo in mostra in Italia dall'inizio della scorsa stagione. E neanche il ritorno sulla panchina di Antonio Conte riuscirà a sopperire a questa lacuna. 

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5 commenti:

Giuliano ha detto...

ammiro la tua professionalità nel continuare a scrivere "beneamata" - che Gianni Brera te ne renda merito!
:-)
(io non ci riesco proprio, ho rispetto per il nerazzurro solo pensando all'Atalanta) (e anche al Pisa, s'intende) (il Lecco era bluceleste)

Danny67 ha detto...

Approvo l'ammirazione che Giuliano nutre nei tuoi confronti per il fatto di chiamare quella squadra di Milano con il nome ad essa attribuito da Gianni Brera, e sono d'accordo anche con il clima da ultima spiaggia che, ahimè, si respira oggi per la Juventus in Champions..che dire... auguriamoci di farcela a superare il turno, in attesa magari di un grosso colpo in attacco a Gennaio!!!

Thomas ha detto...

Vi ringrazio, ma più che professionalità penso si tratti di "ingenuità".

Sono un innamorato del pallone, è più forte di me. Nella mia infanzia l'Inter era la Beneamata, e nonostante Massimo Moratti tale resterà nel corso del tempo.

Un abbraccio ;-)

Giuliano ha detto...

ego te absolvo per ingenuitade
:-)
vai Thomas!!

Thomas ha detto...

Grazie mille, Giuliano
:-)